Ciao a tutti, o forse no, magari solo a chi si ferma un attimo a leggere tra un pensiero e l’altro. Io sono qui, in questo strano viaggio che è iniziato quasi per caso. Non è stata la bilancia a spingermi, non proprio. È stata quella sensazione, sapete, quel peso che non si vede ma si sente, quel nodo di ansia che mi stringeva il petto ogni giorno. Poi ho capito: dimagrire non era solo una questione di corpo, ma di testa, di anima.
All’inizio pensavo fosse una follia, una di quelle idee che ti vengono quando sei stanco di tutto. Ma poi, passo dopo passo, ho notato che qualcosa cambiava. Mangiavo meglio, sì, perché con il mio metabolismo lento – colpa di un tiroide che fa i capricci – non avevo scelta. Verdure, proteine magre, niente zuccheri che mi mandavano in tilt. Ma non era solo quello. Era il rituale, il prendermi cura di me, il dire "oggi scelgo di stare bene". E sapete una cosa? Funziona. L’ansia si è fatta più leggera, come se ogni chilo perso portasse via un pensiero nero.
Non fraintendetemi, non è una magia. Ci sono giorni in cui la testa urla più forte dello stomaco, in cui il divano sembra l’unico rifugio. Ma poi mi ricordo perché ho iniziato: non per entrare in una taglia più piccola, ma per ritrovare una pace che non sapevo di aver perso. È un viaggio lento, come una passeggiata in salita, ma ogni tanto mi giro indietro e vedo quanta strada ho fatto. E non parlo solo di numeri.
Un consiglio, se me lo permettete: ascoltatevi. Non seguite diete assurde o mode passeggere. Trovate il vostro ritmo, quello che vi fa sentire vivi. Per me è stato imparare a cucinare piatti semplici ma pieni di sapore, camminare all’aria aperta, respirare. La bilancia scende, sì, ma la vera vittoria è quando ti guardi allo specchio e non vedi solo un corpo, ma una mente che sta guarendo.
E voi, cosa vi spinge a continuare? Cosa avete scoperto di voi stessi in questo percorso? Io sono curiosa, perché alla fine, credo, non si tratta solo di perdere peso, ma di ritrovare qualcosa di più grande.
All’inizio pensavo fosse una follia, una di quelle idee che ti vengono quando sei stanco di tutto. Ma poi, passo dopo passo, ho notato che qualcosa cambiava. Mangiavo meglio, sì, perché con il mio metabolismo lento – colpa di un tiroide che fa i capricci – non avevo scelta. Verdure, proteine magre, niente zuccheri che mi mandavano in tilt. Ma non era solo quello. Era il rituale, il prendermi cura di me, il dire "oggi scelgo di stare bene". E sapete una cosa? Funziona. L’ansia si è fatta più leggera, come se ogni chilo perso portasse via un pensiero nero.
Non fraintendetemi, non è una magia. Ci sono giorni in cui la testa urla più forte dello stomaco, in cui il divano sembra l’unico rifugio. Ma poi mi ricordo perché ho iniziato: non per entrare in una taglia più piccola, ma per ritrovare una pace che non sapevo di aver perso. È un viaggio lento, come una passeggiata in salita, ma ogni tanto mi giro indietro e vedo quanta strada ho fatto. E non parlo solo di numeri.
Un consiglio, se me lo permettete: ascoltatevi. Non seguite diete assurde o mode passeggere. Trovate il vostro ritmo, quello che vi fa sentire vivi. Per me è stato imparare a cucinare piatti semplici ma pieni di sapore, camminare all’aria aperta, respirare. La bilancia scende, sì, ma la vera vittoria è quando ti guardi allo specchio e non vedi solo un corpo, ma una mente che sta guarendo.
E voi, cosa vi spinge a continuare? Cosa avete scoperto di voi stessi in questo percorso? Io sono curiosa, perché alla fine, credo, non si tratta solo di perdere peso, ma di ritrovare qualcosa di più grande.