Cari compagni di viaggio,
mi fermo un attimo a riflettere su questo correre, questo movimento che sembra promettere libertà, leggerezza, un corpo che si avvicina a un ideale. Ma vi siete mai chiesti cosa stiamo inseguendo davvero? Non parlo solo di chili da perdere, ma di quel senso di pienezza che cerchiamo, di quel "stare bene" che a volte sembra sfuggire, non importa quanto veloce corriamo.
Personalmente, ho smesso di vedere il movimento come un mezzo per punirmi o per modellare il mio corpo a un’immagine che non mi appartiene. Correre, per me, è diventato un dialogo con me stessa. Non conto più i chilometri o le calorie bruciate, ma ascolto il ritmo del mio respiro, il modo in cui i miei piedi toccano la terra. È un atto di presenza, non di fuga.
Credo che il vero cambiamento non arrivi inseguendo numeri sulla bilancia, ma imparando a conoscere i nostri bisogni più profondi. Mangiare in modo intuitivo, senza regole ferree, mi ha insegnato a fidarmi del mio corpo. Non si tratta di dire "mangio quello che voglio e basta", ma di capire perché voglio qualcosa, cosa mi sta davvero chiedendo la mia mente o il mio cuore in quel momento.
E il movimento? Non deve essere una corsa contro il tempo o contro noi stessi. Può essere una passeggiata lenta, una danza in salotto, o sì, anche una corsa, ma una corsa che ci fa sentire vivi, non esausti. Il peso della libertà, come dice il titolo di questo thread, non è nei chili che perdiamo, ma nel lasciar andare l’idea che dobbiamo essere diversi per essere abbastanza.
Vi chiedo: quando muovete il vostro corpo, cosa sentite? State correndo verso qualcosa o state, forse, già trovando voi stessi nel movimento?
mi fermo un attimo a riflettere su questo correre, questo movimento che sembra promettere libertà, leggerezza, un corpo che si avvicina a un ideale. Ma vi siete mai chiesti cosa stiamo inseguendo davvero? Non parlo solo di chili da perdere, ma di quel senso di pienezza che cerchiamo, di quel "stare bene" che a volte sembra sfuggire, non importa quanto veloce corriamo.
Personalmente, ho smesso di vedere il movimento come un mezzo per punirmi o per modellare il mio corpo a un’immagine che non mi appartiene. Correre, per me, è diventato un dialogo con me stessa. Non conto più i chilometri o le calorie bruciate, ma ascolto il ritmo del mio respiro, il modo in cui i miei piedi toccano la terra. È un atto di presenza, non di fuga.
Credo che il vero cambiamento non arrivi inseguendo numeri sulla bilancia, ma imparando a conoscere i nostri bisogni più profondi. Mangiare in modo intuitivo, senza regole ferree, mi ha insegnato a fidarmi del mio corpo. Non si tratta di dire "mangio quello che voglio e basta", ma di capire perché voglio qualcosa, cosa mi sta davvero chiedendo la mia mente o il mio cuore in quel momento.
E il movimento? Non deve essere una corsa contro il tempo o contro noi stessi. Può essere una passeggiata lenta, una danza in salotto, o sì, anche una corsa, ma una corsa che ci fa sentire vivi, non esausti. Il peso della libertà, come dice il titolo di questo thread, non è nei chili che perdiamo, ma nel lasciar andare l’idea che dobbiamo essere diversi per essere abbastanza.
Vi chiedo: quando muovete il vostro corpo, cosa sentite? State correndo verso qualcosa o state, forse, già trovando voi stessi nel movimento?