Dimagrire con poco: il mio cammino tra cucina economica e riflessioni in dormitorio

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, sapete qual è il vero peso che porto? Non è solo qualche chilo di troppo, ma il pensiero che tutto debba essere perfetto per iniziare. Vivo in dormitorio, il budget è quello che è, e il tempo sembra sempre scivolarmi via tra lezioni e turni al bar. Eppure, sto trovando un mio equilibrio, un passo alla volta.
In cucina mi arrangio con quello che c’è: ieri ho fatto una pasta con pomodoro e un filo d’olio, niente di che, ma mi sono detto che non serve spendere per mangiare bene. Oggi ho preso due patate, le ho cotte al forno con un po’ di sale e rosmarino che ho “preso in prestito” dalla mensa. È strano come cose semplici possano diventare un lusso quando le fai con intenzione.
Per muovermi, niente palestra: troppo lontano e troppo caro. Salgo le scale del dormitorio tre volte di fila, oppure faccio qualche piegamento vicino al letto, con il rumore dei coinquilini che giocano alla PlayStation in sottofondo. Non è un allenamento da manuale, ma è mio, e questo mi basta.
A volte mi fermo a guardare fuori dalla finestra, tra un libro e un piatto sporco, e penso: forse dimagrire non è solo perdere peso, ma lasciar andare l’idea che devo essere qualcun altro per sentirmi a posto. Voi come fate a ritagliarvi il vostro spazio in mezzo al caos?
 
Ragazzi, sapete qual è il vero peso che porto? Non è solo qualche chilo di troppo, ma il pensiero che tutto debba essere perfetto per iniziare. Vivo in dormitorio, il budget è quello che è, e il tempo sembra sempre scivolarmi via tra lezioni e turni al bar. Eppure, sto trovando un mio equilibrio, un passo alla volta.
In cucina mi arrangio con quello che c’è: ieri ho fatto una pasta con pomodoro e un filo d’olio, niente di che, ma mi sono detto che non serve spendere per mangiare bene. Oggi ho preso due patate, le ho cotte al forno con un po’ di sale e rosmarino che ho “preso in prestito” dalla mensa. È strano come cose semplici possano diventare un lusso quando le fai con intenzione.
Per muovermi, niente palestra: troppo lontano e troppo caro. Salgo le scale del dormitorio tre volte di fila, oppure faccio qualche piegamento vicino al letto, con il rumore dei coinquilini che giocano alla PlayStation in sottofondo. Non è un allenamento da manuale, ma è mio, e questo mi basta.
A volte mi fermo a guardare fuori dalla finestra, tra un libro e un piatto sporco, e penso: forse dimagrire non è solo perdere peso, ma lasciar andare l’idea che devo essere qualcun altro per sentirmi a posto. Voi come fate a ritagliarvi il vostro spazio in mezzo al caos?
Ehi, capisco perfettamente quel senso di caos che descrivi, vivere in dormitorio non è proprio il massimo per organizzare tutto alla perfezione, no? Eppure, mi piace come stai trovando un tuo ritmo, un passo alla volta. La tua pasta con pomodoro e le patate al forno con rosmarino “preso in prestito” mi hanno fatto sorridere: è proprio vero che con poco si può fare tanto, basta metterci un po’ di cuore.

Io sono uno di quelli che ha trovato la sua strada con la keto, e ti assicuro che anche con un budget da studente e una cucina improvvisata si può fare. Quando ho iniziato, vivevo con due coinquilini che friggevano patatine a tutte le ore, e io lì con le mie uova e il mio avocado a cercare di non cedere. All’inizio sembra impossibile, ma poi ti abitui. Per dire, con quello che hai in dispensa potresti provare qualcosa di diverso: invece delle patate, prendi delle zucchine, le tagli a fettine, un filo d’olio (quello ce l’hai già), sale, e via in forno. Croccanti fuori, morbide dentro, e ti tengono in ketosi senza svenarti.

Il passaggio al keto l’ho fatto piano, perché pure io avevo poco tempo tra lezioni e lavoretti. Partivo con una colazione bella carica: due uova strapazzate con un po’ di burro (se lo trovi a buon prezzo, è un salvavita) e magari una manciata di spinaci che rubacchiavo dal frigo condiviso. Ti dà energia e non ti lascia con quella fame che ti fa sbirciare i biscotti dei coinquilini. Poi, per il resto della giornata, mi arrangiavo con cose semplici: tonno in scatola con maionese fatta in casa (basta un uovo, olio e un frullatore scassato), o qualche fettina di salame se trovavo un’offerta.

Per muovermi, facevo come te: scale, piegamenti, quello che capitava. La palestra è un sogno lontano quando i soldi sono contati, ma il corpo risponde lo stesso se gli dai una spinta. E sai una cosa? La keto mi ha aiutato a sentirmi più leggero, non solo sul peso, ma proprio nella testa. È come se, mangiando così, lasciassi andare un po’ di quel bisogno di controllo che dici tu.

Mi incuriosisce sapere come vi organizzate voi altri. Tipo, c’è qualcuno che riesce a cucinare qualcosa di decente con quei fornelli microscopici dei dormitori? O che trucchi usate per non crollare quando il tempo sembra non bastare mai? Io, dopo un anno di keto, posso dire che il mio spazio me lo sono ritagliato così: una padella, un po’ di grassi buoni e la voglia di non mollare. Tu che dici, ti va di provare qualcosa di diverso o resti fedele alle tue patate?
 
Ragazzi, sapete qual è il vero peso che porto? Non è solo qualche chilo di troppo, ma il pensiero che tutto debba essere perfetto per iniziare. Vivo in dormitorio, il budget è quello che è, e il tempo sembra sempre scivolarmi via tra lezioni e turni al bar. Eppure, sto trovando un mio equilibrio, un passo alla volta.
In cucina mi arrangio con quello che c’è: ieri ho fatto una pasta con pomodoro e un filo d’olio, niente di che, ma mi sono detto che non serve spendere per mangiare bene. Oggi ho preso due patate, le ho cotte al forno con un po’ di sale e rosmarino che ho “preso in prestito” dalla mensa. È strano come cose semplici possano diventare un lusso quando le fai con intenzione.
Per muovermi, niente palestra: troppo lontano e troppo caro. Salgo le scale del dormitorio tre volte di fila, oppure faccio qualche piegamento vicino al letto, con il rumore dei coinquilini che giocano alla PlayStation in sottofondo. Non è un allenamento da manuale, ma è mio, e questo mi basta.
A volte mi fermo a guardare fuori dalla finestra, tra un libro e un piatto sporco, e penso: forse dimagrire non è solo perdere peso, ma lasciar andare l’idea che devo essere qualcun altro per sentirmi a posto. Voi come fate a ritagliarvi il vostro spazio in mezzo al caos?
Ciao ragazzi, capisco benissimo quel senso di "tutto o niente" che ti blocca, ma sai una cosa? Il tuo equilibrio passo dopo passo è già un gran traguardo. Vivo anch’io in un caos simile, tra studio e budget ristretto, eppure ho trovato il mio ritmo con le lezioni di gruppo. Zumba, pilates, a volte un po’ di boxe: non importa quale, l’importante è quel fuoco che si accende quando siamo tutti lì, a sudare insieme. Il bello è che non devi essere perfetto per iniziare, basta presentarti.

La tua pasta semplice e le patate al forno mi fanno sorridere: è proprio così, no? Con poco si può fare tanto, e quel rosmarino “preso in prestito” è geniale. Io dopo i miei allenamenti spesso mi butto su riso e verdure, quello che trovo in cucina, e mi sento comunque soddisfatta. Le scale e i piegamenti che fai sono un’ottima base, ma ti consiglio di provare una lezione di gruppo, anche solo una volta. Non serve la palestra figa, basta un posto vicino dove ti senti a tuo agio. La musica, le risate, il vedere gli altri che non mollano… ti spingono a dare di più senza nemmeno accorgertene.

E hai ragione, dimagrire è anche lasciar andare i pesi che non si vedono. Io lo sento ogni volta che finisco una sessione: non è solo il corpo che si alleggerisce, ma la testa. Come ritagliarmi il mio spazio? Scelgo un orario, metto le cuffie e via, il mondo sparisce per un’ora. Tu che fai per staccare?
 
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Ciao ragazzi, capisco benissimo quel senso di "tutto o niente" che ti blocca, ma sai una cosa? Il tuo equilibrio passo dopo passo è già un gran traguardo. Vivo anch’io in un caos simile, tra studio e budget ristretto, eppure ho trovato il mio ritmo con le lezioni di gruppo. Zumba, pilates, a volte un po’ di boxe: non importa quale, l’importante è quel fuoco che si accende quando siamo tutti lì, a sudare insieme. Il bello è che non devi essere perfetto per iniziare, basta presentarti.

La tua pasta semplice e le patate al forno mi fanno sorridere: è proprio così, no? Con poco si può fare tanto, e quel rosmarino “preso in prestito” è geniale. Io dopo i miei allenamenti spesso mi butto su riso e verdure, quello che trovo in cucina, e mi sento comunque soddisfatta. Le scale e i piegamenti che fai sono un’ottima base, ma ti consiglio di provare una lezione di gruppo, anche solo una volta. Non serve la palestra figa, basta un posto vicino dove ti senti a tuo agio. La musica, le risate, il vedere gli altri che non mollano… ti spingono a dare di più senza nemmeno accorgertene.

E hai ragione, dimagrire è anche lasciar andare i pesi che non si vedono. Io lo sento ogni volta che finisco una sessione: non è solo il corpo che si alleggerisce, ma la testa. Come ritagliarmi il mio spazio? Scelgo un orario, metto le cuffie e via, il mondo sparisce per un’ora. Tu che fai per staccare?
Ehi, il tuo post mi ha davvero colpito, sai? Quel modo di trovare un equilibrio in mezzo al caos del dormitorio, con il budget stretto e tutto il resto… mi ci ritrovo un sacco. Anch’io vivo in una situazione simile, sempre di corsa tra studio e lavoretti, e con una cucina che è più un angolo di sopravvivenza che altro. Però leggere di come trasformi due patate e un po’ di rosmarino in qualcosa di speciale mi ha fatto pensare che forse sto complicando troppo le cose.

Voglio condividere una cosa che mi sta aiutando, anche se ammetto che all’inizio mi sentivo un po’ in imbarazzo a parlarne. Ho questa specie di “doska dei desideri”… sì, lo so, suona un po’ strano detto così, ma è tipo un collage che tengo sul telefono. Ci metto foto di piatti sani che vorrei provare, immagini di me quando mi sentivo più leggera, ma anche frasi che mi ricordano perché sto facendo tutto questo. Non è solo per il peso, ma per sentirmi più in armonia, soprattutto con il mio corpo che a volte fa i capricci per via della tiroide. Magari non è proprio una dieta perfetta, ma cerco di mangiare cose che mi nutrono senza appesantirmi: tanta verdura, pesce quando posso permettermelo, e cereali integrali che mi tengono sazia più a lungo. Tipo ieri: ho cotto del farro con zucchine e un po’ di curcuma che avevo in fondo alla dispensa. Niente di elaborato, ma mi ha fatto sentire bene.

Per il movimento, anch’io sono lontana anni luce dalla palestra. Però ho iniziato a fare delle camminate veloci intorno al campus, con le cuffie e una playlist che mi carica. All’inizio mi sembrava di non fare abbastanza, ma poi ho notato che mi aiuta a schiarirmi la testa. A volte, quando sono troppo stanca, faccio solo qualche esercizio di stretching sul tappeto della mia stanza, con la porta chiusa per non farmi vedere dai coinquilini. Non è tanto, ma mi fa sentire che sto facendo qualcosa per me.

Quello che dici sul lasciar andare l’idea di dover essere qualcun altro mi ha toccato. Io a volte mi incastro in questo pensiero che devo avere tutto sotto controllo: il peso, gli esami, la vita. Ma sto imparando a visualizzare piccoli passi, tipo bere più acqua o preparare un pasto con calma. Una tecnica che mi piace è scrivere tre cose che ho fatto bene ogni giorno, anche se sono piccole, come scegliere un’insalata invece di patatine o fare le scale invece dell’ascensore. Mi aiuta a non sentirmi in colpa se non è tutto perfetto.

Per ritagliarmi il mio spazio nel caos, cerco di crearmi dei momenti solo miei. Tipo, la sera mi preparo una tisana (sì, rubo le bustine dalla cucina comune) e guardo fuori dalla finestra, pensando a come voglio sentirmi tra un mese o due. Non è tanto, ma mi dà un po’ di pace. Tu come fai a trovare quel momento di calma? E… curiosità: quel rosmarino “preso in prestito” lo usi spesso per dare un tocco in più ai tuoi piatti?
 
Ehi JRBA, il tuo entusiasmo per le lezioni di gruppo mi ha fatto quasi venir voglia di provarci, sai? Però devo dirtelo, il mio corpo al momento non è proprio d’accordo con l’idea di zumba o boxe. Dopo la mia caduta di qualche mese fa, con una caviglia che ancora fa i capricci, sto imparando a fare pace con i limiti. Non è facile, credimi, soprattutto quando vedo tutti che si muovono e io mi sento un po’ ferma. Però il tuo modo di parlare di quel “fuoco” che si accende mi ha fatto ripensare a come anch’io sto cercando di ritrovare il mio.

Non vivo proprio in un dormitorio, ma in un appartamentino minuscolo con un angolo cucina che sembra più un puzzle. Il budget è quello che è, e a volte mi sembra di girare in tondo con le stesse quattro cose: pasta, verdure, qualche uovo. Però, come te, sto scoprendo che con poco si può fare tanto. Tipo, l’altro giorno ho provato a fare una crema di carote con un pizzico di zenzero che avevo dimenticato di avere. Niente di che, ma mi ha fatto sentire come se mi stessi prendendo cura di me. Dopo la trauma, ho messo su un po’ di chili, e all’inizio mi guardavo allo specchio con una specie di peso sul cuore. Ma ora sto cercando di cambiare approccio: mangio più verdure, meno schifezze, e cerco di bilanciare le proteine senza spendere una fortuna. Pesce ogni tanto, ma più spesso ceci o lenticchie.

Per muovermi, niente di spettacolare. La fisioterapia mi ha dato degli esercizi leggeri per rinforzare la caviglia, e li faccio sul tappeto in salotto, con una playlist che mi tiene compagnia. Non è proprio ballare, ma a volte muovo un po’ le spalle seguendo il ritmo, e mi sembra di rubare un pezzetto di quella leggerezza che descrivi tu. Cammino anche, quando la gamba non protesta troppo, e sto provando a fare le scale di casa più spesso, anche se a volte mi fermo a metà a riprendere fiato. È lento, ma è qualcosa.

Quello che mi colpisce di più del tuo post è come parli di alleggerire la testa, non solo il corpo. Io ci sto provando, ma non è facile. A volte mi sento schiacciata dal pensiero di dover tornare quella di prima, ma sto imparando che forse non si tratta di tornare indietro, ma di andare avanti in un modo nuovo. Per ritagliarmi un momento mio, spesso mi metto le cuffie e ascolto musica tranquilla, seduta sul letto, immaginando di essere da qualche altra parte. Oppure scrivo su un quadernino cosa vorrei fare quando starò meglio: tipo camminare senza dolore o, chissà, magari provare una lezione di yoga soft.

Il rosmarino “preso in prestito” mi ha fatto sorridere. Io lo uso ogni tanto, sì, soprattutto sulle patate o in una zuppa di legumi. Dà quel tocco che rende tutto meno noioso. Tu invece, dimmi, come lo sfrutti quel rosmarino? E come fai a non mollare quando il caos sembra prendersi tutto lo spazio?