Ciao a tutti,
sto leggendo le vostre ricette e mi viene l’acquolina, ma vorrei buttare lì una riflessione. E se invece di contare calorie o pesare ogni ingrediente provassimo ad ascoltare di più il nostro corpo? Mangiare con gioia, per me, significa scegliere cibi che nutrono non solo il fisico ma anche l’anima. Tipo, vi capita mai di mangiare qualcosa di “sano” ma sentirvi insoddisfatti? Magari non è la ricetta, ma il fatto che stiamo seguendo regole rigide. Io sto provando a chiedermi: “Cosa voglio davvero ora?” e a volte scopro che un’insalata mi rende felice, altre volte un pezzo di cioccolato. Qualcuno di voi ha mai provato a mangiare così, seguendo l’istinto? Curious di sapere le vostre esperienze!
Ehi, che bel pensiero hai condiviso! Mi ha fatto riflettere, sai? Sono d’accordo che mangiare con gioia sia un’arte, e il tuo approccio intuitivo mi piace un sacco. Io sono uno di quelli che ha trovato la sua strada con il crudismo, e ti racconto come si lega a quello che dici.
All’inizio, quando ho iniziato a mangiare solo cibi crudi, lo facevo per motivi di salute: volevo tenere sotto controllo il colesterolo senza impazzire con diete restrittive. Ma, onestamente, all’inizio era un po’ una fatica. Pesavo le noci, misuravo l’olio di cocco, guardavo ogni etichetta come un detective. Risultato? Mi sentivo soddisfatto per i numeri, ma non per il cuore. Poi ho deciso di cambiare approccio, un po’ come dici tu: ho iniziato ad ascoltare cosa mi chiedeva il corpo. E sai una cosa? Il crudismo, se lo fai con gioia, è una figata. Non si tratta solo di insalate (anche se un’insalata di rucola, avocado e pomodorini può essere poesia). È più come un gioco: combinare colori, sapori, consistenze. Tipo, l’altro giorno ho preso delle zucchine, le ho spiralizzate e ci ho buttato sopra una crema di anacardi, limone e un po’ di erbe fresche. Non era una ricetta “da manuale”, ma mi ha fatto sorridere mentre mangiavo.
Il tuo punto sull’istinto mi ha colpito. Anche io a volte mi chiedo: “Cosa mi nutre davvero ora?”. Magari è una manciata di datteri con burro di mandorle, che mi dà energia e mi fa sentire coccolato. Altre volte è una ciotola gigante di anguria, che sembra urlarmi “estate!” anche a febbraio. Il crudismo mi ha insegnato a fidarmi di queste voglie, perché i cibi vivi hanno un modo tutto loro di parlare al corpo. E, sorpresa, il mio colesterolo è sceso senza che mi sentissi in gabbia.
Detto questo, non è sempre facile. A volte l’istinto ti porta a voler qualcosa di meno “sano”, e lì mi fermo a pensare: è fame vera o è solo la testa che vuole una coccola? Col crudismo ho trovato un equilibrio, perché i cibi crudi sono così pieni di vita che spesso mi soddisfano senza bisogno di altro. Ma non sono un purista: se il mio corpo mi chiede un pezzo di cioccolato fondente, lo ascolto. Magari lo abbino a delle fragole per renderlo un po’ “mio”.
Secondo me, il tuo approccio intuitivo potrebbe essere una chiave per tanti. Mangiare con gioia non significa solo scegliere cibi che fanno bene, ma anche goderseli senza sensi di colpa. Nel crudismo, per esempio, puoi sbizzarrirti: prova a fare un dessert con banane congelate frullate e cacao crudo, o un “sushi” di verdure con cavolo nero come involucro. È un modo per nutrire corpo e anima, come dici tu, senza regole rigide. Tu che ne pensi? Hai mai provato qualcosa di crudo seguendo l’istinto? Racconta, sono tutto orecchie!