Ritmo del Corpo: Come il Digiuno Intermittente Danza con la Tua Energia

Anushku

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6 Marzo 2025
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Cari compagni di viaggio,
il ritmo del corpo è come una melodia che si accorda con il tempo. Quando ho scoperto il digiuno intermittente, il mio mondo ha iniziato a danzare su una nuova armonia. Parlo del 16/8, un equilibrio che mi ha insegnato ad ascoltare i bisogni profondi del mio essere, non solo quelli del palato.
Immaginate il vostro corpo come un fuoco che arde piano durante la notte, custodendo l’energia per il giorno. Per sedici ore, gli permettete di riposare, di rigenerarsi, di trovare il suo centro. Poi, nelle otto ore che seguono, lo nutrite con cura, come un musicista che sceglie le note giuste per la sua sinfonia. Io ho iniziato con semplicità: una colazione robusta verso mezzogiorno, un pasto leggero nel pomeriggio, e una cena che chiude la giornata come un sipario al tramonto.
Ma non è solo una questione di ore. È un dialogo con voi stessi. All’inizio, il corpo può protestare, come un tamburo che perde il ritmo. La fame arriva, sussurra, a volte grida. Qui sta il primo segreto: non combattetela, accoglietela. Bevete acqua, un tè caldo, lasciate che il vostro fuoco interno si calmi. Ho imparato che quelle prime settimane sono come imparare un nuovo ballo: passi incerti, qualche errore, ma poi il corpo trova il suo groove.
Un errore che facevo? Pensavo che le ore di cibo fossero un invito a esagerare. Ma il digiuno non è una scusa per abbuffarsi; è un’arte di scegliere con intenzione. Ho smesso di contare calorie e ho iniziato a sentire cosa mi dava energia: verdure croccanti, proteine che saziano, grassi che scaldano come un abbraccio. E l’allenamento? È diventato il mio partner di danza. Non serve strafare: una camminata veloce, un po’ di pesi, o anche solo stretching per risvegliare i muscoli. Il digiuno rende ogni movimento più vivo, come se il corpo ringraziasse per l’attenzione.
Adattarsi è la chiave. Non tutti i giorni sono uguali. Ci sono momenti in cui il corpo chiede una pausa, e va bene anticipare la colazione o allungare un po’ la finestra di cibo. Ascoltatelo, non imponetegli un copione rigido. Io ho perso chili, sì, ma ho guadagnato molto di più: chiarezza, energia, un ritmo che mi fa sentire in sintonia con me stesso.
Se state pensando di provare, andate piano. Scegliete un giorno, provate a saltare la colazione, vedete come vi sentite. È una danza, non una corsa. E il vostro corpo sa già i passi, dovete solo ricordarglieli.
Con il cuore leggero,
un danzatore del tempo
 
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Ehi, danzatore del tempo,

la tua storia è poesia, ma ammetto che mi lascia un po’… fermo. Il digiuno intermittente sembra un valzer elegante, però io mi perdo nei passi. Esco per giorni interi, con lo zaino in spalla, montagne da scalare, sentieri che chiamano. Torno stanco, affamato, e l’idea di aspettare ore per un pasto mi spegne. Camminare brucia tanto, rafforza il cuore, snellisce il corpo, ma senza carburante? È come partire per un trekking senza acqua. Magari il mio ritmo è più lento, meno armonioso, ma quei chili persi sui sentieri valgono più di qualsiasi bilancia.
 
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Cari compagni di viaggio,
il ritmo del corpo è come una melodia che si accorda con il tempo. Quando ho scoperto il digiuno intermittente, il mio mondo ha iniziato a danzare su una nuova armonia. Parlo del 16/8, un equilibrio che mi ha insegnato ad ascoltare i bisogni profondi del mio essere, non solo quelli del palato.
Immaginate il vostro corpo come un fuoco che arde piano durante la notte, custodendo l’energia per il giorno. Per sedici ore, gli permettete di riposare, di rigenerarsi, di trovare il suo centro. Poi, nelle otto ore che seguono, lo nutrite con cura, come un musicista che sceglie le note giuste per la sua sinfonia. Io ho iniziato con semplicità: una colazione robusta verso mezzogiorno, un pasto leggero nel pomeriggio, e una cena che chiude la giornata come un sipario al tramonto.
Ma non è solo una questione di ore. È un dialogo con voi stessi. All’inizio, il corpo può protestare, come un tamburo che perde il ritmo. La fame arriva, sussurra, a volte grida. Qui sta il primo segreto: non combattetela, accoglietela. Bevete acqua, un tè caldo, lasciate che il vostro fuoco interno si calmi. Ho imparato che quelle prime settimane sono come imparare un nuovo ballo: passi incerti, qualche errore, ma poi il corpo trova il suo groove.
Un errore che facevo? Pensavo che le ore di cibo fossero un invito a esagerare. Ma il digiuno non è una scusa per abbuffarsi; è un’arte di scegliere con intenzione. Ho smesso di contare calorie e ho iniziato a sentire cosa mi dava energia: verdure croccanti, proteine che saziano, grassi che scaldano come un abbraccio. E l’allenamento? È diventato il mio partner di danza. Non serve strafare: una camminata veloce, un po’ di pesi, o anche solo stretching per risvegliare i muscoli. Il digiuno rende ogni movimento più vivo, come se il corpo ringraziasse per l’attenzione.
Adattarsi è la chiave. Non tutti i giorni sono uguali. Ci sono momenti in cui il corpo chiede una pausa, e va bene anticipare la colazione o allungare un po’ la finestra di cibo. Ascoltatelo, non imponetegli un copione rigido. Io ho perso chili, sì, ma ho guadagnato molto di più: chiarezza, energia, un ritmo che mi fa sentire in sintonia con me stesso.
Se state pensando di provare, andate piano. Scegliete un giorno, provate a saltare la colazione, vedete come vi sentite. È una danza, non una corsa. E il vostro corpo sa già i passi, dovete solo ricordarglieli.
Con il cuore leggero,
un danzatore del tempo
Ehi, danzatori del ritmo,

il tuo post mi ha fatto quasi sentire il battito del mio cuore che segue una nuova melodia! Il digiuno intermittente è davvero come un ballo, e leggerti mi ha ispirato a condividere il mio viaggio, con un twist un po’ diverso: il mio corpo ama correre, ma deve farlo senza inciampare nelle mie allergie.

Anch’io seguo il 16/8 da qualche mese, e all’inizio non è stato facile. Immagina: il mio stomaco che borbotta come una batteria fuori tempo, mentre cerco di capire cosa mangiare nelle otto ore senza glutine e senza lattosio. La fame delle prime settimane? Una compagna di danza un po’ invadente, ma ho imparato a tenerla a bada con tisane e acqua frizzante, che per me sono come un sorso di calma.

La corsa è diventata il mio modo di celebrare l’energia che il digiuno mi regala. Non parlo di maratone, sia chiaro: 30-40 minuti di jogging leggero, magari al parco, con il vento che mi scompiglia i capelli. È come se il mio corpo, dopo le ore di digiuno, si svegliasse e dicesse: “Ok, ora balliamo!”. Corro di solito verso la fine della finestra di digiuno, prima del mio primo pasto, perché mi sento più leggera, come se stessi fluttuando. E poi, quel pasto dopo? Una poesia.

Però, con le allergie, la scelta del “cosa mangiare” è un’arte a parte. La mia colazione, che di solito è verso l’una, è un mix di frutta fresca, riso integrale e proteine come uova o pesce. Niente pane, niente formaggi, ma non mi sento mai a corto di gusto. Ho scoperto le verdure fermentක tostate, condite con olio d’oliva e origano, che sono diventate il mio asso nella manica: croccanti, sazianti e perfette per il mio corpo. Per il secondo pasto, punto su zuppe o insalate con avocado e noci, che mi danno energia senza appesantirmi. Il trucco è preparare tutto in anticipo, così non cedo alla tentazione di mangiare qualcosa di sbagliato quando la finestra si apre.

Un errore che ho fatto? All’inizio pensavo che correre più veloce o più a lungo mi avrebbe fatto dimagrire prima. Sbagliato. Il corpo non è una macchina da corsa, è un partner di danza, come dici tu. Ho imparato ad ascoltarlo: se un giorno mi sento stanca, rallento o faccio solo una passeggiata. Il digiuno mi ha insegnato a rispettare i segnali, e la corsa mi aiuta a sentire ogni muscolo che si muove, ogni respiro che trova il suo ritmo.

Per chi vuole provare, il mio consiglio è: inizia con passi piccoli, come suggerisci tu. E se hai allergie come me, cerca alternative che ti facciano felice. Per esempio, il latte di mandorla senza zuccheri è il mio salvatore per i frullati, e le farine di grano saraceno o quinoa sono perfette per qualche ricetta sfiziosa. Ho perso peso, sì, ma la vera vittoria è sentirmi leggera, non solo nel corpo, ma anche nella testa. È come correre verso una versione di me stessa che sorride di più.

Grazie per aver condiviso la tua danza, mi ha fatto venir voglia di allacciarmi le scarpe e uscire a muovermi!

Con un passo leggero,

una corridrice senza glutine
 
Ehi, ballerini del ritmo! 🌊

Il tuo post, Anushku, è come un’onda che mi ha travolto, facendomi venir voglia di raccontare come sto imparando a danzare con il mio corpo, ma con un sapore tutto mediterraneo! 🐟🥗 Il digiuno intermittente è una scoperta che mi sta cambiando, però, ammetto, all’inizio sembrava più un tango complicato che una danza fluida. 😅 Seguo anch’io il 16/8, e il mio corpo sta trovando il suo ritmo, ma lo fa con un twist: la dieta mediterranea, il mio grande amore, che mi guida come una bussola tra verdure croccanti, pesce fresco e quel filo d’oro che è l’olio d’oliva. 🫒

Quando ho iniziato, le sedici ore di digiuno erano come un mare in tempesta. Lo stomaco brontolava, la testa vagava verso pensieri di pane appena sfornato… 😩 Ma ho imparato a navigare: un sorso d’acqua con una fettina di limone, una tisana alla menta, e quella fame che sembrava un’onda gigante si calmava. Ora, dopo qualche mese, è come se il mio corpo sapesse che il digiuno è un momento per riposare, per lasciare che il fuoco interno bruci piano, come dici tu. E quando arriva l’ora di mangiare? Oh, è una festa! 🎉

La mia finestra di otto ore è un omaggio ai sapori del Mediterraneo. Verso mezzogiorno, rompo il digiuno con un’insalata di pomodori succosi, cetrioli, olive nere e un po’ di feta (quando me la concedo). Sopra, un giro generoso di olio d’oliva extra vergine, che per me è come un abbraccio liquido. 🥙 Poi aggiungo del pesce: un filetto di orata al forno con limone e rosmarino, oppure sgombro grigliato, che è economico ma così saziante. Il secondo pasto, verso sera, è più leggero: magari una zuppa di ceci e spinaci, o verdure grigliate con un po’ di hummus fatto in casa. Non conto calorie, ma scelgo cibi che mi fanno sentire viva, come se ogni boccone fosse un passo di danza ben piazzato. 💃

Un errore che ho fatto? Pensavo che il digiuno fosse una scusa per “strafare” con i miei piatti preferiti. All’inizio, nelle otto ore, mi buttavo su porzioni enormi, come se dovessi compensare. Risultato? Mi sentivo pesante, altro che danzatrice! 😅 Ho capito che il segreto è l’equilibrio: nutrire il corpo con intenzione, come un pescatore che getta la rete con cura. Ora preparo i pasti in anticipo, così non cedo alla tentazione di mangiare qualcosa di troppo elaborato. E l’olio d’oliva? Lo uso con amore, ma senza esagerare, perché è un alleato, non il protagonista assoluto.

L’allenamento è il mio partner in questa danza. Non sono una fan delle palestre, ma adoro camminare lungo il mare o fare yoga in salotto, con il sole che filtra dalla finestra. 🧘‍♀️ Dopo il digiuno, ogni movimento sembra più intenso, come se il mio corpo ringraziasse per essere ascoltato. E il bello del mediterraneo è che anche l’attività fisica sembra una celebrazione: una passeggiata per raccogliere erbe aromatiche, o semplicemente ballare in cucina mentre preparo la cena. 🎶

Per chi vuole provare, vi consiglio di andare piano, come dice Anushku, ma anche di trovare il vostro “sapore”. Per me, la dieta mediterranea rende il digiuno intermittente una gioia, non una privazione. Provate un piatto semplice, come un’insalata di rucola, pomodorini e tonno, condita con olio e un pizzico di sale marino. O un filetto di salmone al cartoccio con zucchine e origano. Sono piatti che saziano, ma non appesantiscono, e vi fanno sentire come se foste in vacanza su un’isola greca. 🏝️ Ho perso qualche chilo, certo, ma la vera magia è sentirmi leggera, energica, come se il mio corpo avesse imparato a danzare al ritmo del mare.

Grazie per aver condiviso la tua melodia, Anushku, mi hai fatto venir voglia di cucinare un bel piatto di pesce stasera e di muovermi un po’ di più! 🌅 E tu, corridrice senza glutine, le tue verdure fermentate mi hanno incuriosito, raccontami di più! 😋

Con un sorriso salato,

una sirena mediterranea 🧜‍♀️
 
Cari compagni di viaggio,
il ritmo del corpo è come una melodia che si accorda con il tempo. Quando ho scoperto il digiuno intermittente, il mio mondo ha iniziato a danzare su una nuova armonia. Parlo del 16/8, un equilibrio che mi ha insegnato ad ascoltare i bisogni profondi del mio essere, non solo quelli del palato.
Immaginate il vostro corpo come un fuoco che arde piano durante la notte, custodendo l’energia per il giorno. Per sedici ore, gli permettete di riposare, di rigenerarsi, di trovare il suo centro. Poi, nelle otto ore che seguono, lo nutrite con cura, come un musicista che sceglie le note giuste per la sua sinfonia. Io ho iniziato con semplicità: una colazione robusta verso mezzogiorno, un pasto leggero nel pomeriggio, e una cena che chiude la giornata come un sipario al tramonto.
Ma non è solo una questione di ore. È un dialogo con voi stessi. All’inizio, il corpo può protestare, come un tamburo che perde il ritmo. La fame arriva, sussurra, a volte grida. Qui sta il primo segreto: non combattetela, accoglietela. Bevete acqua, un tè caldo, lasciate che il vostro fuoco interno si calmi. Ho imparato che quelle prime settimane sono come imparare un nuovo ballo: passi incerti, qualche errore, ma poi il corpo trova il suo groove.
Un errore che facevo? Pensavo che le ore di cibo fossero un invito a esagerare. Ma il digiuno non è una scusa per abbuffarsi; è un’arte di scegliere con intenzione. Ho smesso di contare calorie e ho iniziato a sentire cosa mi dava energia: verdure croccanti, proteine che saziano, grassi che scaldano come un abbraccio. E l’allenamento? È diventato il mio partner di danza. Non serve strafare: una camminata veloce, un po’ di pesi, o anche solo stretching per risvegliare i muscoli. Il digiuno rende ogni movimento più vivo, come se il corpo ringraziasse per l’attenzione.
Adattarsi è la chiave. Non tutti i giorni sono uguali. Ci sono momenti in cui il corpo chiede una pausa, e va bene anticipare la colazione o allungare un po’ la finestra di cibo. Ascoltatelo, non imponetegli un copione rigido. Io ho perso chili, sì, ma ho guadagnato molto di più: chiarezza, energia, un ritmo che mi fa sentire in sintonia con me stesso.
Se state pensando di provare, andate piano. Scegliete un giorno, provate a saltare la colazione, vedete come vi sentite. È una danza, non una corsa. E il vostro corpo sa già i passi, dovete solo ricordarglieli.
Con il cuore leggero,
un danzatore del tempo
Ehi, danzatori del ritmo,

il vostro post mi ha fatto pensare a come il corpo sia davvero una specie di orchestra, ma sapete una cosa? Prima di buttarmi in questa danza del digiuno intermittente, ho voluto essere egoista. Non nel senso di fregarmene degli altri, ma di mettere me stesso al primo posto, capendo davvero cosa mi serviva. E qui entra in gioco il mio percorso con il coaching online, che è stato un po’ come avere un direttore d’orchestra personale, ma a distanza.

All’inizio, quando ho deciso di provare il 16/8 di cui parlate, non mi sono lanciato a occhi chiusi. Ho un coach e un nutrizionista che mi seguono tramite videochiamate, e la prima cosa che mi hanno fatto fare è stata una mossa che molti saltano: un bel check-up completo. Analisi del sangue, livelli di tutto, dalla tiroide al ferro, perché, diciamocelo, come fai a danzare se non sai se il tuo corpo ha il ritmo giusto? Io, per esempio, avevo una carenza di vitamina D che mi faceva sentire come un tamburo scordato: sempre stanco, zero energia. Risolvere quello è stato il primo passo per far funzionare il digiuno.

Il bello del coaching online è che non devi inventarti nulla. Il mio nutrizionista mi ha costruito un piano su misura, non solo per le otto ore in cui mangio, ma per far sì che ogni pasto sia un colpo ben assestato, come un batterista che non perde il tempo. Niente conteggi ossessivi di calorie, ma scelte precise: verdure che riempiono, proteine che tengono a bada la fame, grassi sani che non mi fanno sentire come se stessi morendo di fame alle 11 di mattina. Il coach, invece, mi dà esercizi che si incastrano con la mia giornata. Non sono un fanatico del fitness, ma una camminata di 40 minuti o un circuito veloce a casa mi fanno sentire come se il mio corpo ringraziasse.

Ma non è tutto rose e fiori. Il lato egoista di me ama il controllo che questo formato mi dà: decido io quando fare la consulenza, non devo correre in palestra o in studio, e ho tutto registrato su un’app. Però, ammettiamolo, a volte mi sento un po’ solo. Non c’è il calore di un gruppo in carne e ossa, e se non sei disciplinato, rischi di mollare. Le prime settimane di digiuno, per esempio, sono state dure. La fame mi faceva impazzire, e senza il check settimanale con il coach, probabilmente avrei mandato tutto all’aria. Lui mi ha insegnato a non vedere la fame come un nemico, ma come un segnale da ascoltare, un po’ come un musicista che regola il volume. Acqua, tisane, e un bel respiro profondo: sembra banale, ma funziona.

Un altro pro? La flessibilità. Se un giorno sono stressato o il corpo chiede più cibo, il nutrizionista mi dice come adattare la finestra senza sentirmi in colpa. Non è una religione, è un ritmo, come dite voi. E i risultati? Ho perso 6 chili in tre mesi, ma la vera vittoria è che mi sento sveglio, concentrato, come se il mio corpo avesse trovato il suo tempo perfetto.

Il contro, però, è che devi essere tu a spingerti. Il coaching online non ti corre dietro se salti una consulenza o se sgari. E, diciamolo, a volte vorrei un high-five dal vivo invece di un “bravo” su Zoom. Ma per me, che ho una vita incasinata, è il compromesso perfetto.

Se state pensando di provare il digiuno, fatevi un regalo egoista: controllate il vostro corpo prima. Non è solo una questione di chili, ma di capire come sta il vostro “fuoco interno”. E se scegliete un coach online, cercatene uno che vi capisca, non uno che vi manda pdf generici.

Continuate a danzare,

uno che segue il suo ritmo
 
Cari compagni di viaggio,
il ritmo del corpo è come una melodia che si accorda con il tempo. Quando ho scoperto il digiuno intermittente, il mio mondo ha iniziato a danzare su una nuova armonia. Parlo del 16/8, un equilibrio che mi ha insegnato ad ascoltare i bisogni profondi del mio essere, non solo quelli del palato.
Immaginate il vostro corpo come un fuoco che arde piano durante la notte, custodendo l’energia per il giorno. Per sedici ore, gli permettete di riposare, di rigenerarsi, di trovare il suo centro. Poi, nelle otto ore che seguono, lo nutrite con cura, come un musicista che sceglie le note giuste per la sua sinfonia. Io ho iniziato con semplicità: una colazione robusta verso mezzogiorno, un pasto leggero nel pomeriggio, e una cena che chiude la giornata come un sipario al tramonto.
Ma non è solo una questione di ore. È un dialogo con voi stessi. All’inizio, il corpo può protestare, come un tamburo che perde il ritmo. La fame arriva, sussurra, a volte grida. Qui sta il primo segreto: non combattetela, accoglietela. Bevete acqua, un tè caldo, lasciate che il vostro fuoco interno si calmi. Ho imparato che quelle prime settimane sono come imparare un nuovo ballo: passi incerti, qualche errore, ma poi il corpo trova il suo groove.
Un errore che facevo? Pensavo che le ore di cibo fossero un invito a esagerare. Ma il digiuno non è una scusa per abbuffarsi; è un’arte di scegliere con intenzione. Ho smesso di contare calorie e ho iniziato a sentire cosa mi dava energia: verdure croccanti, proteine che saziano, grassi che scaldano come un abbraccio. E l’allenamento? È diventato il mio partner di danza. Non serve strafare: una camminata veloce, un po’ di pesi, o anche solo stretching per risvegliare i muscoli. Il digiuno rende ogni movimento più vivo, come se il corpo ringraziasse per l’attenzione.
Adattarsi è la chiave. Non tutti i giorni sono uguali. Ci sono momenti in cui il corpo chiede una pausa, e va bene anticipare la colazione o allungare un po’ la finestra di cibo. Ascoltatelo, non imponetegli un copione rigido. Io ho perso chili, sì, ma ho guadagnato molto di più: chiarezza, energia, un ritmo che mi fa sentire in sintonia con me stesso.
Se state pensando di provare, andate piano. Scegliete un giorno, provate a saltare la colazione, vedete come vi sentite. È una danza, non una corsa. E il vostro corpo sa già i passi, dovete solo ricordarglieli.
Con il cuore leggero,
un danzatore del tempo
Cari compagni di cammino,

il vostro post mi ha fatto riflettere su come il ritmo del corpo possa davvero diventare una danza, anche per chi, come me, affronta il percorso con il diabete come compagno di viaggio. Il digiuno intermittente di cui parlate è affascinante, ma per me la chiave è stata trovare un equilibrio che rispetti i bisogni del mio corpo senza scombussolare i livelli di zucchero. Vi racconto come le mie lunghe camminate si intrecciano con questa melodia.

Ho iniziato a camminare seriamente un anno fa, quando il medico mi ha detto che dovevo muovermi di più per gestire meglio il diabete di tipo 2. All’inizio era solo un dovere: 30 minuti al giorno, un passo dopo l’altro, senza troppa poesia. Ma poi ho scoperto che camminare non è solo esercizio: è un modo per ascoltare il corpo, proprio come fate voi con il digiuno. Ho trovato un ritmo che funziona per me: 5-6 chilometri al giorno, spesso al mattino presto, quando l’aria è fresca e la città ancora dorme. Il mio percorso preferito è lungo il fiume, dove i suoni dell’acqua e degli uccellini sembrano guidare i miei passi.

Per chi ha il diabete, la regolarità è tutto. Non seguo il digiuno intermittente in modo stretto come il 16/8, perché i miei zuccheri richiedono pasti più distribuiti. Però ho preso spunto dal vostro approccio: mangio in finestre temporali più definite, con tre pasti principali e uno spuntino leggero, sempre attenta a bilanciare carboidrati, proteine e fibre. Per esempio, prima di una camminata lunga mi assicuro di avere energia con una colazione di fiocchi d’avena, frutta fresca e un po’ di yogurt. Dopo, un’insalata con pollo o legumi mi aiuta a recuperare senza picchi glicemici.

Camminare mi ha insegnato a scegliere con intenzione, proprio come dite voi. Non si tratta solo di bruciare calorie, ma di sentirsi vivi. Ho notato che dopo un’ora di passo veloce il mio corpo si sente più leggero, la mente più chiara, e i valori della glicemia più stabili. Non serve correre o strafare: un ritmo costante, magari con un podcast o della musica soft, trasforma ogni uscita in un momento per me stessa. A volte cambio percorso per non annoiarmi: un parco, un quartiere nuovo, o anche solo le vie del centro, osservando i dettagli che di solito mi sfuggono.

Un consiglio per chi vuole provare? Iniziate con poco, magari 20 minuti al giorno, e ascoltate il vostro corpo. Se avete il diabete, controllate la glicemia prima e dopo l’attività per capire come reagite. E non sottovalutate l’importanza di scarpe comode: sembrano un dettaglio, ma fanno la differenza! Ho anche un’app che traccia i miei passi e i chilometri, e vedere i progressi mi dà una spinta in più. In sei mesi ho perso 8 chili, ma il vero traguardo è sentirmi più in controllo, più in armonia con il mio ritmo.

Grazie per aver condiviso la vostra danza. Mi avete fatto venire voglia di sperimentare un po’ di più con le tempistiche dei pasti, sempre tenendo d’occhio i miei bisogni. Continuiamo a muoverci, ognuno con il suo passo!

Con un sorriso dal sentiero,

una camminatrice del mattino
 
Ehi, danzatori del ritmo e camminatori dell’alba,

devo dirlo, leggere i vostri post mi ha fatto venire un po’ di nervoso. Non fraintendetemi, la vostra passione per il digiuno intermittente e le camminate poetiche è contagiosa, ma qui si parla di corpi che danzano e melodie interiori come se bastasse un cambio di ritmo per risolvere tutto. E invece no, non è così semplice! Soprattutto quando ti scontri con la realtà di un corpo che non sempre vuole collaborare, e nessuno sembra ricordarci l’importanza di partire con il piede giusto: gli esami medici.

Io sono una che ama cucinare, sapete? Passo ore a sperimentare in cucina, a trasformare verdure noiose in piatti che fanno venire l’acquolina, a sostituire burro e zucchero con alternative che non mi facciano sentire in colpa. Ma quando ho deciso di buttarmi sul serio in questo percorso di dimagrimento, ho fatto un errore madornale: ho iniziato senza controllare come stava davvero il mio corpo. Pensavo bastasse tagliare calorie, provare un po’ di questo 16/8 di cui tutti parlano, o magari camminare come fate voi. E invece, sorpresa: il mio corpo aveva altre idee.

Nessuno mi aveva detto che prima di cambiare abitudini alimentari o lanciarmi in qualsiasi “danza del ritmo” dovevo fare un check-up completo. Parlo di analisi del sangue, tiroide, livelli di ferro, vitamina D, glicemia, tutto! Ho iniziato con entusiasmo, preparando insalate colorate e smoothie che sembravano usciti da una rivista, ma dopo due settimane mi sentivo uno straccio. Stanchezza, mal di testa, fame che non passava nemmeno con litri di tè verde. E sapete perché? Perché avevo carenze che non conoscevo. La mia tiroide era un po’ pigra, il ferro bassissimo, e il mio corpo stava praticamente urlando: “Ehi, rallenta, non sono pronto per questa rivoluzione!”

Mi fa rabbia pensare a quanta fatica sprecata solo perché nessuno, in questi forum o tra gli influencer del benessere, ti dice chiaro e tondo: prima di tutto, fai le analisi. Non è sexy come parlare di finestre di digiuno o di camminate al tramonto, ma è la base. Se il tuo corpo è un’orchestra, come dite voi, gli esami sono lo spartito. Senza quello, stai solo improvvisando, e rischi di fare un disastro. Io l’ho imparato a mie spese: dopo un mese di tentativi a vuoto, sono andata dal medico, ho fatto tutti i controlli e ho scoperto cosa mi mancava. Solo allora ho potuto costruire un piano che funzionasse davvero.

Ora, non sto dicendo che il digiuno intermittente o le camminate non vadano bene. Anzi, vi invidio per come riuscite a farli sembrare poesia! Ma per me, che combatto con qualche chilo di troppo e un amore sfrenato per la cucina, la vera svolta è stata partire informata. Adesso, per esempio, preparo piatti che tengono conto delle mie esigenze: zuppe di legumi per il ferro, pesce azzurro per gli omega-3, verdure amare per il fegato. Ho sostituito la pasta normale con quella integrale o di legumi, e il pane bianco con quello di segale, che mi sazia di più. Non seguo il 16/8 perché per me è troppo, ma ho trovato un ritmo di tre pasti ben bilanciati, con spuntini di frutta secca quando serve. E sì, cammino anche io, ma non al fiume con gli uccellini: nel mio quartiere, con le cuffie che sparano musica rock per darmi la carica.

Il punto è che ognuno ha il suo ritmo, ma non puoi scoprirlo se non sai da dove parti. E mi dà fastidio che si parli tanto di “ascoltare il corpo” senza mai sottolineare che a volte il corpo parla una lingua che capisci solo con un’analisi del sangue. Quindi, per favore, a chi sta pensando di provarci: fatevi un favore, prenotate quegli esami. Non è una perdita di tempo, è un investimento. Io ho perso tre mesi a sbagliare, e non voglio che capiti a voi.

Scusate lo sfogo, ma ci tenevo a dirlo. Continuate a danzare e camminare, ma fatelo con uno spartito in mano.

Con un po’ di grinta,

una cuoca che ha imparato la lezione