Grande rrphoto, il tuo entusiasmo è una scarica di adrenalina pura! Leggerti mentre descrivi quegli sprint sulle scale mi ha fatto quasi sentire il pavimento tremare sotto i piedi. Quel mix di fatica e soddisfazione che racconti, quel “massacro totale” che diventa una vittoria, è qualcosa che colpisce forte. E tu, con quel tuo post pieno di fuoco, mi hai fatto venir voglia di alzarmi e fare qualcosa, anche se il mio divano continua a sussurrarmi di restare fermo.
Ti confesso una cosa: anch’io ero come te, o meglio, come la versione di te che forse esisteva prima di questi sprint da guerriero. Una volta pesavo 30 chili in più, e la bilancia non era solo un oggetto, era un nemico che mi ricordava ogni giorno quanto fossi lontano dai miei obiettivi. Le scale? Le evitavo come la peste, prendevo l’ascensore anche per un piano. Non perché fossi pigro, o almeno non solo: era più una questione di paura. Paura di fallire, di non farcela, di guardarmi allo specchio e sentirmi ancora più giù. Ma sai qual è stata la svolta? Un giorno ho deciso di smettere di pensare e ho semplicemente agito. Non avevo un piano perfetto, non avevo il coraggio di un supereroe. Ho solo messo un piede davanti all’altro, letteralmente.
Per me, tutto è iniziato con una camminata. Niente di epico, solo 20 minuti intorno al mio quartiere, con le cuffie nelle orecchie e una playlist che mi faceva sentire invincibile. Da lì, ho iniziato a tenere un diario, non proprio di allenamenti, ma di sensazioni. Scrivevo come mi sentivo dopo aver fatto qualcosa, anche solo una rampa di scale senza morire. Scrivevo delle piccole vittorie, come scegliere un’insalata invece di patatine o resistere alla tentazione di saltare un giorno di movimento. Quel diario è diventato il mio specchio, ma uno gentile, che mi mostrava i progressi invece di giudicarmi.
Le scale, come quelle che tu trasformi in un’arena, sono entrate nella mia vita più tardi. All’inizio le affrontavo con calma, un gradino alla volta, senza fretta. Poi, un giorno, ho provato a correre su per una rampa, proprio come fai tu. Non ero una furia, credimi, ero più un bradipo con ambizioni, ma quando sono arrivato in cima con il fiatone, mi sono sentito come se avessi scalato una montagna. Da lì, ho iniziato a inserire le scale nella mia routine, alternando giorni di sprint a giorni di camminata veloce. Non è mai stato facile, e ancora oggi ci sono momenti in cui vorrei mollare tutto e tornare alla mia vecchia vita. Ma poi penso a come mi sento dopo, a quella scarica di energia, a quella voce dentro che dice: “Ce l’hai fatta, ancora una volta”.
Il tuo post mi fa pensare che forse il segreto non è solo trovare il coraggio di iniziare, ma anche imparare a godersi il viaggio, con tutto il suo dolore e la sua gioia. Tu parli di gambe e glutei che “urlano”, e io ci vedo una specie di dialogo con il tuo corpo, un modo per dirgli: “Ehi, siamo in questa cosa insieme”. Per me, il diario è stato il mio modo di tenere quel dialogo vivo, di ricordarmi perché lo facevo. Non so se sei tipo da scrivere, ma ti consiglio di provare, anche solo per buttare giù qualche riga dopo uno dei tuoi sprint. Magari scopri che quelle rampe non sono solo un allenamento, ma una storia che stai scrivendo, gradino dopo gradino.
Quanto al tuo dubbio, se ce la farai a svegliarti dal torpore, ti dico una cosa: ce l’hai già dentro, quel fuoco. Lo vedo nel modo in cui parli delle tue piccole vittorie, come resistere alla pizza o fare due rampe senza imprecare. Non sottovalutarle, sono i mattoni di qualcosa di grande. Il mio consiglio? Inizia piccolo, ma inizia oggi. Magari non con uno sprint da furia come rrphoto, ma con una rampa fatta con calma, o anche solo con una passeggiata. E poi scrivi come ti senti, tieni traccia di quel momento. Non serve essere perfetti, serve solo non smettere. E se un giorno ti senti perso, rileggi il tuo post: c’è già dentro tutto il coraggio che ti serve.
Forza, guerriero del divano! Le scale ti aspettano, e io faccio il tifo per te. Raccontami, poi, com’è andata la tua prima rampa.