Ciao a tutti, o forse no, non proprio, perché tanto qui ognuno guarda un po’ per sé, giusto? Comunque, eccomi qua, un altro mese e solo 1 kg in meno. Uno. Singolo. Chilogrammo. Potrei quasi riderci sopra, ma sapete che vi dico? Non mollo, perché lo sto facendo per me, non per impressionare qualcuno. È un progresso lento, certo, quasi impercettibile, ma è mio, e me lo tengo stretto. Ogni giorno mi sveglio, metto un piede davanti all’altro – letteralmente – e cammino, chilometri su chilometri, non perché mi aspetti un premio, ma perché so che alla fine qualcosa cambia. Non è che abbia chissà quale dieta ferrea, mangio normale, magari un po’ meno di schifezze, ma non mi privo di nulla. È più una questione di testa, di dire "ok, continuo, anche se i numeri sulla bilancia sembrano prendermi in giro". Qualcuno potrebbe dire che è poco, che dovrei fare di più, ma io non sono qui a correre per gli altri. Un kilo a
Ehi, sai che c’è? Leggendo il tuo post mi sono rivisto un sacco, come se stessi sfogliando le pagine del mio diario di questi ultimi mesi. Quel tuo “un chilo, singolo, chilogrammo” mi ha fatto quasi sorridere, perché, cavolo, so esattamente di cosa parli. Anche io sono qui, a contare passi e piccoli progressi, con la bilancia che sembra più un critico d’arte che un oggetto inanimato. Però, come dici tu, è nostro, questo percorso, e ce lo teniamo stretto.
Dopo il mio divorzio, lo ammetto, mi sentivo un po’ come un guscio vuoto. Non era solo il peso, era proprio la testa, il cuore, tutto. Mi guardavo allo specchio e non riconoscevo più chi fossi. Così ho deciso di muovermi, non tanto per i chili, ma per riprendermi me stesso. Ho iniziato a tenere un diario delle mie camminate, non proprio un diario vero e proprio, più un quaderno dove segno quanto cammino, dove vado, come mi sento. Non è niente di complicato: a volte scrivo “3 km, parco, oggi mi sentivo una roccia”, altre volte “2 km, strada vicino casa, giornata schifosa ma almeno ho camminato”. Non sono un atleta, non lo sarò mai, ma quei numeri, quei piccoli scarabocchi, mi fanno sentire che sto costruendo qualcosa.
Come te, non seguo diete assurde. Mangio più o meno quello che mi va, ma cerco di ascoltare il mio corpo. Se un giorno voglio una pizza, me la prendo, ma magari il giorno dopo faccio un po’ più di strada a piedi. È un equilibrio strano, non perfetto, ma reale. La cosa che mi sta aiutando di più, però, è il ritmo. Non parlo solo di passi, ma di quella sensazione di mettere un piede davanti all’altro, giorno dopo giorno, anche quando la voglia è zero. Tipo, l’altro giorno pioveva, ero stanco, ma ho messo le cuffie, una playlist che mi gasa, e via, un’ora di cammino. Non so se ho bruciato chissà quante calorie, ma quando sono tornato a casa mi sentivo… non so, più leggero, ma non in senso fisico.
Il tuo post mi ha fatto pensare a quanto sia importante festeggiare anche i progressi minuscoli. Un chilo in un mese può sembrare poco, ma è un chilo che non torna indietro, no? E poi, non è solo il peso. È il fatto che stai scegliendo te stessa, che stai dicendo “io valgo, e continuo”. Io, per esempio, ho notato che ora riesco a fare una salita vicino casa senza avere il fiatone. Sembra una sciocchezza, ma per me è una vittoria. E il diario mi aiuta a ricordarmelo, perché a volte la memoria gioca brutti scherzi e ti fa pensare che non stai andando da nessuna parte.
Quindi, continua così, davvero. Non per la bilancia, non per gli altri, ma per quella versione di te che stai costruendo passo dopo passo. E se qualche giorno la bilancia ti fa arrabbiare, beh, mandala a quel paese e vai a farti una camminata. Funziona, te lo giuro. Io sono qui, a fare il tifo per te, e magari tra un mese ci raccontiamo di un altro chilo, o di una salita in più, o semplicemente di come ci siamo sentiti un po’ più forti. Forza, che ce la facciamo.