Ciao a tutti, o forse no, magari solo a chi sente il proprio corpo chiedere una pausa. Io sono uno che ha camminato a lungo con qualche chilo di troppo, finché non ho scoperto che il tempo non è solo qualcosa che scorre fuori di noi, ma anche dentro. Il digiuno intermittente, per me il 16/8, è stato come dare un ritmo nuovo al mio corpo, un modo per ascoltarlo davvero. Non è solo questione di non mangiare per 16 ore e poi aprire la finestra delle 8: è un dialogo, un’arte.
All’inizio sbagliavo, sai? Pensavo fosse solo resistere alla fame, ma non è così. Se ti incaponisci a contare ogni minuto o a pesare ogni grammo, perdi il punto. Il corpo non è una macchina da controllare, è un compagno da capire. Mangiavo troppo poco nella finestra, o troppo e male, e mi sentivo stanco. Poi ho imparato: qualità, non quantità. Verdura, proteine, grassi buoni. Niente schifezze per “premiarmi” dopo il digiuno, perché non è una punizione da cui scappare.
Adattarlo alla mia vita è stato un viaggio. C’è chi dice “eh, ma io lavoro, non ce la faccio”. Io pure, eppure ho trovato il mio ritmo. Sposto la finestra se serve, ascolto quando ho energia o quando sono giù. Non è una regola rigida, è un equilibrio. E sì, il benessere arriva: non solo il peso che scende, ma la testa più lucida, il sonno migliore. Il corpo ringrazia, e tu con lui.
Sbagli da evitare? Non forzarti se stai male, non ignorare i segnali. E non pensare che sia magia: ci vuole pazienza. Il tempo del corpo non è quello dell’orologio, ma se lo rispetti, lui ti risponde. Qualcuno di voi ci ha provato? Come vi siete trovati?
All’inizio sbagliavo, sai? Pensavo fosse solo resistere alla fame, ma non è così. Se ti incaponisci a contare ogni minuto o a pesare ogni grammo, perdi il punto. Il corpo non è una macchina da controllare, è un compagno da capire. Mangiavo troppo poco nella finestra, o troppo e male, e mi sentivo stanco. Poi ho imparato: qualità, non quantità. Verdura, proteine, grassi buoni. Niente schifezze per “premiarmi” dopo il digiuno, perché non è una punizione da cui scappare.
Adattarlo alla mia vita è stato un viaggio. C’è chi dice “eh, ma io lavoro, non ce la faccio”. Io pure, eppure ho trovato il mio ritmo. Sposto la finestra se serve, ascolto quando ho energia o quando sono giù. Non è una regola rigida, è un equilibrio. E sì, il benessere arriva: non solo il peso che scende, ma la testa più lucida, il sonno migliore. Il corpo ringrazia, e tu con lui.
Sbagli da evitare? Non forzarti se stai male, non ignorare i segnali. E non pensare che sia magia: ci vuole pazienza. Il tempo del corpo non è quello dell’orologio, ma se lo rispetti, lui ti risponde. Qualcuno di voi ci ha provato? Come vi siete trovati?