Ciao a tutti, o forse meglio dire "pronti a correre insieme"? Sono qui per raccontarvi come il marathon sia diventato per me non solo un modo per perdere peso, ma anche una vera ancora di salvezza per la mia testa. Quando ho iniziato, qualche anno fa, cercavo un sistema per buttare giù quei chili di troppo che mi portavo dietro. Non avrei mai immaginato che mi avrebbe dato così tanto di più.
Correre per ore, soprattutto preparando una maratona, è un viaggio. Non parlo solo dei chilometri, ma di quello che succede dentro. All’inizio è dura, il fiato corto, le gambe che protestano, la mente che ti dice "ma chi te lo fa fare?". Poi, piano piano, trovi il ritmo. E con quello arriva una calma che non ti aspetti. Per me, è stato come resettare i pensieri: ogni passo un po’ più leggero, ogni chilometro un problema in meno da rimuginare. La bilancia? Certo, quella scendeva, ma quasi non ci facevo più caso, perché mi sentivo bene, davvero bene.
Preparare una maratona non è uno scherzo, ve lo dico subito. Ci vuole un piano. Io di solito parto 4-5 mesi prima: si comincia con corse più brevi, 10-15 km, per poi aumentare gradualmente. Ora, per esempio, sto lavorando al mio prossimo obiettivo, la maratona di primavera, e sono nella fase in cui faccio 25-30 km nei weekend. Non è solo questione di resistenza, ma di imparare ad ascoltare il corpo. Mangio meglio, dormo di più, e cerco di non strafare. Il peso l’ho perso così, senza diete assurde: correndo tanto, il corpo chiede energia sana, non schifezze.
Un consiglio che darei a chi vuole provarci? Le scarpe giuste sono tutto. Non lesinate su quelle, o le ginocchia vi faranno pentire. E poi, stretching: prima e dopo, sempre. Io ho imparato a mie spese con un infortunio al polpaccio un paio di anni fa – un mese fermo, e mi sembrava di impazzire senza correre. Ora sono maniacale con il riscaldamento e il recupero. Altro trucco: trovatevi un compagno di corsa, o almeno una playlist che vi gasi. A me piace correre con i podcast, mi distraggono quel tanto che basta per non mollare.
Insomma, per me il marathon è diventato uno stile di vita. Non è solo il peso che perdi – che comunque, vi assicuro, se ne va eccome – ma è l’equilibrio che trovi. Quando tagli il traguardo dopo 42 km, stanco morto ma felice, capisci che ne è valsa la pena. E non è solo una questione di fisico: è la testa che ringrazia. Qualcuno di voi corre? O magari sta pensando di iniziare? Fatemi sapere, mi piace chiacchierare di queste cose!
Correre per ore, soprattutto preparando una maratona, è un viaggio. Non parlo solo dei chilometri, ma di quello che succede dentro. All’inizio è dura, il fiato corto, le gambe che protestano, la mente che ti dice "ma chi te lo fa fare?". Poi, piano piano, trovi il ritmo. E con quello arriva una calma che non ti aspetti. Per me, è stato come resettare i pensieri: ogni passo un po’ più leggero, ogni chilometro un problema in meno da rimuginare. La bilancia? Certo, quella scendeva, ma quasi non ci facevo più caso, perché mi sentivo bene, davvero bene.
Preparare una maratona non è uno scherzo, ve lo dico subito. Ci vuole un piano. Io di solito parto 4-5 mesi prima: si comincia con corse più brevi, 10-15 km, per poi aumentare gradualmente. Ora, per esempio, sto lavorando al mio prossimo obiettivo, la maratona di primavera, e sono nella fase in cui faccio 25-30 km nei weekend. Non è solo questione di resistenza, ma di imparare ad ascoltare il corpo. Mangio meglio, dormo di più, e cerco di non strafare. Il peso l’ho perso così, senza diete assurde: correndo tanto, il corpo chiede energia sana, non schifezze.
Un consiglio che darei a chi vuole provarci? Le scarpe giuste sono tutto. Non lesinate su quelle, o le ginocchia vi faranno pentire. E poi, stretching: prima e dopo, sempre. Io ho imparato a mie spese con un infortunio al polpaccio un paio di anni fa – un mese fermo, e mi sembrava di impazzire senza correre. Ora sono maniacale con il riscaldamento e il recupero. Altro trucco: trovatevi un compagno di corsa, o almeno una playlist che vi gasi. A me piace correre con i podcast, mi distraggono quel tanto che basta per non mollare.
Insomma, per me il marathon è diventato uno stile di vita. Non è solo il peso che perdi – che comunque, vi assicuro, se ne va eccome – ma è l’equilibrio che trovi. Quando tagli il traguardo dopo 42 km, stanco morto ma felice, capisci che ne è valsa la pena. E non è solo una questione di fisico: è la testa che ringrazia. Qualcuno di voi corre? O magari sta pensando di iniziare? Fatemi sapere, mi piace chiacchierare di queste cose!