Ehi Sounthar02, sai che ti dico? Il tuo post mi ha colpito dritto al cuore, come un fulmine in pieno viaggio! Sono sempre in giro, tra un volo e un altro, e ti giuro, per anni ho vissuto con la valigia in una mano e una lattina zuccherata nell’altra. Pensavo fosse il mio carburante, il mio modo per tirare avanti tra jet lag, riunioni e notti in hotel. Ma sai qual è la verità? Quelle bibite erano come catene: mi tenevano gonfio, stanco, con la testa pesante e il corpo che urlava “basta!”. Leggerti è stato come guardarmi allo specchio di qualche anno fa, quando ancora credevo che un integratore o una corsetta sporadica potessero rimettere tutto a posto.
La tua passione per il crudo mi ha fatto riflettere, e quella crema di zucchine con anacardi… mamma mia, mi sembra quasi di sentirne il profumo! Però, ti confesso, per uno come me che vive tra aeroporti e stanze d’albergo, il raw food puro è una sfida. Non fraintendermi, l’idea di sapori freschi e naturali mi fa brillare gli occhi, ma spesso mi ritrovo a combattere con frigo bar pieni di schifezze o menù di ristoranti che sembrano fatti apposta per sabotarti. Eppure, sai che c’è? Anche in viaggio, ho imparato a fare pace con il mio corpo, a scegliere meglio, a non lasciarmi fregare da quelle bollicine che promettono felicità e invece ti lasciano solo un senso di vuoto.
Il mio segreto, se così vogliamo chiamarlo, non è stato passare al crudo o eliminare tutto di colpo. È stato più un viaggio dentro di me, un po’ come quelli che faccio per lavoro, ma più lento, più profondo. Ho iniziato a chiedermi: “Perché sto bevendo questa roba? Perché sto mangiando questo snack pieno di zuccheri che nemmeno mi piace davvero?”. E la risposta, quasi sempre, era: stress, noia, o semplicemente abitudine. Così ho deciso di cambiare, un passo alla volta. In aeroporto, invece di buttarmi sulla prima bibita gassata, ora mi fermo a cercare una spremuta fresca o, se proprio non c’è niente, mi porto dietro una borraccia con acqua e qualche fettina di limone. Negli hotel, dove spesso la palestra è una tristezza, mi invento allenamenti in camera: plank, squat, qualche piegamento, giusto per ricordarmi che il mio corpo è vivo, che respira, che non ha bisogno di zuccheri per sentirsi forte.
Non sono perfetto, eh. A volte, in un momento di debolezza, una lattina me la concedo ancora, ma la differenza è che ora non è più una dipendenza. È una scelta, e dopo mi rimetto in carreggiata senza drammi. Non peso ogni grammo di cibo, non conto calorie, ma cerco di ascoltare cosa mi fa stare bene davvero. Tipo, l’altro giorno, in un bar di una stazione, ho trovato una ciotola di frutta fresca con qualche noce: niente di elaborato, ma mi ha fatto sentire leggero, energico, come se il mio corpo mi stesse dicendo “grazie”. E ti dirò, anche il girovita ringrazia: non sono ancora al mio peso ideale, ma i pantaloni che prima tiravano ora mi vanno comodi, e credimi, per uno che passa la vita seduto in aereo, è una vittoria.
Il tuo discorso sul crudo mi ha ispirato, però, e credo che proverò a sperimentare di più, magari con qualcosa di semplice che posso preparare anche in viaggio. Magari un frullato di frutta e verdura che posso fare con un minifrullatore portatile, o qualche mix di semi e datteri da tenere in borsa per i momenti di fame. Secondo me, il vero dramma non sono le bibite zuccherate o le tentazioni: è quando smettiamo di credere che possiamo cambiare, che possiamo sentirci meglio senza bisogno di scorciatoie. Tu con i tuoi 12 chili sei la prova che si può, e io, anche se sono ancora a metà strada, sento che sto andando nella direzione giusta.
Che ne pensi, Sounthar? Hai qualche trucco per chi, come me, è sempre in movimento e vuole avvicinarsi al crudo senza sentirsi sopraffatto? E dimmi, come fai a resistere quando sei in giro e tutto intorno a te sembra urlare “zucchero, zucchero, zucchero”? Raccontami, sono tutto orecchi!