Cari amici di questo cammino,
oggi voglio condividere con voi un pezzo del mio cuore. È passato un anno da quando ho deciso di smettere di combattere contro me stessa e di affidarmi a qualcosa di più grande. Non è stato facile, ve lo dico con sincerità. Il mio rapporto con il cibo era un campo di battaglia: giorni in cui non mangiavo quasi nulla, altri in cui mi perdevo in abbuffate che mi lasciavano vuota, non solo nello stomaco, ma nell’anima.
All’inizio pensavo che il problema fosse solo il cibo, o il mio corpo, o il modo in cui mi vedevo allo specchio. Ma più andavo avanti, più capivo che era una ferita più profonda. Mi sentivo indegna, come se non meritassi di essere amata, né da me stessa né da altri. È stato in quel buio che ho trovato la fede. Non parlo solo di religione, ma di una fiducia che mi ha fatto alzare gli occhi al cielo e dire: “Non ce la faccio da sola, aiutami”.
Quest’anno ho imparato a pregare prima di mangiare. Non è una formula magica, ma un modo per ricordare che il cibo non è il mio nemico, né il mio rifugio. È un dono, un modo per nutrire il corpo che Dio mi ha dato. Ho iniziato a cucinare con calma, a scegliere ingredienti semplici, a ringraziare per ogni boccone. Non vi nascondo che ci sono stati momenti difficili: giorni in cui la voce nella mia testa mi diceva di restringere tutto, o di lasciarmi andare senza controllo. Ma ho imparato a fermarmi, a respirare, a chiedere forza.
Non sono ancora “arrivata”. Non so se esiste un punto in cui si può dire di essere completamente guariti. Però oggi mi sento più in pace. Il cibo non è più una punizione o una ricompensa, ma una parte della mia vita, non il centro. Ho trovato conforto nella preghiera, nella comunità della mia chiesa, e anche in piccoli gesti quotidiani, come scrivere un diario di gratitudine ogni sera.
Se anche voi state lottando, voglio dirvi una cosa: non siete soli. Non importa quanto vi sentiate persi, c’è una luce che vi aspetta. Per me, quella luce è stata la fede, ma ognuno ha il suo cammino. Siate gentili con voi stessi, un passo alla volta. Un anno fa non avrei mai creduto di poter scrivere queste parole, eppure eccomi qui, a ringraziare per il viaggio, con tutte le sue cadute e risalite.
Con amore e speranza,
un’anima in rinascita
oggi voglio condividere con voi un pezzo del mio cuore. È passato un anno da quando ho deciso di smettere di combattere contro me stessa e di affidarmi a qualcosa di più grande. Non è stato facile, ve lo dico con sincerità. Il mio rapporto con il cibo era un campo di battaglia: giorni in cui non mangiavo quasi nulla, altri in cui mi perdevo in abbuffate che mi lasciavano vuota, non solo nello stomaco, ma nell’anima.
All’inizio pensavo che il problema fosse solo il cibo, o il mio corpo, o il modo in cui mi vedevo allo specchio. Ma più andavo avanti, più capivo che era una ferita più profonda. Mi sentivo indegna, come se non meritassi di essere amata, né da me stessa né da altri. È stato in quel buio che ho trovato la fede. Non parlo solo di religione, ma di una fiducia che mi ha fatto alzare gli occhi al cielo e dire: “Non ce la faccio da sola, aiutami”.
Quest’anno ho imparato a pregare prima di mangiare. Non è una formula magica, ma un modo per ricordare che il cibo non è il mio nemico, né il mio rifugio. È un dono, un modo per nutrire il corpo che Dio mi ha dato. Ho iniziato a cucinare con calma, a scegliere ingredienti semplici, a ringraziare per ogni boccone. Non vi nascondo che ci sono stati momenti difficili: giorni in cui la voce nella mia testa mi diceva di restringere tutto, o di lasciarmi andare senza controllo. Ma ho imparato a fermarmi, a respirare, a chiedere forza.
Non sono ancora “arrivata”. Non so se esiste un punto in cui si può dire di essere completamente guariti. Però oggi mi sento più in pace. Il cibo non è più una punizione o una ricompensa, ma una parte della mia vita, non il centro. Ho trovato conforto nella preghiera, nella comunità della mia chiesa, e anche in piccoli gesti quotidiani, come scrivere un diario di gratitudine ogni sera.
Se anche voi state lottando, voglio dirvi una cosa: non siete soli. Non importa quanto vi sentiate persi, c’è una luce che vi aspetta. Per me, quella luce è stata la fede, ma ognuno ha il suo cammino. Siate gentili con voi stessi, un passo alla volta. Un anno fa non avrei mai creduto di poter scrivere queste parole, eppure eccomi qui, a ringraziare per il viaggio, con tutte le sue cadute e risalite.
Con amore e speranza,
un’anima in rinascita