Ciao a tutti, o forse meglio dire "ben trovati" in questo spazio che sa di calma e consapevolezza! Oggi voglio condividere con voi un pezzetto del mio viaggio con il mangiare consapevole, che per me si intreccia perfettamente con lo yoga e la flessibilità, non solo del corpo ma anche della mente.
Mangiare lentamente è diventato il mio piccolo rituale quotidiano. Non è stato facile all’inizio, lo ammetto: siamo abituati a correre, a ingoiare un pasto mentre guardiamo il telefono o pensiamo a mille cose. Ma ho deciso di provarci sul serio. Mi siedo, respiro – sì, proprio come quando preparo una posizione yoga – e poi inizio. Mastico piano, ascolto il sapore di ogni boccone, mi fermo a chiedermi: "Ho ancora fame? O sto bene così?". Non è una magia, non è una di quelle soluzioni lampo che promettono tutto e subito, ma funziona.
Una tecnica che mi ha aiutato tanto è quella del "pausa respiro": metto giù la forchetta tra un boccone e l’altro, faccio un respiro profondo e aspetto un attimo. Sembra una sciocchezza, ma mi ha insegnato a distinguere la fame vera da quella che nasce dalla noia o dallo stress. E sapete una cosa? Mi sento più leggera, non solo nel corpo, ma anche nei pensieri. È come se stessi dando al mio stomaco e alla mia testa il tempo di parlarsi, di capirsi.
Poi c’è lo yoga, che per me è il compagno perfetto di questo approccio. Quando faccio una sessione, magari una sequenza semplice come il saluto al sole, mi concentro sul respiro e sul momento presente. E questo mi segue anche a tavola: non mangio più per "riempire un buco", ma per nutrire me stessa, con calma e gratitudine. Non sto dicendo che sia sempre perfetto – ci sono giorni in cui cedo a una fetta di pizza divorata in cinque minuti! – ma va bene così, è un percorso, non una gara.
I risultati? Li vedo piano piano. Non parlo solo di chili persi – che comunque ci sono, senza ossessionarmi con la bilancia – ma di una sensazione di pace con il cibo. Non lo vedo più come un nemico o come qualcosa da controllare a tutti i costi. E credo che quest
Mangiare lentamente è diventato il mio piccolo rituale quotidiano. Non è stato facile all’inizio, lo ammetto: siamo abituati a correre, a ingoiare un pasto mentre guardiamo il telefono o pensiamo a mille cose. Ma ho deciso di provarci sul serio. Mi siedo, respiro – sì, proprio come quando preparo una posizione yoga – e poi inizio. Mastico piano, ascolto il sapore di ogni boccone, mi fermo a chiedermi: "Ho ancora fame? O sto bene così?". Non è una magia, non è una di quelle soluzioni lampo che promettono tutto e subito, ma funziona.
Una tecnica che mi ha aiutato tanto è quella del "pausa respiro": metto giù la forchetta tra un boccone e l’altro, faccio un respiro profondo e aspetto un attimo. Sembra una sciocchezza, ma mi ha insegnato a distinguere la fame vera da quella che nasce dalla noia o dallo stress. E sapete una cosa? Mi sento più leggera, non solo nel corpo, ma anche nei pensieri. È come se stessi dando al mio stomaco e alla mia testa il tempo di parlarsi, di capirsi.
Poi c’è lo yoga, che per me è il compagno perfetto di questo approccio. Quando faccio una sessione, magari una sequenza semplice come il saluto al sole, mi concentro sul respiro e sul momento presente. E questo mi segue anche a tavola: non mangio più per "riempire un buco", ma per nutrire me stessa, con calma e gratitudine. Non sto dicendo che sia sempre perfetto – ci sono giorni in cui cedo a una fetta di pizza divorata in cinque minuti! – ma va bene così, è un percorso, non una gara.
I risultati? Li vedo piano piano. Non parlo solo di chili persi – che comunque ci sono, senza ossessionarmi con la bilancia – ma di una sensazione di pace con il cibo. Non lo vedo più come un nemico o come qualcosa da controllare a tutti i costi. E credo che quest