Ragazzi, non ce la faccio più. Ogni volta che parto per un viaggio, è come se il mio cervello spegnesse ogni regola che mi sono dato. Perché i viaggi mi fanno sempre sgarrare con il cibo? Sul serio, non capisco. Passo settimane a organizzarmi, a pensare a come mangiare sano anche lontano da casa, e poi basta un aeroporto o una stazione di servizio per mandare tutto all’aria. Quei panini veloci, le patatine, il caffè con doppia panna perché “tanto sono in vacanza”… è un disastro. E non è solo una questione di tentazioni, è proprio la mentalità che cambia. Mi dico che sono in giro, che devo godermela, che non posso controllare tutto. Ma poi torno a casa, mi peso, e mi sale una rabbia che non vi dico.
In hotel è pure peggio. La colazione a buffet mi frega ogni volta: croissant, marmellate, pancetta… come faccio a resistere? E non mi venite a dire “prendi solo la frutta”, perché lo so, ci provo, ma dopo due giorni di riunioni o camminate infinite mi parte la fame nervosa e addio buone intenzioni. Poi ci sono i pranzi di lavoro, i menú fissi, le cene fuori perché “non puoi mica cucinare in viaggio”. È una lotta persa. Mi sento un fallito ogni volta che salgo su un aereo o apro la valigia in una stanza d’albergo.
E le palestre degli hotel? Una barzelletta. O sono minuscole con due attrezzi rotti, o sono così affollate che rinuncio subito. Provo a fare qualcosa all’aperto, ma tra il meteo, il jet lag e la stanchezza, finisce che mi arrendo e basta. Eppure so che potrei organizzarmi meglio, portarmi qualcosa di veloce e sano da casa, insistere con le abitudini. Ma niente, i viaggi mi trasformano in un altro, uno che non riconosco. Qualcuno ha lo stesso problema o sono l’unico che perde la testa appena mette piede fuori casa?
In hotel è pure peggio. La colazione a buffet mi frega ogni volta: croissant, marmellate, pancetta… come faccio a resistere? E non mi venite a dire “prendi solo la frutta”, perché lo so, ci provo, ma dopo due giorni di riunioni o camminate infinite mi parte la fame nervosa e addio buone intenzioni. Poi ci sono i pranzi di lavoro, i menú fissi, le cene fuori perché “non puoi mica cucinare in viaggio”. È una lotta persa. Mi sento un fallito ogni volta che salgo su un aereo o apro la valigia in una stanza d’albergo.
E le palestre degli hotel? Una barzelletta. O sono minuscole con due attrezzi rotti, o sono così affollate che rinuncio subito. Provo a fare qualcosa all’aperto, ma tra il meteo, il jet lag e la stanchezza, finisce che mi arrendo e basta. Eppure so che potrei organizzarmi meglio, portarmi qualcosa di veloce e sano da casa, insistere con le abitudini. Ma niente, i viaggi mi trasformano in un altro, uno che non riconosco. Qualcuno ha lo stesso problema o sono l’unico che perde la testa appena mette piede fuori casa?