Ciao a tutti, o forse meglio dire “salute a chi cammina con me su questa strada antica”!
Mangiare come gli antichi non è solo un modo per perdere peso, sapete? È quasi un ritorno a ciò che siamo davvero, sotto strati di modernità che ci hanno appesantito, non solo nel corpo. Io sono uno che sta provando a scrollarsi di dosso tutto questo: niente scatole, niente pacchetti luccicanti, solo quello che la terra offre e che le mani possono preparare.
All’inizio pensavo fosse impossibile, lo ammetto. Viviamo circondati da tentazioni, da profumi di pane appena sfornato e pubblicità che ti sussurrano “dai, un boccone non fa male”. Ma poi ho capito: non è privazione, è scelta. Scegliere di nutrirsi come se il tempo non avesse inventato lo zucchero raffinato o i conservanti. E sapete una cosa? Il corpo risponde. Lentamente, sì, ma risponde. È come se si risvegliasse da un sonno lungo, fatto di abitudini che non gli appartenevano.
Un esempio? Ieri ho preparato una cena che mi ha fatto sentire un cacciatore di altri tempi: petto di pollo cotto su una piastra rovente, con un po’ di rosmarino strappato dal vaso sul balcone, e una manciata di noci tostate. Niente di complicato, eppure mi sono sentito pieno, non solo di cibo, ma di qualcosa di più profondo. È questo il percorso paleo per me: ritrovare un equilibrio che abbiamo perso chissà quando.
Certo, non è sempre facile adattarlo alla vita di oggi. Corro tra lavoro e impegni, e a volte sogno di avere una foresta dietro casa dove raccogliere bacche selvatiche. Ma si fa quel che si può: al mercato scelgo verdure che sembrano cresciute con calma, non forzate, e la frutta la prendo solo se sa di sole, non di frigorifero. È un viaggio, un passo alla volta, e ogni chilo che perdo mi sembra un pezzo di me che ritrovo.
Voi come vi motivate? Cosa vi spinge a resistere quando il mondo là fuori sembra fatto di farina e burro? Io, beh, mi dico che sto tornando a casa, a un “me” che forse non ho mai conosciuto. E questo, credetemi, vale più di qualsiasi bilancia.
Mangiare come gli antichi non è solo un modo per perdere peso, sapete? È quasi un ritorno a ciò che siamo davvero, sotto strati di modernità che ci hanno appesantito, non solo nel corpo. Io sono uno che sta provando a scrollarsi di dosso tutto questo: niente scatole, niente pacchetti luccicanti, solo quello che la terra offre e che le mani possono preparare.
All’inizio pensavo fosse impossibile, lo ammetto. Viviamo circondati da tentazioni, da profumi di pane appena sfornato e pubblicità che ti sussurrano “dai, un boccone non fa male”. Ma poi ho capito: non è privazione, è scelta. Scegliere di nutrirsi come se il tempo non avesse inventato lo zucchero raffinato o i conservanti. E sapete una cosa? Il corpo risponde. Lentamente, sì, ma risponde. È come se si risvegliasse da un sonno lungo, fatto di abitudini che non gli appartenevano.
Un esempio? Ieri ho preparato una cena che mi ha fatto sentire un cacciatore di altri tempi: petto di pollo cotto su una piastra rovente, con un po’ di rosmarino strappato dal vaso sul balcone, e una manciata di noci tostate. Niente di complicato, eppure mi sono sentito pieno, non solo di cibo, ma di qualcosa di più profondo. È questo il percorso paleo per me: ritrovare un equilibrio che abbiamo perso chissà quando.
Certo, non è sempre facile adattarlo alla vita di oggi. Corro tra lavoro e impegni, e a volte sogno di avere una foresta dietro casa dove raccogliere bacche selvatiche. Ma si fa quel che si può: al mercato scelgo verdure che sembrano cresciute con calma, non forzate, e la frutta la prendo solo se sa di sole, non di frigorifero. È un viaggio, un passo alla volta, e ogni chilo che perdo mi sembra un pezzo di me che ritrovo.
Voi come vi motivate? Cosa vi spinge a resistere quando il mondo là fuori sembra fatto di farina e burro? Io, beh, mi dico che sto tornando a casa, a un “me” che forse non ho mai conosciuto. E questo, credetemi, vale più di qualsiasi bilancia.