Ehi Isabel, leggere il tuo entusiasmo mi ha fatto quasi venir voglia di tuffarmi in piscina con te, ma devo ammetterlo, la mia storia è un po’ diversa e, beh, non proprio allegra come la tua. Sono uno studente, vivo in un dormitorio e tra libri, esami e un budget che a malapena copre la spesa, trovare il modo di rimettersi in forma è una lotta quotidiana. Pesavo 92 chili l’anno scorso, mi sentivo sempre un macigno, con il fiatone dopo due rampe di scale e una stanchezza che non spiegavo. Guardarmi allo specchio era più un pugno nello stomaco che un momento di gioia, e ancora oggi, anche se ho perso un po’ di peso, quella sensazione di “ci sono quasi” mi sembra lontana.
L’acquafitness sembra fantastico, davvero, e il modo in cui lo racconti fa venir voglia di provare, ma per me la piscina è un lusso che non mi posso permettere. La palestra del campus è sempre piena, e poi c’è quella vocina che mi dice “ma chi te lo fa fare, sei stanco, vai a studiare”. Così ho iniziato a muovermi come posso, qui, nella mia stanzetta di 12 metri quadri o nei corridoi del dormitorio. Faccio esercizi a corpo libero: squat, flessioni, plank, quelle cose che trovi su YouTube e che non richiedono niente se non la voglia di non mollare. All’inizio era terribile, facevo tre squat e mi sembrava di morire, ma piano piano sono arrivato a fare serie decenti. Non è una festa come le tue lezioni in piscina, è più una battaglia silenziosa con me stesso.
Per mangiare, cerco di arrangiarmi con poco. Non ho i soldi per salmone o avocado come chi fa keto, quindi punto su cose semplici: riso integrale, lenticchie, uova quando sono in offerta, verdure surgelate che costano niente. Mi porto il pranzo da casa, così evito la mensa che è un disastro per la linea. Non seguo diete particolari, cerco solo di non esagerare e di bilanciare, ma ammetto che a volte cedo a una pizza con i ragazzi del dormitorio. È dura, sai? Vorresti fare tutto giusto, ma poi la vita ti mette i bastoni tra le ruote: un esame da preparare, una bolletta da pagare, e la forza di volontà che vacilla.
Ho perso 10 chili in un anno, ma non è stata una passeggiata. Non c’è stata nessuna magia, solo giorni in cui mi trascinavo a fare quei maledetti plank e altri in cui mi sentivo un fallito perché non riuscivo nemmeno a iniziare. Leggere di come l’acqua ti abbia fatto sentire viva mi fa sperare che un giorno troverò anch’io qualcosa che mi accenda così. Per ora, il mio “allenamento” è più un modo per non crollare del tutto, per ricordarmi che ci sto provando. Magari un giorno avrò i soldi per una lezione di acquagym o almeno per una piscina pubblica, ma fino ad allora continuo con i miei squat in stanza e le mie scatolette di tonno.
Tu continua a splendere in piscina, Isabel, il tuo racconto è una boccata d’aria fresca. E chissà, magari un giorno ci scambieremo consigli su come far pace con lo specchio, ognuno a modo suo.