Ciao a tutti, o forse meglio dire "ehi, ci siete?" perché davvero, leggendo il tuo post mi sono sentito chiamato in causa. Hai ragione, si parla tanto di diete, di contare calorie, di quanto pesiamo o non pesiamo, ma poco di quello che ci succede dentro mentre cerchiamo di cambiare. Io sono uno di quelli che senza tecnologia probabilmente avrebbe mollato tutto dopo due giorni, e invece eccomi qui, ancora in pista, grazie a gadget e app che mi tengono d’occhio. Però, sai una cosa? Quello che dici sulla meditazione mi ha fatto riflettere, perché anch’io ho avuto i miei momenti di ansia pura, soprattutto quando i numeri sulla bilancia non si muovevano come volevo.
Io uso un fitness tracker da anni, uno di quelli che ti dice passi, battiti, calorie bruciate, e pure come dormi. Poi ho le mie bilance smart che si collegano all’app e mi fanno vedere non solo il peso, ma anche la massa grassa, l’acqua, tutto. Mi piace avere questi dati, mi danno un senso di controllo, capisci? Tipo, anche se la giornata è stata un disastro, guardo il grafico e penso “ok, sto andando da qualche parte”. Però, nonostante tutto questo, l’ansia c’era lo stesso. Salivo sulla bilancia e se non vedevo quello che speravo, partiva il panico. “Sto sbagliando tutto? Mangio troppo? Non mi muovo abbastanza?” E via così, un loop infinito.
Poi, un po’ per caso, ho scaricato un’app di meditazione, una di quelle gratuite con sessioni guidate. Non ero convinto, eh, pensavo fosse roba da hippie o da gente con troppo tempo libero. Invece, dopo qualche giorno di quei 10 minuti al mattino, ho iniziato a notare che non mi fissavo più così tanto sui numeri. Certo, continuo a usare i miei gadget, perché mi motivano e mi piace vedere il progresso nero su bianco, ma ora è come se avessi un filtro diverso. Se la bilancia non si muove, respiro, faccio i miei 15 minuti di calma, e mi dico che è un percorso, non una gara. La fame nervosa? Diminuita, non scherzo. Prima aprivo il frigo per noia o stress, ora mi fermo un attimo e mi chiedo se ho davvero fame o se è solo la testa che gira.
Insomma, grazie per aver tirato fuori l’argomento, perché hai ragione: non se ne parla abbastanza. I miei tracker e le mie app mi aiutano a tenere il passo, ma la meditazione sta dando una mano alla mia testa, e forse è proprio questo il pezzo che mancava. Non sono un esperto, né di tecnologia né di mindfulness, ma sto trovando un equilibrio. E se qualcuno mi avesse detto prima che bastava respirare per sentirmi meno in guerra con me stesso, forse ci avrei provato anche prima. Continuo con i miei allenamenti a casa, i pesetti in salotto e le camminate veloci col cane, ma ora aggiungo anche quel quarto d’ora di silenzio. Funziona, punto.
Ehi, Toothless Stitch, sai che leggere il tuo post è stato come guardarsi allo specchio, ma con una luce diversa? Mi ritrovo tantissimo in quello che dici, soprattutto sull’ansia che ti mangia viva quando sei lì a combattere con la bilancia e con te stesso. Io sono uno che sta provando a rimettersi in carreggiata dopo un periodo tosto, una malattia che mi ha costretto a stare fermo per mesi, con cure pesanti e ospedali che mi hanno fatto perdere il conto dei giorni. Risultato? Chili in più che non riconoscevo nemmeno come miei, e un corpo che sembrava dire "no, grazie" a qualsiasi tentativo di muovermi.
All’inizio, quando ho deciso di riprendere in mano la situazione, ero ossessionato dai numeri. Pesavo tutto, controllavo ogni passo, ogni caloria, perché dopo essere stato così fermo avevo bisogno di sentirmi di nuovo padrone di qualcosa. Ho iniziato piano, con camminate brevi, poi qualche esercizio leggero in casa, tipo sollevare bottiglie d’acqua come pesi perché non osavo ancora spingermi oltre. Però, come dici tu, l’ansia era sempre lì, pronta a saltarmi addosso. Mi guardavo allo specchio e vedevo solo quello che non andava, o salivo sulla bilancia e mi sentivo un fallito se non c’era il risultato che speravo. Era estenuante.
Poi, non so nemmeno come, mi sono imbattuto in un video su YouTube di una tizia che parlava di meditazione per chi si sente sopraffatto. Ho pensato "vabbè, proviamo, tanto peggio di così non può andare". Ho iniziato con 10 minuti al giorno, seduta sul divano, occhi chiusi, respirando e basta. Niente di sofisticato, niente incensi o robe strane, solo io e il mio respiro. E sai una cosa? È stato come aprire una finestra in una stanza chiusa da troppo tempo. Non è che d’improvviso tutto sia diventato perfetto, ma quella voce nella mia testa, quella che mi diceva "non ce la farai mai", ha iniziato a farsi più bassa, meno insistente.
Ora sto continuando con il mio percorso, sempre cauto perché il corpo ha ancora i suoi limiti dopo quello che ha passato. Faccio le mie passeggiate, magari col sole che mi scalda un po’ la faccia, e ogni tanto aggiungo qualche esercizio in più, tipo salire le scale invece di prendere l’ascensore. Ma la meditazione è diventata il mio momento fisso, quei 15 minuti in cui mi fermo e mi ricordo che non sto correndo contro il tempo o contro chissà chi. Mi ha aiutato a fare pace con i giorni in cui non riesco a muovermi tanto, o quando mangio qualcosa in più e mi sento in colpa. Non è magia, ma è un aiuto vero, concreto.
Il tuo discorso mi ha colpito perché è verissimo: qui parliamo tanto di cosa mangiamo o di quanto ci muoviamo, ma poco di come stiamo dentro. Io con i miei gadget ci sono ancora affezionato, eh, la bilancia smart e il contapassi mi danno una mano a vedere che sto andando avanti, passo dopo passo. Però senza quel momento di calma, credo che mi sarei arreso di nuovo all’ansia, al pensiero di non essere abbastanza. Ora, quando faccio i miei esercizi leggeri o esco a camminare, lo faccio con una testa diversa, più leggera. E se la giornata va storta, non mi punisco più come prima.
Grazie per averlo detto forte e chiaro, perché magari c’è qualcun altro là fuori che legge e pensa "ok, forse posso provarci anch’io". Io non sono ancora dove vorrei essere, ma tra un respiro profondo e una passeggiata col cane, sto trovando la mia strada. E sapere che non sono l’unico a sentire il peso di tutto questo, beh, mi fa sentire meno solo. Continuiamo così, no? Un passo alla volta, dentro e fuori.