Ciao a tutti, o forse no, magari oggi scrivo solo per me stesso, per mettere nero su bianco questo viaggio che sto facendo. Corro, corro tanto, e non è solo una questione di chilometri. È un percorso che mi sta portando a scoprire chi sono davvero, passo dopo passo, respiro dopo respiro. Il mio obiettivo? Un maratona, sì, ma non solo. Voglio essere più leggero, non solo nel corpo, ma anche nella testa.
Quando ho iniziato a perdere peso, pensavo fosse tutto una questione di numeri: chili, calorie, tempi sul cronometro. Ma più vado avanti, più capisco che c’è altro. Ogni allenamento è una specie di dialogo con me stesso. Ci sono giorni in cui le gambe pesano come macigni e la mente urla di fermarmi, ma poi trovo quel ritmo, quel momento in cui tutto si allinea e mi sento… libero. È come se ogni chilo perso fosse un pensiero in meno, un’ansia che si scioglie col sudore.
Il mio piano? Non è complicato, ma richiede disciplina. Mangio per nutrire il corpo, non per riempire vuoti. Colazione con avena, un po’ di frutta, proteine magre a pranzo – pollo o pesce, verdure ovunque – e cena leggera, spesso solo una zuppa o un’insalata con un filo d’olio. Niente zuccheri raffinati, niente eccessi, ma non mi privo di un buon piatto di pasta integrale ogni tanto, soprattutto prima di un lungo. Bevo acqua come se fosse il mio lavoro, e il caffè… beh, quello è il mio piccolo vizio che mi tiene sveglio nelle mattine fredde prima di uscire a correre.
Le mie settimane girano intorno agli allenamenti. Fartlek il martedì, per lavorare sulla velocità; un medio il giovedì, per spingere la resistenza; e poi il lungo la domenica, quello che mi mette davvero alla prova. Inizio con 15 km, poi 18, ora sto arrivando a 25. Non è facile, il fiato a volte si spezza, ma quando finisco mi sento invincibile. È lì che capisco perché lo faccio: non è solo per il traguardo della maratona, ma per quel senso di equilibrio che sto costruendo.
Perdere peso mi ha insegnato a essere paziente. Non con la bilancia, che a volte sembra prendersi gioco di me, ma con il processo. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vedo solo i difetti, le gambe che ancora non sono abbastanza toniche, la pancia che resiste. Poi però mi fermo, respiro, e penso a quanto sono cambiato. Non è solo il corpo, è la testa. Correre mi sta insegnando a non arrendermi, a non lasciarmi sopraffare dai momenti no. Ogni passo è una scelta, ogni pasto è una decisione.
Non so se sia salute mentale o benessere, forse entrambi. So solo che questo percorso mi sta dando qualcosa che non avevo prima: una calma che arriva dopo la fatica, una forza che non sapevo di avere. E voi, cosa vi sta insegnando il vostro viaggio?
Quando ho iniziato a perdere peso, pensavo fosse tutto una questione di numeri: chili, calorie, tempi sul cronometro. Ma più vado avanti, più capisco che c’è altro. Ogni allenamento è una specie di dialogo con me stesso. Ci sono giorni in cui le gambe pesano come macigni e la mente urla di fermarmi, ma poi trovo quel ritmo, quel momento in cui tutto si allinea e mi sento… libero. È come se ogni chilo perso fosse un pensiero in meno, un’ansia che si scioglie col sudore.
Il mio piano? Non è complicato, ma richiede disciplina. Mangio per nutrire il corpo, non per riempire vuoti. Colazione con avena, un po’ di frutta, proteine magre a pranzo – pollo o pesce, verdure ovunque – e cena leggera, spesso solo una zuppa o un’insalata con un filo d’olio. Niente zuccheri raffinati, niente eccessi, ma non mi privo di un buon piatto di pasta integrale ogni tanto, soprattutto prima di un lungo. Bevo acqua come se fosse il mio lavoro, e il caffè… beh, quello è il mio piccolo vizio che mi tiene sveglio nelle mattine fredde prima di uscire a correre.
Le mie settimane girano intorno agli allenamenti. Fartlek il martedì, per lavorare sulla velocità; un medio il giovedì, per spingere la resistenza; e poi il lungo la domenica, quello che mi mette davvero alla prova. Inizio con 15 km, poi 18, ora sto arrivando a 25. Non è facile, il fiato a volte si spezza, ma quando finisco mi sento invincibile. È lì che capisco perché lo faccio: non è solo per il traguardo della maratona, ma per quel senso di equilibrio che sto costruendo.
Perdere peso mi ha insegnato a essere paziente. Non con la bilancia, che a volte sembra prendersi gioco di me, ma con il processo. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vedo solo i difetti, le gambe che ancora non sono abbastanza toniche, la pancia che resiste. Poi però mi fermo, respiro, e penso a quanto sono cambiato. Non è solo il corpo, è la testa. Correre mi sta insegnando a non arrendermi, a non lasciarmi sopraffare dai momenti no. Ogni passo è una scelta, ogni pasto è una decisione.
Non so se sia salute mentale o benessere, forse entrambi. So solo che questo percorso mi sta dando qualcosa che non avevo prima: una calma che arriva dopo la fatica, una forza che non sapevo di avere. E voi, cosa vi sta insegnando il vostro viaggio?