Correre verso me stesso: come il dimagrimento mi sta insegnando a trovare equilibrio

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, magari oggi scrivo solo per me stesso, per mettere nero su bianco questo viaggio che sto facendo. Corro, corro tanto, e non è solo una questione di chilometri. È un percorso che mi sta portando a scoprire chi sono davvero, passo dopo passo, respiro dopo respiro. Il mio obiettivo? Un maratona, sì, ma non solo. Voglio essere più leggero, non solo nel corpo, ma anche nella testa.
Quando ho iniziato a perdere peso, pensavo fosse tutto una questione di numeri: chili, calorie, tempi sul cronometro. Ma più vado avanti, più capisco che c’è altro. Ogni allenamento è una specie di dialogo con me stesso. Ci sono giorni in cui le gambe pesano come macigni e la mente urla di fermarmi, ma poi trovo quel ritmo, quel momento in cui tutto si allinea e mi sento… libero. È come se ogni chilo perso fosse un pensiero in meno, un’ansia che si scioglie col sudore.
Il mio piano? Non è complicato, ma richiede disciplina. Mangio per nutrire il corpo, non per riempire vuoti. Colazione con avena, un po’ di frutta, proteine magre a pranzo – pollo o pesce, verdure ovunque – e cena leggera, spesso solo una zuppa o un’insalata con un filo d’olio. Niente zuccheri raffinati, niente eccessi, ma non mi privo di un buon piatto di pasta integrale ogni tanto, soprattutto prima di un lungo. Bevo acqua come se fosse il mio lavoro, e il caffè… beh, quello è il mio piccolo vizio che mi tiene sveglio nelle mattine fredde prima di uscire a correre.
Le mie settimane girano intorno agli allenamenti. Fartlek il martedì, per lavorare sulla velocità; un medio il giovedì, per spingere la resistenza; e poi il lungo la domenica, quello che mi mette davvero alla prova. Inizio con 15 km, poi 18, ora sto arrivando a 25. Non è facile, il fiato a volte si spezza, ma quando finisco mi sento invincibile. È lì che capisco perché lo faccio: non è solo per il traguardo della maratona, ma per quel senso di equilibrio che sto costruendo.
Perdere peso mi ha insegnato a essere paziente. Non con la bilancia, che a volte sembra prendersi gioco di me, ma con il processo. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vedo solo i difetti, le gambe che ancora non sono abbastanza toniche, la pancia che resiste. Poi però mi fermo, respiro, e penso a quanto sono cambiato. Non è solo il corpo, è la testa. Correre mi sta insegnando a non arrendermi, a non lasciarmi sopraffare dai momenti no. Ogni passo è una scelta, ogni pasto è una decisione.
Non so se sia salute mentale o benessere, forse entrambi. So solo che questo percorso mi sta dando qualcosa che non avevo prima: una calma che arriva dopo la fatica, una forza che non sapevo di avere. E voi, cosa vi sta insegnando il vostro viaggio?
 
Ehi, che bella riflessione! La tua storia mi colpisce, sai? Correre e mangiare con consapevolezza non è solo una questione di calorie o chilometri, è proprio un modo per ritrovare sé stessi. Mi piace come conti ogni passo e ogni boccone senza ossessionarti, tipo la tua pasta integrale prima del lungo – un tocco di equilibrio che fa la differenza. Io sono fissato con le tabelle, quindi ti dico: continua ad ascoltare il tuo corpo, magari prova a bilanciare i carboidrati con più verdure a basso impatto, tipo zucchine o spinaci, per tenere tutto sotto controllo. Il tuo viaggio mi ricorda che la vera forza sta nella testa, non solo nelle gambe. E tu, cosa ne pensi di questa calma che arriva dopo la fatica?
 
Ciao a tutti, o forse no, magari oggi scrivo solo per me stesso, per mettere nero su bianco questo viaggio che sto facendo. Corro, corro tanto, e non è solo una questione di chilometri. È un percorso che mi sta portando a scoprire chi sono davvero, passo dopo passo, respiro dopo respiro. Il mio obiettivo? Un maratona, sì, ma non solo. Voglio essere più leggero, non solo nel corpo, ma anche nella testa.
Quando ho iniziato a perdere peso, pensavo fosse tutto una questione di numeri: chili, calorie, tempi sul cronometro. Ma più vado avanti, più capisco che c’è altro. Ogni allenamento è una specie di dialogo con me stesso. Ci sono giorni in cui le gambe pesano come macigni e la mente urla di fermarmi, ma poi trovo quel ritmo, quel momento in cui tutto si allinea e mi sento… libero. È come se ogni chilo perso fosse un pensiero in meno, un’ansia che si scioglie col sudore.
Il mio piano? Non è complicato, ma richiede disciplina. Mangio per nutrire il corpo, non per riempire vuoti. Colazione con avena, un po’ di frutta, proteine magre a pranzo – pollo o pesce, verdure ovunque – e cena leggera, spesso solo una zuppa o un’insalata con un filo d’olio. Niente zuccheri raffinati, niente eccessi, ma non mi privo di un buon piatto di pasta integrale ogni tanto, soprattutto prima di un lungo. Bevo acqua come se fosse il mio lavoro, e il caffè… beh, quello è il mio piccolo vizio che mi tiene sveglio nelle mattine fredde prima di uscire a correre.
Le mie settimane girano intorno agli allenamenti. Fartlek il martedì, per lavorare sulla velocità; un medio il giovedì, per spingere la resistenza; e poi il lungo la domenica, quello che mi mette davvero alla prova. Inizio con 15 km, poi 18, ora sto arrivando a 25. Non è facile, il fiato a volte si spezza, ma quando finisco mi sento invincibile. È lì che capisco perché lo faccio: non è solo per il traguardo della maratona, ma per quel senso di equilibrio che sto costruendo.
Perdere peso mi ha insegnato a essere paziente. Non con la bilancia, che a volte sembra prendersi gioco di me, ma con il processo. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vedo solo i difetti, le gambe che ancora non sono abbastanza toniche, la pancia che resiste. Poi però mi fermo, respiro, e penso a quanto sono cambiato. Non è solo il corpo, è la testa. Correre mi sta insegnando a non arrendermi, a non lasciarmi sopraffare dai momenti no. Ogni passo è una scelta, ogni pasto è una decisione.
Non so se sia salute mentale o benessere, forse entrambi. So solo che questo percorso mi sta dando qualcosa che non avevo prima: una calma che arriva dopo la fatica, una forza che non sapevo di avere. E voi, cosa vi sta insegnando il vostro viaggio?
Ehi, che bella storia, davvero! Io invece ho trovato il mio equilibrio nuotando, altro che corse infinite. L’acqua mi ha salvato le articolazioni e sciolto chili senza farmi sentire un mulo zoppo. Fartlek, lunghi… sì, ok, ma hai mai provato a fare 2 km a crawl senza fermarti? È libertà vera, altro che cronometro. Il mio segreto? Nuoto 4 volte a settimana, tecnica curata, e una dieta semplice che mi tiene leggero. Altro che ansia, l’acqua se la porta via tutta! Tu corri verso te stesso, io nuoto per essere me stesso. Ognuno ha il suo modo, no?
 
Ehi, il tuo viaggio è proprio intenso, si sente la passione in ogni parola! Io invece sto correndo verso l’estate, o meglio, verso il mio matrimonio a luglio. Tutto per entrare in quell’abito senza sentirmi un sacco di patate! Dieta leggera, tipo la tua: niente zuccheri, tanta verdura, pesce e un po’ di pasta integrale per non svenire. Corro tre volte a settimana, niente maratone, ma quei 5-7 km mi fanno sudare via i chili e i pensieri. Ogni passo è un “posso farcela”, e quando vedo i progressi allo specchio, beh, è una botta di adrenalina. Tu con la tua maratona mi ispiri, sai? Ognuno ha il suo ritmo, ma alla fine è vero: si tratta di trovare se stessi, no?
 
Ciao a tutti, o forse no, magari oggi scrivo solo per me stesso, per mettere nero su bianco questo viaggio che sto facendo. Corro, corro tanto, e non è solo una questione di chilometri. È un percorso che mi sta portando a scoprire chi sono davvero, passo dopo passo, respiro dopo respiro. Il mio obiettivo? Un maratona, sì, ma non solo. Voglio essere più leggero, non solo nel corpo, ma anche nella testa.
Quando ho iniziato a perdere peso, pensavo fosse tutto una questione di numeri: chili, calorie, tempi sul cronometro. Ma più vado avanti, più capisco che c’è altro. Ogni allenamento è una specie di dialogo con me stesso. Ci sono giorni in cui le gambe pesano come macigni e la mente urla di fermarmi, ma poi trovo quel ritmo, quel momento in cui tutto si allinea e mi sento… libero. È come se ogni chilo perso fosse un pensiero in meno, un’ansia che si scioglie col sudore.
Il mio piano? Non è complicato, ma richiede disciplina. Mangio per nutrire il corpo, non per riempire vuoti. Colazione con avena, un po’ di frutta, proteine magre a pranzo – pollo o pesce, verdure ovunque – e cena leggera, spesso solo una zuppa o un’insalata con un filo d’olio. Niente zuccheri raffinati, niente eccessi, ma non mi privo di un buon piatto di pasta integrale ogni tanto, soprattutto prima di un lungo. Bevo acqua come se fosse il mio lavoro, e il caffè… beh, quello è il mio piccolo vizio che mi tiene sveglio nelle mattine fredde prima di uscire a correre.
Le mie settimane girano intorno agli allenamenti. Fartlek il martedì, per lavorare sulla velocità; un medio il giovedì, per spingere la resistenza; e poi il lungo la domenica, quello che mi mette davvero alla prova. Inizio con 15 km, poi 18, ora sto arrivando a 25. Non è facile, il fiato a volte si spezza, ma quando finisco mi sento invincibile. È lì che capisco perché lo faccio: non è solo per il traguardo della maratona, ma per quel senso di equilibrio che sto costruendo.
Perdere peso mi ha insegnato a essere paziente. Non con la bilancia, che a volte sembra prendersi gioco di me, ma con il processo. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vedo solo i difetti, le gambe che ancora non sono abbastanza toniche, la pancia che resiste. Poi però mi fermo, respiro, e penso a quanto sono cambiato. Non è solo il corpo, è la testa. Correre mi sta insegnando a non arrendermi, a non lasciarmi sopraffare dai momenti no. Ogni passo è una scelta, ogni pasto è una decisione.
Non so se sia salute mentale o benessere, forse entrambi. So solo che questo percorso mi sta dando qualcosa che non avevo prima: una calma che arriva dopo la fatica, una forza che non sapevo di avere. E voi, cosa vi sta insegnando il vostro viaggio?
Ehi, sai che ti capisco proprio? Quel tuo “corro tanto, ma non è solo una questione di chilometri” mi ha colpito dritto al cuore. Anche io sono passato per un viaggio così, e leggerti è come rivedere un pezzo di me qualche anno fa. Io sono uno di quelli che ce l’ha fatta, o almeno così mi piace pensare: da 95 chili a 68, e non è stato solo un numero che cambiava sulla bilancia. È stato un casino, un’avventura, una specie di rivoluzione personale.

All’inizio anche per me era tutto un conteggio: calorie, passi, chili persi. Correvo pure io, ma all’epoca facevo a malapena 5 km senza sentirmi morire. Pesavo ogni grammo di cibo, misuravo ogni battito del cuore con l’orologio. Poi, come dici tu, ho capito che non era solo quello. Perdere peso è diventato una specie di specchio: più kilogrammi lasciavo indietro, più vedevo chi ero davvero sotto strati di insicurezze e abitudini schifose. Non so te, ma per me ogni corsa lunga è stata una seduta di terapia gratuita – sudavo fuori i pensieri pesanti insieme ai chili.

Il mio trucco? Beh, niente di magico, te lo dico subito. Mangiavo semplice: colazione con yogurt greco e un po’ di miele, pranzo con riso integrale e tacchino, cena quasi sempre una vellutata di verdure. Niente schifezze, ma non ero un monaco: un quadratino di cioccolato fondente dopo cena me lo concedevo, altrimenti impazzivo. E l’acqua, mamma mia, litri e litri, sembrava che stessi annaffiando un campo! Gli allenamenti erano il mio ritmo: correvo 4 volte a settimana, alternando un po’ come fai tu – un giorno corto e veloce, un altro più lungo e lento. La svolta è stata quando ho smesso di vedere la corsa come una punizione e ho iniziato a godermela. Tipo te con quei momenti in cui “tutto si allinea” – li conosco bene, sono pura magia.

Le difficoltà? Tante. Le ginocchia che urlavano, la testa che mi diceva “ma chi te lo fa fare”, le giornate in cui la bilancia non si muoveva di un grammo nonostante tutto. Però ho imparato a fregarmene dei numeri e a guardare altro: il fiato che reggeva di più, i vestiti che finalmente mi stavano bene, la sensazione di leggerezza che non era solo fisica. Come te, ho dovuto fare pace col processo, con i giorni no, con lo specchio che a volte mi rimandava un’immagine che non mi piaceva ancora. Ma sai una cosa? Ogni volta che finivo un lungo, tipo i tuoi 25 km, mi sentivo un guerriero. Non era solo il corpo che cambiava, era la testa che si rimetteva in sesto.

Correre mi ha insegnato a respirare, non solo con i polmoni ma con tutto me stesso. È una calma che arriva dopo, come dici tu, una forza che non sai di avere finché non la tiri fuori. Il mio viaggio mi ha dato equilibrio, sì, ma anche una specie di fiducia che prima non avevo. E tu, quel “dialogo con te stesso” che trovi correndo, dove ti sta portando? Cosa ti sta insegnando di nuovo su di te?
 
Ehi, ciao, o forse solo un “ohi” buttato lì mentre mi immagino a correre al tuo fianco! Il tuo post mi ha preso proprio, sai? Quel tuo parlare di ritmo, di chili che se ne vanno insieme ai pensieri, mi ci ritrovo un sacco. Io sono quella fissata coi supi, sì, proprio così: ho fatto delle zuppe leggere la mia religione per perdere peso. Non è una maratona come la tua, ma è comunque un viaggio, un passo alla volta verso un “me” più leggero, dentro e fuori.

Sai com’è iniziato? Ero stufa di sentirmi sempre piena e mai sazia, un paradosso assurdo. Così ho detto: basta, provo coi brodi, le verdure, qualcosa di semplice che mi riempia senza appesantirmi. Ora la mia giornata gira intorno a quello: colazione con un po’ di frutta e yogurt, poi pranzo e cena sono quasi sempre un minestrone o una crema di zucchine, carote, quello che trovo. Ci butto dentro un po’ di spezie per non morire di noia – curcuma, pepe, a volte un pizzico di zenzero – e sto attenta a non esagerare con l’olio. Non è fame, è controllo, ma senza ossessionarmi coi numeri. Certo, ogni tanto cedo a un piatto di pasta integrale, come te, perché la vita deve pur avere un sapore, no?

Il mio trucco è tenere tutto leggero ma nutriente. Ci metto legumi ogni tanto, tipo lenticchie o ceci, così non mi manca la forza e non crollo. All’inizio pensavo “oddio, morirò di fame”, e invece no, mi sento bene, tipo che il corpo ringrazia. Non corro come te – ammiro quel tuo “25 km” con occhi sgranati – ma cammino tanto, e quelle passeggiate veloci mi danno lo stesso senso di libertà che trovi tu nel ritmo. È come se ogni cucchiaio di zuppa fosse un pensiero in meno, un peso che si scioglie, proprio come dici tu col sudore.

Non è sempre facile, eh. Ci sono giorni in cui il brodo mi guarda e io guardo lui, e penso “ma chi me lo fa fare?”. La bilancia a volte sta ferma, lo specchio mi fa l’occhiolino beffardo, ma poi mi fermo e respiro. Sento che sto cambiando, non solo fuori. È una pazienza che non avevo, una calma che arriva dopo aver mescolato l’ennesima pentola di verdure. Il mio viaggio mi sta insegnando a volermi bene senza strafare, a trovare un equilibrio che non sia solo “meno chili” ma “più me stessa”. E tu, quel tuo correre verso te stesso, cosa ti sta sussurrando all’orecchio ultimamente?
 
Ehi, ciao, o forse solo un “ohi” buttato lì mentre mi immagino a correre al tuo fianco! Il tuo post mi ha preso proprio, sai? Quel tuo parlare di ritmo, di chili che se ne vanno insieme ai pensieri, mi ci ritrovo un sacco. Io sono quella fissata coi supi, sì, proprio così: ho fatto delle zuppe leggere la mia religione per perdere peso. Non è una maratona come la tua, ma è comunque un viaggio, un passo alla volta verso un “me” più leggero, dentro e fuori.

Sai com’è iniziato? Ero stufa di sentirmi sempre piena e mai sazia, un paradosso assurdo. Così ho detto: basta, provo coi brodi, le verdure, qualcosa di semplice che mi riempia senza appesantirmi. Ora la mia giornata gira intorno a quello: colazione con un po’ di frutta e yogurt, poi pranzo e cena sono quasi sempre un minestrone o una crema di zucchine, carote, quello che trovo. Ci butto dentro un po’ di spezie per non morire di noia – curcuma, pepe, a volte un pizzico di zenzero – e sto attenta a non esagerare con l’olio. Non è fame, è controllo, ma senza ossessionarmi coi numeri. Certo, ogni tanto cedo a un piatto di pasta integrale, come te, perché la vita deve pur avere un sapore, no?

Il mio trucco è tenere tutto leggero ma nutriente. Ci metto legumi ogni tanto, tipo lenticchie o ceci, così non mi manca la forza e non crollo. All’inizio pensavo “oddio, morirò di fame”, e invece no, mi sento bene, tipo che il corpo ringrazia. Non corro come te – ammiro quel tuo “25 km” con occhi sgranati – ma cammino tanto, e quelle passeggiate veloci mi danno lo stesso senso di libertà che trovi tu nel ritmo. È come se ogni cucchiaio di zuppa fosse un pensiero in meno, un peso che si scioglie, proprio come dici tu col sudore.

Non è sempre facile, eh. Ci sono giorni in cui il brodo mi guarda e io guardo lui, e penso “ma chi me lo fa fare?”. La bilancia a volte sta ferma, lo specchio mi fa l’occhiolino beffardo, ma poi mi fermo e respiro. Sento che sto cambiando, non solo fuori. È una pazienza che non avevo, una calma che arriva dopo aver mescolato l’ennesima pentola di verdure. Il mio viaggio mi sta insegnando a volermi bene senza strafare, a trovare un equilibrio che non sia solo “meno chili” ma “più me stessa”. E tu, quel tuo correre verso te stesso, cosa ti sta sussurrando all’orecchio ultimamente?
Ehi, un “ciao” veloce mentre immagino di camminarti accanto – non corro come te, ma ti tengo il passo con il pensiero! Il tuo messaggio mi ha colpita, sai? Quel tuo modo di raccontare il viaggio, il sudore che porta via i chili e i pensieri insieme, mi ci vedo riflessa, anche se il mio sentiero è fatto di pentole e cucchiai di legno. La tua fissazione coi supi mi ha fatto sorridere, perché sì, capisco quel bisogno di qualcosa di semplice, che ti scaldi dentro senza pesarti sullo stomaco o sull’anima.

Anch’io ho il mio rito, tipo una danza quotidiana coi fornelli. La mattina parto leggera – un caffè, una fetta di pane integrale con un velo di marmellata senza zucchero, che mi dà quel dolce senza sensi di colpa. Poi a pranzo e cena mi butto sulle mie verdure: broccoli al vapore, un po’ di spinaci saltati con aglio, o una zuppa di pomodoro che sa di casa. Non sono una fanatica delle spezie come te – la curcuma mi intimorisce un po’ – ma un filo d’olio buono e un pizzico di sale mi bastano per sentirmi a posto. Ogni tanto, come te coi legumi, ci infilo un po’ di proteine: un uovo sodo o un pezzetto di pollo grigliato, giusto per non crollare a metà giornata.

Non è una corsa, hai ragione, è più un cammino lento, ma costante. Io non faccio i tuoi 25 km – cavolo, ti guardo con un misto di invidia e stupore! – ma le mie ore di passeggiata al parco, col sole o col freddo, mi danno quella spinta per andare avanti. Ogni passo è un “brava” che mi dico da sola, ogni piatto leggero è un “ce la fai” che mi sussurro mentre sparecchio. Come te, sento che il corpo si alleggerisce, ma pure la testa: è come se lasciassi indietro i pensieri pesanti insieme ai vecchi jeans che non mi servono più.

Certo, non è tutto rose e fiori. Ci sono giorni in cui guardo il piatto di verdure e penso “ma davvero? Ancora?”. O quando la bilancia si ferma e mi sembra di remare controcorrente. Però poi mi fermo, faccio un respiro profondo e mi ricordo perché ho iniziato: non per punirmi, ma per trattarmi meglio. Questo viaggio, coi suoi brodi e i suoi passi, mi sta insegnando a non correre troppo – né coi chili né con me stessa – e a godermi il ritmo, lento ma mio.

E tu? Quel tuo correre verso te stesso, tra un chilometro e l’altro, che voce ha preso ultimamente? Cosa ti dice mentre il fiato si mescola al vento?
 
Ciao a tutti, o forse no, magari oggi scrivo solo per me stesso, per mettere nero su bianco questo viaggio che sto facendo. Corro, corro tanto, e non è solo una questione di chilometri. È un percorso che mi sta portando a scoprire chi sono davvero, passo dopo passo, respiro dopo respiro. Il mio obiettivo? Un maratona, sì, ma non solo. Voglio essere più leggero, non solo nel corpo, ma anche nella testa.
Quando ho iniziato a perdere peso, pensavo fosse tutto una questione di numeri: chili, calorie, tempi sul cronometro. Ma più vado avanti, più capisco che c’è altro. Ogni allenamento è una specie di dialogo con me stesso. Ci sono giorni in cui le gambe pesano come macigni e la mente urla di fermarmi, ma poi trovo quel ritmo, quel momento in cui tutto si allinea e mi sento… libero. È come se ogni chilo perso fosse un pensiero in meno, un’ansia che si scioglie col sudore.
Il mio piano? Non è complicato, ma richiede disciplina. Mangio per nutrire il corpo, non per riempire vuoti. Colazione con avena, un po’ di frutta, proteine magre a pranzo – pollo o pesce, verdure ovunque – e cena leggera, spesso solo una zuppa o un’insalata con un filo d’olio. Niente zuccheri raffinati, niente eccessi, ma non mi privo di un buon piatto di pasta integrale ogni tanto, soprattutto prima di un lungo. Bevo acqua come se fosse il mio lavoro, e il caffè… beh, quello è il mio piccolo vizio che mi tiene sveglio nelle mattine fredde prima di uscire a correre.
Le mie settimane girano intorno agli allenamenti. Fartlek il martedì, per lavorare sulla velocità; un medio il giovedì, per spingere la resistenza; e poi il lungo la domenica, quello che mi mette davvero alla prova. Inizio con 15 km, poi 18, ora sto arrivando a 25. Non è facile, il fiato a volte si spezza, ma quando finisco mi sento invincibile. È lì che capisco perché lo faccio: non è solo per il traguardo della maratona, ma per quel senso di equilibrio che sto costruendo.
Perdere peso mi ha insegnato a essere paziente. Non con la bilancia, che a volte sembra prendersi gioco di me, ma con il processo. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vedo solo i difetti, le gambe che ancora non sono abbastanza toniche, la pancia che resiste. Poi però mi fermo, respiro, e penso a quanto sono cambiato. Non è solo il corpo, è la testa. Correre mi sta insegnando a non arrendermi, a non lasciarmi sopraffare dai momenti no. Ogni passo è una scelta, ogni pasto è una decisione.
Non so se sia salute mentale o benessere, forse entrambi. So solo che questo percorso mi sta dando qualcosa che non avevo prima: una calma che arriva dopo la fatica, una forza che non sapevo di avere. E voi, cosa vi sta insegnando il vostro viaggio?
Ehi, forse non proprio un "ciao" oggi, ma più un pensiero che mi gira in testa mentre leggo il tuo post. Mi ci ritrovo un sacco, sai? Anche io sto cercando di alleggerirmi, dentro e fuori, però con un portafoglio che sembra sempre ricordarmi i miei limiti. Correre per te è un viaggio profondo, e lo capisco: pure per me ogni passo è un modo per mettere in ordine i pensieri, anche se il mio ritmo è più quello di chi arrancando prova a non mollare.

Il tuo piano mi piace, è semplice ma funziona. Io invece sto ancora sperimentando, perché spendere tanto per mangiare sano non è proprio un’opzione. La mia colazione è tipo la tua, avena con qualche fettina di mela o banana – quello che trovo al mercato a poco prezzo – e un cucchiaino di miele se mi sento generoso. A pranzo, spesso legumi: lenticchie o ceci, che costano poco e riempiono, con verdure di stagione, magari quelle un po’ ammaccate che vendono scontate. Cena? Una minestra con quello che c’è in frigo, pane integrale tostato se ho fame. Niente di raffinato, come te, ma ogni tanto un quadratino di cioccolato fondente me lo concedo, più per l’anima che per altro.

Allenarmi è un’altra storia. Non ho un programma preciso come il tuo – fartlek e lunghi suonano da professionisti! – ma cammino veloce o corro quando posso, magari su un sentiero vicino casa o al parco. Non servono scarpe costose, le mie vecchie tennis reggono ancora. Se ho un giorno libero, provo a fare qualche esercizio a casa: plank, squat, roba che trovi gratis su internet. Non sarà una maratona, ma mi fa sudare e mi tiene la testa impegnata.

Perdere peso per me è anche risparmiare energie mentali, come dici tu. Ogni euro che non spendo in schifezze è un piccolo vittoria. Tipo, invece di comprarmi uno snack al bar, mi porto una manciata di mandorle da casa – le prendo sfuse, costano meno. È un equilibrio strano: cerco di non privarmi troppo, ma nemmeno di strafare. La pazienza la sto imparando anch’io, soprattutto quando la bilancia non si muove, ma poi vedo che i jeans stringono meno e mi dico che qualcosa sta cambiando.

Il tuo viaggio mi ispira, davvero. Mi fa pensare che non serve chissà cosa per sentirsi meglio, basta ascoltarsi e fare un passo alla volta. Tu corri verso una maratona, io magari solo verso una versione di me che non si sente sempre in affanno. Cosa mi sta insegnando? Che posso farcela anche con poco, basta crederci. E tu, hai qualche trucco per non perdere la motivazione quando tutto sembra pesante?
 
Ciao a tutti, o forse no, magari oggi scrivo solo per me stesso, per mettere nero su bianco questo viaggio che sto facendo. Corro, corro tanto, e non è solo una questione di chilometri. È un percorso che mi sta portando a scoprire chi sono davvero, passo dopo passo, respiro dopo respiro. Il mio obiettivo? Un maratona, sì, ma non solo. Voglio essere più leggero, non solo nel corpo, ma anche nella testa.
Quando ho iniziato a perdere peso, pensavo fosse tutto una questione di numeri: chili, calorie, tempi sul cronometro. Ma più vado avanti, più capisco che c’è altro. Ogni allenamento è una specie di dialogo con me stesso. Ci sono giorni in cui le gambe pesano come macigni e la mente urla di fermarmi, ma poi trovo quel ritmo, quel momento in cui tutto si allinea e mi sento… libero. È come se ogni chilo perso fosse un pensiero in meno, un’ansia che si scioglie col sudore.
Il mio piano? Non è complicato, ma richiede disciplina. Mangio per nutrire il corpo, non per riempire vuoti. Colazione con avena, un po’ di frutta, proteine magre a pranzo – pollo o pesce, verdure ovunque – e cena leggera, spesso solo una zuppa o un’insalata con un filo d’olio. Niente zuccheri raffinati, niente eccessi, ma non mi privo di un buon piatto di pasta integrale ogni tanto, soprattutto prima di un lungo. Bevo acqua come se fosse il mio lavoro, e il caffè… beh, quello è il mio piccolo vizio che mi tiene sveglio nelle mattine fredde prima di uscire a correre.
Le mie settimane girano intorno agli allenamenti. Fartlek il martedì, per lavorare sulla velocità; un medio il giovedì, per spingere la resistenza; e poi il lungo la domenica, quello che mi mette davvero alla prova. Inizio con 15 km, poi 18, ora sto arrivando a 25. Non è facile, il fiato a volte si spezza, ma quando finisco mi sento invincibile. È lì che capisco perché lo faccio: non è solo per il traguardo della maratona, ma per quel senso di equilibrio che sto costruendo.
Perdere peso mi ha insegnato a essere paziente. Non con la bilancia, che a volte sembra prendersi gioco di me, ma con il processo. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vedo solo i difetti, le gambe che ancora non sono abbastanza toniche, la pancia che resiste. Poi però mi fermo, respiro, e penso a quanto sono cambiato. Non è solo il corpo, è la testa. Correre mi sta insegnando a non arrendermi, a non lasciarmi sopraffare dai momenti no. Ogni passo è una scelta, ogni pasto è una decisione.
Non so se sia salute mentale o benessere, forse entrambi. So solo che questo percorso mi sta dando qualcosa che non avevo prima: una calma che arriva dopo la fatica, una forza che non sapevo di avere. E voi, cosa vi sta insegnando il vostro viaggio?
Ehi, forse non proprio un "ciao" classico, ma un saluto a te che scrivi e a chi passa di qua. Il tuo post mi ha colpito, sai? Leggerti è stato come guardarmi dentro, anche se il mio viaggio è un po’ diverso. Anch’io corro, ma non proprio sui chilometri o verso una maratona. Corro dietro a un equilibrio, come dici tu, però con una passione ingombrante: i dolci. Non riesco a immaginare la mia vita senza un pezzo di cioccolato o una fetta di torta, eppure sto cercando di farmi più leggera, passo dopo passo, proprio come te.

Il tuo dialogo con te stesso mentre corri mi ha fatto pensare ai miei, di dialoghi. Solo che i miei spesso avvengono davanti a un tiramisù che mi guarda dal tavolo! Scherzi a parte, capisco quel peso che non è solo fisico, ma anche mentale. Per me perdere peso non è mai stato solo una questione di bilancia, ma di trovare un modo per non sentirmi in colpa ogni volta che cedo alla voglia di dolce. E sai una cosa? Ci sto riuscendo, un po’ alla volta. Non dico di aver trovato la formula magica, ma sto imparando a sostituire, a sperimentare, a rendere quel momento di piacere qualcosa che non mi saboti.

Il tuo piano mi piace, è semplice ma deciso. Io invece sono più caotica: colazione con yogurt e un po’ di miele – che sì, è zucchero, ma almeno mi illudo sia sano – poi pranzo con verdure e qualcosa di proteico, come te. La cena? Dipende dalla giornata. Se ho corso o fatto un po’ di movimento, magari mi concedo una porzione piccola di pasta integrale con un sugo leggero. Ma il vero trucco per me è stato scoprire alternative ai dolci che amo. Tipo, hai mai provato a fare una mousse con avocado e cacao amaro? Sembra strano, ma giuro che è cremosa e soddisfa quella voglia senza appesantirmi. Oppure i biscotti di avena con banana schiacciata, niente zucchero aggiunto, solo la dolcezza naturale della frutta. Li cuocio la domenica e me li porto dietro quando so che la giornata sarà lunga e la tentazione di un cornetto al bar mi chiamerà.

Non sono una che programma allenamenti come te – il fartlek e i lunghi mi spaventano solo a leggerli! – ma cammino tanto, faccio qualche esercizio in casa e ogni tanto corro, anche solo per mezz’ora, per sentirmi viva. È vero quello che dici: dopo la fatica arriva una calma che non ti aspetti. Per me è lo stesso quando riesco a dire no a una fetta di torta extra e scelgo invece una manciata di mandorle o un quadretto di fondente. Non è una vittoria da medaglia, ma mi fa sentire più forte, come se stessi decidendo io, non la mia voglia.

Questo viaggio mi sta insegnando a non odiarmi per quello che mi piace. Prima vedevo i dolci come un nemico, ora sto cercando di farli diventare alleati. Non è facile, ci sono giorni in cui mi guardo e penso che non cambierò mai abbastanza, che le curve restano lì a ricordarmi ogni sgarro. Ma poi mi fermo, come fai tu, e respiro. Penso a quanto sia bello sentirmi più leggera, non solo fuori, ma anche dentro, sapendo che posso godermi un dessert senza che diventi un dramma.

Il tuo equilibrio lo stai trovando nella corsa, io lo cerco tra un cucchiaino di crema e una passeggiata in più. Siamo diversi, ma forse uguali in quel bisogno di sceglierci ogni giorno. Tu cosa ne pensi, c’è spazio per un’amante dei dolci in questo percorso verso una versione più leggera di noi stessi?
 
Ciao a tutti, o forse no, magari oggi scrivo solo per me stesso, per mettere nero su bianco questo viaggio che sto facendo. Corro, corro tanto, e non è solo una questione di chilometri. È un percorso che mi sta portando a scoprire chi sono davvero, passo dopo passo, respiro dopo respiro. Il mio obiettivo? Un maratona, sì, ma non solo. Voglio essere più leggero, non solo nel corpo, ma anche nella testa.
Quando ho iniziato a perdere peso, pensavo fosse tutto una questione di numeri: chili, calorie, tempi sul cronometro. Ma più vado avanti, più capisco che c’è altro. Ogni allenamento è una specie di dialogo con me stesso. Ci sono giorni in cui le gambe pesano come macigni e la mente urla di fermarmi, ma poi trovo quel ritmo, quel momento in cui tutto si allinea e mi sento… libero. È come se ogni chilo perso fosse un pensiero in meno, un’ansia che si scioglie col sudore.
Il mio piano? Non è complicato, ma richiede disciplina. Mangio per nutrire il corpo, non per riempire vuoti. Colazione con avena, un po’ di frutta, proteine magre a pranzo – pollo o pesce, verdure ovunque – e cena leggera, spesso solo una zuppa o un’insalata con un filo d’olio. Niente zuccheri raffinati, niente eccessi, ma non mi privo di un buon piatto di pasta integrale ogni tanto, soprattutto prima di un lungo. Bevo acqua come se fosse il mio lavoro, e il caffè… beh, quello è il mio piccolo vizio che mi tiene sveglio nelle mattine fredde prima di uscire a correre.
Le mie settimane girano intorno agli allenamenti. Fartlek il martedì, per lavorare sulla velocità; un medio il giovedì, per spingere la resistenza; e poi il lungo la domenica, quello che mi mette davvero alla prova. Inizio con 15 km, poi 18, ora sto arrivando a 25. Non è facile, il fiato a volte si spezza, ma quando finisco mi sento invincibile. È lì che capisco perché lo faccio: non è solo per il traguardo della maratona, ma per quel senso di equilibrio che sto costruendo.
Perdere peso mi ha insegnato a essere paziente. Non con la bilancia, che a volte sembra prendersi gioco di me, ma con il processo. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vedo solo i difetti, le gambe che ancora non sono abbastanza toniche, la pancia che resiste. Poi però mi fermo, respiro, e penso a quanto sono cambiato. Non è solo il corpo, è la testa. Correre mi sta insegnando a non arrendermi, a non lasciarmi sopraffare dai momenti no. Ogni passo è una scelta, ogni pasto è una decisione.
Non so se sia salute mentale o benessere, forse entrambi. So solo che questo percorso mi sta dando qualcosa che non avevo prima: una calma che arriva dopo la fatica, una forza che non sapevo di avere. E voi, cosa vi sta insegnando il vostro viaggio?
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