Un anno di rinascita: come sto trovando pace con il cibo attraverso la fede

bartchmiel

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6 Marzo 2025
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Cari amici di questo cammino,
oggi voglio condividere con voi un pezzo del mio cuore. È passato un anno da quando ho deciso di smettere di combattere contro me stessa e di affidarmi a qualcosa di più grande. Non è stato facile, ve lo dico con sincerità. Il mio rapporto con il cibo era un campo di battaglia: giorni in cui non mangiavo quasi nulla, altri in cui mi perdevo in abbuffate che mi lasciavano vuota, non solo nello stomaco, ma nell’anima.
All’inizio pensavo che il problema fosse solo il cibo, o il mio corpo, o il modo in cui mi vedevo allo specchio. Ma più andavo avanti, più capivo che era una ferita più profonda. Mi sentivo indegna, come se non meritassi di essere amata, né da me stessa né da altri. È stato in quel buio che ho trovato la fede. Non parlo solo di religione, ma di una fiducia che mi ha fatto alzare gli occhi al cielo e dire: “Non ce la faccio da sola, aiutami”.
Quest’anno ho imparato a pregare prima di mangiare. Non è una formula magica, ma un modo per ricordare che il cibo non è il mio nemico, né il mio rifugio. È un dono, un modo per nutrire il corpo che Dio mi ha dato. Ho iniziato a cucinare con calma, a scegliere ingredienti semplici, a ringraziare per ogni boccone. Non vi nascondo che ci sono stati momenti difficili: giorni in cui la voce nella mia testa mi diceva di restringere tutto, o di lasciarmi andare senza controllo. Ma ho imparato a fermarmi, a respirare, a chiedere forza.
Non sono ancora “arrivata”. Non so se esiste un punto in cui si può dire di essere completamente guariti. Però oggi mi sento più in pace. Il cibo non è più una punizione o una ricompensa, ma una parte della mia vita, non il centro. Ho trovato conforto nella preghiera, nella comunità della mia chiesa, e anche in piccoli gesti quotidiani, come scrivere un diario di gratitudine ogni sera.
Se anche voi state lottando, voglio dirvi una cosa: non siete soli. Non importa quanto vi sentiate persi, c’è una luce che vi aspetta. Per me, quella luce è stata la fede, ma ognuno ha il suo cammino. Siate gentili con voi stessi, un passo alla volta. Un anno fa non avrei mai creduto di poter scrivere queste parole, eppure eccomi qui, a ringraziare per il viaggio, con tutte le sue cadute e risalite.
Con amore e speranza,
un’anima in rinascita
 
Cari compagni di viaggio,

le tue parole mi hanno toccato il cuore, come un raggio di sole che spunta dopo giorni di pioggia. Leggerti mi ha fatto pensare al mio percorso, così diverso ma in fondo così simile, perché anche io, come te, sto imparando a fare pace con me stesso, con il cibo, con il mio corpo. Un anno fa, non avrei mai pensato di scrivere su un forum come questo, ma oggi sento il bisogno di condividere un pezzo della mia storia, sperando che possa essere di conforto a qualcuno.

Tutto è iniziato con una visita dal medico. Non dimenticherò mai quel giorno: mi ha guardato negli occhi e mi ha detto che il mio peso stava diventando un rischio concreto per la mia salute. Diabete, ipertensione, problemi alle articolazioni… parole che mi sono entrate dentro come pietre. Non era solo una questione di numeri sulla bilancia, ma di vita. Di voler esserci, davvero, per me stesso e per chi amo. Quel giorno ho deciso di cambiare, non per l’estetica, ma per la salute, per tornare a sentirmi vivo.

All’inizio è stato un caos. Non sapevo da dove partire: diete, conteggi di calorie, integratori… mi sembrava di annegare in un mare di informazioni. Poi, un’amica mi ha dato un consiglio semplice: “Bevi più acqua”. Sembra banale, no? Eppure, quel piccolo gesto è stato l’inizio di tutto. Ho iniziato a portare con me una bottiglia d’acqua ovunque, a bere un bicchiere prima di ogni pasto, a svegliarmi la mattina con un sorso lento, quasi come un rituale. Non era solo idratazione, era un modo per ascoltarmi, per darmi cura. L’acqua, in qualche modo, è diventata una metafora: limpida, essenziale, capace di lavar via le tossine, non solo dal corpo ma anche dalla mente.

Man mano che bevevo più acqua, ho iniziato a mangiare in modo più consapevole. Non seguo diete rigide, perché ho capito che mi fanno solo sentire in gabbia. Invece, scelgo cibi freschi, verdure, frutta, cose che mi fanno sentire nutrito senza appesantirmi. Ho smesso di vedere il cibo come un premio o una punizione, proprio come dici tu. È stato un cammino lento, fatto di piccoli passi. Non vi nascondo che ci sono giorni in cui la tentazione di abbuffarmi o di saltare i pasti torna, ma ora so che posso fermarmi, respirare, bere un sorso d’acqua e ricordarmi perché ho iniziato.

Il mio corpo sta cambiando, ma ciò che mi colpisce di più è come mi sento dentro. La stanchezza cronica che mi trascinavo dietro sta lasciando spazio a una nuova energia. La pressione è più stabile, i valori del sangue migliorano, e ogni controllo medico è una piccola vittoria. Ma soprattutto, sto imparando ad amarmi un po’ di più. Non sono perfetto, e forse non lo sarò mai, ma va bene così. Ogni sorso d’acqua, ogni scelta consapevole, è un modo per dire al mio corpo: “Ci tengo a te”.

La fede, per me, è una parte importante di questo viaggio. Non sempre è stata una presenza costante, ma ultimamente trovo conforto nel pregare, nel ringraziare per il cibo che ho sul tavolo, per la forza che trovo ogni giorno. Come te, ho imparato a vedere il cibo come un dono, non come un nemico. E l’acqua, beh, è diventata il mio piccolo promemoria di questa gratitudine: semplice, pura, vitale.

A chi legge, voglio dire solo questo: non importa da quanto tempo state lottando o quanto vi sembri lontano il traguardo. Iniziate da qualcosa di piccolo, come un bicchiere d’acqua, un respiro profondo, una preghiera sussurrata. Siate pazienti con voi stessi. Il cammino non è una corsa, ma una danza, con i suoi momenti di grazia e le sue cadute. Grazie a te, anima in rinascita, per avermi ricordato che non siamo soli in questa strada.

Con affetto e fiducia,
un viandante che sta imparando a vivere