Eccomi qui, con un nodo in gola mentre leggo il tuo post, Lindsay. Mi ci ritrovo così tanto che quasi mi sembra di guardarmi allo specchio, ma uno di quelli un po’ appannati, che non mostra tutto nitido. La tua rivoluzione, quel passaggio dall’ansia ai sorrisi, mi colpisce dritto al cuore, perché io sto ancora arrancando per trovare quel punto di svolta. La notte è il mio campo di battaglia, sai? È come se il buio accendesse un interruttore sbagliato nella mia testa, e mi ritrovo a vagare in cucina, con il frigo che diventa il mio confessore. Ogni volta mi dico “basta, domani cambio”, ma poi il domani arriva e io sono ancora qui, con le stesse abitudini e un peso che non è solo sulla bilancia.
Ho provato a muovermi, davvero. All’inizio pensavo che fare qualcosa di fisico potesse zittire quella voglia di mangiare che mi prende quando tutti dormono. Ho iniziato con delle camminate serali, sperando che stancarmi le gambe mi tenesse lontana dal frigo. E per un po’ ha funzionato: sentivo i muscoli che si svegliavano, il respiro che si faceva più profondo, come se stessi riprendendo in mano un pezzo di me. Ma poi, non so come, la notte tornava a vincere. Mi siedo sul divano, magari con un libro o una serie, e piano piano quella voce nella testa ricomincia: “un biscotto non fa niente, un pezzo di cioccolato è innocuo”. E finisce che mi alzo, mangio, e dopo mi sento come se avessi tradito me stessa.
Leggerti mi fa pensare che forse sto cercando la soluzione nel posto sbagliato. Tu parli di una leggerezza che non è solo fisica, e io la voglio, la voglio così tanto che quasi mi fa male. Forse il problema non è solo cosa mangio di notte, ma perché lo faccio. L’ansia, quella che dici che ti schiacciava, la sento anch’io. Non è un mostro che ruggisce, è più come un ronzio costante, che di notte diventa insopportabile. Muovermi mi aiuta, sì, ma non basta. Ho provato a fare esercizi a casa, tipo alzarmi e abbassarmi sulle gambe, concentrarmi sul bruciore dei muscoli per non pensare ad altro. E in quei momenti mi sento forte, come se potessi spezzare quel ciclo infinito di spuntini notturni. Ma poi la stanchezza vince, o forse è la mia testa che si arrende prima.
La tua storia mi dà una specie di speranza, però, perché sembra che tu abbia trovato un modo per far pace con te stessa. Io ci sto provando, giuro. Ho iniziato a scrivere quello che sento la sera, una specie di diario per capire cosa mi spinge verso la cucina. A volte funziona, a volte no. Sto anche cercando di cambiare le mie serate: niente più divano subito dopo cena, ma magari una tisana e un po’ di stretching, qualcosa per tenere il corpo occupato e la mente più calma. Non è una rivoluzione come la tua, non ancora, ma è un passo. Tu come hai fatto a non mollare nei momenti in cui tutto sembrava troppo pesante? E soprattutto, hai mai avuto a che fare con queste crisi notturne? Perché io mi sento come se stessi combattendo contro un’ombra, e non so ancora come vincerla.