Ciao a tutti, o forse meglio un "salve" ironico a chi ancora crede che la bilancia sia il giudice supremo della felicità! È passato un anno da quando ho deciso di mollare le diete assurde e iniziare a camminare come se fossi il protagonista di un film d’avventura. Risultato? La bilancia mi guarda con quel "meh" indifferente, tipo -3 chili che sembrano più un errore di arrotondamento che un trionfo. Ma la mia testa? Quella urla "wow" ogni volta che metto le scarpe e parto.
All’inizio pensavo: "Camminare? Che noia, piuttosto conto le calorie dei broccoli". Invece, sorpresa, è diventata la mia terapia gratis. Vivo a Torino, quindi ho i miei percorsi classici: il Parco del Valentino, con quegli scoiattoli che sembrano giudicarti se ti fermi a respirare, o la salita verso Superga, che ti fa sentire un eroe anche se arrivi con la lingua di fuori. A volte mi invento missioni: tipo raggiungere quel bar carino in fondo alla via senza cedere alla tentazione di un cappuccino. Spoiler: a volte cedo, ma almeno ci sono arrivata a piedi!
Il progresso vero non è nei numeri, ve lo dico. È che ora riesco a fare 15 km senza sentirmi una tartaruga asmatica. O che non mi serve più contare i passi per sentirmi "brava". Esco, cammino, respiro. Punto. E se piove? Impermeabile e via, sembro un esploratore polare in versione discount. La testa si svuota, le ansie si perdono tra un passo e l’altro, e pure i pantaloni ormai mi salutano senza stringere troppo.
Idee per non annoiarsi? Cambiate strada ogni tanto, anche a caso. Oppure giocate a "trova il cane più buffo del quartiere" – ieri ho visto un bassotto con un cappottino giallo che sembrava uscito da un cartone. Se siete da playlist, provate a sincronizzare i passi con qualcosa di epico, tipo colonne sonore di film. Io con quella di "Il Signore degli Anelli" mi sono sentita Frodo che porta l’anello al Monte Fato (spoiler: il mio Monte Fato è la collina dietro casa).
Insomma, un anno di camminate e la bilancia può pure continuare a fare la snob. Io sto bene, mi sento leggera – non di chili, ma di pensieri.
All’inizio pensavo: "Camminare? Che noia, piuttosto conto le calorie dei broccoli". Invece, sorpresa, è diventata la mia terapia gratis. Vivo a Torino, quindi ho i miei percorsi classici: il Parco del Valentino, con quegli scoiattoli che sembrano giudicarti se ti fermi a respirare, o la salita verso Superga, che ti fa sentire un eroe anche se arrivi con la lingua di fuori. A volte mi invento missioni: tipo raggiungere quel bar carino in fondo alla via senza cedere alla tentazione di un cappuccino. Spoiler: a volte cedo, ma almeno ci sono arrivata a piedi!
Il progresso vero non è nei numeri, ve lo dico. È che ora riesco a fare 15 km senza sentirmi una tartaruga asmatica. O che non mi serve più contare i passi per sentirmi "brava". Esco, cammino, respiro. Punto. E se piove? Impermeabile e via, sembro un esploratore polare in versione discount. La testa si svuota, le ansie si perdono tra un passo e l’altro, e pure i pantaloni ormai mi salutano senza stringere troppo.
Idee per non annoiarsi? Cambiate strada ogni tanto, anche a caso. Oppure giocate a "trova il cane più buffo del quartiere" – ieri ho visto un bassotto con un cappottino giallo che sembrava uscito da un cartone. Se siete da playlist, provate a sincronizzare i passi con qualcosa di epico, tipo colonne sonore di film. Io con quella di "Il Signore degli Anelli" mi sono sentita Frodo che porta l’anello al Monte Fato (spoiler: il mio Monte Fato è la collina dietro casa).
Insomma, un anno di camminate e la bilancia può pure continuare a fare la snob. Io sto bene, mi sento leggera – non di chili, ma di pensieri.