Ehi, capisco il tuo caos alimentare, ci sono passato anch’io! Il tuo approccio “a istinto” mi ricorda me qualche anno fa, quando buttavo giù di tutto senza pensarci troppo, soprattutto dopo una giornata in montagna. Però, visto che parli di prestazioni sportive e di trekking tosti, ti racconto come ho fatto a organizzarmi coi pasti per stare meglio, senza impazzire con bilance e diari. Spoiler: non è così rigido come sembra.
Partiamo dal motivo: il mio medico mi ha messo davanti a un bivio. O cambiavo abitudini, o rischiavo guai seri, tipo diabetaccio o pressione alle stelle. Pesavo troppo, mi sentivo sempre stanco, e in salita arrancavo come un mulo sovraccarico. Da lì ho deciso di provarci sul serio, ma senza farmi prendere dalla mania del controllo, perché, come te, se mi annoio mollo tutto.
Per i pasti, ho trovato un compromesso che funziona per me e per le mie uscite all’aperto. La mattina, come te, punto su qualcosa di tosto: avena con frutta e un po’ di yogurt greco, oppure pane integrale con avocado e un uovo. Non peso niente, vado a occhio, ma cerco di bilanciare carboidrati e proteine per avere energia senza appesantirmi. Questo mi ha cambiato le giornate: prima, dopo due ore di cammino, crollavo; ora tengo il passo anche sui sentieri più lunghi.
A pranzo, cerco di stare leggero ma nutriente, soprattutto se so che mi aspetta un allenamento o un’escursione. Tipo, tacchino o pollo grigliato con verdure e un po’ di riso integrale o patate dolci. Non sono un fanatico delle porzioni, ma ho notato che se mangio troppo pesante, poi in salita mi sembra di portare uno zaino di pietre. La svolta è stata imparare a non strafogarmi di pasta o sughi elaborati, come facevo prima, perché mi lasciavano gonfio e lento.
Gli spuntini sono il mio salvavita: porto sempre dietro mandorle, una barretta proteica fatta in casa (niente roba da supermercato piena di zuccheri) o un frutto. Se sono in montagna e so che mi aspetta una giornata lunga, aggiungo del cioccolato fondente o un po’ di frutta secca. Non programmo ogni boccone, ma tengo sempre qualcosa in tasca per evitare i cali di energia. La cena dipende: se sono distrutto, una zuppa di legumi o un’insalata con tonno e un po’ di quinoa. Se ho ancora fame, magari un filetto di pesce con verdure al vapore. Non sto lì a cucinare manicaretti, vado sul semplice.
Rispondendo alla tua domanda: come faccio a non stufarmi? Non sono un robot, non peso tutto e non seguo schemi fissi. La chiave per me è stata trovare piatti che mi piacciono e che mi fanno stare bene, senza sentirmi in prigione. Tipo, ho scoperto che le patate dolci mi danno un boost pazzesco per le salite, e ora le infilo ovunque. Non tengo un diario, ma ho un’idea vaga di cosa mi serve: carboidrati per l’energia, proteine per i muscoli, grassi buoni per non crollare. Questo mi ha aiutato a sentirmi più leggero e scattante, e il medico è contento: la pressione è scesa, e il rischio diabete si è allontanato.
Per uno come te, che ama l’istinto ma vuole migliorare le prestazioni, ti direi di provare a organizzarti solo su un paio di pasti al giorno, quelli più importanti, tipo colazione e pranzo pre-trekking. Non serve pesare, basta avere un’idea di cosa ti dà energia senza appesantirti. Tipo, se sai che vai in montagna, punta su carboidrati complessi al mattino e tieni proteine e verdure per dopo. Gli spuntini lasciali pure al tuo caos, ma cerca di avere sempre qualcosa di pronto per non finire a digiuno in mezzo al nulla. E la pizza? Ogni tanto ci sta, non sei un monaco!
Il tuo mix di rigore e anarchia non è sbagliato, ma magari prova a darti una base minima di organizzazione, senza stress. Per me, il vero cambiamento è stato sentirmi meglio fisicamente: meno fiatone, più forza, e persino il sonno è migliorato. Non è solo per il medico, è che ora in montagna mi godo ogni passo, invece di trascinarmi. Tu che ne pensi? Qualcuno di voi sul forum ha trovato un modo per bilanciare istinto e pianificazione senza sclerare?