Dimagrire mi ha salvato: meno ansia, più sorrisi!

Lindsay Lohan

Membro
6 Marzo 2025
82
3
8
Ragazzi, non ci credo ancora. Qualche mese fa ero un fascio di nervi, sempre ansiosa, con la testa pesante e il cuore che batteva all’impazzata per niente. Poi ho deciso di cambiare, di muovermi, di mangiare meglio, di prendermi cura di me. Non è stato facile, ve lo giuro, ma ogni passo mi ha fatto sentire più leggera, non solo nel corpo. L’ansia che mi schiacciava è come evaporata, e al suo posto sono arrivati sorrisi che non pensavo nemmeno di avere. Scendere di peso mi ha tirato fuori da un buco nero, mi ha dato energia, voglia di guardarmi allo specchio e dire “cavolo, ce la sto facendo”. Non è solo questione di glutei più sodi o vestiti che finalmente mi stanno bene, è la testa che funziona meglio. Qualcuno di voi ha provato questa sensazione? Fatemi sapere, perché per me è stata una rivoluzione!
 
Ragazzi, non ci credo ancora. Qualche mese fa ero un fascio di nervi, sempre ansiosa, con la testa pesante e il cuore che batteva all’impazzata per niente. Poi ho deciso di cambiare, di muovermi, di mangiare meglio, di prendermi cura di me. Non è stato facile, ve lo giuro, ma ogni passo mi ha fatto sentire più leggera, non solo nel corpo. L’ansia che mi schiacciava è come evaporata, e al suo posto sono arrivati sorrisi che non pensavo nemmeno di avere. Scendere di peso mi ha tirato fuori da un buco nero, mi ha dato energia, voglia di guardarmi allo specchio e dire “cavolo, ce la sto facendo”. Non è solo questione di glutei più sodi o vestiti che finalmente mi stanno bene, è la testa che funziona meglio. Qualcuno di voi ha provato questa sensazione? Fatemi sapere, perché per me è stata una rivoluzione!
Ehi, ciao a tutti, o forse meglio un "ben ritrovati" visto che siamo tutti qui a combattere la stessa guerra contro i chili di troppo. Devo dire che leggere il tuo post mi ha fatto quasi cadere dalla sedia, ma non per la sorpresa, piuttosto perché io e il mio compagno stiamo vivendo una specie di rivoluzione parallela, e non so nemmeno da dove cominciare a raccontarla. Anche noi eravamo due relitti umani qualche mese fa, lui con il fiatone dopo due gradini e io che mi lamentavo di tutto, dall’ansia al mal di schiena. Poi, sai com’è, ci siamo guardati e abbiamo detto: o ci muoviamo o ci seppelliamo sotto strati di pizza e sensi di colpa.

Abbiamo iniziato insieme, una cosa tipo patto di sangue ma senza il sangue, solo con la promessa di non mollare. All’inizio era un disastro: io che lo trascinavo a camminare e lui che mi implorava di fermarmi a prendere un gelato “per ricompensa”. Ma piano piano, tra una litigata e una risata, abbiamo trovato il ritmo. Lui ha scoperto che sudare non è la fine del mondo, e io ho capito che alzarmi dal divano non è un crimine contro l’umanità. La cosa assurda? Più ci muovevamo, più l’ansia si dissolveva, come se ogni passo fosse una specie di esorcismo contro i pensieri schifosi. Non fraintendetemi, non siamo diventati due atleti da copertina, ma ora saliamo le scale senza imprecare e ci guardiamo allo specchio senza fare smorfie.

La tua storia mi ha colpita perché è vero, non è solo il corpo che si alleggerisce. È la testa che smette di girare come una trottola impazzita. Io e il mio socio di dieta ci sosteniamo a vicenda, tipo due ubriachi che si tengono in piedi l’uno con l’altro: se uno vuole cedere, l’altro lo tira su a calci verbali. E funziona! Certo, ogni tanto ci scappa ancora una carbonara clandestina, ma ormai abbiamo capito che il trucco è non fermarsi mai del tutto. Muoversi insieme ci ha salvati, non solo dai chili, ma da noi stessi. Tu che dici, hai qualcuno che ti dà una spinta quando stai per mollare? Perché per me è stato il vero game changer, altro che bilancia!
 
Eccomi qui, con un nodo in gola mentre leggo il tuo post, Lindsay. Mi ci ritrovo così tanto che quasi mi sembra di guardarmi allo specchio, ma uno di quelli un po’ appannati, che non mostra tutto nitido. La tua rivoluzione, quel passaggio dall’ansia ai sorrisi, mi colpisce dritto al cuore, perché io sto ancora arrancando per trovare quel punto di svolta. La notte è il mio campo di battaglia, sai? È come se il buio accendesse un interruttore sbagliato nella mia testa, e mi ritrovo a vagare in cucina, con il frigo che diventa il mio confessore. Ogni volta mi dico “basta, domani cambio”, ma poi il domani arriva e io sono ancora qui, con le stesse abitudini e un peso che non è solo sulla bilancia.

Ho provato a muovermi, davvero. All’inizio pensavo che fare qualcosa di fisico potesse zittire quella voglia di mangiare che mi prende quando tutti dormono. Ho iniziato con delle camminate serali, sperando che stancarmi le gambe mi tenesse lontana dal frigo. E per un po’ ha funzionato: sentivo i muscoli che si svegliavano, il respiro che si faceva più profondo, come se stessi riprendendo in mano un pezzo di me. Ma poi, non so come, la notte tornava a vincere. Mi siedo sul divano, magari con un libro o una serie, e piano piano quella voce nella testa ricomincia: “un biscotto non fa niente, un pezzo di cioccolato è innocuo”. E finisce che mi alzo, mangio, e dopo mi sento come se avessi tradito me stessa.

Leggerti mi fa pensare che forse sto cercando la soluzione nel posto sbagliato. Tu parli di una leggerezza che non è solo fisica, e io la voglio, la voglio così tanto che quasi mi fa male. Forse il problema non è solo cosa mangio di notte, ma perché lo faccio. L’ansia, quella che dici che ti schiacciava, la sento anch’io. Non è un mostro che ruggisce, è più come un ronzio costante, che di notte diventa insopportabile. Muovermi mi aiuta, sì, ma non basta. Ho provato a fare esercizi a casa, tipo alzarmi e abbassarmi sulle gambe, concentrarmi sul bruciore dei muscoli per non pensare ad altro. E in quei momenti mi sento forte, come se potessi spezzare quel ciclo infinito di spuntini notturni. Ma poi la stanchezza vince, o forse è la mia testa che si arrende prima.

La tua storia mi dà una specie di speranza, però, perché sembra che tu abbia trovato un modo per far pace con te stessa. Io ci sto provando, giuro. Ho iniziato a scrivere quello che sento la sera, una specie di diario per capire cosa mi spinge verso la cucina. A volte funziona, a volte no. Sto anche cercando di cambiare le mie serate: niente più divano subito dopo cena, ma magari una tisana e un po’ di stretching, qualcosa per tenere il corpo occupato e la mente più calma. Non è una rivoluzione come la tua, non ancora, ma è un passo. Tu come hai fatto a non mollare nei momenti in cui tutto sembrava troppo pesante? E soprattutto, hai mai avuto a che fare con queste crisi notturne? Perché io mi sento come se stessi combattendo contro un’ombra, e non so ancora come vincerla.
 
Eccomi qui, con un nodo in gola mentre leggo il tuo post, Lindsay. Mi ci ritrovo così tanto che quasi mi sembra di guardarmi allo specchio, ma uno di quelli un po’ appannati, che non mostra tutto nitido. La tua rivoluzione, quel passaggio dall’ansia ai sorrisi, mi colpisce dritto al cuore, perché io sto ancora arrancando per trovare quel punto di svolta. La notte è il mio campo di battaglia, sai? È come se il buio accendesse un interruttore sbagliato nella mia testa, e mi ritrovo a vagare in cucina, con il frigo che diventa il mio confessore. Ogni volta mi dico “basta, domani cambio”, ma poi il domani arriva e io sono ancora qui, con le stesse abitudini e un peso che non è solo sulla bilancia.

Ho provato a muovermi, davvero. All’inizio pensavo che fare qualcosa di fisico potesse zittire quella voglia di mangiare che mi prende quando tutti dormono. Ho iniziato con delle camminate serali, sperando che stancarmi le gambe mi tenesse lontana dal frigo. E per un po’ ha funzionato: sentivo i muscoli che si svegliavano, il respiro che si faceva più profondo, come se stessi riprendendo in mano un pezzo di me. Ma poi, non so come, la notte tornava a vincere. Mi siedo sul divano, magari con un libro o una serie, e piano piano quella voce nella testa ricomincia: “un biscotto non fa niente, un pezzo di cioccolato è innocuo”. E finisce che mi alzo, mangio, e dopo mi sento come se avessi tradito me stessa.

Leggerti mi fa pensare che forse sto cercando la soluzione nel posto sbagliato. Tu parli di una leggerezza che non è solo fisica, e io la voglio, la voglio così tanto che quasi mi fa male. Forse il problema non è solo cosa mangio di notte, ma perché lo faccio. L’ansia, quella che dici che ti schiacciava, la sento anch’io. Non è un mostro che ruggisce, è più come un ronzio costante, che di notte diventa insopportabile. Muovermi mi aiuta, sì, ma non basta. Ho provato a fare esercizi a casa, tipo alzarmi e abbassarmi sulle gambe, concentrarmi sul bruciore dei muscoli per non pensare ad altro. E in quei momenti mi sento forte, come se potessi spezzare quel ciclo infinito di spuntini notturni. Ma poi la stanchezza vince, o forse è la mia testa che si arrende prima.

La tua storia mi dà una specie di speranza, però, perché sembra che tu abbia trovato un modo per far pace con te stessa. Io ci sto provando, giuro. Ho iniziato a scrivere quello che sento la sera, una specie di diario per capire cosa mi spinge verso la cucina. A volte funziona, a volte no. Sto anche cercando di cambiare le mie serate: niente più divano subito dopo cena, ma magari una tisana e un po’ di stretching, qualcosa per tenere il corpo occupato e la mente più calma. Non è una rivoluzione come la tua, non ancora, ma è un passo. Tu come hai fatto a non mollare nei momenti in cui tutto sembrava troppo pesante? E soprattutto, hai mai avuto a che fare con queste crisi notturne? Perché io mi sento come se stessi combattendo contro un’ombra, e non so ancora come vincerla.
Ciao, leggerti è stato come aprire una finestra su un pezzo di me che a volte faccio fatica a guardare dritto negli occhi. Quel ronzio notturno di cui parli, quella voce che ti spinge verso il frigo, la conosco fin troppo bene. È come se la notte tirasse fuori un lato di noi che di giorno teniamo a bada, no? Ti capisco quando dici che muoverti ti dà un senso di forza, ma poi qualcosa ti riporta indietro. Ci sono passata anch’io, e a volte ci passo ancora.

Sto preparando una fotossessione per fissare il mio percorso, sai? È una cosa che faccio ogni tot mesi, non per vantarmi, ma per ricordarmi dove sono arrivata e dove voglio andare. Ogni scatto è una specie di promemoria: guardo il mio corpo che cambia, il modo in cui mi muovo, e mi dico che sto costruendo qualcosa di mio. Non è solo una questione di chili in meno, è proprio quel senso di “ehi, ce la sto facendo”. Però, come te, le notti sono il mio tallone d’Achille. Anche io ho avuto momenti in cui il divano e un pacchetto di biscotti sembravano più invitanti di qualsiasi altra cosa. E quella sensazione di tradirsi dopo, quella la odio.

Quello che mi sta aiutando, oltre alle foto, è provare a cambiare il modo in cui vivo le mie serate. Non è una rivoluzione dall’oggi al domani, ma piccoli passi. Tipo, invece di lasciarmi andare al “tanto ormai”, cerco di fare qualcosa che mi tenga impegnata. A volte è solo mettere su una playlist e ballare in salotto come se nessuno mi vedesse, altre volte è scrivere, come fai tu, o anche solo parlare con qualcuno di casa. Non so se hai qualcuno vicino che ti sostiene, ma per me condividere anche solo un pezzetto di quello che sento con la mia famiglia mi ha tolto un po’ di peso, non quello fisico, ma quello che mi porto dentro. È come se dirlo ad alta voce rendesse l’ansia meno grande.

Per le crisi notturne, una cosa che mi sta funzionando è creare una specie di rituale prima di dormire. Non parlo di cose complicate: magari una tisana, un po’ di musica calma, o anche solo cinque minuti in cui mi concentro sul respiro. È un modo per dire alla mia testa: “Ok, la giornata è finita, non c’è bisogno di cercare risposte nel frigo”. Non sempre funziona, te lo giuro, ma quando ci riesco mi sento come se avessi vinto una piccola battaglia. E poi, le foto che faccio ogni tanto mi ricordano che anche se cado, non sono tornata al punto di partenza.

Tu hai scritto di provare con lo stretching e il diario, e secondo me sei già sulla strada giusta. Magari non lo vedi ancora, ma il fatto che stai cercando di capire il “perché” di quelle corse in cucina è enorme. Io non ho una formula magica per non mollare, ma quello che mi tiene in piedi è ricordarmi perché ho iniziato. Non è solo per entrare in un paio di jeans, è per sentirmi bene, per guardarmi allo specchio e sorridere davvero. E poi, c’è qualcosa di potente nel sapere che non sei sola. Leggere il tuo post, sapere che c’è qualcuno là fuori che combatte la stessa ombra, mi fa sentire meno isolata. Spero che anche per te sia un po’ così.

Tu come stai organizzando le tue giornate per provare a spezzare quel ciclo? E c’è qualcosa che ti dà un po’ di carica, magari una piccola cosa che ti fa dire “ok, oggi ce la posso fare”? Scrivere qui è già un passo avanti, credimi.
 
Ragazzi, non ci credo ancora. Qualche mese fa ero un fascio di nervi, sempre ansiosa, con la testa pesante e il cuore che batteva all’impazzata per niente. Poi ho deciso di cambiare, di muovermi, di mangiare meglio, di prendermi cura di me. Non è stato facile, ve lo giuro, ma ogni passo mi ha fatto sentire più leggera, non solo nel corpo. L’ansia che mi schiacciava è come evaporata, e al suo posto sono arrivati sorrisi che non pensavo nemmeno di avere. Scendere di peso mi ha tirato fuori da un buco nero, mi ha dato energia, voglia di guardarmi allo specchio e dire “cavolo, ce la sto facendo”. Non è solo questione di glutei più sodi o vestiti che finalmente mi stanno bene, è la testa che funziona meglio. Qualcuno di voi ha provato questa sensazione? Fatemi sapere, perché per me è stata una rivoluzione!
No response.