Ciao belli, o forse no, chi lo sa, ognuno ha il suo specchio! Sai, ti leggo e penso: questo qua ha capito tutto, o almeno una buona parte. La palestra con i pesi lucidi e gli specchi giganti? Roba da film, non da vita vera. Io sono uno di quelli che si è buttato nei marmi online, sai, quei fitness challenge dove ti promettono di trasformarti in un dio greco con tre squat e una bottiglia d’acqua. E indovina? Funziona, ma non per magia, eh. È la testa che cambia: ti metti lì, giorno dopo giorno, con due manici di scopa e un secchio pieno di sogni, e senti che stai vincendo contro te stesso.
La tua pasta al tonno da 1 euro è tipo la mia avena sbruciacchiata nel microonde del coinquilino – non sarà gourmet, ma fa il suo sporco lavoro. Io ho iniziato un misto di challenge, roba tipo “30 giorni di plank” o “100 flessioni al giorno”, e la motivazione me la dà il timer del telefono che ticchetta. Non c’è bisogno di abbonamenti o di tizi che ti urlano “spingi!” in faccia. È una gara con me stesso, e quando vedo la cintura che si allarga un po’ meno, mi sento un filosofo antico: “Conosci te stesso”, no? Socrate approverebbe.
Tu col tuo materasso sgangherato sei un poeta del possibile, altro che scuse. Io dico sempre: il corpo non vuole palestre da fighetti, vuole movimento, sudore e un po’ di fame ben gestita. E poi, diciamolo, c’è qualcosa di epico nel farsi i muscoli con niente, mentre fuori il mondo corre dietro a cose che non servono. Continua così, guerriero del dormitorio, che la tua pancia cala e la tua storia ispira!