Cardio leggero per chi ha il diabete: la mia esperienza sincera

6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve a chi mi capisce"! Sono qui a condividere un po’ della mia storia, sperando che possa essere utile a qualcuno. Ho il diabete di tipo 2 da qualche anno e, come se non bastasse, ho anche le ginocchia che fanno i capricci. Perdere peso per me non è solo una questione di estetica, ma di salute vera e propria. Il mio medico mi ha detto chiaro e tondo: "Muoviti, ma senza strafare". Più facile a dirsi che a farsi, no?
All’inizio pensavo che il cardio fosse off-limits per me. Correre? Impossibile, le ginocchia urlano solo a pensarci. Ma poi ho scoperto che "cardio leggero" non significa per forza passare ore a sudare come matti. Ho iniziato con camminate lente nel parco vicino casa, 20-30 minuti al giorno. Non è una maratona, lo so, ma per me è già tanto. Il trucco è stato ascoltare il corpo: se sento che il glucosio scende troppo, mi fermo e tengo sempre con me una caramella, sai com’è.
Il mio endocrinologo mi ha consigliato di abbinare il movimento a pasti semplici e veloci, perché con il diabete non posso permettermi di sgarrare troppo. Tipo, una bella insalata con petto di pollo grigliato o un po’ di pesce al vapore con verdure. Niente di complicato, perché tra lavoro e controlli medici non ho mica il tempo di fare lo chef stellato!
Devo dire che dopo qualche mese di questo "cardio soft" ho perso un po’ di chili, non tanti, ma abbastanza da sentirmi meno appesantita. E la glicemia è più stabile, che per me è una vittoria enorme. Certo, non è tutto rose e fiori: ci sono giorni in cui le gambe proprio non collaborano, e allora mi limito a qualche esercizio da seduta, tipo alzare le braccia o fare piccoli movimenti con i piedi.
Qualcuno di voi con problemi simili ha provato qualcosa del genere? O magari avete qualche idea per rendere queste camminate meno noiose? Io sto pensando di provare con la musica o un audiolibro, ma sono aperta a suggerimenti. Grazie a chi vorrà rispondermi, è bello sapere di non essere sola in questa battaglia!
 
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Ehi, salve a chi combatte ogni giorno come noi! La tua storia mi ha proprio colpito, sembra quasi di leggere un pezzo della mia vita. Anche io col diabete di tipo 2 e un po’ di chili da buttare giù, e pure per me il medico è stato chiaro: "Cammina, ma senza esagerare". All’inizio mi sembrava una missione impossibile, però ho trovato il mio ritmo con le passeggiate serali. Ogni sera, prima di dormire, mi metto le scarpe e via, almeno 3-4 chilometri, dipende da come mi sento. Non è tanto la velocità, ma la costanza, no?

Il mio percorso preferito è lungo il fiume vicino casa. È tranquillo, ci sono gli alberi, il rumore dell’acqua… mi dà una pace che non ti so spiegare. A volte incrocio qualche cane che scorrazza coi padroni, e mi scappa pure un sorriso. All’inizio pesavo ogni passo, letteralmente, con l’app sul telefono, ma ora lo faccio più per il gusto di muovermi. E sai una cosa? La bilancia scende piano piano, niente di miracoloso, ma quei 5-6 chili in meno in qualche mese li sento eccome. La glicemia? Più stabile, anche se tengo sempre una caramella in tasca, come te!

Per non annoiarmi, io punto sulla musica. Una playlist allegra, tipo con Battisti o qualcosa di più ritmato, e il tempo vola. Gli audiolibri li ho provati, ma mi distraevo troppo, finivo per perdermi nei pensieri invece di camminare! Magari potresti provare a cambiare percorso ogni tanto, tipo esplorare una zona nuova, o coinvolgere un amico per chiacchierare mentre vai. Io a volte immagino di essere in una città diversa, tipo Venezia o Roma, e mi invento storie sui posti che “vedo”.

Capisco benissimo i giorni no, quelli in cui le gambe dicono basta. Quando succede, resto in casa e faccio un po’ di stretching leggero, giusto per non sentirmi ferma del tutto. Tu continua così, il tuo “cardio soft” è una gran cosa, e poi condividere qui fa bene, no? Non siamo soli, e questo conta! Fammi sapere se provi qualcosa di nuovo per le tue camminate, sono curioso!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve a chi mi capisce"! Sono qui a condividere un po’ della mia storia, sperando che possa essere utile a qualcuno. Ho il diabete di tipo 2 da qualche anno e, come se non bastasse, ho anche le ginocchia che fanno i capricci. Perdere peso per me non è solo una questione di estetica, ma di salute vera e propria. Il mio medico mi ha detto chiaro e tondo: "Muoviti, ma senza strafare". Più facile a dirsi che a farsi, no?
All’inizio pensavo che il cardio fosse off-limits per me. Correre? Impossibile, le ginocchia urlano solo a pensarci. Ma poi ho scoperto che "cardio leggero" non significa per forza passare ore a sudare come matti. Ho iniziato con camminate lente nel parco vicino casa, 20-30 minuti al giorno. Non è una maratona, lo so, ma per me è già tanto. Il trucco è stato ascoltare il corpo: se sento che il glucosio scende troppo, mi fermo e tengo sempre con me una caramella, sai com’è.
Il mio endocrinologo mi ha consigliato di abbinare il movimento a pasti semplici e veloci, perché con il diabete non posso permettermi di sgarrare troppo. Tipo, una bella insalata con petto di pollo grigliato o un po’ di pesce al vapore con verdure. Niente di complicato, perché tra lavoro e controlli medici non ho mica il tempo di fare lo chef stellato!
Devo dire che dopo qualche mese di questo "cardio soft" ho perso un po’ di chili, non tanti, ma abbastanza da sentirmi meno appesantita. E la glicemia è più stabile, che per me è una vittoria enorme. Certo, non è tutto rose e fiori: ci sono giorni in cui le gambe proprio non collaborano, e allora mi limito a qualche esercizio da seduta, tipo alzare le braccia o fare piccoli movimenti con i piedi.
Qualcuno di voi con problemi simili ha provato qualcosa del genere? O magari avete qualche idea per rendere queste camminate meno noiose? Io sto pensando di provare con la musica o un audiolibro, ma sono aperta a suggerimenti. Grazie a chi vorrà rispondermi, è bello sapere di non essere sola in questa battaglia!
Ehi, salve a chi lotta ogni giorno come noi! La tua storia mi ha davvero colpita, sai? Anch’io ho il diabete di tipo 2 e capisco bene quella sensazione di “vorrei fare di più, ma il corpo dice no”. Le tue camminate lente mi sembrano un’ottima idea, brava per aver trovato un ritmo che funziona per te!

Io sono una fanatica del mangiare separato, lo ammetto. Per me dividere i cibi è stato un aiuto pazzesco per tenere la glicemia a bada e digerire meglio. Tipo, se faccio una passeggiata come la tua, dopo mi tengo leggera con una porzione di proteine – magari del pesce al vapore come dici tu – senza mischiarci troppi carboidrati. Poi, in un altro pasto, vado di verdure con un po’ di riso integrale o patate, ma sempre senza esagerare. Non so se hai mai provato, ma secondo me potrebbe darti una mano a sentirti ancora meno appesantita.

Per rendere le camminate più divertenti, la musica è una scelta top! Io a volte metto qualche canzone allegra e mi sembra di andare a tempo senza nemmeno accorgermene. Gli audiolibri invece li tengo per quando sono stanca e faccio quei movimenti da seduta che dicevi tu – tipo una storia che ti prende e quasi non senti la fatica. Magari prova con un podcast leggero, di quelli che fanno ridere, così il tempo vola!

Forza, continua così, i piccoli passi contano tantissimo. E non sei sola, siamo in tanti a capirti!
 
Ehi, un saluto veloce a chi corre dietro alla vita come me! La tua storia mi ha fatto proprio pensare “cavolo, siamo sulla stessa barca”. Tra diabete e ginocchia che si lamentano, capisco bene quel mix di voglia di muoversi e paura di esagerare. Le camminate lente sono un’idea geniale, sai? Io faccio qualcosa di simile, ma coi bambini che mi girano intorno è più un “cardio caotico” che leggero!

Per me il trucco è incastrare tutto tra lavoro, scuola dei piccoli e un minimo di sanità mentale. Tipo, esco con loro al parco: loro giocano, io cammino intorno all’area giochi. Non sarà una maratona, ma dopo un mese già sento la differenza, e la glicemia ringrazia. Come te, tengo sempre qualcosa dietro – una barretta di quelle senza zuccheri, perché con i bimbi non si sa mai quando devi correre dietro a un capriccio!

Per non annoiarmi, la musica è la mia salvezza: metto una playlist che mi carica e via. Oppure, se sono con mio marito, ci sfidiamo a chi fa più passi – stupido, ma funziona! I pasti? Veloci e furbi: petto di pollo o pesce con un po’ di verdure grigliate, che preparo mentre i bimbi fanno i compiti. Niente di che, ma dopo un po’ ti accorgi che il corpo risponde, anche senza strafare.

Continua così, i risultati arrivano piano ma si vedono, no? E se le gambe mollano, siediti e fai quei movimenti coi piedi – io li faccio pure mentre guardo i cartoni con i miei! Non siamo soli, dai, un passo alla volta ce la facciamo!
 
Ehi, un saluto veloce a chi corre dietro alla vita come me! La tua storia mi ha fatto proprio pensare “cavolo, siamo sulla stessa barca”. Tra diabete e ginocchia che si lamentano, capisco bene quel mix di voglia di muoversi e paura di esagerare. Le camminate lente sono un’idea geniale, sai? Io faccio qualcosa di simile, ma coi bambini che mi girano intorno è più un “cardio caotico” che leggero!

Per me il trucco è incastrare tutto tra lavoro, scuola dei piccoli e un minimo di sanità mentale. Tipo, esco con loro al parco: loro giocano, io cammino intorno all’area giochi. Non sarà una maratona, ma dopo un mese già sento la differenza, e la glicemia ringrazia. Come te, tengo sempre qualcosa dietro – una barretta di quelle senza zuccheri, perché con i bimbi non si sa mai quando devi correre dietro a un capriccio!

Per non annoiarmi, la musica è la mia salvezza: metto una playlist che mi carica e via. Oppure, se sono con mio marito, ci sfidiamo a chi fa più passi – stupido, ma funziona! I pasti? Veloci e furbi: petto di pollo o pesce con un po’ di verdure grigliate, che preparo mentre i bimbi fanno i compiti. Niente di che, ma dopo un po’ ti accorgi che il corpo risponde, anche senza strafare.

Continua così, i risultati arrivano piano ma si vedono, no? E se le gambe mollano, siediti e fai quei movimenti coi piedi – io li faccio pure mentre guardo i cartoni con i miei! Non siamo soli, dai, un passo alla volta ce la facciamo!
Ehi, un abbraccio virtuale a chi, come noi, combatte ogni giorno con questa benedetta bilancia e un diabete che non molla! La tua storia mi ha colpito, sai? Quel “cardio caotico” coi bimbi mi ha fatto sorridere, perché ti capisco eccome: anch’io ho i miei momenti in cui vorrei solo muovermi tranquilla, ma la vita ha sempre altri piani. Però, leggendoti, mi sono detta: “Cavolo, forse non sono l’unica a cercare un equilibrio tra il fare qualcosa per me e il non crollare sotto tutto il resto”.

Io, invece, ho trovato la mia pace nei lunghi trekking. Non sto parlando di robe estreme, eh, niente di impossibile per chi come noi deve stare attento a non strafare. Tipo, prendo lo zaino, metto dentro un po’ d’acqua, qualche snack senza zuccheri (che con la glicemia non si scherza), e via, me ne vado per sentieri. Magari un weekend ogni tanto, quando riesco a liberarmi, oppure anche solo una giornata intera in collina. Cammino piano, respiro l’aria pulita, guardo gli alberi… e ti giuro, è come se il peso – quello sulla bilancia e quello nella testa – si sciogliesse un pezzetto alla volta.

Non è solo questione di bruciare calorie, anche se aiuta, eh: dopo un mese di uscite così, ho visto la pancetta scendere e le gambe più toniche. Ma è la resistenza che mi stupisce ogni volta. All’inizio arrancavo dopo mezz’ora, con le ginocchia che protestavano e il fiatone che sembrava urlarmi “torna a casa!”. Ora invece tengo il passo per ore, senza sentirmi uno straccio. E la glicemia? Ringrazia pure lei, perché tutto quel movimento lento ma costante fa miracoli.

Certo, non è una passeggiata al parco con i bimbi – lì hai il caos, io invece il silenzio della natura. Ma il trucco è lo stesso: trovare il tuo ritmo. Io mi porto dietro un thermos con qualcosa di caldo (niente zuccheri, chiaro), e quando mi fermo su un prato o vicino a un ruscello, mi godo quel momento tutto mio. È il mio modo di staccare da lavoro, stress e pensieri sul “cosa mangio stasera che non mi sballi i valori”. A proposito di cibo, anch’io punto su roba semplice: un po’ di tacchino grigliato, verdure al vapore, magari un filo d’olio. Niente di gourmet, ma funziona.

La tua idea della musica mi piace un sacco, comunque! Io di solito ascolto il vento o gli uccellini, ma quasi quasi provo a infilare una playlist la prossima volta, magari qualcosa di energico per darmi la carica sui pezzi in salita. E quelle sfide col marito? Geniali! Io invece, quando sono con amici, mi diverto a contare chi arriva primo a un certo punto del sentiero – sciocco pure questo, ma tiene su il morale.

Insomma, continua così, davvero: il tuo “passo alla volta” è la chiave, e vale anche per me. Le gambe mollano? Mi siedo su una roccia, muovo i piedi come fai tu coi cartoni, e riparto. Non siamo perfetti, non siamo atleti, ma stiamo facendo qualcosa di buono per noi. E s
 
Ehi, che bello leggerti! Il tuo “cardio caotico” coi bimbi mi ha fatto ridere, ma anche pensare a quanto siamo forti a incastrare tutto, vero? Io invece trovo rifugio nei miei trekking lenti – niente di folle, solo natura e un passo tranquillo. Mi porto acqua, uno snack leggero, e via, il mondo sparisce per un po’. La glicemia si sistema, le gambe tengono di più, e pure la testa respira. La tua playlist mi ha ispirato: la prossima volta ci provo anch’io, magari con qualcosa di vivace per le salite! Dai, un passo alla volta, ce la stiamo cavando alla grande!
 
Ehi, che bello leggerti! Il tuo “cardio caotico” coi bimbi mi ha fatto ridere, ma anche pensare a quanto siamo forti a incastrare tutto, vero? Io invece trovo rifugio nei miei trekking lenti – niente di folle, solo natura e un passo tranquillo. Mi porto acqua, uno snack leggero, e via, il mondo sparisce per un po’. La glicemia si sistema, le gambe tengono di più, e pure la testa respira. La tua playlist mi ha ispirato: la prossima volta ci provo anch’io, magari con qualcosa di vivace per le salite! Dai, un passo alla volta, ce la stiamo cavando alla grande!
Cavolo, mi hai lasciato a bocca aperta! Il tuo trekking lento sembra una magia, quasi non ci credo che riesci a ritagliarti quel momento di pace con il diabete e tutto il resto – sei un fenomeno! Io, chiuso tra scartoffie e il pc, mi sento un bradipo incatenato alla sedia, ma il tuo messaggio mi ha acceso una lampadina. Oggi, giuro, ho fatto due passi veloci in pausa pranzo – niente di che, giusto intorno all’isolato, con il sole che mi scaldava la faccia. Le gambe un po’ si lamentavano, ma la glicemia? Un sorriso!

Devo confessare, però, che i tuoi snack leggeri mi fanno invidia: io finisco sempre col rubare un biscotto dalla sala caffè, e poi mi pento. Magari provo a copiarti con dell’acqua e una mela, vediamo se resisto. E la playlist vivace per le salite? Idea geniale! Io di solito mi muovo con qualcosa di tranquillo, ma ora mi sa che infilo un po’ di ritmo – tipo, mi vedo già a marciare dietro la scrivania come un matto mentre il capo non guarda!

Sai, sto pensando di aggiungere qualche stretch tra una mail e l’altra: tipo alzarmi, stiracchiarmi, far finta di prendere un caffè inesistente. Non sarà un trekking, ma per un sedentario come me è già una rivoluzione. Grazie per il tuo racconto, mi hai proprio scosso – un passo alla volta, hai ragione, e magari un giorno ti raggiungo su quei sentieri! Forza, siamo più forti di quel che pensiamo!
 
Ehi, guarda che non ti lascio passare così liscio con quel biscotto rubato dalla sala caffè! Qui si parla di disciplina, mica di cedere al primo dolcetto che capita sotto mano! Scherzo, ma non troppo: il tuo racconto mi ha fatto sorridere, però ora ti tengo d’occhio. Quel trekking lento che fai è una bomba, te lo dico io che ho trasformato la mia vita da zero – diabete o non diabete, non ci sono scuse. Due passi in pausa pranzo? Bravo, ma non ti fermare lì, o ti vengo a prendere per le orecchie e ti trascino fuori a marciare sul serio.

Gli snack leggeri non sono solo una moda, sono una scelta: acqua e mela battono il biscotto dieci a zero, fidati. Io ho smesso di guardarmi indietro da quando ho capito che il cibo è carburante, non un premio o una punizione. E quel tuo stretch tra una mail e l’altra? Non è una passeggiata nei boschi, ma è un inizio – però attento, se ti stiracchi troppo piano, rischi di addormentarti sulla tastiera! La playlist vivace è un must: io cammino con ritmi che mi fanno quasi correre senza accorgermene, e la glicemia ringrazia. Tu con la tua musica tranquilla sembri un monaco in meditazione – buttaci un po’ di fuoco, dai!

Senti, il tuo “sole che scalda la faccia” mi ha fatto quasi invidia, ma qui non si molla: io esco ogni giorno, pioggia o vento, perché il corpo non aspetta i tuoi comodi. La testa respira, come dici tu, ma solo se la fai lavorare insieme alle gambe. E quel “un passo alla volta”? Verissimo, ma se resti fermo troppo a lungo, ti ritrovi con la glicemia che fa i capricci e le gambe che protestano più di un capo incavolato. Quindi alzati, muoviti, e non farti pregare: il mondo là fuori non sparisce da solo, devi andarlo a prendere. Ti aspetto su quei sentieri, ma guai a te se arrivi con un biscotto in mano – ti faccio fare il doppio dei passi per penitenza! Forza, non hai idea di quanto puoi spaccare se ci metti la testa!
 
Ehi, mi hai fatto ridere con quel biscotto rubato, ma hai ragione, la disciplina è tutto, specie quando il diabete ti tiene d’occhio come un falco. Ti confesso una cosa: alla mia età, con qualche acciacco e il metabolismo che va a rilento, ho dovuto imparare a non cedere alle tentazioni. Non è facile, sai? Una volta un dolcetto era una gioia innocua, ma ora ogni passo falso lo sento nelle ossa e nei numeri della glicemia. Quel tuo trekking lento mi piace, è una scelta saggia. Io pure ho iniziato così, con passeggiate tranquille nel parco vicino casa, e ti giuro che all’inizio mi sembrava di scalare una montagna. Però il corpo si abitua, e la testa pure.

Gli snack leggeri di cui parli sono una salvezza, concordo. Io porto sempre con me una manciata di mandorle o una carota tagliata – niente di che, ma mi tengono in piedi senza appesantirmi. Il biscotto lo sogno ancora ogni tanto, ma ho capito che non è il sapore a mancarmi, è l’abitudine. E tu che ti stiracchi tra una mail e l’altra, bravo, è un trucco che funziona. Io, quando ero ancora al lavoro, facevo due giri dell’isolato in pausa: sudavo poco, ma mi sentivo vivo. Ora che sono in pensione, il tempo lo gestisco meglio, ma le gambe non sono più quelle di un ventenne. La playlist vivace che dici tu è un’idea, magari ci provo, anche se confesso che la mia musica tranquilla mi tiene compagnia senza farmi agitare troppo – questione di gusti e di ritmo del cuore, no?

Il sole in faccia di cui parli è un toccasana, lo so bene. Io esco quasi sempre la mattina presto, quando l’aria è fresca e il mondo ancora silenzioso. Pioggia o vento, come dici tu, non importa: il diabete non aspetta, e nemmeno la salute. Camminare mi ha salvato, davvero. Non solo per la glicemia, ma per la testa – a volte mi perdo nei pensieri e torno a casa più leggero, anche se le ginocchia si lamentano un po’. Quel “un passo alla volta” è la mia filosofia: non corro più rischi, non ne vale la pena, ma non mi fermo mai troppo a lungo. La tua energia mi ispira, sai? Però ti dico una cosa da vecchio brontolone: attento a non esagerare col fuoco, che poi ti ritrovi col fiatone e la glicemia che fa le bizze. Ognuno ha il suo ritmo, l’importante è non mollare.

Sui sentieri ci incontreremo, magari. Io porto l’acqua, tu lascia il biscotto a casa – non voglio doverti inseguire per farti fare penitenza! Dai, continua così, che il corpo ti ringrazia e la vita pure.
 
Ciao, il tuo racconto mi ha fatto sorridere e riflettere allo stesso tempo. Quel biscotto rubato è un’immagine che resta in mente, ma capisco bene il tuo punto: la disciplina diventa un alleato prezioso, soprattutto quando il diabete non ti dà tregua. Mi piace come descrivi il tuo percorso, con quel mix di sincerità e ironia. Anche io, sai, ho avuto i miei momenti di lotta con le tentazioni. Una volta pensavo che un pezzetto di cioccolato fosse solo un piccolo sfizio, ma poi ho imparato a sentire davvero cosa mi chiedeva il corpo – e non era certo zucchero.

Il tuo trekking lento e le passeggiate nel parco mi fanno pensare a quanto sia importante ascoltare il proprio ritmo. Io sono una che crede fermamente nel mangiare con calma, dando spazio ai segnali di fame e di sazietà. Non è solo una questione di diabete o di metabolismo, ma di rispetto per se stessi. Quando ho iniziato a praticare il “mindful eating”, all’inizio sembrava strano: posare la forchetta tra un boccone e l’altro, masticare piano, sentire i sapori senza fretta. Però poi ho notato la differenza. Non solo nella glicemia, che si stabilizza meglio, ma anche nel modo in cui mi sento dopo. Più leggera, più presente. Magari potrebbe essere un’idea anche per te, no? Non dico di rinunciare del tutto al sogno del biscotto, ma di provare a goderti ogni morso – quando capita – senza lasciarti travolgere dall’abitudine.

Le mandorle e la carota che porti con te sono una scelta furba, la condivido in pieno. Io tengo sempre in borsa una mela o qualche noce, cose semplici che mi salvano nei momenti di calo. È buffo come, col tempo, si impari a trovare gioia anche in uno spuntino così essenziale. Mi piace il tuo trucco dei giri dell’isolato in pausa lavoro: è un bel modo per spezzare la giornata e dare una svegliata al corpo. Ora che sei in pensione, hai più tempo per te, e questo è un lusso da sfruttare. La playlist vivace potrebbe darti una spinta in più, ma capisco il tuo amore per la musica tranquilla. Io, quando cammino, a volte non metto nulla: mi basta il rumore dei passi e il respiro che si regola da solo.

Il sole in faccia e l’aria fresca del mattino di cui parli sono doni che non hanno prezzo, vero? Anche per me uscire presto è un rito. Mi aiuta a mettere in ordine i pensieri e a sentirmi in pace. Camminare, come dici tu, salva la testa oltre che il corpo. È un passo alla volta, senza strafare, ma con costanza. La tua filosofia mi risuona tanto, e sono d’accordo: non serve correre, basta non fermarsi. Mi fa piacere che la mia energia ti ispiri, ma ti assicuro che anche la tua esperienza è uno stimolo per me. Hai ragione sul trovare il proprio ritmo: io, per esempio, ho scoperto che mangiare piano mi evita quei picchi di fame improvvisa che poi mi fanno cedere.

Sui sentieri ci incroceremo, chissà. Io porto l’acqua e magari una manciata di semi di zucca, che sono leggeri ma danno energia. Tu lascia pure il biscotto a casa, così non dobbiamo litigare per dividerlo! Continua a prenderti cura di te, con quel tuo modo saggio e gentile. Il corpo ringrazia, sì, ma anche l’anima, e questo è quello che conta davvero.
 
Ehi, il tuo messaggio è una ventata di aria fresca, sai? Mi ha colpito il modo in cui parli di mindful eating e di come hai imparato ad ascoltare il tuo corpo. È una lezione che vale oro, soprattutto quando si tratta di tenere a bada il diabete e non solo. La tua immagine della mela e delle noci in borsa mi ha fatto sorridere: è proprio quel tipo di abitudine semplice ma potente che fa la differenza.

Visto che siamo in tema di ritmi lenti e costanza, voglio condividere un po’ della mia esperienza con le functional training a casa, che per me sono state una svolta per evitare quei maledetti alti e bassi del peso. Non so se hai mai provato esercizi con il peso del corpo o magari con una TRX, ma ti racconto come mi hanno aiutato a tenere il corpo in equilibrio senza stressarlo troppo, che con il diabete è fondamentale.

All’inizio ero scettica: pensavo che senza palestra o attrezzi pesanti non avrei ottenuto risultati. Poi ho scoperto che anche con una sedia, un muro o una corda TRX agganciata alla porta si può fare un lavoro completo. Faccio circuiti di 20-30 minuti, 3-4 volte a settimana, con esercizi come squat, plank, affondi e qualche trazione leggera. La chiave è la regolarità, non l’intensità. Questo mi ha permesso di costruire muscoli piano piano, e i muscoli, si sa, aiutano a stabilizzare la glicemia perché “mangiano” più energia anche a riposo. Non è magia, è solo il corpo che lavora come dovrebbe.

Il bello di queste routine è che le puoi adattare al tuo livello. Se il trekking lento è il tuo modo di muoverti, magari potresti provare a inserire un paio di squat o un plank di 20 secondi dopo la camminata, giusto per dare un segnale al metabolismo. Non serve strafare, ma quel pizzico di forza in più aiuta a non riprendere i chili persi. Io ho notato che, da quando alleno la forza in modo costante, non ho più quei momenti in cui il peso schizza su di colpo dopo un periodo di “rilasso”. È come se il corpo imparasse a rimanere stabile.

Un altro trucco che uso è legare gli allenamenti a momenti precisi della giornata. Tipo, appena finito il caffè del mattino, mi metto sul tappetino per 15 minuti. Oppure, se so che la giornata sarà piena, faccio una sessione veloce prima di cena. Questo mi evita di rimandare e mi dà una routine che non dipende dall’umore. E poi, non so te, ma quando finisco mi sento più leggera mentalmente, come se avessi scaricato un po’ di pensieri insieme al sudore.

Sul mangiare, ti do ragione: masticare piano e scegliere spuntini sani come le tue mandorle o la mia manciata di semi di chia è un game changer. Io cerco di tenere i carboidrati semplici al minimo e di abbinare sempre una proteina o un grasso sano, tipo un uovo sodo con una fettina di avocado. Questo mi aiuta a non avere picchi di fame e a non cedere al primo biscotto che mi guarda dallo scaffale. Non è privazione, è strategia.

Mi piace il tuo approccio di goderti il sole e l’aria fresca, e credo che il movimento, che sia una passeggiata o un circuito in salotto, sia anche un modo per volersi bene. La costanza di cui parli, quel “non fermarsi”, è la stessa che cerco di portare nei miei allenamenti. Non si tratta di diventare super atleti, ma di costruire un corpo che ci sostiene giorno dopo giorno. Se mai ci incrociamo su un sentiero, porto io i semi di zucca e tu l’acqua, affare fatto? Continua così, la tua energia è contagiosa.
 
Ehi, il tuo racconto mi ha davvero fatto venire voglia di prendere il tappetino e muovermi un po’! La tua passione per il functional training e il modo in cui hai trovato un equilibrio con il tuo corpo è super ispirante, soprattutto per chi, come me, cerca modi per gestire il peso senza stressarsi troppo, tenendo d’occhio il diabete. Quella storia della TRX agganciata alla porta mi ha incuriosito: devo assolutamente provare, magari con una sedia per iniziare!

Voglio raccontarti della mia esperienza con la yoga della risata, che per me è stata una scoperta pazzesca nel percorso di dimagrimento. Non so se hai mai sentito parlare di questa pratica, ma in pratica si tratta di sessioni in cui si ride, si fanno esercizi di respirazione e movimenti leggeri, tutto senza bisogno di essere un comico o di avere un motivo per ridere. All’inizio pensavo fosse una cosa un po’ strana, tipo “ma davvero devo ridere a comando?”, ma dopo la prima sessione mi sono sentita così leggera, non solo fisicamente ma anche mentalmente, che ho capito che poteva essere la mia strada.

La yoga della risata mi sta aiutando tantissimo a ridurre lo stress, che per me è sempre stato il nemico numero uno del controllo del peso. Quando sono stressata, il mio primo istinto è aprire il frigo e cercare qualcosa di dolce, magari un biscotto o un pezzo di cioccolato. Da quando pratico questa yoga, però, ho notato che quei momenti di fame emotiva sono diminuiti. Ridere mi aiuta a scaricare la tensione e a non buttarmi sul cibo per “compensare”. Inoltre, gli esercizi di respirazione profonda che facciamo durante le sessioni mi fanno sentire più connessa con il mio corpo, un po’ come il tuo mindful eating. È come se imparassi a distinguere la fame vera da quella che arriva solo dalla testa.

Dal punto di vista fisico, non è un allenamento intenso come il tuo functional training, ma i movimenti che facciamo – tipo stretching, battiti di mani ritmici e qualche passo di danza leggera – mi tengono attiva senza affaticarmi troppo, che con il diabete è importante per non scombussolare la glicemia. Faccio sessioni di 30-40 minuti, un paio di volte a settimana, spesso in gruppo, perché l’energia di ridere insieme agli altri è contagiosa. A volte aggiungo una camminata lenta dopo, come suggerisci tu, per dare un piccolo boost al metabolismo. Non è un’attività che ti fa sudare come una maratona, ma sento che il mio corpo si muove, il cuore batte un po’ più forte e, soprattutto, la mente si libera.

Sul mangiare, sto cercando di seguire il tuo esempio con spuntini sani e bilanciati. Ultimamente porto sempre con me una manciata di mandorle o un pezzetto di formaggio magro, che mi aiutano a non cedere alle tentazioni. Come te, cerco di abbinare proteine e grassi sani per tenere la glicemia stabile e non avere quei picchi di fame che mi fanno deragliare. La tua idea di legare il movimento a momenti precisi della giornata mi piace un sacco: magari proverò a fare una sessione di yoga della risata dopo il mio tè del pomeriggio, per creare una routine che mi tenga costante.

Sto cercando un club o un gruppo qui in zona dove praticare la yoga della risata, perché farlo in compagnia è tutta un’altra cosa. Tu per caso conosci qualche comunità o evento dove si fa qualcosa di simile? O magari hai provato questa pratica e hai qualche consiglio? Mi piacerebbe anche sapere se hai mai mescolato il tuo functional training con qualcosa di più “leggero” come la yoga o la meditazione per bilanciare corpo e mente. La tua costanza è davvero un esempio, e il tuo modo di vivere il movimento come un gesto di cura verso te stessa mi ha colpito. Se mai ci incontriamo, porto io le mandorle e tu i semi di zucca, che dici? Grazie per la tua energia, continua così!