Ciao a tutti! Provare nuovi piatti fuori casa: come me la cavo con le scelte sane?

  • Autore discussione Autore discussione uqad
  • Data d'inizio Data d'inizio

uqad

Membro
6 Marzo 2025
89
10
8
Ehi ragazzi, come state oggi? Io, come al solito, sono in modalità "sperimentatrice seriale" e stavolta voglio raccontarvi come me la cavo quando mangio fuori casa, cercando di tenere d’occhio la linea senza rinunciare al gusto. Ultimamente ho provato un po’ di tutto: dal sushi al ristorante vegano dietro l’angolo, fino a una cena in trattoria che mi ha messo alla prova con quei profumi di pasta fresca che ti chiamano per nome!
Partiamo dal sushi: lo adoro perché è leggero e mi dà quell’idea di mangiare qualcosa di fresco e sano. Di solito punto su nigiri con salmone o tonno, evitando troppe salse super caloriche tipo maionese piccante. Però, ammetto, a volte cedo a un paio di uramaki fritti… il crunch è troppo invitante! Pro: ti senti sazio senza appesantirti. Contro: il conto può essere salato, e non sempre sono sicura delle porzioni di riso, che alla fine pesano.
Poi c’è stato il giorno del vegano. Non sono una habitué, ma volevo provare. Ho preso un bowl con quinoa, hummus e verdure grigliate. Buonissimo, colorato, mi sentivo quasi una food blogger! Il lato positivo è che è super nutriente e non ti lascia quel senso di gonfiore. Il neo? Senza un po’ di autocontrollo, rischi di esagerare con l’olio o le porzioni, perché "tanto è sano", no? E invece le calorie ci sono eccome.
Infine, la trattoria. Qui è stata dura. C’era questo piatto di tagliatelle al ragù che sembrava uscito da un sogno, ma ho optato per una grigliata di verdure con un pezzetto di pollo. Non proprio lo stesso brivido, ma almeno non ho avuto rimorsi. Il bello di posti così è che puoi chiedere cose semplici e genuine, il brutto è che devi resistere alle tentazioni tipo tiramisù finale (spoiler: non ci sono riuscita, ma ho condiviso!).
Insomma, mangiare fuori casa per me è un mix di strategia e improvvisazione. Cerco di leggere i menu in anticipo, chiedere qualche modifica se serve, e magari fare una passeggiata dopo per smaltire. Voi come fate a non cedere? Avete qualche trucco per godervi una serata fuori senza sabotare tutto? Dai
 
Ehi ragazzi, come state oggi? Io, come al solito, sono in modalità "sperimentatrice seriale" e stavolta voglio raccontarvi come me la cavo quando mangio fuori casa, cercando di tenere d’occhio la linea senza rinunciare al gusto. Ultimamente ho provato un po’ di tutto: dal sushi al ristorante vegano dietro l’angolo, fino a una cena in trattoria che mi ha messo alla prova con quei profumi di pasta fresca che ti chiamano per nome!
Partiamo dal sushi: lo adoro perché è leggero e mi dà quell’idea di mangiare qualcosa di fresco e sano. Di solito punto su nigiri con salmone o tonno, evitando troppe salse super caloriche tipo maionese piccante. Però, ammetto, a volte cedo a un paio di uramaki fritti… il crunch è troppo invitante! Pro: ti senti sazio senza appesantirti. Contro: il conto può essere salato, e non sempre sono sicura delle porzioni di riso, che alla fine pesano.
Poi c’è stato il giorno del vegano. Non sono una habitué, ma volevo provare. Ho preso un bowl con quinoa, hummus e verdure grigliate. Buonissimo, colorato, mi sentivo quasi una food blogger! Il lato positivo è che è super nutriente e non ti lascia quel senso di gonfiore. Il neo? Senza un po’ di autocontrollo, rischi di esagerare con l’olio o le porzioni, perché "tanto è sano", no? E invece le calorie ci sono eccome.
Infine, la trattoria. Qui è stata dura. C’era questo piatto di tagliatelle al ragù che sembrava uscito da un sogno, ma ho optato per una grigliata di verdure con un pezzetto di pollo. Non proprio lo stesso brivido, ma almeno non ho avuto rimorsi. Il bello di posti così è che puoi chiedere cose semplici e genuine, il brutto è che devi resistere alle tentazioni tipo tiramisù finale (spoiler: non ci sono riuscita, ma ho condiviso!).
Insomma, mangiare fuori casa per me è un mix di strategia e improvvisazione. Cerco di leggere i menu in anticipo, chiedere qualche modifica se serve, e magari fare una passeggiata dopo per smaltire. Voi come fate a non cedere? Avete qualche trucco per godervi una serata fuori senza sabotare tutto? Dai
Ehi, che bello leggerti! Anche io sono sempre in lotta tra il gusto e la linea, soprattutto con il mio lavoro seduto tutto il giorno. Mangiare fuori è un’arte, no? Io punto spesso su qualcosa di leggero tipo il tuo sushi o una bowl, ma ammetto che il tiramisù della trattoria mi avrebbe fregato allo stesso modo! Il mio trucco? Cerco di alzarmi dal desk ogni ora per due passi, anche solo fino alla macchinetta del caffè, e in pausa pranzo faccio una passeggiata veloce. Non sarà palestra, ma aiuta a non sentirmi un sasso dopo cena. Tu come ti organizzi con il poco tempo?
 
Ciao! Leggendo il tuo post mi sono rivisto un sacco, soprattutto in quella lotta tra il profumo della pasta fresca e la voglia di non mandare all’aria tutto. Io sono uno che vive con la bici praticamente attaccata alle gambe, e ti dico che il ciclismo mi ha salvato da quel loop di sensi di colpa post-cena fuori. Mangiare fuori casa è sempre un’avventura, e anche per me è un mix di strategia e “vabbè, ci sta”!

Partiamo dal sushi: grande scelta, lo adoro anch’io! I nigiri sono perfetti, leggeri e ti danno quella soddisfazione senza strafare. Io di solito sto attento al riso, perché, come dici tu, alla fine è quello che ti frega se esageri. Il mio approccio è semplice: mi tengo sui pezzi con più pesce e meno condimenti, e magari aggiungo una zuppetta di miso per riempirmi senza calorie inutili. Quando cedo agli uramaki fritti (capita, eh!), cerco di bilanciare con una bella pedalata il giorno dopo – tipo 20-30 km in pianura, che mi rimette in pace con me stesso.

Il vegano mi incuriosisce, ma non è proprio la mia comfort zone. Quella bowl con quinoa e hummus sembra una bomba di energia, perfetta per chi come me brucia tanto in sella. Però hai ragione sull’olio: “tanto è sano” è una trappola micidiale! Io ho imparato a chiedere sempre i condimenti a parte, così controllo meglio. E poi, sai com’è, dopo un’uscita lunga in bici ti senti quasi giustificato a mangiare un po’ di più, ma cerco di non esagerare lo stesso.

La trattoria è il mio punto debole. Quelle tagliatelle al ragù le avrei fissate per mezz’ora prima di cedere! La tua scelta della grigliata con pollo è stata furba, io faccio qualcosa di simile: punto su proteine magre e verdure, magari con un filo d’olio che mi porto dietro (sì, sono quello strano con la boccettina in tasca!). Il tiramisù condiviso è un genio, lo faccio anch’io quando esco con amici – un cucchiaino a testa e via, gusto senza disastro.

Il mio trucco per non sabotarmi? La bici, sempre. Se so che mangerò fuori, cerco di fare un giro prima, anche solo un’oretta a ritmo tranquillo. Bruci quel tanto che basta per non sentirti in colpa e ti godi la serata. Poi, come te, leggo i menu online in anticipo e scelgo posti dove so che posso chiedere modifiche senza sembrare un alieno. Tipo: “niente burro, grazie” o “mi fate le verdure al vapore?”. Funziona quasi sempre. E se proprio sgarro, il giorno dopo monto in sella e via, magari con un percorso un po’ più tosto, tipo qualche salita per smaltire.

Voi come fate a incastrare tutto? Io ho notato che pedalare mi aiuta anche a livello mentale: dopo una cena abbondante, una bella uscita mi rimette in carreggiata, sia col peso che con l’umore. Dai, raccontatemi i vostri segreti per non crollare davanti a un piatto di carbonara!
 
Ehi ragazzi, come state oggi? Io, come al solito, sono in modalità "sperimentatrice seriale" e stavolta voglio raccontarvi come me la cavo quando mangio fuori casa, cercando di tenere d’occhio la linea senza rinunciare al gusto. Ultimamente ho provato un po’ di tutto: dal sushi al ristorante vegano dietro l’angolo, fino a una cena in trattoria che mi ha messo alla prova con quei profumi di pasta fresca che ti chiamano per nome!
Partiamo dal sushi: lo adoro perché è leggero e mi dà quell’idea di mangiare qualcosa di fresco e sano. Di solito punto su nigiri con salmone o tonno, evitando troppe salse super caloriche tipo maionese piccante. Però, ammetto, a volte cedo a un paio di uramaki fritti… il crunch è troppo invitante! Pro: ti senti sazio senza appesantirti. Contro: il conto può essere salato, e non sempre sono sicura delle porzioni di riso, che alla fine pesano.
Poi c’è stato il giorno del vegano. Non sono una habitué, ma volevo provare. Ho preso un bowl con quinoa, hummus e verdure grigliate. Buonissimo, colorato, mi sentivo quasi una food blogger! Il lato positivo è che è super nutriente e non ti lascia quel senso di gonfiore. Il neo? Senza un po’ di autocontrollo, rischi di esagerare con l’olio o le porzioni, perché "tanto è sano", no? E invece le calorie ci sono eccome.
Infine, la trattoria. Qui è stata dura. C’era questo piatto di tagliatelle al ragù che sembrava uscito da un sogno, ma ho optato per una grigliata di verdure con un pezzetto di pollo. Non proprio lo stesso brivido, ma almeno non ho avuto rimorsi. Il bello di posti così è che puoi chiedere cose semplici e genuine, il brutto è che devi resistere alle tentazioni tipo tiramisù finale (spoiler: non ci sono riuscita, ma ho condiviso!).
Insomma, mangiare fuori casa per me è un mix di strategia e improvvisazione. Cerco di leggere i menu in anticipo, chiedere qualche modifica se serve, e magari fare una passeggiata dopo per smaltire. Voi come fate a non cedere? Avete qualche trucco per godervi una serata fuori senza sabotare tutto? Dai
Ehi, che bello leggerti, mi fai venire fame solo a immaginare quei piatti! Scusate se mi intrometto con le mie passeggiate serali, ma giuro che non voglio fare la guastafeste, è che mi ci ritrovo un sacco in quello che dici. Mangiare fuori casa è sempre una specie di prova, no? Anche io sto cercando di tenere la linea, però il mio metodo è più… camminarci sopra, letteralmente!

Sai, il sushi mi tenta da morire, e pure io punto sui nigiri per sentirmi meno in colpa, ma quegli uramaki fritti… mamma mia, capisco perfettamente quel "crunch" che ti frega! Quando esco, cerco di bilanciare: se cedo a qualcosa di più pesante, poi la sera mi metto le scarpe e via, a macinare chilometri. L’altro giorno, dopo una cena con amici dove ho preso una tempura (scusate, non ce l’ho fatta a dire di no), sono tornata a casa con una passeggiata di quasi 5 km sotto le stelle. Mi sentivo tranquilla, quasi in pace col mondo, anche se il conto del ristorante mi ha fatto un po’ sudare freddo prima!

Il vegano che dici mi ispira, però hai ragione, è facile cadere nella trappola del "tanto è sano". Io una volta ho esagerato con una bowl simile, piena di avocado e tahina, e poi mi sono chiesta perché la bilancia non scendeva… forse perché ci ho messo mezzo vasetto di semi sopra? Ops! La mia strategia è sempre la stessa: dopo cena, invece di crollare sul divano, esco. L’aria fresca mi aiuta a non pensare a quel dolcetto che magari ho sbirciato sul menu.

La trattoria, però, è un altro livello di difficoltà. Quelle tagliatelle al ragù che descrivi… io forse avrei ceduto, lo ammetto. Brava che hai preso le verdure col pollo! Io di solito in posti così chiedo porzioni più piccole o divido con qualcuno, ma il tiramisù condiviso è una mossa geniale, mi sa che te la copio. Solo che poi, tornando a casa a piedi, mi fermo a guardare le luci della città e penso: "Ok, magari non ho perso chili oggi, ma almeno non mi sento un disastro totale".

Il mio trucco, se così si può chiamare, è proprio questo: la passeggiata serale. Non importa quanto ho mangiato, se leggero o con qualche strappo, quei chilometri prima di dormire mi salvano. Mi piace cambiare percorso ogni tanto: ieri sono passata vicino al parco, c’era un silenzio che quasi non sembrava di stare in città, e mi sono accorta che mi aiuta anche a staccare la testa. Voi avete qualcosa che vi “rimette in carreggiata” dopo una serata fuori? Scusate se parlo sempre di camminate, giuro che non sono ossessionata, è che per me sta funzionando… più o meno! Dai, raccontatemi i vostri segreti, ho bisogno di ispirazione!
 
Ehi, mi sa che potremmo fare un’uscita insieme, tu con i tuoi esperimenti culinari e io con le mie camminate post cena! Adoro come racconti tutto, mi sembra di essere lì con te a sbirciare il menu e a combattere la voglia di ordinare tutto quello che profuma di buono. Mangiare fuori casa per me è sempre un terno al lotto, soprattutto con i miei problemi di tiroide che sembrano dire "ehi, rallenta, tanto non dimagrisci comunque!". Ma sto imparando a non mollare, sai?

Il sushi mi piace un sacco, e anche io vado di nigiri per stare leggera, però quei fritti… oddio, sono la mia kryptonite! Ultima volta che sono uscita ho preso un paio di uramaki, ma poi ho passato la serata a sentirmi gonfia come un palloncino. Colpa mia, lo so, ma il medico mi ha detto di stare attenta ai picchi di zuccheri, quindi ora cerco di bilanciare con qualcosa di semplice dopo, tipo un tè caldo quando torno a casa. Non è proprio una passeggiata come la tua, ma mi dà quell’attimo di calma.

Il vegano che dici mi attira, ho provato qualcosa di simile una volta: una bowl con ceci e verdure, che mi ha fatto sentire virtuosa per tipo cinque minuti… finché non ho aggiunto un quintale di hummus! Hai ragione, è facile illudersi che "sano" voglia dire "mangia quanto vuoi", ma il mio endocrinologo mi ha fatto una ramanzina sulle calorie nascoste che non dimentico più. Ora, quando esco, provo a chiedere cose senza troppi condimenti, ma ammetto che a volte mi manca il coraggio di dire "niente olio, grazie".

La trattoria è il mio incubo peggiore, tipo un film horror dove il cattivo è un piatto di pasta che mi chiama! Tu sei stata bravissima col pollo e le verdure, io invece l’ultima volta ho preso un’insalata con un pezzetto di formaggio… e poi ho fissato il tiramisù degli altri per tutto il tempo. Non l’ho preso, ma solo perché avevo fatto una promessa a me stessa dopo l’ultima analisi del sangue. Però la tua idea di condividere è fantastica, quasi quasi la prossima volta cedo, ma con moderazione!

Il mio trucco, oltre al tè che mi scalda lo stomaco e l’anima, è pianificare. Guardo il menu online prima, così non mi faccio fregare dai profumi sul momento. E poi, sì, cerco di muovermi un po’ dopo, magari non 5 km come te (sei un mito!), ma almeno una passeggiata fino alla macchina senza prendere l’ascensore. Mi aiuta a non sentirmi in colpa e a tenere la testa a posto, che con questi ormoni ballerini è già un casino di suo. Voi come fate a non cedere al richiamo di un dolce o di un piatto super invitante? Dai, datemi qualche dritta, che tra medici, diete e bilancia sto sempre a inseguire un equilibrio che non trovo mai!
 
Ehi, che bello leggerti, mi hai fatto proprio sorridere con il tuo entusiasmo e la tua ironia! Mi riconosco tantissimo in quel mix di voglia di godersi la vita e il desiderio di fare scelte che ci facciano sentire bene, senza rinunciare al gusto. E credimi, capisco perfettamente la lotta con i fritti e il richiamo di quel tiramisù che ti guarda dal tavolo accanto – ci sono passata, eccome!

Partiamo da un presupposto: ognuno di noi ha il suo percorso, e quello che funziona per me potrebbe non essere la tua strada, ma magari ti dà qualche spunto. Io, per esempio, quando ho iniziato a perdere peso (alla fine sono scesa di quasi 30 chili, ma ci ho messo anni, eh, non è stato un viaggio lampo), ho dovuto imparare a mangiare fuori casa senza sentirmi in guerra con il menu. E con la tiroide che fa i capricci, come dici tu, è ancora più importante trovare un equilibrio che non ti faccia sentire punita, ma nemmeno sopraffatta dai sensi di colpa.

Sul sushi, ti capisco alla grande: i nigiri sono una scelta furba, ma quei fritti… ah, maledetti! Io ho trovato un trucco che magari può aiutarti: quando so che mangerò sushi, mi “concedo” un paio di pezzi più goduriosi (tipo un tempura o un uramaki un po’ più ricco), ma li accompagno con qualcosa di super leggero, tipo una zuppa di miso o un’insalata di alghe. Così mi godo il momento senza esagerare, e non mi sento gonfia dopo. E sai una cosa? Ho notato che bere acqua frizzante durante il pasto mi aiuta a sentirmi meno appesantita, forse è solo un effetto placebo, ma per me funziona!

Per le uscite vegane, hai ragione, l’hummus è un tranello micidiale! Io ormai ho imparato a chiedere di metterlo a parte, così controllo quanto ne uso. E se voglio strafare, cerco di bilanciare il resto della giornata: magari a pranzo scelgo qualcosa di leggero, tipo una vellutata di verdure, così la sera mi sento meno in colpa se mi lascio andare un po’. Ma la vera svolta per me è stata cambiare prospettiva: non si tratta di essere perfetti, ma di fare scelte consapevoli. Se un giorno esagero, il giorno dopo torno in carreggiata, senza drammi.

La trattoria, ahimè, è un campo minato anche per me. Però ho scoperto che chiedere piccole modifiche al piatto non è poi così terribile come pensavo. Tipo, al posto di dire “niente olio, grazie” (che, lo ammetto, a volte mi imbarazza pure a me), chiedo se possono grigliare le verdure senza condirle troppo, o se possono servire la salsa a parte. Non sempre funziona, ma spesso sì, e mi fa sentire in controllo senza rinunciare al gusto. E sul tiramisù… beh, la tua forza di volontà è ammirevole! Io, per non cedere, a volte mi porto dietro una caramella dura senza zucchero: non è la stessa cosa, ma mi dà quell’attimo di dolcezza che placa la voglia.

Il tuo trucco di guardare il menu online prima è geniale, lo faccio anch’io! E aggiungo un’altra cosa: se so che il posto è particolarmente “pericoloso” (tipo una pizzeria o una trattoria con piatti super invitanti), mi preparo mentalmente una “strategia d’uscita”. Per esempio, decido in anticipo cosa ordinerò e mi ripeto che non è l’ultima volta che mangerò qualcos
 
  • Mi piace
Reazioni: Jordi88
Ciao! Beh, leggerti mi ha fatto un po’ sorridere, ma anche riflettere. Sai, non è facile per me buttarmi in queste strategie da “mentalità pronta” per uscire a mangiare senza sentirmi sopraffatta. Non fraintendermi, capisco che i tuoi consigli vengono da un’esperienza positiva e li apprezzo davvero, però… ecco, ognuno ha il suo vissuto, no? Io sto ancora cercando di capire cosa funziona per me, e a volte mi sembra di essere un passo indietro rispetto a chi riesce a gestire tutto con questa leggerezza.

Dopo la malattia che mi ha tenuta ferma per tanto, e con quei chili presi tra farmaci e ospedale, per me anche solo uscire a mangiare fuori è una specie di montagna da scalare. Non parlo solo delle scelte sane, ma proprio della paura di sentirmi fuori posto o di non riuscire a controllarmi. Tipo, tu parli di bilanciare con zuppe di miso o di chiedere modifiche ai piatti, e io ci provo, eh, ma non sempre ho la forza mentale per farlo. A volte mi blocco davanti al menu e finisco per ordinare qualcosa di semplice, magari anche troppo leggero, e poi torno a casa con una fame assurda. Oppure cedo a qualcosa di pesante e mi sento in colpa per giorni.

Però devo dire che il tuo trucco dell’acqua frizzante mi incuriosisce, lo proverò. E anche quella cosa di portarti una caramella per placare la voglia di dolce… non ci avevo mai pensato! Io di solito cerco di evitare del tutto i dessert, ma poi finisco per fissare il tavolo accanto con un’invidia che non ti dico. Magari avere un piano B così piccolo potrebbe aiutarmi a non sentirmi sempre in lotta.

Sul mangiare fuori, sto ancora imparando. Ultimamente cerco di andare in posti dove so che hanno opzioni più leggere, tipo insalate o verdure grigliate, ma non sempre è facile trovare qualcosa che non sembri un compromesso triste. E poi, sai, con il mio corpo che ancora si sta riprendendo, non posso strafare con l’attività fisica per “rimediare” a un pasto abbondante, quindi ogni scelta pesa di più. Sto provando a fare passeggiate leggere e qualche esercizio in casa, ma ci vado piano, come mi ha consigliato il medico.

Comunque, anche se a volte mi sento un po’ fuori luogo in queste discussioni, leggere esperienze come la tua mi dà un po’ di speranza. Non è che non ci credo, è più che… ci vuole tempo per me. E forse un po’ di pazienza con me stessa, che non sempre riesco a darmi. Grazie comunque per aver condiviso, mi ha fatto pensare a qualche piccolo passo che potrei provare senza sentirmi troppo sotto pressione.
 
Ciao! Beh, leggerti mi ha fatto un po’ sorridere, ma anche riflettere. Sai, non è facile per me buttarmi in queste strategie da “mentalità pronta” per uscire a mangiare senza sentirmi sopraffatta. Non fraintendermi, capisco che i tuoi consigli vengono da un’esperienza positiva e li apprezzo davvero, però… ecco, ognuno ha il suo vissuto, no? Io sto ancora cercando di capire cosa funziona per me, e a volte mi sembra di essere un passo indietro rispetto a chi riesce a gestire tutto con questa leggerezza.

Dopo la malattia che mi ha tenuta ferma per tanto, e con quei chili presi tra farmaci e ospedale, per me anche solo uscire a mangiare fuori è una specie di montagna da scalare. Non parlo solo delle scelte sane, ma proprio della paura di sentirmi fuori posto o di non riuscire a controllarmi. Tipo, tu parli di bilanciare con zuppe di miso o di chiedere modifiche ai piatti, e io ci provo, eh, ma non sempre ho la forza mentale per farlo. A volte mi blocco davanti al menu e finisco per ordinare qualcosa di semplice, magari anche troppo leggero, e poi torno a casa con una fame assurda. Oppure cedo a qualcosa di pesante e mi sento in colpa per giorni.

Però devo dire che il tuo trucco dell’acqua frizzante mi incuriosisce, lo proverò. E anche quella cosa di portarti una caramella per placare la voglia di dolce… non ci avevo mai pensato! Io di solito cerco di evitare del tutto i dessert, ma poi finisco per fissare il tavolo accanto con un’invidia che non ti dico. Magari avere un piano B così piccolo potrebbe aiutarmi a non sentirmi sempre in lotta.

Sul mangiare fuori, sto ancora imparando. Ultimamente cerco di andare in posti dove so che hanno opzioni più leggere, tipo insalate o verdure grigliate, ma non sempre è facile trovare qualcosa che non sembri un compromesso triste. E poi, sai, con il mio corpo che ancora si sta riprendendo, non posso strafare con l’attività fisica per “rimediare” a un pasto abbondante, quindi ogni scelta pesa di più. Sto provando a fare passeggiate leggere e qualche esercizio in casa, ma ci vado piano, come mi ha consigliato il medico.

Comunque, anche se a volte mi sento un po’ fuori luogo in queste discussioni, leggere esperienze come la tua mi dà un po’ di speranza. Non è che non ci credo, è più che… ci vuole tempo per me. E forse un po’ di pazienza con me stessa, che non sempre riesco a darmi. Grazie comunque per aver condiviso, mi ha fatto pensare a qualche piccolo passo che potrei provare senza sentirmi troppo sotto pressione.
Ehi, guarda, capisco benissimo quel senso di “montagna da scalare” che dici, e non ti biasimo mica! Ognuno ha il suo percorso, no? Tipo, io ho passato anni a incasinarmi la vita con diete assurde prima di trovare un equilibrio che mi facesse sentire bene senza impazzire. La tua storia mi colpisce, sai? Quel mix di ospedale, farmaci e chili che arrivano senza invito… è roba tosta, altro che leggerezza da guru del benessere!

L’acqua frizzante è una di quelle cose che mi salva sempre: ti dà quella sensazione di “qualcosa in più” senza sgarrare. E la caramella? Beh, è il mio scudo contro i dolci che mi fissano dal menu, tipo “ciao, non oggi!”. Niente di complicato, solo trucchetti che mi fanno sentire meno in guerra col cibo. Se provi, fammi sapere com’è andata, eh?

Sul mangiare fuori, ti dirò: all’inizio anch’io mi bloccavo davanti al menu, tipo cervo davanti ai fari. Ora cerco di puntare su posti dove so che c’è qualcosa di semplice ma decente – verdure grigliate, un pesce non annegato nell’olio, robe così. Non è sempre una festa, ma almeno non mi sento un’aliena. E poi, quel discorso delle passeggiate leggere mi piace: non serve strafare, basta muoversi un po’ per sentirsi vivi, no?

Non sei un passo indietro, stai solo trovando il tuo ritmo. E se ogni tanto ti senti fuori posto, beh, qui siamo tutti un po’ lavori in corso. Dai, prova un passo piccolo – tipo la caramella – e vedi come va. Magari ti sorprendi!
 
  • Mi piace
Reazioni: stephenisacc
Ehi Jordi, ti leggo e mi sembra quasi di rivedere me stesso qualche anno fa, quando tutto sembrava un casino e mezzo! Quel che racconti della malattia, dei farmaci e di quei chili che si sono piazzati lì senza chiedere il permesso… cavolo, è una bella lotta, e hai tutto il diritto di sentirti così, con quella montagna davanti. Non è roba da poco, e già solo il fatto che stai provando a muoverti tra menu e scelte sane è un bel pezzo di strada, anche se magari non lo vedi ancora.

Sai, anch’io all’inizio mi perdevo nei ristoranti. Tipo, guardavo il menu e pensavo: “Ok, o muoio di fame con un’insalata scondita o mi butto su una carbonara e poi mi odio per una settimana”. Poi ho capito che non devo per forza essere un monaco zen per cavarmela. Tipo, l’acqua frizzante me la gioco sempre: mi riempie un po’ lo stomaco e mi dà quel fizz che mi distrae dalle schifezze. La caramella invece è il mio asso nella manica: la tengo in tasca, e quando vedo il tavolo accanto con un tiramisù che mi fa l’occhiolino, la scarto e mi salvo. Piccole cose, ma mi aiutano a non sentirmi sempre sul filo del rasoio.

Sul mangiare fuori, ti capisco quando dici che le opzioni leggere a volte sembrano un “compromesso triste”. Io ho iniziato a cercare posti dove fanno verdure grigliate come si deve – non quelle mollicce e tristi, ma belle croccanti, magari con un filo d’olio e spezie. Oppure punto su un piatto proteico, tipo un petto di pollo o del pesce, e chiedo di tenere i condimenti leggeri. Non sempre funziona, eh, ma almeno non mi sento di aver buttato via tutto. E se ogni tanto scappa lo sgarro, pace: non è la fine del mondo, basta che non diventi la regola.

Le passeggiate leggere che fai sono oro, credimi. Non serve ammazzarsi di squat per rimediare a un pasto, specie se il tuo corpo sta ancora riprendendo fiato. Io ho iniziato con poco: camminavo, poi ho preso in mano un paio di manubri leggeri a casa. Col tempo ho scoperto che sollevare pesi mi aiutava non solo a bruciare, ma a sentirmi più forte, più in controllo. Non sto dicendo che devi buttarti sul bilanciere domani, eh, ma magari qualche esercizio semplice in casa, tipo alzare bottiglie d’acqua o fare un paio di piegamenti sulle ginocchia, potrebbe darti una spinta senza strafare.

Non sei indietro, davvero. Stai solo costruendo il tuo modo di stare bene, e ci vuole tempo. Io ci ho messo anni a capire che non è una gara, ma un viaggio. Se l’acqua frizzante o la caramella ti danno una mano, bene! Se no, troverai altro. L’importante è che non molli, anche se vai piano. E se ti va, scrivimi come va coi tuoi esperimenti – magari scambiamo qualche idea su come rendere meno triste un’insalata! Forza, un passo alla volta, ce la fai!
 
Ehi, ben trovato nel club di chi cerca di non affogare tra un menu e una bilancia! Leggerti mi ha fatto quasi venire voglia di tirarti una pacca sulla spalla, ma virtuale, che con i tempi che corrono è meglio non rischiare. Quella lotta coi chili che si piazzano lì come ospiti indesiderati la capisco fin troppo bene – il corpo a volte decide di fare di testa sua, specie quando gli ormoni iniziano a ballare il twist senza avvisare.

Io sono quella fissata con la yoga, ma non pensare a me come una che sta tutto il giorno in posizione del loto a meditare sulla pace interiore. No, io la mischio con un po’ di sudore vero: un giorno allungo i muscoli con un bel saluto al sole, quello lento che ti scalda senza farti sentire una principiante, e il giorno dopo mi butto su qualche salto o un po’ di pesetti. Non serve essere Wonder Woman, eh: all’inizio usavo due bottiglie d’acqua da mezzo litro, giusto per dare un senso alle braccia. Bruci calorie, sì, ma soprattutto ti senti meno in balia di tutto.

Mangiare fuori per me era un incubo, tipo quelli in cui sogni di cadere e ti svegli sudato. “Insalata verde o lasagna?”, e giù a sentirmi un disastro qualunque cosa scegliessi. Poi ho iniziato a giocarmela furba. Ordino verdure grigliate – ma che siano fatte bene, con quel sapore di brace che ti fa dimenticare le patatine fritte – e magari un pezzo di tacchino o del pesce. Chiedo sempre di non affogarlo nell’olio, che tanto poi lo fanno lo stesso, ma almeno ci provo. L’acqua frizzante è la mia compagna fidata: bollicine che mi tengono occupata la bocca e mi fanno sentire meno tentata dal pane sul tavolo. Se proprio il dolce mi chiama, tengo una gomma in borsa – non è un tiramisù, ma mi salva dal crollo.

Le tue passeggiate sono un ottimo inizio, sai? Non c’è bisogno di strafare, specie se il fisico sta ancora cercando di capire che succede. Io dopo la yoga a volte cammino svelta per un quarto d’ora, giusto per dare una svegliata al cuore. Oppure faccio due giri di plank – non quelli da palestra, roba tranquilla, sulle ginocchia se serve. È un modo per bruciare qualcosa senza sentirmi uno straccio dopo. Col tempo, magari, ci prendi gusto e aggiungi un po’ di movimento in più, tipo alzarti sulle punte coi pesetti in mano mentre guardi la tv.

Non ti vedo indietro, davvero. Sei in pista, anche se magari ti sembra di arrancare. Io ci ho messo un’eternità a smettere di pensare che dovevo dimagrire ieri. Ora so che è una specie di danza: un passo avanti, mezzo indietro, e poi di nuovo avanti. Se trovi un trucco che funziona – che sia l’acqua con le bolle o una verdura che non sa di cartone – tienitelo stretto. E se ogni tanto ti scappa una pizza intera, amen, si riparte il giorno dopo. Scrivimi pure se ti va, che magari ti racconto come rendo lo yoga un po’ più cattivo o come sopravvivo al ristorante senza sentirmi una martire. Dai, che piano piano ci stiamo arrivando!
 
Ehi, che bello leggerti, sembra quasi di chiacchierare davanti a un caffè, ma senza il rischio di cedere a un cornetto! La tua energia da yogina tosta mi ha fatto sorridere, sai? Quel mix di saluti al sole e bottiglie d’acqua come pesetti è proprio il mio genere: roba pratica, che ti fa sentire in movimento senza bisogno di un abbonamento in palestra o di un manuale da supereroe.

Visto che siamo in tema di trucchetti per non lasciarci fregare dai menu dei ristoranti o dai chili che si appiccicano come chewing gum, ti racconto come me la cavo io con il metodo Wim Hof. Non so se hai mai sentito parlare di questo tizio olandese che sembra un vichingo moderno, ma il suo approccio è una bomba per svegliare il corpo e dargli una spinta. In pratica, combino respirazioni profonde con docce fredde – sì, lo so, suona da matti, ma aspetta che ti spiego. Non è solo una questione di farsi il segno della croce e buttarsi sotto l’acqua gelata. Le respirazioni sono il vero gioco: inspiri a fondo, espiri piano, e poi trattieni il fiato per un po’, come se stessi “svuotando” la pancia. Questo non solo ti calma i nervi – che, diciamocelo, quando sei al ristorante e il cameriere ti propone patatine fritte è una benedizione – ma dà anche una svegliata al metabolismo. È come dire al tuo corpo: “Ehi, muoviti, che qui si brucia!”

Il freddo, invece, è il mio asso nella manica. Non serve un lago ghiacciato, basta una doccia fresca per un minuto o due. Fa partire una specie di termometro interno che ti aiuta a bruciare calorie, perché il corpo lavora per scaldarsi. Non ti dico di diventare un pinguino, ma anche solo finire la doccia con un getto freddo ti dà una botta di energia che ti fa sentire meno tentato da quella fetta di torta al cioccolato sul menu. E poi, ti giuro, dopo un po’ ti senti un po’ invincibile, tipo “se sopravvivo a questa, altro che bilancia!”.

Per il mangiare fuori, io punto sulla semplicità, un po’ come te con le tue verdure grigliate. Chiedo sempre un piatto di proteine magre – pollo, pesce, magari tofu se mi sento alternativo – e verdure che non siano annegate in salse strane. Il trucco per non sbranare il cestino del pane? Mi porto dietro una bottiglietta d’acqua e bevo un sorso ogni volta che mi viene la tentazione. E se proprio voglio strafare, faccio due respirazioni profonde alla Wim Hof prima di entrare al ristorante: mi centra, mi calma, e mi fa scegliere con la testa invece che con la pancia.

Sul movimento, le tue passeggiate e i plank mi fanno pensare che sei già sulla strada giusta. Io, dopo le mie sessioni di respiro, a volte aggiungo un po’ di movimento leggero, tipo camminare veloce o fare qualche squat mentre ascolto musica. Non serve esagerare: il metodo Wim Hof già di suo ti dà una marcia in più, perché ossigena i muscoli e ti fa sentire meno pesante. E poi, quel “vuoto” che crei con le respirazioni profonde è come un massaggio interno per la pancia – non è il vacuum da palestra, ma giuro che dopo un po’ senti tutto più tonico.

Non ti vedo per niente in affanno, sai? Hai quel vibe di chi sta sperimentando e trovando il suo ritmo. La storia del dimagrimento è un po’ come imparare a cucinare: all’inizio bruci tutto, poi piano piano capisci quanto sale ci va. Se ti va, prova a buttarti su una respirazione di Wim Hof prima di uscire a cena: due minuti, niente di che, e vedi come ti senti. Oppure scrivimi e ti racconto come faccio a non urlare quando l’acqua fredda mi colpisce la schiena! Dai, che siamo in ballo e si balla, un respiro alla volta.