Come trovare la motivazione per dimagrire con il diabete? Consigli e esperienze

  • Autore discussione Autore discussione euser
  • Data d'inizio Data d'inizio

euser

Membro
6 Marzo 2025
91
5
8
Ciao a tutti, mi presento: sono una persona che convive con il diabete di tipo 2 da qualche anno e, come se non bastasse, ho anche problemi alle ginocchia che mi limitano nei movimenti. Quando ho iniziato a pensare di perdere peso, mi sono sentita un po’ persa. Da una parte volevo sentirmi meglio, dall’altra non sapevo da dove cominciare senza peggiorare la situazione. Qualcuno di voi si è mai trovato in un punto simile? Come avete fatto a tirarvi su e trovare la spinta per andare avanti?
Il mio medico mi ha detto che perdere anche solo qualche chilo potrebbe aiutarmi a gestire meglio la glicemia e a ridurre il dolore alle articolazioni, ma non è facile. All’inizio provavo a fare passeggiate, ma dopo pochi minuti le ginocchia iniziavano a lamentarsi e tornavo a casa frustrata. Mi chiedo spesso: come si fa a non mollare quando il corpo sembra remarti contro? Ho provato a concentrarmi su piccoli obiettivi, tipo mangiare più verdure o ridurre lo zucchero, ma a volte mi sembra di non vedere progressi abbastanza in fretta.
Una cosa che mi ha aiutato è stato tenere un diario dove scrivo cosa mangio e come mi sento, così riesco a notare anche i miglioramenti minimi. Il mio endocrinologo mi ha consigliato di non strafare con l’esercizio e di puntare su cose semplici, come stretching o qualche movimento leggero in casa. Però ammetto che ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e penso: “Ma chi me lo fa fare?”. Poi però mi ricordo che lo faccio per stare meglio, non solo per i numeri sulla bilancia.
Voi che esperienze avete? Cosa vi ha spinto a continuare, soprattutto se avete limiti di salute come i miei? Mi piacerebbe sapere se qualcuno ha trovato un trucco per restare motivati anche quando i risultati tardano ad arrivare. Magari qualche strategia per non sentirsi soli in questo percorso. Grazie a chi risponderà, sono proprio curiosa di leggervi!
 
Ehi, capisco perfettamente quello che stai passando, sai? Anche io ho il diabete di tipo 2 e ti assicuro che all’inizio mi sentivo proprio come te: motivata da un lato, ma spaventata e confusa dall’altro. Le ginocchia che si lamentano dopo pochi passi le conosco bene, e quel senso di frustrazione quando torni a casa è una cosa che mi ha fatto quasi mollare più volte. Però, ti racconto come ho trovato la mia strada, magari qualcosa ti può ispirare.

Io sono una fan sfegatata dei fitness marathon online, quelli dove ti iscrivi e segui un programma insieme a un gruppo. Non parlo di cose impossibili, tipo correre per ore, ma di sfide pensate per gente come noi, con obiettivi realistici. All’inizio ero scettica, pensavo “ma figurati se ce la faccio con le mie condizioni”, e invece è stato proprio il gruppo a tirarmi su. Vedere che anche gli altri partecipanti avevano i loro limiti, ma continuavano a provarci, mi ha dato una spinta incredibile. Non è tanto la competizione con loro, quanto il sentirsi parte di qualcosa.

Per esempio, una volta mi sono iscritta a un marathon di 30 giorni dove l’obiettivo era fare piccoli passi ogni giorno: tipo 10 minuti di stretching, bere più acqua o mangiare una porzione extra di verdure. Niente di assurdo, ma il fatto di avere un piano chiaro e qualcuno che mi dicesse “brava, continua così” mi ha aiutato a non perdermi. Tenevo traccia di tutto, un po’ come fai tu col diario, e anche se i numeri sulla bilancia non cambiavano subito, vedere che riuscivo a rispettare quegli impegni mi faceva sentire comunque soddisfatta.

Col diabete e le ginocchia doloranti, il trucco per me è stato puntare sulla costanza più che sull’intensità. Il mio medico mi ha detto la stessa cosa che ha detto il tuo: anche pochi chili in meno fanno la differenza per la glicemia e le articolazioni. Io ho iniziato con esercizi da seduta, tipo sollevare le gambe o fare movimenti leggeri con le braccia, e poi ho aggiunto passeggiate brevi, ma solo nei giorni in cui mi sentivo bene. Non ti nascondo che ci sono stati momenti in cui volevo mollare, soprattutto quando i progressi sembravano lenti. Ma poi mi sono detta: “Ok, non sto correndo una maratona vera, sto solo cercando di stare meglio un passo alla volta”.

Quello che mi ha salvato nei giorni no è stato il contatto con gli altri del gruppo online. Scrivere come mi sentivo e leggere le loro storie mi faceva uscire da quel loop di pensieri negativi. Tipo, una ragazza del marathon aveva problemi simili ai miei e un giorno ha scritto che era riuscita a camminare 15 minuti senza dolore dopo settimane di tentativi. Non so perché, ma mi ha dato una carica pazzesca, come se fosse una vittoria anche mia.

Il mio consiglio? Prova a cercare un challenge online che ti piace, magari uno con un coach che capisce le esigenze di chi ha limiti fisici. Non deve essere niente di estremo, basta che ti dia una routine e un po’ di compagnia. E poi, continua col tuo diario, perché anche i miglioramenti minimi contano. Per me, vedere che la glicemia si stabilizzava o che riuscivo a fare un esercizio in più era una specie di medaglia. Non è una gara di velocità, è una gara di resistenza, e tu ce la puoi fare. Raccontami come va, se ti va, sono curiosa di sapere se trovi qualcosa che ti accende!
 
Ciao a tutti, mi presento: sono una persona che convive con il diabete di tipo 2 da qualche anno e, come se non bastasse, ho anche problemi alle ginocchia che mi limitano nei movimenti. Quando ho iniziato a pensare di perdere peso, mi sono sentita un po’ persa. Da una parte volevo sentirmi meglio, dall’altra non sapevo da dove cominciare senza peggiorare la situazione. Qualcuno di voi si è mai trovato in un punto simile? Come avete fatto a tirarvi su e trovare la spinta per andare avanti?
Il mio medico mi ha detto che perdere anche solo qualche chilo potrebbe aiutarmi a gestire meglio la glicemia e a ridurre il dolore alle articolazioni, ma non è facile. All’inizio provavo a fare passeggiate, ma dopo pochi minuti le ginocchia iniziavano a lamentarsi e tornavo a casa frustrata. Mi chiedo spesso: come si fa a non mollare quando il corpo sembra remarti contro? Ho provato a concentrarmi su piccoli obiettivi, tipo mangiare più verdure o ridurre lo zucchero, ma a volte mi sembra di non vedere progressi abbastanza in fretta.
Una cosa che mi ha aiutato è stato tenere un diario dove scrivo cosa mangio e come mi sento, così riesco a notare anche i miglioramenti minimi. Il mio endocrinologo mi ha consigliato di non strafare con l’esercizio e di puntare su cose semplici, come stretching o qualche movimento leggero in casa. Però ammetto che ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e penso: “Ma chi me lo fa fare?”. Poi però mi ricordo che lo faccio per stare meglio, non solo per i numeri sulla bilancia.
Voi che esperienze avete? Cosa vi ha spinto a continuare, soprattutto se avete limiti di salute come i miei? Mi piacerebbe sapere se qualcuno ha trovato un trucco per restare motivati anche quando i risultati tardano ad arrivare. Magari qualche strategia per non sentirsi soli in questo percorso. Grazie a chi risponderà, sono proprio curiosa di leggervi!
Ehi, capisco benissimo quel senso di smarrimento che descrivi, e non sei la sola a sentirti così. Vivere con il diabete di tipo 2 e pure le ginocchia che non collaborano è una bella sfida, e a volte sembra proprio che il corpo si metta di traverso apposta per complicarti la vita. Ma sai una cosa? Non è giusto che tu debba affrontare tutto questo senza un piano che funzioni davvero, e forse è proprio lì che ti senti persa. Il metodo della divisione della taрелка — sì, lo so, sembra una parola strana in italiano, ma passami il termine — potrebbe essere una strada da provare, soprattutto se ti senti bloccata con la dieta.

Io sono quella fissata con il "metodo della taрелка": immagina una semplice divisione del piatto. Metà la riempio di verdure, un quarto di proteine magre e l’altro quarto di carboidrati, meglio se integrali. Non è niente di rivoluzionario, ma ti giuro che mi ha aiutato a mettere ordine nel caos. All’inizio facevo porzioni enormi, perché diciamocelo, chi non vuole abbuffarsi di zucchine grigliate o pollo? Ma col tempo ho imparato a ridurre, un passo alla volta. Ti faccio vedere: ieri ho mangiato broccoli al vapore, un pezzo di tacchino alla piastra e una piccola porzione di riso integrale. Niente di che, ma mi sono sentita sazia senza quel peso sullo stomaco che mi faceva pentire di ogni boccone.

Tu parli di piccoli obiettivi, ed è una cosa intelligente, ma forse non ti stai dando abbastanza credito. Scrivere sul diario quello che mangi e come ti senti è già un passo enorme, eppure sembri quasi arrabbiata con te stessa perché i risultati non arrivano veloci. Ma chi l’ha detto che devono? Il tuo medico ha ragione: anche solo qualche chilo in meno può cambiare le carte in tavola con la glicemia e le articolazioni. Però è vero, quando le ginocchia ti fermano dopo due passi, è facile pensare che sia tutto inutile. Io ti dico: non mollare, ma non perché devi dimostrare qualcosa a qualcuno. Fallo perché meriti di sentirti meno incastrata in quel corpo che ora ti pesa.

Il trucco per me è stato rendere il tutto meno una punizione. Non mi sono messa a contare calorie come una forsennata o a pesare ogni foglia di insalata. Ho iniziato a fotografare i miei piatti — sì, proprio come un’ossessionata — e a guardarli per capire cosa funzionava e cosa no. Tipo, una volta ho messo troppa pasta e mi sono sentita gonfia per ore: lezione imparata. Magari potresti provarci anche tu, non per far vedere al mondo quanto sei brava, ma per te stessa, per avere un riscontro visivo. E se i giorni no ti buttano giù, beh, capita a tutti. Io mi dico che non sto scalando una montagna in un colpo solo, ma sto costruendo una scala, gradino per gradino.

Non sei sola in questo, anche se a volte lo sembra. Il diabete, il dolore, la frustrazione — sono bastardi che conosciamo in tanti qui. Ma se ti arrendi perché il corpo non collabora, gli dai solo più potere. Tu hai già iniziato, con il diario, con le verdure, con quei piccoli movimenti in casa. Non è poco. E se vuoi un consiglio da una che ci è passata: smettila di guardarti allo specchio con quel “chi me lo fa fare”. Guardati e pensa: “Sto combattendo, e questo vale più di qualsiasi numero”. Dimmi tu, hai mai provato a organizzare i pasti così, con un piatto diviso? O c’è qualcosa che ti blocca anche solo a pensarci?
 
Ciao, leggere il tuo messaggio è stato come guardarmi allo specchio qualche tempo fa, quando mi sentivo incastrata tra il voler cambiare e il non sapere da dove partire. Il diabete di tipo 2 è già una bella gatta da pelare, e se ci aggiungi le ginocchia che protestano, è normale sentirsi come se stessi remando controcorrente. Però, sai, forse non è solo una questione di motivazione, ma di trovare un ritmo che funzioni per te, qualcosa che non ti faccia sentire in guerra con il tuo corpo.

Io sono quella che vive di piante — niente carne, niente latticini, solo quello che la terra mi dà — e ti assicuro che all’inizio non è stato facile capire come perdere peso senza sballare la glicemia o morire di fame. Una cosa che mi ha salvato è stata organizzare i pasti in modo semplice, senza farmi troppi problemi. Divido il piatto mentalmente: metà verdure, un quarto di proteine tipo lenticchie o tofu, e un quarto di qualcosa come quinoa o patate dolci. Non è una scienza esatta, e non sto lì con il righello, ma mi dà un senso di controllo senza stressarmi. Tipo oggi: insalata di spinaci con pomodorini, un po’ di ceci speziati al forno e una fettina di pane integrale. Semplice, ma mi tiene su senza quel crollo che mi veniva con i dolci o i carboidrati raffinati.

Tu parli del diario, e secondo me è una mossa geniale. Io facevo una cosa simile, ma ci aggiungevo anche come mi sentivo dopo ogni pasto — non solo fisicamente, ma proprio a livello di energia. Mi aiutava a capire cosa mi dava una spinta e cosa mi buttava giù. Magari potresti provare a segnare anche quello, giusto per vedere se c’è un pattern. E sulle ginocchia, capisco la frustrazione. Io ho avuto un periodo in cui anche solo stare in piedi a cucinare mi sembrava troppo, ma poi ho scoperto che fare stretching su una sedia o qualche movimento leggero con una bottiglia d’acqua come peso mi dava un po’ di sollievo. Non è la palestra, ma è qualcosa.

Non so te, ma per me la motivazione non è mai stata una cosa che arriva e basta. Me la sono dovuta costruire, un pezzetto alla volta. Quando i risultati non si vedono subito, è facile pensare che non valga la pena, ma ti dico una cosa: il tuo corpo sta già rispondendo, anche se non lo vedi sulla bilancia. Quei minuti di passeggiata, anche se ti fermi presto, o le verdure in più che mangi, sono come un segnale che gli stai mandando. E lui ascolta, pure se ci mette un po’. Io a volte mi immagino il mio battito che rallenta, la glicemia che si stabilizza — non ho un pulsometro, ma mi piace pensarlo come un “grazie” silenzioso del mio corpo.

Se ti senti sola, beh, qui siamo in tanti a capirti. Io ho giorni in cui mi chiedo se sto davvero andando avanti o se è tutto un giro a vuoto. Poi mi ricordo perché ho iniziato: non per essere perfetta, ma per sentirmi meno prigioniera di me stessa. Tu hai già fatto un sacco, anche solo scrivendo qui e cercando un confronto. Magari prova a partire da un piatto semplice come il mio, o a chiederti cosa ti fa stare bene dopo aver mangiato. Non deve essere tutto perfetto subito. Che ne pensi, c’è qualcosa che ti frena dal provarci o hai già un’idea di cosa potrebbe funzionare per te?
 
Ehi, che bella riflessione la tua, mi ha fatto quasi sentire come se fossi seduta con te a chiacchierare davanti a una tisana! Leggerti mi ha riportato indietro a quando anch’io mi sentivo un po’ persa, con il diabete che sembrava un macigno e il corpo che non sempre collaborava. Però, sai, credo che tu stia già facendo un lavoro pazzesco solo a essere qui, a scrivere e a cercare spunti. È un passo gigante, anche se magari non lo sembra.

Io sono quella che si allena in salotto, con due bottiglie d’acqua come pesi e un tappetino che ormai è più un membro della famiglia. Niente palestra, niente attrezzi costosi, solo il mio corpo e un po’ di musica per darmi la carica. Quando ho iniziato, il diabete di tipo 2 mi faceva paura, e le ginocchia scricchiolavano come una porta vecchia. Però ho scoperto che muovermi in modo semplice, senza strafare, mi dava una spinta incredibile, non solo al corpo ma anche alla testa. Tipo, facevo squat tenendo una bottiglia d’acqua in ogni mano, o alzavo le braccia come se stessi sollevando il mondo, ma con calma, senza forzare. Non è CrossFit, ma per me era come dire al mio corpo: “Ehi, ci siamo, facciamo squadra”.

Una cosa che mi ha aiutato tantissimo, oltre al movimento, è stata l’acqua. Non parlo solo di berla, anche se giuro che portarmi dietro una borraccia mi ha cambiato la vita. È come un promemoria costante: “Rallenta, prenditi cura di te”. A volte ci aggiungo una fettina di limone o qualche foglia di menta, così sembra una coccola e non solo “devo bere di più”. Ma il vero gioco è stato usarla anche negli allenamenti. Tipo, prendo una bottiglia da un litro e la uso come peso per fare dei piegamenti leggeri o per muovere le braccia mentre guardo una serie. È un modo per rendere tutto meno serio, meno “devo soffrire per dimagrire”. E poi, bere tanto mi tiene lontana da quelle voglie di snack che arrivano quando sono disidratata e confondo la sete con la fame.

Sul discorso motivazione, ti capisco alla grande. Non è una cosa che si accende come una lampadina. Per me, è stato più come accendere una candela: all’inizio la fiamma è piccola, ma piano piano illumina tutto. Io mi davo obiettivi minuscoli. Non “perdo 10 chili”, ma “oggi faccio 5 minuti di stretching con le bottiglie d’acqua” o “oggi bevo un bicchiere in più”. E quando riuscivo, mi sentivo una rockstar. Anche il diario che hai nominato è una bomba: io ci scrivevo non solo cosa mangiavo, ma anche quanto mi sentivo leggera dopo un giorno in cui avevo bevuto abbastanza o fatto quei 10 minuti di movimento. Ti giuro, vedere nero su bianco che stavo facendo qualcosa per me stessa mi dava una carica pazzesca.

Per le ginocchia, visto che dicevi che protestano, ti racconto cosa facevo io. All’inizio evitavo tutto ciò che sembrava troppo intenso, ma ho trovato un trucchetto: esercizi seduti. Tipo, prendi una sedia, tieni una bottiglia d’acqua in mano e fai dei movimenti lenti per le braccia o le spalle. Oppure, sempre seduta, alzi una gamba alla volta, senza forzare. È roba leggera, ma ti fa sentire che stai lavorando senza stressare le articolazioni. E se hai un tappetino, prova a sdraiarti e fare dei ponti con il sedere, magari usando una bottiglia come peso sul petto. Non serve essere un’atleta, basta muoversi un po’ e il corpo inizia a risponderti.

Non so se ti piace l’idea di provare qualcosa di simile, ma secondo me potresti iniziare con una cosa piccola, come tenere una borraccia vicino mentre lavori o guardi la TV, e magari usarla per fare qualche movimento ogni tanto. Oppure, visto che sei così brava con il diario, prova a segnare quanta acqua bevi e come ti senti dopo. È un modo per costruire quel ritmo di cui parlavi, senza sentirti in guerra con te stessa. E se hai giorni no, tranquilla, ci passiamo tutti. Io a volte mi dico: “Ok, oggi non sono Wonder Woman, ma almeno ho bevuto un litro d’acqua e fatto due squat”. E mi basta.

Dimmi un po’, c’è qualcosa che ti piace fare e che potresti trasformare in un mini-allenamento? O magari un sapore che ti dà gioia e che potresti aggiungere all’acqua per renderla più invitante? Qui siamo una squadra, e io tifo per te!