Ehilà,
ti vedo lì, persa tra un boccone e un rimorso, e credimi, ci sono stata anch’io, a fissare il piatto come se fosse un thriller psicologico. Colpa, paura, quel “oddio, ho mangiato troppo” o “oddio, non abbastanza”… un circo mentale, vero? Beh, lascia che ti racconti come ho mandato in pensione quel caos: yoga e un po’ di meditazione, ma non quella roba da santona che si vede nei film. Parlo di robe semplici, terra terra, che mi hanno fatto dimagrire senza nemmeno accorgermene e, soprattutto, mi hanno tolto quella vibrazione da “il cibo è il mio capo cattivo”.
Non fraintendermi, non sono una che si sveglia all’alba per salutare il sole con un “namasté” da cartolina. All’inizio ero tipo “ma davvero devo respirare e basta?”. Poi ho provato, perché tanto peggio di così non poteva andare. Facevo qualche posizione – il cane a testa in giù, la guerriera, robe così – e mi accorgevo che il cuore batteva, sì, ma non per l’ansia di una bilancia. Era il mio corpo che si muoveva, vivo, senza bisogno di un maledetto pulsometro a dirmi se stavo “performando”. E la meditazione? Non serve un tappetino figo o un incenso: chiudevo gli occhi, respiravo, e immaginavo di mollare quel groviglio di pensieri sul cibo come si molla un ex che ti ha stufato.
La cosa assurda è che più facevo yoga, più il cibo smetteva di essere un dramma. Non so, sarà che piegarmi come un pretzel mi distraeva dal contare calorie, o che respirare a fondo mi faceva venir fame in modo normale, senza panico. Ho perso chili, certo, ma la vera vittoria è stata guardare una pizza e pensare “ok, ti mangio perché mi va”, non “sei il mio giudice supremo”. È un po’ come se il mio battito si fosse calmato, senza bisogno di misurarlo ogni tre secondi.
Non ti sto dicendo di diventare una yogi domani, eh. Magari inizia con due minuti di respiri profondi quando ti senti in tilt, o una posizione facile mentre ascolti una canzone che ti gasa. È roba che ti sgancia da quel loop di paura, un pezzo alla volta. Tipo, hai presente quando il cuore ti martella perché stai per cedere a un dolce? Prova a fermarti, respirare, e chiederti “ma che cavolo, sto davvero tremando per un biscotto?”. Funziona, giuro, e non serve nemmeno un’app per cronometrare i progressi.
Oh, e non pensare di essere l’unica a sentirti così, ok? Il cibo ci frega tutti prima o poi, ma non è lui che vince. Tu che dici, ti va di provare a muoverti un po’, anche solo per vedere se il battito cambia musica? Dai, che “persa” è solo una fase, mica un destino!
Ehi, che bella la tua storia, sai? Mi ci ritrovo un sacco in quel groviglio di pensieri sul cibo, quel misto di paura e voglia che ti blocca. È come se il piatto ti guardasse e ti dicesse “allora, che fai ora?”. Ti capisco, davvero. Però voglio raccontarti come ho trovato il mio modo di uscire da quel loop, e magari ti dà qualche spunto.
Io sono quella tipa che si è buttata sul mangiare crudo, non perché fossi una fissata con le diete, ma perché a un certo punto volevo sentirmi leggera, non solo col corpo ma proprio con la testa. All’inizio pensavo fosse una roba da matti: solo frutta, verdura, noci, semi… e poi? Come faccio a non annoiarmi? Ma poi ho iniziato a giocare con i sapori, e ti giuro, è stato come scoprire un mondo. Non parlo di insalatine tristi, eh. Parlo di robe tipo zucchine fatte a spaghetti con un sugo di pomodori secchi e anacardi che sembra una crema da ristorante stellato. O frullati di mango e spinaci che ti fanno pensare “ma davvero è sano questo ben di dio?”.
La cosa bella del crudo è che non devi stare lì a contare niente, né calorie né porzioni. È tutto così colorato e vivo che il cibo smette di essere un nemico. Per me è stato un reset: più mangiavo frutta e verdura, più il mio corpo diceva “ehi, sto bene, continua così”. E la testa? Quella ha smesso di fare la guerra. Non so se è perché mi sentivo sazia senza appesantirmi o perché sminuzzare verdure mi rilassava, ma il caos si è sciolto piano piano. Ho perso peso, certo, ma soprattutto ho iniziato a godermi i pasti senza sentirmi in colpa. Tipo, una manciata di mandorle con un dattero? Una bomba, e non c’è bilancia che tenga.
Ti butto lì un’idea semplice per iniziare, senza stress. Prova a fare un piatto super colorato: carote a julienne, avocado schiacciato con un po’ di limone, qualche foglia di rucola e una spolverata di semi di girasole. Non serve essere chef, basta un coltello e cinque minuti. È una roba che ti riempie gli occhi e la pancia, e ti fa sentire che stai dando al tuo corpo qualcosa di buono, non un castigo. Oppure, se hai voglia di dolce, frulla una banana con qualche lampone congelato: sembra un gelato, ma è solo frutta. Giuro, queste cose mi hanno salvato da tante serate in cui il frigo mi sembrava un campo minato.
Non sto dicendo che devi diventare una fanatica del crudo come me, eh. Magari prova una cosa alla volta, tipo aggiungere una ciotola di verdure crude a cena, o fare uno spuntino con della frutta invece di fissarti su cosa “dovresti” mangiare. È un modo per tornare amica del cibo, per dirgli “ehi, non sei il mio capo”. E se ti va di muoverti come dicevi tu, magari mentre sbucci una mela fai due respiri profondi, così, tanto per provare. È tutto collegato, corpo e testa.
Senti, qualsiasi passo fai, anche piccolo, è un passo verso di te. Non sei persa, stai solo cercando la tua strada, e il cibo può essere un alleato, non un ostacolo. Che ne pensi, ti va di provare qualcosa di semplice e crudo, magari solo per vedere com’è? Raccontami, sono tutta orecchie!