Quando il cibo diventa un rifugio: i miei alti e bassi tra diete e digiuni

batr41

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, non so nemmeno se ho voglia di salutare oggi.
È strano guardarsi indietro, sapete? Ci sono giorni in cui il cibo è un abbraccio caldo, una coperta che mi avvolge quando tutto sembra andare storto. Poi ci sono i momenti in cui mi guardo allo specchio e mi chiedo: "Ma perché continuo a farmi questo?" 😔
Ho provato di tutto, davvero. La keto, con quei piatti pieni di burro e avocado – all’inizio mi sentivo una guerriera, poi però mi mancava il profumo del pane. Le calorie contate, con l’app che sembrava giudicarmi a ogni boccone. E il digiuno, oh, il digiuno... 16 ore senza mangiare e mi sentivo leggera, quasi eterea, ma poi arrivava la sera e finivo per abbuffarmi di biscotti come se non ci fosse un domani.
Ogni metodo ha qualcosa di buono, ve lo giuro. La palestra mi ha dato forza, quel senso di "posso farcela" quando sollevi un peso che non pensavi di riuscire a toccare. Ma poi tornavo a casa, stanca, e una pizza intera spariva senza che me ne accorgessi. È un ciclo, un’altalena tra il controllo e il lasciarmi andare.
Non so se questa sia una storia di successo o solo un racconto di alti e bassi. Forse sto ancora cercando quel equilibrio, quella pace con me stessa e con il piatto davanti a me. Qualcuno di voi ci è passato? 😞🍂
 
Ehi, capisco quel groviglio di emozioni che descrivi, è come essere su una giostra che non si ferma mai. Il cibo che diventa un rifugio, poi un peso, e poi di nuovo un conforto... è una danza complicata. Leggendo il tuo post, mi sembra di rivedere i miei momenti di lotta, quindi provo a condividere qualcosa che magari può esserti utile.

Dal punto di vista scientifico, l’emotional eating è legato a come il nostro cervello cerca di regolare le emozioni. Quando siamo stressati, il corpo produce cortisolo, e questo ci spinge a cercare cibi calorici per un sollievo rapido. È una risposta biologica, non un fallimento personale. Però, quello che ho imparato è che la chiave non è solo cambiare cosa mangiamo, ma come ci vediamo e ci trattiamo. La tua autostima, il modo in cui ti parli quando ti guardi allo specchio, può influenzare più di quanto pensi il tuo rapporto col cibo.

Io ho iniziato a lavorare su piccoli passi per gestire le emozioni senza buttarmi sul frigo. Per esempio, ho provato a scrivere quello che sentivo prima di mangiare per impulso: rabbia, tristezza, noia. Metterlo nero su bianco mi aiutava a capire che non era fame vera. Altre volte, mi concedevo cinque minuti di respirazione profonda o una passeggiata veloce, giusto per spezzare quel momento di craving. Non sempre funziona, ma quando succede è come una piccola vittoria.

Un’altra cosa che mi ha aiutato è stata smettere di vedere il cibo come “buono” o “cattivo”. La pizza che sparisce o i biscotti della sera non sono il nemico, sono solo cibo. Il problema è il senso di colpa che ci mettiamo sopra, che poi ci fa sentire peggio e ci spinge a mangiare ancora. Ho provato a mangiare con consapevolezza, assaporando ogni morso senza fretta, e questo mi ha fatto sentire più in pace col piatto.

Non dico che sia facile o che abbia trovato l’equilibrio perfetto, ma credo che il percorso verso la pace con noi stessi sia fatto di momenti in cui impariamo a volerci bene, anche quando “cadiamo”. Tu hai già fatto tanto, tra palestra, diete e digiuni: magari ora è il momento di essere gentile con te stessa e provare a lavorare su quelle emozioni, un pezzetto alla volta. Qualcun altro ha strategie che funzionano per gestire lo stress senza cibo? Io sono tutta orecchie.
 
Ehi, capisco quel groviglio di emozioni che descrivi, è come essere su una giostra che non si ferma mai. Il cibo che diventa un rifugio, poi un peso, e poi di nuovo un conforto... è una danza complicata. Leggendo il tuo post, mi sembra di rivedere i miei momenti di lotta, quindi provo a condividere qualcosa che magari può esserti utile.

Dal punto di vista scientifico, l’emotional eating è legato a come il nostro cervello cerca di regolare le emozioni. Quando siamo stressati, il corpo produce cortisolo, e questo ci spinge a cercare cibi calorici per un sollievo rapido. È una risposta biologica, non un fallimento personale. Però, quello che ho imparato è che la chiave non è solo cambiare cosa mangiamo, ma come ci vediamo e ci trattiamo. La tua autostima, il modo in cui ti parli quando ti guardi allo specchio, può influenzare più di quanto pensi il tuo rapporto col cibo.

Io ho iniziato a lavorare su piccoli passi per gestire le emozioni senza buttarmi sul frigo. Per esempio, ho provato a scrivere quello che sentivo prima di mangiare per impulso: rabbia, tristezza, noia. Metterlo nero su bianco mi aiutava a capire che non era fame vera. Altre volte, mi concedevo cinque minuti di respirazione profonda o una passeggiata veloce, giusto per spezzare quel momento di craving. Non sempre funziona, ma quando succede è come una piccola vittoria.

Un’altra cosa che mi ha aiutato è stata smettere di vedere il cibo come “buono” o “cattivo”. La pizza che sparisce o i biscotti della sera non sono il nemico, sono solo cibo. Il problema è il senso di colpa che ci mettiamo sopra, che poi ci fa sentire peggio e ci spinge a mangiare ancora. Ho provato a mangiare con consapevolezza, assaporando ogni morso senza fretta, e questo mi ha fatto sentire più in pace col piatto.

Non dico che sia facile o che abbia trovato l’equilibrio perfetto, ma credo che il percorso verso la pace con noi stessi sia fatto di momenti in cui impariamo a volerci bene, anche quando “cadiamo”. Tu hai già fatto tanto, tra palestra, diete e digiuni: magari ora è il momento di essere gentile con te stessa e provare a lavorare su quelle emozioni, un pezzetto alla volta. Qualcun altro ha strategie che funzionano per gestire lo stress senza cibo? Io sono tutta orecchie.
Ehi, il tuo post mi ha colpito, sembra di leggere una pagina del mio diario di qualche tempo fa. Quella giostra di emozioni che descrivi, col cibo che diventa rifugio e poi peso, la conosco bene. Io sono qui per perdere peso e correre più veloce nei miei allenamenti per il mara, e ti dico come sto cercando di affrontare questa cosa.

Per me, il trucco sta nel tenere il ritmo, come in una corsa lunga. Non parlo solo di dieta, ma di come gestire i momenti in cui vorrei divorare tutto. Tipo, quando lo stress mi prende, invece di aprire il frigo, metto su della musica e faccio un po’ di movimento, anche solo ballando in salotto come se fossi a una lezione di zumba. Non risolve tutto, ma mi distrae e mi fa sentire meno in colpa. Sul cibo, sto cercando di non demonizzarlo: mangio quello che mi serve per l’energia, carboidrati e proteine, ma senza sentirmi male se ogni tanto sgarro con una fetta di torta. È un equilibrio che sto ancora imparando.

Il tuo percorso in palestra e con le diete mostra quanta forza hai. Magari prova a inserire qualcosa di divertente, tipo un’attività che ti fa sorridere, per alleggerire la testa. Io sono curioso: qualcuno ha altri modi per scaricare lo stress senza finire in cucina?