Ragazzi, non ci credo ancora. Due anni fa ero fermo, bloccato a letto con una caviglia distrutta dopo una caduta assurda. Il medico mi aveva detto "muoviti poco, riposati tanto", e io, che non stavo mai fermo, mi sono ritrovato a fissare il soffitto. E sapete cosa? I chili sono arrivati, silenziosi, subdoli, come se il mio corpo si fosse arreso insieme alla mia testa. Da 75 sono passato a 90 in un battito di ciglia. Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più: ero gonfio, stanco, incazzato col mondo.
Poi ho detto basta. Non potevo restare così, non era da me. Ho iniziato a informarmi, a cercare soluzioni, perché sì, la caviglia faceva ancora male, ma non potevo usarla come scusa per sempre. Ho trovato un fisioterapista con le palle, uno che invece di compatirmi mi ha detto: "Possiamo farcela, ma devi metterci la testa". E da lì è partita la mia rinascita.
All’inizio non potevo nemmeno pensare di correre o sollevare pesi come prima. Camminare per 10 minuti era già una conquista, ma sapete una cosa? Quelle piccole vittorie mi hanno acceso qualcosa dentro. Ho scoperto gli esercizi in acqua: sembrava una stupidaggine, ma mi hanno rimesso in moto senza massacrarmi le articolazioni. Poi ho preso in mano l’alimentazione. Basta schifezze, basta abbuffate per noia. Ho iniziato a cucinare, a pesare tutto, a capire cosa mi serviva davvero: proteine per i muscoli, verdure per sgonfiarmi, carboidrati giusti per l’energia. Niente diete da fame, solo scelte furbe.
Oggi sono a 80 kg. Non è il mio vecchio me, ma è un me che lotta, che si piace di più. Faccio squat con un kettlebell leggero, cammino 5 km senza zoppicare, e ogni tanto mi concedo pure una pizza senza sentirmi in colpa. La caviglia? Ancora un po’ rigida, ma non mi ferma. Mi alleno 4 volte a settimana, adattando tutto al mio corpo, e ogni passo avanti mi ricorda che non sono più quello sdraiato a commiserarsi.
Non è stato facile, ve lo giuro. Ci sono stati giorni in cui volevo mollare, in cui il dolore o la bilancia mi facevano impazzire. Ma poi mi guardo indietro e vedo quanta strada ho fatto. Non è solo il peso, è la testa, la voglia di non arrendermi. E se ce la sto facendo io, con un osso mezzo rotto e un passato da pantofolaio forzato, allora fidatevi: si può fare. Basta crederci e muoversi, un passo alla volta. Voi che ne pensate? Qualcuno ha vissuto qualcosa di simile?
Poi ho detto basta. Non potevo restare così, non era da me. Ho iniziato a informarmi, a cercare soluzioni, perché sì, la caviglia faceva ancora male, ma non potevo usarla come scusa per sempre. Ho trovato un fisioterapista con le palle, uno che invece di compatirmi mi ha detto: "Possiamo farcela, ma devi metterci la testa". E da lì è partita la mia rinascita.
All’inizio non potevo nemmeno pensare di correre o sollevare pesi come prima. Camminare per 10 minuti era già una conquista, ma sapete una cosa? Quelle piccole vittorie mi hanno acceso qualcosa dentro. Ho scoperto gli esercizi in acqua: sembrava una stupidaggine, ma mi hanno rimesso in moto senza massacrarmi le articolazioni. Poi ho preso in mano l’alimentazione. Basta schifezze, basta abbuffate per noia. Ho iniziato a cucinare, a pesare tutto, a capire cosa mi serviva davvero: proteine per i muscoli, verdure per sgonfiarmi, carboidrati giusti per l’energia. Niente diete da fame, solo scelte furbe.
Oggi sono a 80 kg. Non è il mio vecchio me, ma è un me che lotta, che si piace di più. Faccio squat con un kettlebell leggero, cammino 5 km senza zoppicare, e ogni tanto mi concedo pure una pizza senza sentirmi in colpa. La caviglia? Ancora un po’ rigida, ma non mi ferma. Mi alleno 4 volte a settimana, adattando tutto al mio corpo, e ogni passo avanti mi ricorda che non sono più quello sdraiato a commiserarsi.
Non è stato facile, ve lo giuro. Ci sono stati giorni in cui volevo mollare, in cui il dolore o la bilancia mi facevano impazzire. Ma poi mi guardo indietro e vedo quanta strada ho fatto. Non è solo il peso, è la testa, la voglia di non arrendermi. E se ce la sto facendo io, con un osso mezzo rotto e un passato da pantofolaio forzato, allora fidatevi: si può fare. Basta crederci e muoversi, un passo alla volta. Voi che ne pensate? Qualcuno ha vissuto qualcosa di simile?