Timidamente in sella: come il ciclismo mi ha aiutato a sentirmi più leggero

MrGypssy

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve" visto che sono un po’ timido a scrivere qui… Non sono mai stato bravo con le presentazioni, ma ci provo. Mi chiamo Marco, e da un paio d’anni il ciclismo è diventato la mia ancora di salvezza. Non esagero se dico che mi ha cambiato la vita, e non solo per i chili in meno.
All’inizio non ero proprio il tipo da sport. Pesavo troppo, mi sentivo goffo, e ogni volta che provavo a fare qualcosa di fisico finivo per arrendermi dopo due giorni. Poi, quasi per caso, un amico mi ha convinto a provare una pedalata tranquilla, di quelle su una stradina in campagna. Non avevo grandi aspettative, ma quella prima uscita… non so, mi ha fatto sentire libero. Non era come correre o andare in palestra, dove mi sentivo sempre giudicato. Sulla bici ero solo io, il vento e la strada.
Da lì ho iniziato piano. Comprarmi una bici decente è stato un investimento che all’inizio mi spaventava: non ero sicuro di essere "all’altezza" di usarla. Ho preso una gravel usata, niente di sofisticato, ma perfetta per me. Pedalavo un’oretta, magari due, lungo i sentieri vicino casa. Non avevo chissà che obiettivi, solo muovermi un po’. Però dopo qualche mese mi sono accorto che i pantaloni non tiravano più e che salire le scale non mi lasciava senza fiato. Pesarmi è stata una sorpresa: meno 8 chili quasi senza accorgermene.
Non fraintendetemi, non è stato tutto rose e fiori. Ci sono stati giorni in cui la pioggia o il freddo mi tenevano in casa, e la tentazione di mollare era forte. Ma poi mi dicevo: "Dai, Marco, esci solo per mezz’ora". E quella mezz’ora diventava un’ora, poi due. Ho imparato a conoscere il mio ritmo, a non forzarmi troppo. Il ciclismo per me è stato come un dialogo con me stesso: a volte litigo con la salita, a volte mi godo la discesa.
Per il resto, non ho mai seguito diete assurde o robe complicate. Pedalare mi faceva sudare un sacco, e questo mi aiutava a sentirmi più leggero, dentro e fuori. Certo, dopo una bella uscita mi concedevo una pizza senza troppi sensi di colpa – tanto i chilometri li avevo fatti! Ho anche iniziato a scegliere meglio l’attrezzatura: un casco comodo, una borraccia che non perdesse, pantaloncini con il fondello (credete a me, fanno la differenza). Piccole cose, ma che mi hanno fatto sentire più sicuro.
Ora sto cercando di integrare la bici nella vita di tutti i giorni. Vivo in una cittadina non proprio enorme, quindi a volte la uso per andare al lavoro o fare la spesa. È strano, ma mi piace questa sensazione di non dipendere sempre dalla macchina. Certo, non sono un atleta, e a volte mi imbarazzo ancora a mettermi la maglia aderente, però sto imparando a non pensarci troppo.
Scusate se mi sono dilungato, non sono abituato a scrivere così tanto! Spero che la mia storia possa essere utile a qualcuno. Se avete consigli su come affrontare l
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve" visto che sono un po’ timido a scrivere qui… Non sono mai stato bravo con le presentazioni, ma ci provo. Mi chiamo Marco, e da un paio d’anni il ciclismo è diventato la mia ancora di salvezza. Non esagero se dico che mi ha cambiato la vita, e non solo per i chili in meno.
All’inizio non ero proprio il tipo da sport. Pesavo troppo, mi sentivo goffo, e ogni volta che provavo a fare qualcosa di fisico finivo per arrendermi dopo due giorni. Poi, quasi per caso, un amico mi ha convinto a provare una pedalata tranquilla, di quelle su una stradina in campagna. Non avevo grandi aspettative, ma quella prima uscita… non so, mi ha fatto sentire libero. Non era come correre o andare in palestra, dove mi sentivo sempre giudicato. Sulla bici ero solo io, il vento e la strada.
Da lì ho iniziato piano. Comprarmi una bici decente è stato un investimento che all’inizio mi spaventava: non ero sicuro di essere "all’altezza" di usarla. Ho preso una gravel usata, niente di sofisticato, ma perfetta per me. Pedalavo un’oretta, magari due, lungo i sentieri vicino casa. Non avevo chissà che obiettivi, solo muovermi un po’. Però dopo qualche mese mi sono accorto che i pantaloni non tiravano più e che salire le scale non mi lasciava senza fiato. Pesarmi è stata una sorpresa: meno 8 chili quasi senza accorgermene.
Non fraintendetemi, non è stato tutto rose e fiori. Ci sono stati giorni in cui la pioggia o il freddo mi tenevano in casa, e la tentazione di mollare era forte. Ma poi mi dicevo: "Dai, Marco, esci solo per mezz’ora". E quella mezz’ora diventava un’ora, poi due. Ho imparato a conoscere il mio ritmo, a non forzarmi troppo. Il ciclismo per me è stato come un dialogo con me stesso: a volte litigo con la salita, a volte mi godo la discesa.
Per il resto, non ho mai seguito diete assurde o robe complicate. Pedalare mi faceva sudare un sacco, e questo mi aiutava a sentirmi più leggero, dentro e fuori. Certo, dopo una bella uscita mi concedevo una pizza senza troppi sensi di colpa – tanto i chilometri li avevo fatti! Ho anche iniziato a scegliere meglio l’attrezzatura: un casco comodo, una borraccia che non perdesse, pantaloncini con il fondello (credete a me, fanno la differenza). Piccole cose, ma che mi hanno fatto sentire più sicuro.
Ora sto cercando di integrare la bici nella vita di tutti i giorni. Vivo in una cittadina non proprio enorme, quindi a volte la uso per andare al lavoro o fare la spesa. È strano, ma mi piace questa sensazione di non dipendere sempre dalla macchina. Certo, non sono un atleta, e a volte mi imbarazzo ancora a mettermi la maglia aderente, però sto imparando a non pensarci troppo.
Scusate se mi sono dilungato, non sono abituato a scrivere così tanto! Spero che la mia storia possa essere utile a qualcuno. Se avete consigli su come affrontare l
Ehi Marco, benvenuto tra noi, timido ciclista! Sai che ti capisco benissimo quando dici che la bici ti ha fatto sentire libero? È una sensazione pazzesca, no? Quel vento in faccia, le gambe che girano e la testa che si svuota… altro che palestra con gli specchi che ti giudicano pure loro! Io sono uno di quelli col metabolismo sparato, di quelli che mangiano un piatto di pasta e dopo due ore hanno già fame, quindi il mio problema non è stato mai perdere peso, ma mettere su un po’ di muscoli senza trasformarmi in un palloncino di grasso. E indovina? La bici mi sta dando una mano anche in questo, pure se non proprio come pensavo all’inizio.

Prima di tutto, complimentoni per quegli 8 chili volati via quasi senza accorgertene! Io invece sono qui che combatto per costruire un po’ di “massa secca”, quella bella, tipo muscoli definiti senza strati di ciccia sopra. Il ciclismo è fantastico per il fiato e le gambe, ma per me è solo un pezzo del puzzle. Pedalo anch’io, non proprio su una gravel come la tua (io ho una bici da corsa, leggera che sembra una piuma), e mi piace spingere sulle salite per sentire i quadricipiti che urlano. Però, per mettere su massa, ho dovuto aggiustare il tiro con l’allenamento e il cibo, e magari ti racconto qualcosa che potrebbe ispirarti, visto che sei in modalità “dialogo con te stesso” – bella immagine, tra l’altro!

Sulle uscite in bici, faccio tipo te: non mi ammazzo, ma cerco di tenere un ritmo decente. Diciamo 2-3 ore, un paio di volte a settimana, con qualche salita tosta per far lavorare i muscoli. Ma da sola la bici non basta per me, quindi ci ho messo vicino un po’ di pesi. Niente di esagerato, eh: un paio di manubri a casa, qualche squat con il bilanciere e delle trazioni alla sbarra che ho montato in garage. Roba semplice, ma che mi sta aiutando a dare forma alle gambe e non solo. Tu hai mai provato a mixare il ciclismo con qualcosina del genere? Magari giusto per curiosità, senza strafare.

Poi c’è la parte del mangiare, che per me è un campo minato. Con questo metabolismo da Formula 1, se non sto attento finisco per bruciare tutto e non costruisco niente. Quindi dopo una pedalata bella intensa non mi limito alla pizza (anche se, dio, quanto la amo!), ma punto su roba tipo pollo, riso, avocado, un sacco di burro di arachidi – che è il mio peccato confessabile – e ogni tanto un bel frullato con proteine in polvere. Non sono un fanatico delle diete, ma cerco di tenere le calorie alte e pulite, così i muscoli crescono senza che arrivi la pancetta. Tu come ti gestisci col cibo ora che pedali tanto? La pizza post-uscita è sacrosanta, ma magari potresti provare a buttare dentro qualcosa di più “costruttivo” se ti va di dare una spinta in più al tuo fisico.

E comunque, chapeau per la storia della bici al lavoro e alla spesa! Io ci sto provando, ma vivo in una zona con troppe salite per i miei gusti, e arrivare in ufficio sudato come un mulo non è il massimo. Però hai ragione, quei pantaloncini col fondello sono una rivoluzione – all’inizio mi sentivo ridicolo, ora non potrei farne a meno. E la maglia aderente? Dai, Marco, buttati! Tanto chi ti guarda storto non capisce niente di quanto sia epico sentirsi un po’ ciclisti veri.

Scusa se ho fatto il chiacchierone, ma la tua storia mi ha gasato! Se ti va, prova a dare una chance a qualche esercizio extra o a un piatto più “da palestra” ogni tanto, e fammi sapere come va. Pedala fort
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve" visto che sono un po’ timido a scrivere qui… Non sono mai stato bravo con le presentazioni, ma ci provo. Mi chiamo Marco, e da un paio d’anni il ciclismo è diventato la mia ancora di salvezza. Non esagero se dico che mi ha cambiato la vita, e non solo per i chili in meno.
All’inizio non ero proprio il tipo da sport. Pesavo troppo, mi sentivo goffo, e ogni volta che provavo a fare qualcosa di fisico finivo per arrendermi dopo due giorni. Poi, quasi per caso, un amico mi ha convinto a provare una pedalata tranquilla, di quelle su una stradina in campagna. Non avevo grandi aspettative, ma quella prima uscita… non so, mi ha fatto sentire libero. Non era come correre o andare in palestra, dove mi sentivo sempre giudicato. Sulla bici ero solo io, il vento e la strada.
Da lì ho iniziato piano. Comprarmi una bici decente è stato un investimento che all’inizio mi spaventava: non ero sicuro di essere "all’altezza" di usarla. Ho preso una gravel usata, niente di sofisticato, ma perfetta per me. Pedalavo un’oretta, magari due, lungo i sentieri vicino casa. Non avevo chissà che obiettivi, solo muovermi un po’. Però dopo qualche mese mi sono accorto che i pantaloni non tiravano più e che salire le scale non mi lasciava senza fiato. Pesarmi è stata una sorpresa: meno 8 chili quasi senza accorgermene.
Non fraintendetemi, non è stato tutto rose e fiori. Ci sono stati giorni in cui la pioggia o il freddo mi tenevano in casa, e la tentazione di mollare era forte. Ma poi mi dicevo: "Dai, Marco, esci solo per mezz’ora". E quella mezz’ora diventava un’ora, poi due. Ho imparato a conoscere il mio ritmo, a non forzarmi troppo. Il ciclismo per me è stato come un dialogo con me stesso: a volte litigo con la salita, a volte mi godo la discesa.
Per il resto, non ho mai seguito diete assurde o robe complicate. Pedalare mi faceva sudare un sacco, e questo mi aiutava a sentirmi più leggero, dentro e fuori. Certo, dopo una bella uscita mi concedevo una pizza senza troppi sensi di colpa – tanto i chilometri li avevo fatti! Ho anche iniziato a scegliere meglio l’attrezzatura: un casco comodo, una borraccia che non perdesse, pantaloncini con il fondello (credete a me, fanno la differenza). Piccole cose, ma che mi hanno fatto sentire più sicuro.
Ora sto cercando di integrare la bici nella vita di tutti i giorni. Vivo in una cittadina non proprio enorme, quindi a volte la uso per andare al lavoro o fare la spesa. È strano, ma mi piace questa sensazione di non dipendere sempre dalla macchina. Certo, non sono un atleta, e a volte mi imbarazzo ancora a mettermi la maglia aderente, però sto imparando a non pensarci troppo.
Scusate se mi sono dilungato, non sono abituato a scrivere così tanto! Spero che la mia storia possa essere utile a qualcuno. Se avete consigli su come affrontare l
Ehi Marco, benvenuto tra noi timidi pedalatori! La tua storia mi ha colpita, sai? Anch’io lotto con i chili di troppo, ma nel mio caso c’è di mezzo un bel guaio con la tiroide – ipotiroidismo, per la precisione. Leggerti mi ha fatto pensare a quanto sia importante trovare qualcosa che ti faccia sentire bene, nonostante tutto.

Io non sono mai stata una gran sportiva, proprio come dicevi tu all’inizio. Pesavo troppo, mi sentivo un disastro e, onestamente, ogni volta che provavo a muovermi era un calvario. Poi è arrivata la diagnosi e ho capito che non era solo questione di “pigrizia”: il mio corpo remava contro di me. Da lì è iniziato un percorso con medici, endocrinologi soprattutto, che mi hanno aiutata a rimettere in sesto gli ormoni – o almeno a provarci. Prendo la mia pastiglietta ogni mattina, ma non è una bacchetta magica, eh. Il metabolismo resta lento, e perdere peso è una specie di battaglia quotidiana.

Il ciclismo di cui parli mi incuriosisce un sacco. Non ci avevo mai pensato, sai? Io ho sempre provato con la palestra o la dieta super rigida, ma finivo per mollare perché mi sentivo frustrata – soprattutto quando i risultati non arrivavano, nonostante gli sforzi. La tua idea di pedalare senza troppe pressioni, solo per il gusto di farlo, mi sembra quasi liberatoria. Magari potrei provarci anch’io, chissà. Vivo vicino a un parco con qualche sentiero, niente di che, ma potrebbe essere un inizio. Tu che dici, una principiante totale con una bici scassata ce la può fare?

Per la dieta, io devo stare attenta per forza. Con l’ipotiroidismo non posso sgarrare troppo, altrimenti il peso torna su in un lampo. Però mi piace il tuo approccio: sudare in sella e poi goderti una pizza senza drammi. Io sto cercando di bilanciare le cose con il mio nutrizionista – più proteine, meno carboidrati semplici, un sacco di verdure. Non è sempre facile, soprattutto quando sono stanca (e con la tiroide succede spesso), ma sto imparando a non sentirmi in colpa se ogni tanto cedo a una fetta di torta.

Le salite di cui parli… ecco, quelle mi spaventano un po’. Già faccio fatica a camminare veloce senza sentirmi uno straccio, figuriamoci pedalare in salita! Però capisco cosa intendi con il “dialogo con te stesso”. Io lo vivo con le mie giornate: a volte mi impongo di fare poco, tipo una passeggiata, e poi mi sorprendo a sentirmi meglio. Forse la bici potrebbe essere il mio prossimo passo, anche solo per sentirmi più leggera dentro, come dici tu.

Grazie per esserti raccontato, Marco. Mi hai dato uno spunto, davvero. Se hai qualche consiglio per una che parte da zero – bici, ritmo, o anche solo come non mollare quando gli ormoni fanno i capricci – lo accetto volentieri. E tu, hai mai avuto momenti in cui il corpo ti ha tradito un po’? Come li hai superati? Scusa se ti tartasso di domande, ma mi sa che siamo sulla stessa lunghezza d’onda!
 
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve" visto che sono un po’ timido a scrivere qui… Non sono mai stato bravo con le presentazioni, ma ci provo. Mi chiamo Marco, e da un paio d’anni il ciclismo è diventato la mia ancora di salvezza. Non esagero se dico che mi ha cambiato la vita, e non solo per i chili in meno.
All’inizio non ero proprio il tipo da sport. Pesavo troppo, mi sentivo goffo, e ogni volta che provavo a fare qualcosa di fisico finivo per arrendermi dopo due giorni. Poi, quasi per caso, un amico mi ha convinto a provare una pedalata tranquilla, di quelle su una stradina in campagna. Non avevo grandi aspettative, ma quella prima uscita… non so, mi ha fatto sentire libero. Non era come correre o andare in palestra, dove mi sentivo sempre giudicato. Sulla bici ero solo io, il vento e la strada.
Da lì ho iniziato piano. Comprarmi una bici decente è stato un investimento che all’inizio mi spaventava: non ero sicuro di essere "all’altezza" di usarla. Ho preso una gravel usata, niente di sofisticato, ma perfetta per me. Pedalavo un’oretta, magari due, lungo i sentieri vicino casa. Non avevo chissà che obiettivi, solo muovermi un po’. Però dopo qualche mese mi sono accorto che i pantaloni non tiravano più e che salire le scale non mi lasciava senza fiato. Pesarmi è stata una sorpresa: meno 8 chili quasi senza accorgermene.
Non fraintendetemi, non è stato tutto rose e fiori. Ci sono stati giorni in cui la pioggia o il freddo mi tenevano in casa, e la tentazione di mollare era forte. Ma poi mi dicevo: "Dai, Marco, esci solo per mezz’ora". E quella mezz’ora diventava un’ora, poi due. Ho imparato a conoscere il mio ritmo, a non forzarmi troppo. Il ciclismo per me è stato come un dialogo con me stesso: a volte litigo con la salita, a volte mi godo la discesa.
Per il resto, non ho mai seguito diete assurde o robe complicate. Pedalare mi faceva sudare un sacco, e questo mi aiutava a sentirmi più leggero, dentro e fuori. Certo, dopo una bella uscita mi concedevo una pizza senza troppi sensi di colpa – tanto i chilometri li avevo fatti! Ho anche iniziato a scegliere meglio l’attrezzatura: un casco comodo, una borraccia che non perdesse, pantaloncini con il fondello (credete a me, fanno la differenza). Piccole cose, ma che mi hanno fatto sentire più sicuro.
Ora sto cercando di integrare la bici nella vita di tutti i giorni. Vivo in una cittadina non proprio enorme, quindi a volte la uso per andare al lavoro o fare la spesa. È strano, ma mi piace questa sensazione di non dipendere sempre dalla macchina. Certo, non sono un atleta, e a volte mi imbarazzo ancora a mettermi la maglia aderente, però sto imparando a non pensarci troppo.
Scusate se mi sono dilungato, non sono abituato a scrivere così tanto! Spero che la mia storia possa essere utile a qualcuno. Se avete consigli su come affrontare l
Ehi Marco, altro che timido, hai scritto un romanzo che mi ha preso dall’inizio alla fine! Ti capisco benissimo, anch’io lotto con l’ipotiroidismo e so quanto può essere frustrante muoversi quando il corpo sembra remare contro. Il ciclismo per te è stato una svolta, e mi piace come lo racconti: quel senso di libertà lo sento anch’io quando riesco a fare qualcosa senza sentirmi un peso. Io sto provando a pedalare un po’ di più, ma tra medici, ormoni e dieta è un caos. Tu come hai fatto a non mollare nei giorni no? Io a volte mi blocco solo a pensare alla fatica…
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve" visto che sono un po’ timido a scrivere qui… Non sono mai stato bravo con le presentazioni, ma ci provo. Mi chiamo Marco, e da un paio d’anni il ciclismo è diventato la mia ancora di salvezza. Non esagero se dico che mi ha cambiato la vita, e non solo per i chili in meno.
All’inizio non ero proprio il tipo da sport. Pesavo troppo, mi sentivo goffo, e ogni volta che provavo a fare qualcosa di fisico finivo per arrendermi dopo due giorni. Poi, quasi per caso, un amico mi ha convinto a provare una pedalata tranquilla, di quelle su una stradina in campagna. Non avevo grandi aspettative, ma quella prima uscita… non so, mi ha fatto sentire libero. Non era come correre o andare in palestra, dove mi sentivo sempre giudicato. Sulla bici ero solo io, il vento e la strada.
Da lì ho iniziato piano. Comprarmi una bici decente è stato un investimento che all’inizio mi spaventava: non ero sicuro di essere "all’altezza" di usarla. Ho preso una gravel usata, niente di sofisticato, ma perfetta per me. Pedalavo un’oretta, magari due, lungo i sentieri vicino casa. Non avevo chissà che obiettivi, solo muovermi un po’. Però dopo qualche mese mi sono accorto che i pantaloni non tiravano più e che salire le scale non mi lasciava senza fiato. Pesarmi è stata una sorpresa: meno 8 chili quasi senza accorgermene.
Non fraintendetemi, non è stato tutto rose e fiori. Ci sono stati giorni in cui la pioggia o il freddo mi tenevano in casa, e la tentazione di mollare era forte. Ma poi mi dicevo: "Dai, Marco, esci solo per mezz’ora". E quella mezz’ora diventava un’ora, poi due. Ho imparato a conoscere il mio ritmo, a non forzarmi troppo. Il ciclismo per me è stato come un dialogo con me stesso: a volte litigo con la salita, a volte mi godo la discesa.
Per il resto, non ho mai seguito diete assurde o robe complicate. Pedalare mi faceva sudare un sacco, e questo mi aiutava a sentirmi più leggero, dentro e fuori. Certo, dopo una bella uscita mi concedevo una pizza senza troppi sensi di colpa – tanto i chilometri li avevo fatti! Ho anche iniziato a scegliere meglio l’attrezzatura: un casco comodo, una borraccia che non perdesse, pantaloncini con il fondello (credete a me, fanno la differenza). Piccole cose, ma che mi hanno fatto sentire più sicuro.
Ora sto cercando di integrare la bici nella vita di tutti i giorni. Vivo in una cittadina non proprio enorme, quindi a volte la uso per andare al lavoro o fare la spesa. È strano, ma mi piace questa sensazione di non dipendere sempre dalla macchina. Certo, non sono un atleta, e a volte mi imbarazzo ancora a mettermi la maglia aderente, però sto imparando a non pensarci troppo.
Scusate se mi sono dilungato, non sono abituato a scrivere così tanto! Spero che la mia storia possa essere utile a qualcuno. Se avete consigli su come affrontare l
Ehi Marco, capisco benissimo quella sensazione di libertà che descrivi! Anche per me lo sport è stato una svolta, ma nel mio caso sono le gambe che corrono o saltano a ritmo di musica a farmi sentire leggero. Io sono un fanatico del cardio: HIIT, corsa, sessioni di danza sfrenata… Insomma, tutto ciò che fa sudare e pompare il cuore! Come te, non sono mai stato un tipo da diete rigide, ma ho notato che il cardio intenso mi aiuta a bruciare calorie senza sentirmi in gabbia. E sai una cosa? Dopo una bella sessione, anche io mi concedo una pizza senza rimorsi – tanto il lavoro è fatto! Complimenti per il tuo percorso, continua così e vedrai che la maglia aderente non sarà più un problema, ma un trofeo!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve" visto che sono un po’ timido a scrivere qui… Non sono mai stato bravo con le presentazioni, ma ci provo. Mi chiamo Marco, e da un paio d’anni il ciclismo è diventato la mia ancora di salvezza. Non esagero se dico che mi ha cambiato la vita, e non solo per i chili in meno.
All’inizio non ero proprio il tipo da sport. Pesavo troppo, mi sentivo goffo, e ogni volta che provavo a fare qualcosa di fisico finivo per arrendermi dopo due giorni. Poi, quasi per caso, un amico mi ha convinto a provare una pedalata tranquilla, di quelle su una stradina in campagna. Non avevo grandi aspettative, ma quella prima uscita… non so, mi ha fatto sentire libero. Non era come correre o andare in palestra, dove mi sentivo sempre giudicato. Sulla bici ero solo io, il vento e la strada.
Da lì ho iniziato piano. Comprarmi una bici decente è stato un investimento che all’inizio mi spaventava: non ero sicuro di essere "all’altezza" di usarla. Ho preso una gravel usata, niente di sofisticato, ma perfetta per me. Pedalavo un’oretta, magari due, lungo i sentieri vicino casa. Non avevo chissà che obiettivi, solo muovermi un po’. Però dopo qualche mese mi sono accorto che i pantaloni non tiravano più e che salire le scale non mi lasciava senza fiato. Pesarmi è stata una sorpresa: meno 8 chili quasi senza accorgermene.
Non fraintendetemi, non è stato tutto rose e fiori. Ci sono stati giorni in cui la pioggia o il freddo mi tenevano in casa, e la tentazione di mollare era forte. Ma poi mi dicevo: "Dai, Marco, esci solo per mezz’ora". E quella mezz’ora diventava un’ora, poi due. Ho imparato a conoscere il mio ritmo, a non forzarmi troppo. Il ciclismo per me è stato come un dialogo con me stesso: a volte litigo con la salita, a volte mi godo la discesa.
Per il resto, non ho mai seguito diete assurde o robe complicate. Pedalare mi faceva sudare un sacco, e questo mi aiutava a sentirmi più leggero, dentro e fuori. Certo, dopo una bella uscita mi concedevo una pizza senza troppi sensi di colpa – tanto i chilometri li avevo fatti! Ho anche iniziato a scegliere meglio l’attrezzatura: un casco comodo, una borraccia che non perdesse, pantaloncini con il fondello (credete a me, fanno la differenza). Piccole cose, ma che mi hanno fatto sentire più sicuro.
Ora sto cercando di integrare la bici nella vita di tutti i giorni. Vivo in una cittadina non proprio enorme, quindi a volte la uso per andare al lavoro o fare la spesa. È strano, ma mi piace questa sensazione di non dipendere sempre dalla macchina. Certo, non sono un atleta, e a volte mi imbarazzo ancora a mettermi la maglia aderente, però sto imparando a non pensarci troppo.
Scusate se mi sono dilungato, non sono abituato a scrivere così tanto! Spero che la mia storia possa essere utile a qualcuno. Se avete consigli su come affrontare l
Ehi Marco, benvenuto tra noi, timido o no, qui sei nel posto giusto! Sai, leggendo la tua storia mi sono rivista un sacco, soprattutto in quel senso di goffaggine che dici all’inizio. Anche io non ero proprio il tipo da sport, eppure guarda dove mi ha portato il movimento… nel mio caso, i passi di danza!

Mi chiamo Sara, e per me il “mezzo” per sentirmi più leggera non è stata una bici, ma la pista da ballo. Salsa, hip-hop, un po’ di balletto quando mi sento ispirata… è iniziato tutto per gioco, quasi come la tua pedalata in campagna. Un’amica mi ha trascinata a una lezione di prova di salsa, e io, che mi sentivo un disastro con due piedi sinistri, ho pensato: “Vabbè, al massimo mi faccio una risata”. E invece, sorpresa: quel ritmo, quel muovermi a tempo, mi ha fatto sentire viva. Non era solo esercizio, era divertimento puro, una cosa che non mi pesava nemmeno chiamare “allenamento”.

All’inizio ero un po’ impacciata, come te con la tua gravel usata. Pesavo più di quanto mi piacesse ammettere, e l’idea di infilarmi in una sala con specchi ovunque mi terrorizzava. Però, sai com’è, una volta che inizi a ballare non ti guardi più allo specchio per criticarti, ma per vedere quanto ti stai divertendo. Non ho mai avuto un obiettivo preciso tipo “devo perdere tot chili”, volevo solo tornare a casa con il sorriso. E piano piano, quasi senza accorgermene, i vestiti hanno iniziato a starmi larghi. In un anno ho perso 10 chili, ma la cosa più bella è stata sentirmi libera, proprio come dici tu sulla bici.

Non è sempre stato facile, eh. Ci sono giorni in cui le gambe pesano, o magari piove e salto la lezione, e la tentazione di accoccolarmi sul divano con un piatto di pasta è forte. Ma poi mi dico: “Sara, vai, anche solo per mezz’ora”. E quella mezz’ora diventa un’ora di salsa che mi fa sudare e ridere, o un pezzo hip-hop che mi gasa da matti. Ballare è diventato il mio modo di parlare con me stessa, un po’ come le tue salite e discese. Non mi forzo, seguo il mio ritmo, e questo mi ha aiutato a non mollare.

Sul mangiare, niente di estremo nemmeno per me. Sudare ballando mi fa sentire a posto con la coscienza, e se dopo una serata di danza mi scappa una pizza o un tiramisù, pace, me lo godo e basta. Non peso le porzioni, ma col tempo ho iniziato a preferire cose più leggere, quasi senza pensarci. È buffo, no? Muoversi ti cambia anche dentro.

Ora sto provando a portare la danza un po’ ovunque nella mia vita. Vivo in città, quindi a volte cammino fino alla sala prove con la musica nelle cuffie, già scaldandomi con qualche passo. Non sono una ballerina professionista, e a volte mi imbarazzo ancora a fare un movimento troppo “scenico” davanti agli altri, ma sto imparando a fregarmene. È il mio momento, no?

La tua storia mi ha fatto proprio sorridere, Marco. Quel “dialogo con te stesso” sulla bici lo capisco benissimo, e credo che sia la chiave: trovare qualcosa che ti piace davvero. Se ti va, ti consiglio di provare una playlist bella ritmata per le tue pedalate, magari ti dà una spinta in più sulle sa
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve" visto che sono un po’ timido a scrivere qui… Non sono mai stato bravo con le presentazioni, ma ci provo. Mi chiamo Marco, e da un paio d’anni il ciclismo è diventato la mia ancora di salvezza. Non esagero se dico che mi ha cambiato la vita, e non solo per i chili in meno.
All’inizio non ero proprio il tipo da sport. Pesavo troppo, mi sentivo goffo, e ogni volta che provavo a fare qualcosa di fisico finivo per arrendermi dopo due giorni. Poi, quasi per caso, un amico mi ha convinto a provare una pedalata tranquilla, di quelle su una stradina in campagna. Non avevo grandi aspettative, ma quella prima uscita… non so, mi ha fatto sentire libero. Non era come correre o andare in palestra, dove mi sentivo sempre giudicato. Sulla bici ero solo io, il vento e la strada.
Da lì ho iniziato piano. Comprarmi una bici decente è stato un investimento che all’inizio mi spaventava: non ero sicuro di essere "all’altezza" di usarla. Ho preso una gravel usata, niente di sofisticato, ma perfetta per me. Pedalavo un’oretta, magari due, lungo i sentieri vicino casa. Non avevo chissà che obiettivi, solo muovermi un po’. Però dopo qualche mese mi sono accorto che i pantaloni non tiravano più e che salire le scale non mi lasciava senza fiato. Pesarmi è stata una sorpresa: meno 8 chili quasi senza accorgermene.
Non fraintendetemi, non è stato tutto rose e fiori. Ci sono stati giorni in cui la pioggia o il freddo mi tenevano in casa, e la tentazione di mollare era forte. Ma poi mi dicevo: "Dai, Marco, esci solo per mezz’ora". E quella mezz’ora diventava un’ora, poi due. Ho imparato a conoscere il mio ritmo, a non forzarmi troppo. Il ciclismo per me è stato come un dialogo con me stesso: a volte litigo con la salita, a volte mi godo la discesa.
Per il resto, non ho mai seguito diete assurde o robe complicate. Pedalare mi faceva sudare un sacco, e questo mi aiutava a sentirmi più leggero, dentro e fuori. Certo, dopo una bella uscita mi concedevo una pizza senza troppi sensi di colpa – tanto i chilometri li avevo fatti! Ho anche iniziato a scegliere meglio l’attrezzatura: un casco comodo, una borraccia che non perdesse, pantaloncini con il fondello (credete a me, fanno la differenza). Piccole cose, ma che mi hanno fatto sentire più sicuro.
Ora sto cercando di integrare la bici nella vita di tutti i giorni. Vivo in una cittadina non proprio enorme, quindi a volte la uso per andare al lavoro o fare la spesa. È strano, ma mi piace questa sensazione di non dipendere sempre dalla macchina. Certo, non sono un atleta, e a volte mi imbarazzo ancora a mettermi la maglia aderente, però sto imparando a non pensarci troppo.
Scusate se mi sono dilungato, non sono abituato a scrivere così tanto! Spero che la mia storia possa essere utile a qualcuno. Se avete consigli su come affrontare l
Ehi Marco, benvenuto nel club dei "timidi in sella"!

Mi ritrovo un sacco in quello che racconti, soprattutto quella sensazione di libertà che ti dà la bici. Io sono uno che viaggia spesso, sempre in giro tra treni, aerei e hotel, e ti capisco quando dici che il ciclismo ti ha cambiato la vita. Anche per me è stato un po’ così, solo che il mio “battesimo” con la bici è nato per necessità: dovevo muovermi senza impazzire a cercare parcheggio in città straniere o a casa quando sono di passaggio.

Non sono uno da palestra – troppo statica, troppo "sotto gli occhi di tutti" – ma la bici è un’altra storia. Quando sono in viaggio, cerco sempre di portarmela dietro (o noleggiarne una, se proprio non ce la faccio). Pedalare per me è perfetto: posso esplorare un posto nuovo, sentire l’aria addosso e, sì, bruciare qualche caloria senza nemmeno accorgermene. Come te, ho iniziato piano, senza grandi pretese. Una volta, in un paesino in Toscana, ho preso una bici scassata da un ostello e sono partito lungo una stradina tra i vigneti. Non ero in forma, sudavo come un matto, ma alla fine mi sono fermato a guardare il panorama con un sorriso da ebete. Pesavo qualche chilo di troppo all’epoca, e quella pedalata mi ha fatto pensare: “Ok, forse posso farcela”.

Da lì ho preso l’abitudine. Non sempre ho sentieri da sogno a disposizione, eh. A volte mi tocca pedalare tra il traffico di una città o su una ciclabile spelacchiata vicino a un hotel, ma va bene lo stesso. Mi basta una mezz’ora per staccare la spina e sentirmi più leggero. Quando sono in hotel, se non ho la bici, improvviso: un po’ di stretching in camera o una camminata veloce nei dintorni. Non è la stessa cosa, ma mi tiene in carreggiata. Il trucco, per me, è non mollare del tutto anche quando sono stanco o il tempo fa schifo. Come dici tu, basta dirsi “solo mezz’ora” e poi finisce che ti godi il giro.

Sul mangiare, ti do ragione: niente diete folli. In viaggio è dura star dietro a regole ferree, tra ristoranti e orari sballati. Però ho imparato qualche trucchetto. Tipo, se so che pedalerò, mi tengo leggero a pranzo – una insalata, un po’ di proteine, magari un frutto – così non mi appesantisco. Poi, certo, dopo un bel giro mi capita di cedere a una carbonara o a un gelato, ma senza drammi. Tanto, come dici tu, i chilometri li ho fatti! Ultimamente sto provando a portarmi dietro qualche snack sano: mandorle, una barretta proteica, robe così. Non sono un fanatico, ma aiutano a non crollare quando sei in mezzo al nulla e lo stomaco brontola.

Per l’attrezzatura, concordo sui pantaloncini col fondello: una volta li provi e non torni più indietro! Io aggiungo una borraccia termica – d’estate tiene l’acqua fresca per ore, una salvezza. E se viaggio in posti freddi, un giubbino leggero antivento è il mio migliore amico. Piccole cose, ma ti fanno sentire a tuo agio anche quando sei lontano da casa.

La tua idea di usare la bici per la vita di tutti i giorni mi piace un sacco. Io ci sto provando, soprattutto quando sono fermo per qualche giorno nello stesso posto. Andare al mercato o al bar in bici mi dà quella sensazione di normalità che in viaggio spesso manca. E poi, vuoi mettere? Niente stress da parcheggio, niente sensi di colpa per i dolci del giorno prima!

Grande Marco, continua così. Se hai qualche trucco per affrontare le salite (il mio incubo personale), fammi sapere. Io ti consiglio di provare a pedalare in posti nuovi quand
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve" visto che sono un po’ timido a scrivere qui… Non sono mai stato bravo con le presentazioni, ma ci provo. Mi chiamo Marco, e da un paio d’anni il ciclismo è diventato la mia ancora di salvezza. Non esagero se dico che mi ha cambiato la vita, e non solo per i chili in meno.
All’inizio non ero proprio il tipo da sport. Pesavo troppo, mi sentivo goffo, e ogni volta che provavo a fare qualcosa di fisico finivo per arrendermi dopo due giorni. Poi, quasi per caso, un amico mi ha convinto a provare una pedalata tranquilla, di quelle su una stradina in campagna. Non avevo grandi aspettative, ma quella prima uscita… non so, mi ha fatto sentire libero. Non era come correre o andare in palestra, dove mi sentivo sempre giudicato. Sulla bici ero solo io, il vento e la strada.
Da lì ho iniziato piano. Comprarmi una bici decente è stato un investimento che all’inizio mi spaventava: non ero sicuro di essere "all’altezza" di usarla. Ho preso una gravel usata, niente di sofisticato, ma perfetta per me. Pedalavo un’oretta, magari due, lungo i sentieri vicino casa. Non avevo chissà che obiettivi, solo muovermi un po’. Però dopo qualche mese mi sono accorto che i pantaloni non tiravano più e che salire le scale non mi lasciava senza fiato. Pesarmi è stata una sorpresa: meno 8 chili quasi senza accorgermene.
Non fraintendetemi, non è stato tutto rose e fiori. Ci sono stati giorni in cui la pioggia o il freddo mi tenevano in casa, e la tentazione di mollare era forte. Ma poi mi dicevo: "Dai, Marco, esci solo per mezz’ora". E quella mezz’ora diventava un’ora, poi due. Ho imparato a conoscere il mio ritmo, a non forzarmi troppo. Il ciclismo per me è stato come un dialogo con me stesso: a volte litigo con la salita, a volte mi godo la discesa.
Per il resto, non ho mai seguito diete assurde o robe complicate. Pedalare mi faceva sudare un sacco, e questo mi aiutava a sentirmi più leggero, dentro e fuori. Certo, dopo una bella uscita mi concedevo una pizza senza troppi sensi di colpa – tanto i chilometri li avevo fatti! Ho anche iniziato a scegliere meglio l’attrezzatura: un casco comodo, una borraccia che non perdesse, pantaloncini con il fondello (credete a me, fanno la differenza). Piccole cose, ma che mi hanno fatto sentire più sicuro.
Ora sto cercando di integrare la bici nella vita di tutti i giorni. Vivo in una cittadina non proprio enorme, quindi a volte la uso per andare al lavoro o fare la spesa. È strano, ma mi piace questa sensazione di non dipendere sempre dalla macchina. Certo, non sono un atleta, e a volte mi imbarazzo ancora a mettermi la maglia aderente, però sto imparando a non pensarci troppo.
Scusate se mi sono dilungato, non sono abituato a scrivere così tanto! Spero che la mia storia possa essere utile a qualcuno. Se avete consigli su come affrontare l
Ehi Marco, benvenuto tra noi timidoni! La tua storia con la bici mi ha colpito, anch’io sto provando a muovermi di più senza spendere una fortuna. Vivo in dormitorio, budget ristretto e zero tempo per palestra. Pedalare potrebbe essere un’idea… magari con una bici scassata del campus! Tu come facevi a non strafogarti dopo? Io dopo due pedalate sogno solo carboidrati!
 
Grande Marco, che bella la tua storia! Mi rivedo nel tuo "sentirsi goffo" all’inizio. Anch’io punto a sentirmi più leggero per le mie foto di progresso, e il ciclismo sembra perfetto. Per non strafogarmi dopo pedalo a stomaco pieno, così evito di sognare pizza a ogni curva. Tu come gestisci la fame post-uscita?