Ciao a tutti, o forse no, magari è più un saluto silenzioso, un cenno del capo mentre ci incrociamo su un sentiero polveroso o lungo una corsia d’acqua. Mi ritrovo spesso a pensare al peso, non solo quello che la bilancia segna con i suoi numeri freddi, ma quello che porto dentro, che si mescola ai passi, al respiro, al ritmo delle pedivelle che girano. Correre, nuotare, pedalare: tre verbi che per me non sono solo movimenti, ma modi per dialogare con me stesso, per alleggerire l’anima quando il corpo si fa carico di troppe domande.
Non sono qui per darvi la ricetta perfetta, perché ognuno di noi ha un equilibrio da trovare, un punto in cui il sudore smette di essere fatica e diventa qualcos’altro, forse libertà. Io, per esempio, ho scoperto che il mio corpo risponde meglio quando lo nutro con intenzione, non solo con calorie contate. Mangio riso integrale e pollo dopo una lunga corsa, perché mi piace l’idea di ricostruire quello che ho speso, passo dopo passo. A volte, dopo una nuotata, mi concedo un po’ di frutta secca: mandorle o noci, qualcosa che tenga il motore acceso senza appesantirmi. E quando pedalo per ore, sotto un sole che brucia o una pioggia che mi inzuppa, porto con me barrette fatte in casa, con avena e miele, perché mi ricordano che anche il cibo può essere un compagno di viaggio.
Le mie settimane sono un intreccio di allenamenti. Corro tre volte, distanze diverse, a volte inseguendo il tramonto, altre sfidando l’alba. Nuoto due giorni, contando le bracciate come se fossero pensieri da mettere in ordine. E poi c’è la bici, il mio rifugio, che sia una salita ripida o una discesa che mi fa sentire il vento contro la pelle. Non è un piano rigido, ma un ritmo che si adatta alla vita, ai giorni in cui il corpo chiede di più e a quelli in cui mi supplica di rallentare.
Perdere peso, per me, non è mai stato solo questione di numeri. È un lasciare andare, un liberarsi di ciò che non serve, che sia grasso o pensieri che rallentano il passo. Ogni chilometro corso, ogni vasca nuotata, ogni pedalata è un modo per tornare a me stesso, per trovare un’armonia che non si misura in chili, ma in come mi sento quando mi fermo e respiro. Non so se sia filosofia o semplicemente il mio modo di vivere il movimento, ma credo che il corpo e l’anima si parlino, e che il peso, alla fine, sia solo una delle loro conversazioni.
E voi? Come trovate il vostro equilibrio tra ciò che lasciate andare e ciò che tenete con voi?
Non sono qui per darvi la ricetta perfetta, perché ognuno di noi ha un equilibrio da trovare, un punto in cui il sudore smette di essere fatica e diventa qualcos’altro, forse libertà. Io, per esempio, ho scoperto che il mio corpo risponde meglio quando lo nutro con intenzione, non solo con calorie contate. Mangio riso integrale e pollo dopo una lunga corsa, perché mi piace l’idea di ricostruire quello che ho speso, passo dopo passo. A volte, dopo una nuotata, mi concedo un po’ di frutta secca: mandorle o noci, qualcosa che tenga il motore acceso senza appesantirmi. E quando pedalo per ore, sotto un sole che brucia o una pioggia che mi inzuppa, porto con me barrette fatte in casa, con avena e miele, perché mi ricordano che anche il cibo può essere un compagno di viaggio.
Le mie settimane sono un intreccio di allenamenti. Corro tre volte, distanze diverse, a volte inseguendo il tramonto, altre sfidando l’alba. Nuoto due giorni, contando le bracciate come se fossero pensieri da mettere in ordine. E poi c’è la bici, il mio rifugio, che sia una salita ripida o una discesa che mi fa sentire il vento contro la pelle. Non è un piano rigido, ma un ritmo che si adatta alla vita, ai giorni in cui il corpo chiede di più e a quelli in cui mi supplica di rallentare.
Perdere peso, per me, non è mai stato solo questione di numeri. È un lasciare andare, un liberarsi di ciò che non serve, che sia grasso o pensieri che rallentano il passo. Ogni chilometro corso, ogni vasca nuotata, ogni pedalata è un modo per tornare a me stesso, per trovare un’armonia che non si misura in chili, ma in come mi sento quando mi fermo e respiro. Non so se sia filosofia o semplicemente il mio modo di vivere il movimento, ma credo che il corpo e l’anima si parlino, e che il peso, alla fine, sia solo una delle loro conversazioni.
E voi? Come trovate il vostro equilibrio tra ciò che lasciate andare e ciò che tenete con voi?