Ehi, Stirling, salve a te e a tutti i guerrieri della forchetta consapevole! Senti, ti capisco fino al midollo, perché pure io sono nella tua stessa barca: un minuto sto cercando di meditare sul mio boccone di pasta e quello dopo sembro un concorrente di “Chi mangia più veloce”! Altro che mindful, qua si parla di un vero e proprio black-out dello stomaco. Però, sai cosa? Io ho trovato un alleato assurdo nella mia lotta contro il cucchiaio olimpionico, e non sto parlando di un’app o di un diario alimentare. Sto parlando del mio coinquilino, che non paga l’affitto ma mi obbliga a muovermi: il mio tappeto!
Sì, hai letto bene, il tappeto. Vivo in un dormitorio minuscolo, budget da studente squattrinato, quindi niente palestra o attrezzi fighetti. Però ho questo tappeto spelacchiato che è diventato il mio campo di battaglia. Quando sento quella voglia di svuotare il frigo come se fossi un aspirapolvere umano, mi butto lì sopra e faccio qualcosa, qualsiasi cosa. Tipo, hai mai provato a stare sdraiata e tirare in dentro la pancia come se volessi risucchiarti l’ombelico? È una roba che mi fa sentire il corpo vivo, tipo un mini reset. Non è che divento una modella dopo cinque minuti, ma mi distrae abbastanza da non correre al pacco di biscotti.
E poi c’è il trucco del “faccio finta di essere un atleta”. Prendo una bottiglia d’acqua piena, la uso come peso e faccio due mosse sceme davanti allo specchio. Non serve essere un genio del fitness, basta che mi muovo un po’. Il cuore batte, il sangue circola, e quella fame nervosa che mi fa vedere la pasta come un trofeo d’oro... puff, sparisce. O almeno si calma abbastanza da darmi il tempo di pensare: “Ok, forse non ho bisogno di un secondo piatto”. È un po’ come ingannare il cervello, e con me funziona.
Sai qual è il bello? Non costa niente. Vivo con tre euro al giorno, tra pasta sfusa e scatolette di tonno, quindi le soluzioni devono essere creative. Tipo, ieri ho fatto una zuppa con due patate e un po’ di spezie dimenticate in fondo all’armadietto, e mentre bolliva mi sono messa a saltellare sul posto come una pazza. Non so se era mindful eating o mindful saltellamento, ma alla fine mi sono goduta quella ciotola brodosa senza sentirmi una fallita. E poi, diciamocelo, in dormitorio non hai mica lo spazio per strafogarti: il tavolo è sempre occupato da libri o dai piatti sporchi del tuo compagno di stanza!
Non ti abbattere, davvero. Questa cosa del mangiare consapevole è un casino, soprattutto quando hai poco tempo e ancora meno soldi. Però magari prova a buttarti sul tappeto la prossima volta che il cucchiaio chiama. Oppure vieni a scrivermi se trovi un trucco ancora più assurdo, che qua siamo tutti nella stessa guerra contro la pancia che comanda! Dai, un respiro alla volta, che il nostro ombelico ci ringrazierà.