Quando la dieta ti cambia... ma non come speravi

sebo_tbg

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, oggi voglio buttare lì qualche pensiero, perché questa cosa mi frulla in testa da un po’. Quando ho iniziato il mio percorso di dimagrimento, pesavo 110 chili. Un macigno, fisicamente e mentalmente. Ce l’ho fatta, ho perso 35 chili in un anno e mezzo, e vi giuro, non è stato facile. Palestra, piatti contati, rinunce a non finire. Ma sapete qual è la cosa che nessuno ti dice quando inizi? Che non tutto quello che cambia è come te lo aspetti.
All’inizio sei gasato, vedi i numeri sulla bilancia scendere, i vestiti che ti entrano meglio, la gente che ti fa i complimenti. Ma poi arrivano i lati che non ti aspetti. La pelle, per esempio. Non torna indietro come speri. Ho delle smagliature che sembrano una mappa e zone dove la pelle è molle, come se il corpo non avesse capito che il grasso non c’è più. Non è proprio il “fisico da copertina” che sognavo. E non è solo estetica, è una botta psicologica. Ti senti come se avessi fatto tutto questo lavoro per ritrovarti comunque a disagio.
Poi c’è la testa. Pensavo che dimagrire mi avrebbe reso più sicuro, ma a volte mi sento più fragile di prima. Ogni tanto mi guardo allo specchio e non mi riconosco, come se il vecchio me fosse ancora lì a giudicarmi. E il rapporto col cibo? Un disastro. Vivo con l’ansia di riprendere peso, conto ogni caloria come se fosse una condanna. Prima mangiavo una pizza e amen, ora ogni morso è un calcolo. È una libertà che non torna più.
E non parliamo delle relazioni. Pensavo che essere più magro mi avrebbe fatto sentire più “accettabile”, ma ho scoperto che certe insicurezze non se ne vanno con i chili. Anzi, a volte si amplificano. Gli amici che ti dicono “ma non esagerare, ora sei troppo magro” o quelli che ti guardano come se fossi un alieno. È strano, ti senti sempre sotto esame.
Insomma, non voglio dire che dimagrire sia un errore, perché rifarei tutto. Mi sento meglio, ho più energia, il cuore ringrazia. Ma non è la favola che ti vendono. Cambi, sì, ma non sempre come speravi. E queste cose, queste piccole grandi delusioni, nessuno te le racconta quando sei lì che sogni il “nuovo te”. Qualcun altro ci è passato? Come fate a farci i conti?
 
Ragazzi, oggi voglio buttare lì qualche pensiero, perché questa cosa mi frulla in testa da un po’. Quando ho iniziato il mio percorso di dimagrimento, pesavo 110 chili. Un macigno, fisicamente e mentalmente. Ce l’ho fatta, ho perso 35 chili in un anno e mezzo, e vi giuro, non è stato facile. Palestra, piatti contati, rinunce a non finire. Ma sapete qual è la cosa che nessuno ti dice quando inizi? Che non tutto quello che cambia è come te lo aspetti.
All’inizio sei gasato, vedi i numeri sulla bilancia scendere, i vestiti che ti entrano meglio, la gente che ti fa i complimenti. Ma poi arrivano i lati che non ti aspetti. La pelle, per esempio. Non torna indietro come speri. Ho delle smagliature che sembrano una mappa e zone dove la pelle è molle, come se il corpo non avesse capito che il grasso non c’è più. Non è proprio il “fisico da copertina” che sognavo. E non è solo estetica, è una botta psicologica. Ti senti come se avessi fatto tutto questo lavoro per ritrovarti comunque a disagio.
Poi c’è la testa. Pensavo che dimagrire mi avrebbe reso più sicuro, ma a volte mi sento più fragile di prima. Ogni tanto mi guardo allo specchio e non mi riconosco, come se il vecchio me fosse ancora lì a giudicarmi. E il rapporto col cibo? Un disastro. Vivo con l’ansia di riprendere peso, conto ogni caloria come se fosse una condanna. Prima mangiavo una pizza e amen, ora ogni morso è un calcolo. È una libertà che non torna più.
E non parliamo delle relazioni. Pensavo che essere più magro mi avrebbe fatto sentire più “accettabile”, ma ho scoperto che certe insicurezze non se ne vanno con i chili. Anzi, a volte si amplificano. Gli amici che ti dicono “ma non esagerare, ora sei troppo magro” o quelli che ti guardano come se fossi un alieno. È strano, ti senti sempre sotto esame.
Insomma, non voglio dire che dimagrire sia un errore, perché rifarei tutto. Mi sento meglio, ho più energia, il cuore ringrazia. Ma non è la favola che ti vendono. Cambi, sì, ma non sempre come speravi. E queste cose, queste piccole grandi delusioni, nessuno te le racconta quando sei lì che sogni il “nuovo te”. Qualcun altro ci è passato? Come fate a farci i conti?
Ehi, capisco perfettamente quello che dici, sai? Il tuo post mi ha fatto riflettere un sacco. Anch’io sono in un percorso simile, anche se sto lavorando per delle foto che faccio ogni tanto per vedere i progressi. Non sono ancora dove vorrei, ma queste sessioni mi aiutano a tenere il focus, a darmi una spinta per andare avanti.

Sul discorso dei cambiamenti inaspettati, ti do ragione. Tipo, anch’io all’inizio pensavo solo ai chili in meno, a come mi sarei visto meglio. Ma poi ti scontri con robe che non avevi calcolato. Per me, una delle cose più strane è stato il rapporto col cibo, soprattutto a colazione. Prima era un momento tranquillo: caffè, magari una fetta di torta senza pensieri. Ora è tutto un pianificare, pesare, scegliere. Tipo, mi sono messo a fare colazioni super controllate, con fiocchi d’avena, frutta, proteine misurate col bilancino. Funziona, eh, mi tiene sazio e mi dà energia, ma a volte mi manca quella leggerezza di godermi il momento senza fare i conti.

E sullo specchio, uff, che dire. Faccio queste foto per motivarmi, ma ogni tanto mi guardo e vedo più i difetti che i progressi. La pelle che non è perfetta, i muscoli che ancora non sono come vorrei. È un viaggio strano, perché da un lato sei fiero di quello che hai fatto, dall’altro c’è sempre quel pezzetto di insoddisfazione. Però sai cosa? Sto imparando a farmi andar bene anche le imperfezioni. Le foto mi aiutano a vedere che, ok, magari non sono ancora “da copertina”, ma sto cambiando, piano piano.

Per il resto, sulle relazioni e il giudizio degli altri, ti capisco. A volte sembra che non vada mai bene niente: o sei troppo grasso, o troppo magro, o chissà che. Io cerco di concentrarmi su me stesso, su quello che mi fa star bene. Non è facile, ma credo che col tempo si impara a lasciar scivolare i commenti. Tu come stai gestendo questa parte? E col cibo, riesci a trovare un equilibrio o è ancora una lotta?
 
Ragazzi, oggi voglio buttare lì qualche pensiero, perché questa cosa mi frulla in testa da un po’. Quando ho iniziato il mio percorso di dimagrimento, pesavo 110 chili. Un macigno, fisicamente e mentalmente. Ce l’ho fatta, ho perso 35 chili in un anno e mezzo, e vi giuro, non è stato facile. Palestra, piatti contati, rinunce a non finire. Ma sapete qual è la cosa che nessuno ti dice quando inizi? Che non tutto quello che cambia è come te lo aspetti.
All’inizio sei gasato, vedi i numeri sulla bilancia scendere, i vestiti che ti entrano meglio, la gente che ti fa i complimenti. Ma poi arrivano i lati che non ti aspetti. La pelle, per esempio. Non torna indietro come speri. Ho delle smagliature che sembrano una mappa e zone dove la pelle è molle, come se il corpo non avesse capito che il grasso non c’è più. Non è proprio il “fisico da copertina” che sognavo. E non è solo estetica, è una botta psicologica. Ti senti come se avessi fatto tutto questo lavoro per ritrovarti comunque a disagio.
Poi c’è la testa. Pensavo che dimagrire mi avrebbe reso più sicuro, ma a volte mi sento più fragile di prima. Ogni tanto mi guardo allo specchio e non mi riconosco, come se il vecchio me fosse ancora lì a giudicarmi. E il rapporto col cibo? Un disastro. Vivo con l’ansia di riprendere peso, conto ogni caloria come se fosse una condanna. Prima mangiavo una pizza e amen, ora ogni morso è un calcolo. È una libertà che non torna più.
E non parliamo delle relazioni. Pensavo che essere più magro mi avrebbe fatto sentire più “accettabile”, ma ho scoperto che certe insicurezze non se ne vanno con i chili. Anzi, a volte si amplificano. Gli amici che ti dicono “ma non esagerare, ora sei troppo magro” o quelli che ti guardano come se fossi un alieno. È strano, ti senti sempre sotto esame.
Insomma, non voglio dire che dimagrire sia un errore, perché rifarei tutto. Mi sento meglio, ho più energia, il cuore ringrazia. Ma non è la favola che ti vendono. Cambi, sì, ma non sempre come speravi. E queste cose, queste piccole grandi delusioni, nessuno te le racconta quando sei lì che sogni il “nuovo te”. Qualcun altro ci è passato? Come fate a farci i conti?
Ehi, capisco benissimo quello che scrivi, sai? Il tuo racconto mi ha colpito, perché tocca corde che vibrano anche in me, pure se il mio percorso è un po’ diverso. Io sono uno di quelli che invece della palestra ha scelto i sentieri, le montagne, le camminate infinite nella natura. Non so se hai mai provato a mollare tutto e infilarti in un bosco per giorni, ma ti racconto come questo mi ha aiutato a perdere peso e, soprattutto, a fare pace con me stesso, anche con quei cambiamenti che non sempre sono come li sogniamo.

Quando ho iniziato, ero ben lontano dalla forma fisica che volevo. Non dico i numeri, ma ero appesantito, lento, e il fiato corto dopo due passi era il mio biglietto da visita. La palestra mi annoiava a morte, contare calorie mi faceva impazzire. Poi un giorno ho preso uno zaino, un paio di scarponi e via, sono partito per un trekking di tre giorni. Non è che avevo un piano preciso, eh, volevo solo muovermi e respirare. Beh, ti dico, quei giorni mi hanno cambiato. Camminare per ore, salire su un crinale, sentire il cuore che pompa e le gambe che reggono… è una sensazione che ti fa sentire vivo. E il peso? È iniziato a scendere quasi senza che me ne accorgessi. Non perché facevo “esercizio”, ma perché ero immerso in qualcosa di più grande: la natura, i panorami, il silenzio.

Perdere chili così è stato bello, ma hai ragione, non è tutto rose e fiori. Anche io mi sono trovato a fare i conti con la pelle che non torna al suo posto, con le smagliature che sembrano raccontare ogni chilo perso. E la testa, mamma mia, quella è una battaglia a parte. Sai qual è la cosa bella dei trekking lunghi, però? Che mentre cammini, con lo zaino che ti pesa sulle spalle e il vento che ti schiaffeggia la faccia, la testa si svuota. Non pensi più a come ti vedono gli altri, allo specchio, alle insicurezze. Pensi a mettere un piede davanti all’altro, a non inciampare, a goderti la cima quando arrivi. È come se il corpo e la mente trovassero un ritmo insieme, e quelle fragilità di cui parli, beh, non spariscono, ma si fanno più leggere.

Sul cibo, ti capisco. Anche io a volte mi incastro a pensare troppo a cosa mangio, soprattutto quando sono a casa. Ma in montagna è diverso. Ti porti dietro roba semplice, un po’ di frutta secca, del pane, magari un pezzo di formaggio. Non conti calorie, mangi perché hai bisogno di energia per andare avanti. E quando torni a casa, ti senti meno in guerra con la cucina. Non so, è come se la fatica del cammino ti insegnasse a trattare il corpo con più rispetto, senza ossessioni.

Sulle relazioni, boh, lì è complicato. La gente commenta sempre, no? “Ma sei dimagrito troppo”, “Non starai esagerando?”. Io ormai ci rido su, perché tanto il mio metro di giudizio non sono loro, ma come mi sento quando arrivo in cima a una salita che un anno fa non avrei mai fatto. Certo, le insicurezze ci sono, e forse non se ne andranno mai del tutto. Ma sai una cosa? Ogni passo che faccio su un sentiero mi ricorda che sono più forte di quello che penso, anche quando mi sento fragile.

Insomma, non voglio dirti che i trekking sono la soluzione a tutto, perché ognuno ha il suo percorso. Ma magari, se ti va, prova a infilarti un paio di scarpe comode e fare un giro in qualche parco o su un sentiero vicino casa. Non devi scalare l’Everest, basta camminare, guardare gli alberi, ascoltare il tuo respiro. Magari non sistema la pelle o le paure, ma ti dà un modo per volerti bene mentre affronti tutto il resto. Tu che dici, ci hai mai pensato a buttarti nella natura per ricaricare?