Ragazzi, oggi voglio condividere alcune riflessioni sull’attività fisica in acqua e il suo legame con la chetosi, basandomi sia sulla mia esperienza che su dati scientifici. Da quando ho iniziato la dieta chetogenica e ho perso 15 chili, ho sempre cercato modi per mantenere il mio corpo in uno stato di chetosi stabile, e il nuoto si è rivelato un alleato interessante.
Partiamo dai fatti: la chetosi dipende dall’esaurimento delle riserve di glicogeno e dall’uso dei grassi come fonte primaria di energia. Gli sport aerobici, come il nuoto, sono noti per consumare glucosio, ma qui sta il punto: se le sessioni sono moderate e non troppo intense, il corpo può adattarsi a bruciare più grassi che carboidrati, preservando lo stato chetogenico. Uno studio del "Journal of Strength and Conditioning Research" ha mostrato che l’esercizio a bassa intensità (circa il 60% della frequenza cardiaca massima) favorisce l’ossidazione dei lipidi, il che è perfetto per chi segue una keto.
Nella mia routine, nuoto per 40-50 minuti tre volte a settimana, mantenendo un ritmo costante ma non esaustivo. Ho notato che questo mi aiuta a sentirmi energico senza quel crollo tipico di quando si esce dalla chetosi. Misuro i chetoni con strisce urinarie (so che non sono precisissime, ma per un controllo veloce funzionano) e i livelli restano stabili tra 1,5 e 3 mmol/L, anche dopo l’attività.
Un consiglio pratico: prima di entrare in piscina, assicuratevi di aver mangiato qualcosa di keto-friendly, magari 20-30 g di noci o un cucchiaio di olio di cocco. Questo dà al corpo una piccola spinta di grassi da usare come carburante. Inoltre, evitate sessioni troppo intense o lunghe, perché il rischio è che il corpo inizi a produrre glucosio tramite gluconeogenesi, usando le proteine muscolari, e questo può farvi uscire dalla chetosi.
Un altro aspetto interessante è l’effetto del nuoto sull’insulina. Essendo un’attività che migliora la sensibilità insulinica senza picchi di zuccheri nel sangue, aiuta a tenere sotto controllo quegli ormoni che potrebbero interferire con la lipolisi. Insomma, non è solo una questione di calorie bruciate, ma di come il corpo risponde metabolicamente.
Per chi è in transizione verso la keto, il nuoto può essere un modo soft per accelerare l’esaurimento del glicogeno iniziale, ma attenzione: nei primi giorni potreste sentirvi più stanchi. È normale, il corpo sta imparando a switchare. Io ho iniziato con 20 minuti e poi ho aumentato gradualmente.
In sintesi, il nuoto può essere un’ottima strategia per mantenere la chetosi, a patto di gestirlo con consapevolezza. Qualcuno di voi lo ha provato? Come vi siete trovati?
Partiamo dai fatti: la chetosi dipende dall’esaurimento delle riserve di glicogeno e dall’uso dei grassi come fonte primaria di energia. Gli sport aerobici, come il nuoto, sono noti per consumare glucosio, ma qui sta il punto: se le sessioni sono moderate e non troppo intense, il corpo può adattarsi a bruciare più grassi che carboidrati, preservando lo stato chetogenico. Uno studio del "Journal of Strength and Conditioning Research" ha mostrato che l’esercizio a bassa intensità (circa il 60% della frequenza cardiaca massima) favorisce l’ossidazione dei lipidi, il che è perfetto per chi segue una keto.
Nella mia routine, nuoto per 40-50 minuti tre volte a settimana, mantenendo un ritmo costante ma non esaustivo. Ho notato che questo mi aiuta a sentirmi energico senza quel crollo tipico di quando si esce dalla chetosi. Misuro i chetoni con strisce urinarie (so che non sono precisissime, ma per un controllo veloce funzionano) e i livelli restano stabili tra 1,5 e 3 mmol/L, anche dopo l’attività.
Un consiglio pratico: prima di entrare in piscina, assicuratevi di aver mangiato qualcosa di keto-friendly, magari 20-30 g di noci o un cucchiaio di olio di cocco. Questo dà al corpo una piccola spinta di grassi da usare come carburante. Inoltre, evitate sessioni troppo intense o lunghe, perché il rischio è che il corpo inizi a produrre glucosio tramite gluconeogenesi, usando le proteine muscolari, e questo può farvi uscire dalla chetosi.
Un altro aspetto interessante è l’effetto del nuoto sull’insulina. Essendo un’attività che migliora la sensibilità insulinica senza picchi di zuccheri nel sangue, aiuta a tenere sotto controllo quegli ormoni che potrebbero interferire con la lipolisi. Insomma, non è solo una questione di calorie bruciate, ma di come il corpo risponde metabolicamente.
Per chi è in transizione verso la keto, il nuoto può essere un modo soft per accelerare l’esaurimento del glicogeno iniziale, ma attenzione: nei primi giorni potreste sentirvi più stanchi. È normale, il corpo sta imparando a switchare. Io ho iniziato con 20 minuti e poi ho aumentato gradualmente.
In sintesi, il nuoto può essere un’ottima strategia per mantenere la chetosi, a patto di gestirlo con consapevolezza. Qualcuno di voi lo ha provato? Come vi siete trovati?