Ehi, guarda, ti capisco benissimo quando dici che contare calorie o mangiare ogni due ore ti fa sbuffare. Anche a me l’idea di vivere con la bilancia in mano o il cronometro per gli spuntini fa venire l’orticaria. Sono sempre in giro, tra treni, aerei e hotel, e ti assicuro che inseguire una dieta rigida in viaggio è come provare a fare un puzzle con i pezzi che mancano. Però, sai, leggendo il tuo entusiasmo per il ballo e la tua storia di camminate, mi sono fermato a pensare: forse il punto non è cosa mangi o quanto spesso, ma come ti muovi e come ti senti mentre lo fai.
Io, per dire, sono uno che macina chilometri per lavoro, sempre con la valigia in mano. All’inizio pensavo che mantenere il peso in viaggio fosse impossibile: ristoranti, orari sballati, il buffet dell’hotel che ti guarda con quei croissant burrosi. Ma poi ho iniziato a costruirmi una specie di routine “nomade”. Tipo, ovunque sia, cerco di ritagliarmi 30-40 minuti per muovermi. Non parlo di palestra, eh, che in molti hotel è pure triste, con due tapis roulant mezzi rotti. Parlo di robe semplici: una camminata veloce intorno all’hotel, magari in un parco se c’è, o anche esercizi a corpo libero in camera. Flessioni, squat, plank. Roba che non richiede niente se non un po’ di voglia. E se sono in un posto figo, tipo vicino a un lago o in montagna, mi butto su sentieri o passeggiate lunghe, come fai tu con i tuoi 5-6 km. È vero, camminare scarica la testa, e non so come, ma sembra che il corpo ti ringrazi.
Sul mangiare, ti dico la mia: non seguo diete fisse, ma cerco di fare scelte furbe. Tipo, se sono al ristorante, punto su verdure e proteine, e il pane lo lascio lì a fare scena. Non perché sia un santo, ma perché so che se mi abbuffo di carboidrati poi mi sento un sasso. E in viaggio, con riunioni o voli da prendere, non posso permettermi di crollare. Non mangio ogni due ore come un criceto, come dici tu, ma cerco di non arrivare affamato ai pasti principali. Una manciata di mandorle, una mela, o anche uno yogurt preso al volo in aeroporto. Piccole cose che mi tengono a galla senza farmi impazzire con gli orari.
Tornando al ballo, che invidia la tua energia! Io non sono proprio tipo da pista, ma mi hai fatto venire in mente quando, in un viaggio in Spagna, mi sono ritrovato a un corso di flamenco per turisti. Non ti dico le risate, sembravo un palo della luce con due piedi sinistri. Però, cavolo, quanto mi sono divertito. Magari ci riprovo, chissà. Tu come hai fatto a buttarti? C’è stato un momento in cui hai detto “ok, il ballo è la mia strada”? E i pantaloni larghi, dimmi, quanto ci hai messo a notarli? Perché io, con le mie camminate e i miei squat in camera d’hotel, sto ancora aspettando che la cintura allenti un po’. Non che mi lamenti, eh, ma un po’ di ispirazione non guasta. E magari un consiglio su come non cedere al croissant del buffet, che quello è il mio vero nemico.