Dall’infortunio al riscatto: la mia rinascita con dieta e allenamenti su misura!

mik_sk

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, non ci credo ancora. Due anni fa ero fermo, bloccato a letto con una caviglia distrutta dopo una caduta assurda. Il medico mi aveva detto "muoviti poco, riposati tanto", e io, che non stavo mai fermo, mi sono ritrovato a fissare il soffitto. E sapete cosa? I chili sono arrivati, silenziosi, subdoli, come se il mio corpo si fosse arreso insieme alla mia testa. Da 75 sono passato a 90 in un battito di ciglia. Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più: ero gonfio, stanco, incazzato col mondo.
Poi ho detto basta. Non potevo restare così, non era da me. Ho iniziato a informarmi, a cercare soluzioni, perché sì, la caviglia faceva ancora male, ma non potevo usarla come scusa per sempre. Ho trovato un fisioterapista con le palle, uno che invece di compatirmi mi ha detto: "Possiamo farcela, ma devi metterci la testa". E da lì è partita la mia rinascita.
All’inizio non potevo nemmeno pensare di correre o sollevare pesi come prima. Camminare per 10 minuti era già una conquista, ma sapete una cosa? Quelle piccole vittorie mi hanno acceso qualcosa dentro. Ho scoperto gli esercizi in acqua: sembrava una stupidaggine, ma mi hanno rimesso in moto senza massacrarmi le articolazioni. Poi ho preso in mano l’alimentazione. Basta schifezze, basta abbuffate per noia. Ho iniziato a cucinare, a pesare tutto, a capire cosa mi serviva davvero: proteine per i muscoli, verdure per sgonfiarmi, carboidrati giusti per l’energia. Niente diete da fame, solo scelte furbe.
Oggi sono a 80 kg. Non è il mio vecchio me, ma è un me che lotta, che si piace di più. Faccio squat con un kettlebell leggero, cammino 5 km senza zoppicare, e ogni tanto mi concedo pure una pizza senza sentirmi in colpa. La caviglia? Ancora un po’ rigida, ma non mi ferma. Mi alleno 4 volte a settimana, adattando tutto al mio corpo, e ogni passo avanti mi ricorda che non sono più quello sdraiato a commiserarsi.
Non è stato facile, ve lo giuro. Ci sono stati giorni in cui volevo mollare, in cui il dolore o la bilancia mi facevano impazzire. Ma poi mi guardo indietro e vedo quanta strada ho fatto. Non è solo il peso, è la testa, la voglia di non arrendermi. E se ce la sto facendo io, con un osso mezzo rotto e un passato da pantofolaio forzato, allora fidatevi: si può fare. Basta crederci e muoversi, un passo alla volta. Voi che ne pensate? Qualcuno ha vissuto qualcosa di simile?
 
Cavolo, la tua storia mi ha preso proprio in pieno! Ti capisco, sai? Quel senso di impotenza, il corpo che sembra tradirti e i chili che si accumulano come se niente fosse… è una botta dura. Però guarda che forza che hai tirato fuori, un riscatto vero! Io sto su un percorso diverso, ma simile nel mood: la bilancia non era mia amica e la testa ancora meno, finché non ho scoperto la dieta mediterranea. Non è una di quelle cose punitive, tipo "mangia solo aria e prega", ma un modo di nutrirsi che ti fa sentire vivo.

Tipo, ieri ho messo insieme una cena che sembrava una festa: filetti di orata al forno con un filo d’olio extravergine, pomodorini tagliati a metà e un po’ di origano fresco. Accanto, una padellata di zucchine e melanzane grigliate, condite giusto con un goccio d’olio e un pizzico di sale. Ti giuro, mi sentivo sazio ma leggero, e pure la caviglia – che nel mio caso non è rotta, ma ogni tanto si lamenta – sembrava ringraziarmi. È questo che mi piace: pesce che ti dà proteine senza appesantirti, verdure che sgonfiano e quel benedetto olio d’oliva che rende tutto più buono senza sensi di colpa.

La tua rinascita mi ispira un sacco, sul serio. Io non ho avuto infortuni così tosti, ma il "basta" l’ho detto anch’io, e da lì è cambiato tutto. Camminare, come dici tu, è una vittoria che si costruisce, e poi arriva il resto. Tu con l’acqua e i kettlebell, io con le mie passeggiate e le insalatone con feta e olive. Ognuno trova la sua strada, no? E quel che conta è non mollare, pure quando la bilancia fa i capricci o la voglia cala. Dimmi un po’, hai mai provato a buttarti su qualcosa di mediterraneo? Magari un piatto con del pesce spada e un contorno di caponata… roba che ti rimette in pace col mondo!
 
Ragazzi, non ci credo ancora. Due anni fa ero fermo, bloccato a letto con una caviglia distrutta dopo una caduta assurda. Il medico mi aveva detto "muoviti poco, riposati tanto", e io, che non stavo mai fermo, mi sono ritrovato a fissare il soffitto. E sapete cosa? I chili sono arrivati, silenziosi, subdoli, come se il mio corpo si fosse arreso insieme alla mia testa. Da 75 sono passato a 90 in un battito di ciglia. Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più: ero gonfio, stanco, incazzato col mondo.
Poi ho detto basta. Non potevo restare così, non era da me. Ho iniziato a informarmi, a cercare soluzioni, perché sì, la caviglia faceva ancora male, ma non potevo usarla come scusa per sempre. Ho trovato un fisioterapista con le palle, uno che invece di compatirmi mi ha detto: "Possiamo farcela, ma devi metterci la testa". E da lì è partita la mia rinascita.
All’inizio non potevo nemmeno pensare di correre o sollevare pesi come prima. Camminare per 10 minuti era già una conquista, ma sapete una cosa? Quelle piccole vittorie mi hanno acceso qualcosa dentro. Ho scoperto gli esercizi in acqua: sembrava una stupidaggine, ma mi hanno rimesso in moto senza massacrarmi le articolazioni. Poi ho preso in mano l’alimentazione. Basta schifezze, basta abbuffate per noia. Ho iniziato a cucinare, a pesare tutto, a capire cosa mi serviva davvero: proteine per i muscoli, verdure per sgonfiarmi, carboidrati giusti per l’energia. Niente diete da fame, solo scelte furbe.
Oggi sono a 80 kg. Non è il mio vecchio me, ma è un me che lotta, che si piace di più. Faccio squat con un kettlebell leggero, cammino 5 km senza zoppicare, e ogni tanto mi concedo pure una pizza senza sentirmi in colpa. La caviglia? Ancora un po’ rigida, ma non mi ferma. Mi alleno 4 volte a settimana, adattando tutto al mio corpo, e ogni passo avanti mi ricorda che non sono più quello sdraiato a commiserarsi.
Non è stato facile, ve lo giuro. Ci sono stati giorni in cui volevo mollare, in cui il dolore o la bilancia mi facevano impazzire. Ma poi mi guardo indietro e vedo quanta strada ho fatto. Non è solo il peso, è la testa, la voglia di non arrendermi. E se ce la sto facendo io, con un osso mezzo rotto e un passato da pantofolaio forzato, allora fidatevi: si può fare. Basta crederci e muoversi, un passo alla volta. Voi che ne pensate? Qualcuno ha vissuto qualcosa di simile?
Ehi, la tua storia spacca, davvero. Io sto qui a contare i grammi che perdo come se fossi un detective con la lente d’ingrandimento, e tu sei passato da un letto a spaccarti il culo così. Io sono quello lento, sai? Un chilo al mese se va bene, tipo una tartaruga con la zampa storta. Però non mollo, eh. Mi guardo allo specchio e vedo ancora troppa ciccia, ma almeno adesso ci sto provando sul serio.

Anche io peso tutto, faccio i conti come un matematico pazzo, e pure le verdure ormai sono amiche mie, anche se all’inizio le guardavo storto. Non ho una caviglia rotta come scusa, però, solo un metabolismo che sembra in letargo perenne. Mi piace quel tuo "scelte furbe" invece di morire di fame, perché è vero, funziona. Io sto sui 500 grammi di zucchine e un po’ di pollo, e mi sento meno un sacco di patate rispetto a prima.

La tua rinascita mi gasa, non lo nego. Mi fa pensare che pure io, con i miei passi da lumaca, magari un giorno arrivo da qualche parte. Tu che hai ricominciato da zero così, cosa mi dici? Quanto contano ste piccole vittorie quando la bilancia ti ride in faccia? Perché io a volte mi incazzo, ma poi vedo quel meno uno e mi dico "dai, non è niente, ma è qualcosa".
 
Grande mik_sk, la tua storia è un pugno nello stomaco, ma di quelli che ti svegliano! Io sono qui col mio coach online che mi tiene d’occhio da lontano, e pure io peso tutto, zucchine comprese, come se fossi un chimico. Le piccole vittorie? Per me sono oro: un etto in meno, una cintura che stringe meglio. La bilancia a volte mi fa bestemmiare, ma poi penso a te che da fermo sei ripartito, e mi dico che mollare non ha senso. Un passo alla volta, no? Tu mi hai dato una scossa, continua così!
 
Ragazzi, non ci credo ancora. Due anni fa ero fermo, bloccato a letto con una caviglia distrutta dopo una caduta assurda. Il medico mi aveva detto "muoviti poco, riposati tanto", e io, che non stavo mai fermo, mi sono ritrovato a fissare il soffitto. E sapete cosa? I chili sono arrivati, silenziosi, subdoli, come se il mio corpo si fosse arreso insieme alla mia testa. Da 75 sono passato a 90 in un battito di ciglia. Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più: ero gonfio, stanco, incazzato col mondo.
Poi ho detto basta. Non potevo restare così, non era da me. Ho iniziato a informarmi, a cercare soluzioni, perché sì, la caviglia faceva ancora male, ma non potevo usarla come scusa per sempre. Ho trovato un fisioterapista con le palle, uno che invece di compatirmi mi ha detto: "Possiamo farcela, ma devi metterci la testa". E da lì è partita la mia rinascita.
All’inizio non potevo nemmeno pensare di correre o sollevare pesi come prima. Camminare per 10 minuti era già una conquista, ma sapete una cosa? Quelle piccole vittorie mi hanno acceso qualcosa dentro. Ho scoperto gli esercizi in acqua: sembrava una stupidaggine, ma mi hanno rimesso in moto senza massacrarmi le articolazioni. Poi ho preso in mano l’alimentazione. Basta schifezze, basta abbuffate per noia. Ho iniziato a cucinare, a pesare tutto, a capire cosa mi serviva davvero: proteine per i muscoli, verdure per sgonfiarmi, carboidrati giusti per l’energia. Niente diete da fame, solo scelte furbe.
Oggi sono a 80 kg. Non è il mio vecchio me, ma è un me che lotta, che si piace di più. Faccio squat con un kettlebell leggero, cammino 5 km senza zoppicare, e ogni tanto mi concedo pure una pizza senza sentirmi in colpa. La caviglia? Ancora un po’ rigida, ma non mi ferma. Mi alleno 4 volte a settimana, adattando tutto al mio corpo, e ogni passo avanti mi ricorda che non sono più quello sdraiato a commiserarsi.
Non è stato facile, ve lo giuro. Ci sono stati giorni in cui volevo mollare, in cui il dolore o la bilancia mi facevano impazzire. Ma poi mi guardo indietro e vedo quanta strada ho fatto. Non è solo il peso, è la testa, la voglia di non arrendermi. E se ce la sto facendo io, con un osso mezzo rotto e un passato da pantofolaio forzato, allora fidatevi: si può fare. Basta crederci e muoversi, un passo alla volta. Voi che ne pensate? Qualcuno ha vissuto qualcosa di simile?
Ciao a tutti,

devo dire che leggerti mi ha fatto venire i brividi, ma anche un po’ di rabbia. Non verso di te, sia chiaro, ma verso quella sensazione schifosa di sentirsi intrappolati nel proprio corpo, che sembra quasi tradirti. Io sono in un percorso simile, anche se la mia storia non parte da un infortunio come il tuo. Due mesi fa ho deciso di darci un taglio: ero stanco di guardarmi e vedere solo rotoli e stanchezza. Pesavo 88 kg, ora sono a 83. Cinque chili in meno in un mese e mezzo, e ti assicuro che non è stata una passeggiata.

All’inizio ho tagliato il superfluo: bibite zuccherate, schifezze fritte, e quel maledetto vizio di mangiare davanti alla tv senza nemmeno accorgermi di quanto ingurgitassi. Ho iniziato a muovermi di più, niente di folle, solo camminate lunghe e qualche esercizio a casa con un paio di bottiglie d’acqua al posto dei pesi. Funziona, sai? Non serve strafare, basta essere costanti. Ora sto provando a inserire un po’ di palestra, ma confesso che mi sento ancora un pesce fuor d’acqua tra quelli che sollevano quintali.

La tua storia però mi colpisce duro. Quel passaggio dai 75 ai 90, il non riconoscerti allo specchio… cavolo, lo capisco fin troppo bene. Anche io ho avuto momenti in cui la bilancia sembrava prendermi in giro, e la testa pure. Ma tu hai ragione: non è solo il peso, è la mentalità. Io sto ancora cercando di capire come andare avanti senza crollare, perché sì, i giorni no ci sono eccome. Tu come fai a non mollare? Gli esercizi in acqua mi incuriosiscono, magari potrei provarci anch’io visto che le ginocchia ogni tanto si lamentano. E l’alimentazione? Hai qualche trucco per non sgarrare troppo?

Insomma, ti leggo e penso: se ce la fai tu con una caviglia messa così, io che scusa ho? Forse nessuno ha il diritto di piangersi addosso troppo a lungo. Fammi sapere come procedi, mi sa che abbiamo un bel po’ da imparare l’uno dall’altro.
 
Ragazzi, non ci credo ancora. Due anni fa ero fermo, bloccato a letto con una caviglia distrutta dopo una caduta assurda. Il medico mi aveva detto "muoviti poco, riposati tanto", e io, che non stavo mai fermo, mi sono ritrovato a fissare il soffitto. E sapete cosa? I chili sono arrivati, silenziosi, subdoli, come se il mio corpo si fosse arreso insieme alla mia testa. Da 75 sono passato a 90 in un battito di ciglia. Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più: ero gonfio, stanco, incazzato col mondo.
Poi ho detto basta. Non potevo restare così, non era da me. Ho iniziato a informarmi, a cercare soluzioni, perché sì, la caviglia faceva ancora male, ma non potevo usarla come scusa per sempre. Ho trovato un fisioterapista con le palle, uno che invece di compatirmi mi ha detto: "Possiamo farcela, ma devi metterci la testa". E da lì è partita la mia rinascita.
All’inizio non potevo nemmeno pensare di correre o sollevare pesi come prima. Camminare per 10 minuti era già una conquista, ma sapete una cosa? Quelle piccole vittorie mi hanno acceso qualcosa dentro. Ho scoperto gli esercizi in acqua: sembrava una stupidaggine, ma mi hanno rimesso in moto senza massacrarmi le articolazioni. Poi ho preso in mano l’alimentazione. Basta schifezze, basta abbuffate per noia. Ho iniziato a cucinare, a pesare tutto, a capire cosa mi serviva davvero: proteine per i muscoli, verdure per sgonfiarmi, carboidrati giusti per l’energia. Niente diete da fame, solo scelte furbe.
Oggi sono a 80 kg. Non è il mio vecchio me, ma è un me che lotta, che si piace di più. Faccio squat con un kettlebell leggero, cammino 5 km senza zoppicare, e ogni tanto mi concedo pure una pizza senza sentirmi in colpa. La caviglia? Ancora un po’ rigida, ma non mi ferma. Mi alleno 4 volte a settimana, adattando tutto al mio corpo, e ogni passo avanti mi ricorda che non sono più quello sdraiato a commiserarsi.
Non è stato facile, ve lo giuro. Ci sono stati giorni in cui volevo mollare, in cui il dolore o la bilancia mi facevano impazzire. Ma poi mi guardo indietro e vedo quanta strada ho fatto. Non è solo il peso, è la testa, la voglia di non arrendermi. E se ce la sto facendo io, con un osso mezzo rotto e un passato da pantofolaio forzato, allora fidatevi: si può fare. Basta crederci e muoversi, un passo alla volta. Voi che ne pensate? Qualcuno ha vissuto qualcosa di simile?
Ehi, che storia la tua! Mi hai fatto quasi venire la pelle d’oca leggendo di come hai preso in mano la situazione, un passo alla volta, senza mollare. Sai, mi rivedo un po’ in quella voglia di riscatto, anche se la mia battaglia è iniziata più per guardarmi allo specchio e sentirmi bene, senza infortuni pesanti come il tuo. Però quel fuoco dentro, quello che ti spinge a dire “basta, ora cambio”, lo capisco eccome.

Io sono uno di quelli che si è buttato sulla dieta mediterranea, non so se ne hai mai sentito parlare o provato qualcosa del genere. Non è una di quelle robe restrittive che ti fanno sognare una ciambella a mezzanotte, ma un modo di mangiare che ti fa sentire pieno di energia e, diciamolo, anche un po’ in vacanza mentale. Tipo, immagina un piatto di salmone grigliato con un filo d’olio d’oliva extravergine, una montagna di zucchine e peperoni arrostiti, e magari un po’ di quinoa per dare sostanza. È il mio go-to quando voglio qualcosa di veloce ma che mi tenga sazio e leggero. Preparo tutto in 20 minuti, e mentre il pesce cuoce, mi diverto a tagliare le verdure come se fossi uno chef stellato, anche se alla fine metà finiscono per terra.

Quello che mi piace di questo stile è che non devi pesare ogni grammo come un chimico, ma impari a bilanciare. Tipo, l’olio d’oliva lo uso con la mano leggera, ma non lo demonizzo: è grasso buono, mica il nemico. E il pesce, mamma mia, una volta alla settimana mi regalo una spadellata di gamberi con aglio, pomodorini e prezzemolo. Sembra una cosa da ristorante, ma è semplicissimo. Ti giuro, mi ha aiutato a perdere 7 chili senza sentirmi a stecchetto, e ora mi muovo meglio, ho più fiato. Non che sia un maratoneta, eh, ma quelle camminate di 5 km di cui parli? Le faccio anch’io, e ogni tanto controllo il ritmo, così, per curiosità. È bello vedere che il corpo risponde quando lo tratti bene.

La tua storia mi fa pensare che magari anche tu potresti provare a buttarti su qualcosa di simile, se ti va di sperimentare in cucina. Non dico di rivoluzionare tutto, ma aggiungere un piatto colorato e sano ogni tanto potrebbe essere un altro tassello per la tua rinascita. Magari un’insalata di farro con tonno, olive e cetrioli, che è fresca e ti dà una botta di energia per i tuoi allenamenti. Che dici, ti ispira? E dimmi, tu cosa stai mangiando di questi tempi per tenerti in pista?