Riflessioni di un cuore che si alleggerisce: scorre come l’acqua, libera e nuova

Patryk_698

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, non proprio un ciao, ma un respiro che si libera, come quando lasci andare qualcosa che ti teneva fermo. È strano guardarsi allo specchio ultimamente. Non parlo solo dei chili che scivolano via, ma di quello che vedo negli occhi: un misto di stanchezza e luce, come un fiume che ha smesso di lottare contro le rocce e ora scorre, piano, trovando la sua strada.
Dopo il divorzio mi sentivo pesante, e non era solo il corpo. Era tutto: i pensieri, i ricordi, le cose non dette che si accumulavano come strati di polvere. Poi un giorno ho deciso di cambiare, non per lui, non per gli altri, ma per me. Ho iniziato a muovermi, a mangiare meno, a bere di più – acqua, soprattutto. Mi piace pensarla come una specie di purificazione, come se ogni sorso lavasse via un pezzo di quello che ero prima. Non è solo una questione di bilancia, sapete? È un lasciare andare.
All’inizio pesavo 85 chili, ora sono a 72. Non è una gara, non sto correndo contro il tempo. È più come un viaggio, un fluire lento. Ci sono giorni in cui mi sento leggera, quasi trasparente, come se potessi passare attraverso le cose senza farmi male. Altri giorni, invece, il peso torna, ma non è più fisico: è il cuore che si ricorda, che inciampa su vecchie abitudini. Però anche lì, l’acqua aiuta. Bevo, respiro, aspetto. E passa.
Mi sto riscoprendo, sapete? Non è solo il corpo che si alleggerisce, è l’anima. Mi immaginavo come un lago stagnante, chiuso, pieno di cose che non servivano più. Ora mi sento più come un ruscello: non perfetto, non sempre limpido, ma in movimento. Ogni passo, ogni scelta – dal dire no a una fetta di torta a camminare invece di prendere l’auto – è un’onda che mi porta più lontano da quella me che non riconoscevo più.
Non so dove mi porterà questo scorrere. Forse non è importante. Quello che conta è che sto imparando a fluire con me stessa, a non forzare, a non trattenere. È un po’ come l’acqua, no? Non la puoi afferrare, ma ti sostiene lo stesso. E forse, alla fine, è proprio questo che cercavo: non solo un corpo più leggero, ma una me più libera.
 
Ciao a tutti, o forse no, non proprio un ciao, ma un respiro che si libera, come quando lasci andare qualcosa che ti teneva fermo. È strano guardarsi allo specchio ultimamente. Non parlo solo dei chili che scivolano via, ma di quello che vedo negli occhi: un misto di stanchezza e luce, come un fiume che ha smesso di lottare contro le rocce e ora scorre, piano, trovando la sua strada.
Dopo il divorzio mi sentivo pesante, e non era solo il corpo. Era tutto: i pensieri, i ricordi, le cose non dette che si accumulavano come strati di polvere. Poi un giorno ho deciso di cambiare, non per lui, non per gli altri, ma per me. Ho iniziato a muovermi, a mangiare meno, a bere di più – acqua, soprattutto. Mi piace pensarla come una specie di purificazione, come se ogni sorso lavasse via un pezzo di quello che ero prima. Non è solo una questione di bilancia, sapete? È un lasciare andare.
All’inizio pesavo 85 chili, ora sono a 72. Non è una gara, non sto correndo contro il tempo. È più come un viaggio, un fluire lento. Ci sono giorni in cui mi sento leggera, quasi trasparente, come se potessi passare attraverso le cose senza farmi male. Altri giorni, invece, il peso torna, ma non è più fisico: è il cuore che si ricorda, che inciampa su vecchie abitudini. Però anche lì, l’acqua aiuta. Bevo, respiro, aspetto. E passa.
Mi sto riscoprendo, sapete? Non è solo il corpo che si alleggerisce, è l’anima. Mi immaginavo come un lago stagnante, chiuso, pieno di cose che non servivano più. Ora mi sento più come un ruscello: non perfetto, non sempre limpido, ma in movimento. Ogni passo, ogni scelta – dal dire no a una fetta di torta a camminare invece di prendere l’auto – è un’onda che mi porta più lontano da quella me che non riconoscevo più.
Non so dove mi porterà questo scorrere. Forse non è importante. Quello che conta è che sto imparando a fluire con me stessa, a non forzare, a non trattenere. È un po’ come l’acqua, no? Non la puoi afferrare, ma ti sostiene lo stesso. E forse, alla fine, è proprio questo che cercavo: non solo un corpo più leggero, ma una me più libera.
Ehi, o forse no, magari solo un soffio che esce piano, come quando ti siedi dopo una giornata lunga. Ti capisco, sai? Quel guardarsi allo specchio e vedere qualcosa che cambia, non solo fuori. Anche io ho notato che, alleggerendo il corpo, la testa si quieta. Non è magia, ma quasi: meno chili, meno pensieri che girano a vuoto. Io bevo tanta acqua, come te, e respiro profondo – non so se lo fai anche tu, ma per me funziona. È come dare una pausa al cuore, lasciarlo fluire senza spingere troppo. Brava, continua così, un passo alla volta. Siamo ruscelli, no? Non serve essere perfetti, basta muoversi.
 
Ciao a tutti, o forse no, non proprio un ciao, ma un respiro che si libera, come quando lasci andare qualcosa che ti teneva fermo. È strano guardarsi allo specchio ultimamente. Non parlo solo dei chili che scivolano via, ma di quello che vedo negli occhi: un misto di stanchezza e luce, come un fiume che ha smesso di lottare contro le rocce e ora scorre, piano, trovando la sua strada.
Dopo il divorzio mi sentivo pesante, e non era solo il corpo. Era tutto: i pensieri, i ricordi, le cose non dette che si accumulavano come strati di polvere. Poi un giorno ho deciso di cambiare, non per lui, non per gli altri, ma per me. Ho iniziato a muovermi, a mangiare meno, a bere di più – acqua, soprattutto. Mi piace pensarla come una specie di purificazione, come se ogni sorso lavasse via un pezzo di quello che ero prima. Non è solo una questione di bilancia, sapete? È un lasciare andare.
All’inizio pesavo 85 chili, ora sono a 72. Non è una gara, non sto correndo contro il tempo. È più come un viaggio, un fluire lento. Ci sono giorni in cui mi sento leggera, quasi trasparente, come se potessi passare attraverso le cose senza farmi male. Altri giorni, invece, il peso torna, ma non è più fisico: è il cuore che si ricorda, che inciampa su vecchie abitudini. Però anche lì, l’acqua aiuta. Bevo, respiro, aspetto. E passa.
Mi sto riscoprendo, sapete? Non è solo il corpo che si alleggerisce, è l’anima. Mi immaginavo come un lago stagnante, chiuso, pieno di cose che non servivano più. Ora mi sento più come un ruscello: non perfetto, non sempre limpido, ma in movimento. Ogni passo, ogni scelta – dal dire no a una fetta di torta a camminare invece di prendere l’auto – è un’onda che mi porta più lontano da quella me che non riconoscevo più.
Non so dove mi porterà questo scorrere. Forse non è importante. Quello che conta è che sto imparando a fluire con me stessa, a non forzare, a non trattenere. È un po’ come l’acqua, no? Non la puoi afferrare, ma ti sostiene lo stesso. E forse, alla fine, è proprio questo che cercavo: non solo un corpo più leggero, ma una me più libera.
Ehi, non proprio un saluto, più un cenno, come quando incroci qualcuno per strada e capisci che sta portando il tuo stesso peso, o forse se n’è appena liberato. Il tuo post mi ha colpita, sai? Quel modo di parlare dell’acqua, del fluire, mi ci ritrovo. Anch’io sto cercando di lasciar andare, ma per me non è solo una questione di cuore o di chili: è il corpo che mi mette i bastoni tra le ruote. Allergie, sempre loro. Niente glutine, niente lattosio, e ti giuro che a volte mi sembra di combattere contro il mondo intero solo per mettere qualcosa nello stomaco senza star male.

Però, come dici tu, non è solo la bilancia. È un viaggio. Io sono partita da 68 chili, ora sono a 61, ma non è quello il punto. Il punto è che sto imparando a mangiare per me, a scegliere cose che non mi fanno gonfiare come un pallone o sentire pesante. All’inizio ero ossessionata dall’idea di “purificarmi” – acqua a litri, tisane, verdure ovunque – ma poi ho capito che non devo strafare. Basta ascoltare il corpo, no? Tipo, ho trovato una ricetta per un’insalata con quinoa, zucchine grigliate e un po’ di tahina – leggera, senza schifezze che mi fanno star male, e mi tiene sazia senza appesantirmi. Oppure, quando ho voglia di dolce, frullo della frutta congelata con un goccio di latte di mandorla. È come un gelato, ma non mi manda in tilt.

Il tuo fluire lento mi piace. Io a volte mi incaglio ancora – vecchio stress, vecchie voglie di pizza che non posso toccare – ma poi bevo un sorso d’acqua, respiro, e penso che sto diventando un po’ come quel ruscello che dici tu. Non perfetto, ma vivo. Magari non so ancora dove sto andando, ma almeno non sono più ferma. E tu, hai qualche trucco per quei giorni in cui il cuore pesa più del corpo?
 
Ehi, non proprio un saluto, più un cenno, come quando incroci qualcuno per strada e capisci che sta portando il tuo stesso peso, o forse se n’è appena liberato. Il tuo post mi ha colpita, sai? Quel modo di parlare dell’acqua, del fluire, mi ci ritrovo. Anch’io sto cercando di lasciar andare, ma per me non è solo una questione di cuore o di chili: è il corpo che mi mette i bastoni tra le ruote. Allergie, sempre loro. Niente glutine, niente lattosio, e ti giuro che a volte mi sembra di combattere contro il mondo intero solo per mettere qualcosa nello stomaco senza star male.

Però, come dici tu, non è solo la bilancia. È un viaggio. Io sono partita da 68 chili, ora sono a 61, ma non è quello il punto. Il punto è che sto imparando a mangiare per me, a scegliere cose che non mi fanno gonfiare come un pallone o sentire pesante. All’inizio ero ossessionata dall’idea di “purificarmi” – acqua a litri, tisane, verdure ovunque – ma poi ho capito che non devo strafare. Basta ascoltare il corpo, no? Tipo, ho trovato una ricetta per un’insalata con quinoa, zucchine grigliate e un po’ di tahina – leggera, senza schifezze che mi fanno star male, e mi tiene sazia senza appesantirmi. Oppure, quando ho voglia di dolce, frullo della frutta congelata con un goccio di latte di mandorla. È come un gelato, ma non mi manda in tilt.

Il tuo fluire lento mi piace. Io a volte mi incaglio ancora – vecchio stress, vecchie voglie di pizza che non posso toccare – ma poi bevo un sorso d’acqua, respiro, e penso che sto diventando un po’ come quel ruscello che dici tu. Non perfetto, ma vivo. Magari non so ancora dove sto andando, ma almeno non sono più ferma. E tu, hai qualche trucco per quei giorni in cui il cuore pesa più del corpo?
Ehi, più che un ciao è un respiro che si affianca al tuo, come se fossimo due ruscelli che per un attimo si incrociano. Mi piace come racconti questo fluire, questa leggerezza che non è solo nei chili ma in qualcosa di più profondo. Ti capisco, sai? Anche per me non si tratta di diete assurde o di ammazzarmi di palestra – proprio non fa per me. Io sono più per il “meno è meglio”. Tipo, ho smesso di strafogarmi di pane e formaggio – che tanto mi gonfiano da morire – e ho iniziato a fare due passi invece di buttarmi sul divano dopo cena. Niente di eroico, eh, ma funziona.

Sono partita da 65 chili, ora sono intorno ai 58, e non è che sto lì a pesarmi ogni giorno. È più una sensazione: mi sento meno appiccicata a terra, meno incastrata. Mi piace il tuo modo di vedere l’acqua come una specie di alleata – anch’io bevo un sacco, soprattutto nei giorni in cui il cuore tira giù più del solito. Non ho divorzi da lasciarmi alle spalle, ma ci sono momenti in cui i pensieri si accumulano come piatti sporchi nel lavandino, e lì cerco di non forzare. Magari esco, cammino fino al parco, oppure mi preparo una cosa semplice tipo una mela con un cucchiaino di burro d’arachidi – mi dà energia senza farmi sentire un macigno.

Per quei giorni in cui il cuore pesa, non ho grandi trucchi, ma ti dico quello che faccio: metto una canzone che mi piace, qualcosa di tranquillo, e mi muovo un po’. Non è esercizio, è più un modo per scuotere via la polvere. Oppure mi faccio una tisana, mi siedo e guardo fuori – niente di che, ma mi aiuta a non restare ferma lì a rimuginare. Tu che fai quando ti incagli? Magari hai qualche idea che mi rubo volentieri!
 
Ciao a tutti, o forse no, non proprio un ciao, ma un respiro che si libera, come quando lasci andare qualcosa che ti teneva fermo. È strano guardarsi allo specchio ultimamente. Non parlo solo dei chili che scivolano via, ma di quello che vedo negli occhi: un misto di stanchezza e luce, come un fiume che ha smesso di lottare contro le rocce e ora scorre, piano, trovando la sua strada.
Dopo il divorzio mi sentivo pesante, e non era solo il corpo. Era tutto: i pensieri, i ricordi, le cose non dette che si accumulavano come strati di polvere. Poi un giorno ho deciso di cambiare, non per lui, non per gli altri, ma per me. Ho iniziato a muovermi, a mangiare meno, a bere di più – acqua, soprattutto. Mi piace pensarla come una specie di purificazione, come se ogni sorso lavasse via un pezzo di quello che ero prima. Non è solo una questione di bilancia, sapete? È un lasciare andare.
All’inizio pesavo 85 chili, ora sono a 72. Non è una gara, non sto correndo contro il tempo. È più come un viaggio, un fluire lento. Ci sono giorni in cui mi sento leggera, quasi trasparente, come se potessi passare attraverso le cose senza farmi male. Altri giorni, invece, il peso torna, ma non è più fisico: è il cuore che si ricorda, che inciampa su vecchie abitudini. Però anche lì, l’acqua aiuta. Bevo, respiro, aspetto. E passa.
Mi sto riscoprendo, sapete? Non è solo il corpo che si alleggerisce, è l’anima. Mi immaginavo come un lago stagnante, chiuso, pieno di cose che non servivano più. Ora mi sento più come un ruscello: non perfetto, non sempre limpido, ma in movimento. Ogni passo, ogni scelta – dal dire no a una fetta di torta a camminare invece di prendere l’auto – è un’onda che mi porta più lontano da quella me che non riconoscevo più.
Non so dove mi porterà questo scorrere. Forse non è importante. Quello che conta è che sto imparando a fluire con me stessa, a non forzare, a non trattenere. È un po’ come l’acqua, no? Non la puoi afferrare, ma ti sostiene lo stesso. E forse, alla fine, è proprio questo che cercavo: non solo un corpo più leggero, ma una me più libera.
Ehi, o forse solo un cenno, come un soffio di vento che passa tra i rami. Ti leggo e mi ritrovo un po’ nei tuoi occhi, quel mix di stanchezza e luce che dici. Io sono quella fissata col crudo, sì, lo so, lo dico sempre! Però guarda, da quando ho iniziato a mangiare così – verdure, frutta, semi, tutto vivo, niente fuoco – non è solo il corpo che si è sgonfiato (da 78 a 65, un passo alla volta), ma proprio il modo in cui mi sento. Tipo acqua che scorre, come scrivi tu. Prova a buttarti su un’insalata di zucchine crude a spirale con un po’ di limone e mandorle tritate, vedrai che leggerezza. Non è solo cibo, è un lasciar andare, un fluire lento che ti pulisce dentro. E quando il cuore inciampa, mastica un dattero, respira, aspetta. Funziona, sai?
 
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Ehi, o magari solo un sorriso buttato lì, come quando incroci qualcuno per strada e ti capisci senza parole. Leggerti, Patryk, è come guardarsi dentro un po’, quel tuo scorrere lento mi arriva dritto. Sai, anch’io sto portando avanti il mio viaggio, ma a modo mio, con questa fissa per il paleo che ormai è più di una dieta – è proprio un pezzo di me. Ero a 78 chili, ora sono a 65, e non è stata una corsa, ma un passo dietro l’altro, come quando cammini scalzo sull’erba e senti tutto più vero.

All’inizio mollare i cibi processati è stato strano, quasi un lutto: addio biscotti, addio pasta pronta, addio a quella sensazione di riempirsi senza pensare. Però poi ho scoperto che si può mangiare vivo, semplice, e sentirsi pieni lo stesso. Tipo ieri: ho preso un avocado maturo, l’ho schiacciato con un po’ di succo di lime e un pizzico di sale marino, ci ho buttato dentro qualche pomodorino tagliato a metà e un pugno di noci. È una roba che ti nutre senza appesantirti, che ti fa sentire leggera ma non vuota. E il bello del paleo è che puoi adattarlo: non serve essere perfetti, basta essere veri. Se ti va, prova a fare un’insalata con finocchi crudi, mele a fettine sottili e qualche seme di zucca tostato – è croccante, fresca, ti dà quel senso di pulito che dici tu, come acqua che lava via la polvere.

E sì, capisco quel peso che torna, quello del cuore. A me capita ancora con le vecchie abitudini: ogni tanto mi manca il profumo del pane caldo, o il conforto di una lasagna. Però ho imparato a lasciar andare, a bere un sorso d’acqua (o una tisana di camomilla, che è il mio trucco per calmarmi), e aspettare. Passa, hai ragione. È un fluire, un riscoprirsi, come dici tu. Non sono più quella che si nascondeva dietro strati di roba inutile – cibo, pensieri, tutto. Ora mi sento più come un ruscello anch’io, magari con qualche sasso qua e là, ma sempre in movimento.

Non so se hai mai provato a fare due passi dopo mangiato, niente di pesante, giusto per sentire il corpo che si sveglia. Io lo faccio spesso, magari con una mela in mano da sgranocchiare mentre cammino. È un altro modo per fluire, per lasciare che il corpo e l’anima si parlino. Alla fine, forse è questo il punto: non si tratta solo di chili, ma di liberarsi, di tornare a una versione di noi che magari avevamo dimenticato. E il paleo, per me, è un po’ come quell’acqua che dici: non la afferri, ma ti sostiene. Se ti va, fammi sapere come va il tuo scorrere – e se provi qualche ricetta “cruda” come la mia, dimmi com’è!
 
Ciao a tutti, o forse no, non proprio un ciao, ma un respiro che si libera, come quando lasci andare qualcosa che ti teneva fermo. È strano guardarsi allo specchio ultimamente. Non parlo solo dei chili che scivolano via, ma di quello che vedo negli occhi: un misto di stanchezza e luce, come un fiume che ha smesso di lottare contro le rocce e ora scorre, piano, trovando la sua strada.
Dopo il divorzio mi sentivo pesante, e non era solo il corpo. Era tutto: i pensieri, i ricordi, le cose non dette che si accumulavano come strati di polvere. Poi un giorno ho deciso di cambiare, non per lui, non per gli altri, ma per me. Ho iniziato a muovermi, a mangiare meno, a bere di più – acqua, soprattutto. Mi piace pensarla come una specie di purificazione, come se ogni sorso lavasse via un pezzo di quello che ero prima. Non è solo una questione di bilancia, sapete? È un lasciare andare.
All’inizio pesavo 85 chili, ora sono a 72. Non è una gara, non sto correndo contro il tempo. È più come un viaggio, un fluire lento. Ci sono giorni in cui mi sento leggera, quasi trasparente, come se potessi passare attraverso le cose senza farmi male. Altri giorni, invece, il peso torna, ma non è più fisico: è il cuore che si ricorda, che inciampa su vecchie abitudini. Però anche lì, l’acqua aiuta. Bevo, respiro, aspetto. E passa.
Mi sto riscoprendo, sapete? Non è solo il corpo che si alleggerisce, è l’anima. Mi immaginavo come un lago stagnante, chiuso, pieno di cose che non servivano più. Ora mi sento più come un ruscello: non perfetto, non sempre limpido, ma in movimento. Ogni passo, ogni scelta – dal dire no a una fetta di torta a camminare invece di prendere l’auto – è un’onda che mi porta più lontano da quella me che non riconoscevo più.
Non so dove mi porterà questo scorrere. Forse non è importante. Quello che conta è che sto imparando a fluire con me stessa, a non forzare, a non trattenere. È un po’ come l’acqua, no? Non la puoi afferrare, ma ti sostiene lo stesso. E forse, alla fine, è proprio questo che cercavo: non solo un corpo più leggero, ma una me più libera.
Ehi, o forse non proprio un ehi, ma un cenno con la testa, come quando incroci qualcuno lungo un sentiero e sai che sta camminando nella tua stessa direzione, anche se a modo suo. Il tuo post mi ha colpita, sai? Non tanto per i numeri – da 85 a 72, un bel pezzo di strada – ma per come racconti quel fluire lento, quel lasciar andare che non è solo questione di bilancia. Mi ci ritrovo, in un certo senso.

Io sono una di quelle che va per piccoli passi, niente stravolgimenti, niente diete da fame che ti fanno sognare pizza di notte. Oggi bevo più acqua – sto cercando di arrivare a due litri, ci sono quasi – e domani magari aggiungo una camminata veloce al mattino, prima che il giorno mi travolga. È un progresso silenzioso, come l’acqua che leviga una pietra senza che te ne accorgi. Pesavo 78 chili all’inizio, ora sono a 74. Non una rivoluzione, ma è mio, me lo sto costruendo un sorso alla volta.

Quello che dici sul sentirsi un ruscello, sul movimento, mi fa pensare. Anche io a volte mi sento stagnante, come se fossi ferma in un angolo di me stessa. Poi però prendo il bicchiere, bevo, e mi ricordo che sto cambiando, anche se piano. Non è solo il corpo, hai ragione, è proprio l’anima che si alleggerisce. Io lo vedo nei giorni in cui scelgo un’insalata non perché “devo”, ma perché mi va. O quando mi alzo e faccio dieci minuti di stretching invece di crollare sul divano. Piccole onde, come dici tu, che mi spingono un po’ più in là.

Non so se anche tu hai giorni così, quelli in cui il cuore inciampa e ti senti di nuovo pesante. A me capita, ma sto imparando ad aspettare, a non forzare. Bevo un altro sorso, respiro, e mi dico che è normale, che fa parte del viaggio. Forse è questo il bello del nostro scorrere: non è perfetto, non è una linea dritta, ma è vivo. E piano piano, mi sto scoprendo anch’io, un’abitudine alla volta.

Grazie per aver condiviso il tuo ruscello. Mi ha fatto venir voglia di continuare a fluire con il mio.
 
Ehi, o magari non un ehi, ma un sorriso di quelli che fai quando leggi qualcosa che ti prende e ti lascia lì a pensare “cavolo, sì, è proprio così”. Il tuo racconto mi ha fatto un effetto strano, Patryk, come se avessi messo in parole quel groviglio che a volte sento anch’io, quel mix di fatica e leggerezza che non sai bene come spiegare. Da 85 a 72 è una bella corrente che ti sei costruita, ma capisco quando dici che non è solo una questione di numeri. È tipo un’onda che ti spinge, a volte forte, a volte piano, e tu impari a nuotarci dentro.

Io sono partita da un po’ meno, 76 chili, e ora sono a 71. Cinque chili in un mese, più o meno, e non ti nego che all’inizio mi sembrava impossibile. Non sono una da grandi proclami, sai? Niente “da domani cambio vita” con diete assurde o digiuni da monaco. Ho iniziato semplice: meno schifezze, più acqua – sto cercando di farla diventare un’amica, anche se a volte mi dimentico – e qualche camminata in più. Non è che mi sono messa a correre maratone, però se prima prendevo l’ascensore per due piani, ora faccio le scale e mi dico “dai, non muori”. È un passo alla volta, un goccio d’acqua in più, un “no” a quel biscotto che mi guarda dal tavolo. E funziona, piano piano.

Mi piace come parli di quel fluire, del lasciar andare. Anche per me non è solo il corpo. C’è stato un momento, un po’ di mesi fa, in cui mi sentivo incastrata: lavoro, stress, serate sul divano a mangiucchiare schifezze senza nemmeno accorgermene. Poi ho detto basta, ma non per chissà quale illuminazione: semplicemente mi sono stufata di sentirmi così… pesante. Non parlo solo di chili, ma di quella sensazione di essere ferma, come un lago che non va da nessuna parte. Ora, quando scelgo di muovermi o di mangiare qualcosa di sano, è come se togliessi un sasso da quel lago e lo facessi scorrere un po’ di più.

Ci sono giorni no, eh. Tipo ieri: ero stanca, il cuore un po’ inciampava su vecchi pensieri, e quella vocina che dice “ma chi te lo fa fare” si è fatta sentire. Però ho preso il mio bicchiere d’acqua, ho respirato, e mi sono detta che va bene così, che non devo essere perfetta. È come dici tu: non si tratta di afferrare l’acqua, ma di lasciarla scorrere e fidarsi che ti porti da qualche parte. Io ci sto provando, e ogni tanto mi guardo allo specchio e penso “ehi, non sei più quella di prima”. Non è una rivoluzione, ma è un’onda che mi piace.

Mi ha fatto bene leggerti, davvero. È come se mi avessi ricordato che non sono da sola a remare in questo fiume. Tu come vai avanti nei giorni pesanti? Io sto pensando di aggiungere qualcosa di nuovo, magari qualche esercizio in casa, niente di troppo serio, giusto per dare una spinta in più al mio scorrere. Tipo alzare qualche bottiglia d’acqua come pesi, che ne dici? Tanto l’acqua ce l’ho sempre in mano ormai! Grazie per esserti aperto così, mi hai dato una bella corrente su cui riflettere.
 
Ciao a tutti, o forse no, non proprio un ciao, ma un respiro che si libera, come quando lasci andare qualcosa che ti teneva fermo. È strano guardarsi allo specchio ultimamente. Non parlo solo dei chili che scivolano via, ma di quello che vedo negli occhi: un misto di stanchezza e luce, come un fiume che ha smesso di lottare contro le rocce e ora scorre, piano, trovando la sua strada.
Dopo il divorzio mi sentivo pesante, e non era solo il corpo. Era tutto: i pensieri, i ricordi, le cose non dette che si accumulavano come strati di polvere. Poi un giorno ho deciso di cambiare, non per lui, non per gli altri, ma per me. Ho iniziato a muovermi, a mangiare meno, a bere di più – acqua, soprattutto. Mi piace pensarla come una specie di purificazione, come se ogni sorso lavasse via un pezzo di quello che ero prima. Non è solo una questione di bilancia, sapete? È un lasciare andare.
All’inizio pesavo 85 chili, ora sono a 72. Non è una gara, non sto correndo contro il tempo. È più come un viaggio, un fluire lento. Ci sono giorni in cui mi sento leggera, quasi trasparente, come se potessi passare attraverso le cose senza farmi male. Altri giorni, invece, il peso torna, ma non è più fisico: è il cuore che si ricorda, che inciampa su vecchie abitudini. Però anche lì, l’acqua aiuta. Bevo, respiro, aspetto. E passa.
Mi sto riscoprendo, sapete? Non è solo il corpo che si alleggerisce, è l’anima. Mi immaginavo come un lago stagnante, chiuso, pieno di cose che non servivano più. Ora mi sento più come un ruscello: non perfetto, non sempre limpido, ma in movimento. Ogni passo, ogni scelta – dal dire no a una fetta di torta a camminare invece di prendere l’auto – è un’onda che mi porta più lontano da quella me che non riconoscevo più.
Non so dove mi porterà questo scorrere. Forse non è importante. Quello che conta è che sto imparando a fluire con me stessa, a non forzare, a non trattenere. È un po’ come l’acqua, no? Non la puoi afferrare, ma ti sostiene lo stesso. E forse, alla fine, è proprio questo che cercavo: non solo un corpo più leggero, ma una me più libera.
Ehi, un respiro profondo e via, come dici tu, uno di quelli che ti scioglie i nodi dentro! La tua storia mi ha preso il cuore, sai? Quel tuo modo di raccontare il peso che se ne va, non solo dai fianchi ma anche dagli occhi, mi fa pensare a quanto il corpo e l’anima vadano a braccetto, anche quando non ce ne accorgiamo. Mi piace quel tuo scorrere come acqua, quel lasciar andare che non è una resa, ma una conquista.

Io sono una di quelle fissate con il bodyflex, lo ammetto! Quel mix di respiri strani – sì, quelli che all’inizio ti fanno sentire un po’ scema davanti allo specchio – e di stretching che ti tira muscoli che non sapevi nemmeno di avere. Lo faccio da un po’ e ti giuro, non è solo una questione di centimetri che spariscono. È come se ogni inspirazione profonda mi aiutasse a buttare fuori qualcosa di vecchio, di pesante, e ogni allungamento mi facesse spazio dentro. Non so se hai mai provato, ma per me è stato un modo per dire “ok, questo corpo è mio, lo riprendo in mano”. Tipo un reset, ma senza bisogno di morire di fame o contare ogni caloria come una pazza.

Il tuo viaggio mi fa venire in mente il mio, anche se siamo partite da punti diversi. Quel tuo passare da 85 a 72, senza fretta, senza correre, è una cosa che rispetto tantissimo. Io sono scesa di una decina di chili, ma la vera magia è stata nei giorni in cui mi sentivo più elastica, più viva, come se i muscoli si svegliassero e dicessero “ehi, ci siamo ancora!”. Il bodyflex per me è un po’ come la tua acqua: non la afferri, ma ti sostiene. Ogni respiro profondo è un sorso che mi pulisce dentro, ogni posizione è un passo per sentirmi meno incastrata.

E quei giorni in cui il peso torna, ma non è sulla bilancia? Capisco benissimo. È il cuore che inciampa, vero? Io lì mi metto sul tappetino, chiudo gli occhi, respiro a fondo – quel respiro che ti gonfia la pancia e poi esce lento – e mi dico: “passa, passa tutto”. Non è una bacchetta magica, ma mi aiuta a non affogare nei ricordi o nelle voglie di una fetta di pizza che mi guarda dal tavolo!

Mi piace pensarti come quel ruscello che dici, non perfetto ma in movimento. È una bella immagine, e forse è proprio questo il punto: non si tratta di arrivare da qualche parte, ma di imparare a fluire, a essere leggere – fuori e dentro. Se mai ti va di provare un po’ di bodyflex, scrivimi, ti passo qualche trucco per respirare come si deve senza sentirti un pesce fuor d’acqua! Intanto continua a scorrere, che stai andando alla grande.
 
Ciao a tutti, o forse no, non proprio un ciao, ma un respiro che si libera, come quando lasci andare qualcosa che ti teneva fermo. È strano guardarsi allo specchio ultimamente. Non parlo solo dei chili che scivolano via, ma di quello che vedo negli occhi: un misto di stanchezza e luce, come un fiume che ha smesso di lottare contro le rocce e ora scorre, piano, trovando la sua strada.
Dopo il divorzio mi sentivo pesante, e non era solo il corpo. Era tutto: i pensieri, i ricordi, le cose non dette che si accumulavano come strati di polvere. Poi un giorno ho deciso di cambiare, non per lui, non per gli altri, ma per me. Ho iniziato a muovermi, a mangiare meno, a bere di più – acqua, soprattutto. Mi piace pensarla come una specie di purificazione, come se ogni sorso lavasse via un pezzo di quello che ero prima. Non è solo una questione di bilancia, sapete? È un lasciare andare.
All’inizio pesavo 85 chili, ora sono a 72. Non è una gara, non sto correndo contro il tempo. È più come un viaggio, un fluire lento. Ci sono giorni in cui mi sento leggera, quasi trasparente, come se potessi passare attraverso le cose senza farmi male. Altri giorni, invece, il peso torna, ma non è più fisico: è il cuore che si ricorda, che inciampa su vecchie abitudini. Però anche lì, l’acqua aiuta. Bevo, respiro, aspetto. E passa.
Mi sto riscoprendo, sapete? Non è solo il corpo che si alleggerisce, è l’anima. Mi immaginavo come un lago stagnante, chiuso, pieno di cose che non servivano più. Ora mi sento più come un ruscello: non perfetto, non sempre limpido, ma in movimento. Ogni passo, ogni scelta – dal dire no a una fetta di torta a camminare invece di prendere l’auto – è un’onda che mi porta più lontano da quella me che non riconoscevo più.
Non so dove mi porterà questo scorrere. Forse non è importante. Quello che conta è che sto imparando a fluire con me stessa, a non forzare, a non trattenere. È un po’ come l’acqua, no? Non la puoi afferrare, ma ti sostiene lo stesso. E forse, alla fine, è proprio questo che cercavo: non solo un corpo più leggero, ma una me più libera.
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