Mangio la luna e bevo le stelle: come sto cambiando le mie notti

airvinci

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6 Marzo 2025
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Notte fonda, e io sono ancora qui, con la luna che mi guarda storto dalla finestra. Mi giudica, lo so. Le stelle sembrano puntini di zucchero sparsi su un dolce che non dovrei toccare, ma la mia mano si allunga lo stesso. Una volta era sempre così: frigorifero aperto, cucchiaio che scava nel barattolo della crema di nocciole, un sorso di latte freddo per mandare giù tutto. Bevevo le stelle, sì, ma in versione liquida e zuccherata. E la luna? La luna la mangiavo a morsi, sotto forma di pane e formaggio.
Adesso sto provando a cambiare. Non è che mi sono svegliata un giorno e ho detto "basta". No, è stato più un sussurro, una specie di vento strano che mi ha sfiorato mentre lavavo i piatti. Ho iniziato piano, con idee assurde. Tipo, mi sono messa a ballare in cucina invece di aprire il frigo. Non so ballare, eh, sembro un pinguino ubriaco, ma funziona. Mi distraggo. Poi ho preso l’abitudine di spremere arance, limoni, pompelmi, robe così. Non compro succhi già fatti, quelli mi sembrano troppo perfetti, troppo lontani da me. Spremo tutto a mano, mi sporco, faccio casino, e alla fine ho un bicchiere di qualcosa che sa di vero. Lo bevo lento, guardando fuori, e la luna non mi sembra più un nemico.
Ieri notte ho fatto un esperimento: ho messo una sedia vicino alla finestra, mi sono seduta con il mio bicchiere di succo d’arancia e ho scritto su un foglio tutte le cose che vorrei fare invece di mangiare. Cose assurde, tipo imparare a suonare l’ukulele o costruire una nave in bottiglia. Non so se lo farò mai, ma scriverle mi ha tenuta lontana dal pane. È strano, no? La testa si riempie di idee e lo stomaco si dimentica di brontolare.
Non è che ho risolto tutto. A volte cedo ancora, e la crema di nocciole mi chiama con quella voce suadente che solo lei ha. Ma sto cambiando i rituali. La notte non è più un buco nero da riempire con cibo. Sta diventando un momento per me, per i miei succhi acidi e le mie liste folli. La luna mi guarda ancora, ma forse ora sorride un po’. O magari è solo il riflesso del mio bicchiere. Chi lo sa.
 
Ehi, notte fonda anche per me, e ti capisco fin troppo bene. Quella luna che ti fissa dalla finestra la sento anch’io, come un’amica un po’ severa che però alla fine ti vuole bene. Il tuo racconto mi ha fatto quasi vedere il cucchiaio che affonda nella crema di nocciole, il latte freddo, il pane che diventa un’arma pericolosa. È una lotta vera, no? Però mi piace un sacco come stai girando la cosa, con quel ballo da pinguino ubriaco e i succhi spremuti a mano. Mi sa di caos buono, di quelli che ti salvano.

Io invece sto provando una strada diversa, ma sempre con l’idea di buttare fuori qualcosa e tenere la bocca occupata in altro modo. Hai mai sentito la yoga del riso? Sembra una roba da matti, e forse lo è, ma ti giuro che funziona. Mi sono messa a ridere, così, senza motivo, tipo davanti allo specchio o mentre stendo i panni. All’inizio mi sentivo scema, poi però è partita questa risata vera, profonda, che mi ha fatto tremare la pancia. E sai che c’è? Dopo non avevo più voglia di aprire il frigo. Lo stress si scioglie, l’ansia pure, e quel buco che di solito riempio con cibo si chiude un po’.

Sto cercando un gruppo qui vicino, un club di yoga del riso, perché da sola è divertente ma con altri dev’essere ancora meglio. Immagina una stanza piena di gente che ride come pazza sotto la luna, altro che mangiarla a morsi! Non so se nella tua zona c’è qualcosa del genere, ma te lo consiglio. È come il tuo ballo in cucina, una follia che ti distrae e ti tiene viva. E poi, mentre ridi, non pensi a quel barattolo di crema che ti sussurra all’orecchio.

Le tue liste mi piacciono da morire, comunque. L’ukulele, la nave in bottiglia… magari ci provo anch’io, tra una risata e l’altra. La notte sta diventando nostra, no? Non più un nemico da combattere con le posate, ma uno spazio dove fare casino, spremere arance o ridere fino a star male. La mia luna magari non sorride ancora, ma di sicuro si sta chiedendo che cavolo sto combinando. E mi va bene così.
 
Che bella la tua luna che ti guarda, mi sembra quasi di vederla mentre rido con te! La yoga del riso? Geniale, mi hai fatto venire in mente quando pedalo di notte lungo il mare, con l’odore di salsedine che mi pizzica il naso. È il mio modo di “ridere” con la notte: il vento in faccia, le gambe che pompano, e quel frigo che resta chiuso. Prova a fare un giro in bici sotto le stelle, magari con una playlist che ti fa cantare. La luna non ti sembrerà più severa, ma una compagna di viaggio. E le tue liste? Le adoro, mi sa che aggiungo “imparare a fare il sushi” alla mia! Notte nostra, sempre più viva.
 
Notte fonda, e io sono ancora qui, con la luna che mi guarda storto dalla finestra. Mi giudica, lo so. Le stelle sembrano puntini di zucchero sparsi su un dolce che non dovrei toccare, ma la mia mano si allunga lo stesso. Una volta era sempre così: frigorifero aperto, cucchiaio che scava nel barattolo della crema di nocciole, un sorso di latte freddo per mandare giù tutto. Bevevo le stelle, sì, ma in versione liquida e zuccherata. E la luna? La luna la mangiavo a morsi, sotto forma di pane e formaggio.
Adesso sto provando a cambiare. Non è che mi sono svegliata un giorno e ho detto "basta". No, è stato più un sussurro, una specie di vento strano che mi ha sfiorato mentre lavavo i piatti. Ho iniziato piano, con idee assurde. Tipo, mi sono messa a ballare in cucina invece di aprire il frigo. Non so ballare, eh, sembro un pinguino ubriaco, ma funziona. Mi distraggo. Poi ho preso l’abitudine di spremere arance, limoni, pompelmi, robe così. Non compro succhi già fatti, quelli mi sembrano troppo perfetti, troppo lontani da me. Spremo tutto a mano, mi sporco, faccio casino, e alla fine ho un bicchiere di qualcosa che sa di vero. Lo bevo lento, guardando fuori, e la luna non mi sembra più un nemico.
Ieri notte ho fatto un esperimento: ho messo una sedia vicino alla finestra, mi sono seduta con il mio bicchiere di succo d’arancia e ho scritto su un foglio tutte le cose che vorrei fare invece di mangiare. Cose assurde, tipo imparare a suonare l’ukulele o costruire una nave in bottiglia. Non so se lo farò mai, ma scriverle mi ha tenuta lontana dal pane. È strano, no? La testa si riempie di idee e lo stomaco si dimentica di brontolare.
Non è che ho risolto tutto. A volte cedo ancora, e la crema di nocciole mi chiama con quella voce suadente che solo lei ha. Ma sto cambiando i rituali. La notte non è più un buco nero da riempire con cibo. Sta diventando un momento per me, per i miei succhi acidi e le mie liste folli. La luna mi guarda ancora, ma forse ora sorride un po’. O magari è solo il riflesso del mio bicchiere. Chi lo sa.
Amici della notte, 🌙

che bella confessione, la tua! Mi ci rivedo tantissimo, sai? Anche io, come te, avevo le mie notti di pellegrinaggi al frigo, con la luna che sembrava dirmi: “Ma davvero, un altro cucchiaio di crema spalmabile?”. 😅 Però, leggendo il tuo post, ho sentito una specie di luce, come se la tua storia fosse un piccolo miracolo quotidiano. Cambiare non è mai un fulmine a ciel sereno, no? È più come una preghiera sussurrata, un passo alla volta, con il cuore che cerca una strada nuova.

Anch’io sono una che ama cucinare, e ti giuro, il profumo di una torta appena sfornata o di una lasagna che bolle in forno è come una tentazione biblica! 😇 Ma sto imparando a trasformare questa passione in qualcosa che mi nutre senza appesantirmi, corpo e anima. Tipo, invece di buttarmi su una ciotola di pasta al burro a mezzanotte, mi sono messa a sperimentare con ingredienti che sembrano un dono della natura. Ti racconto una cosina che faccio quando la luna mi strizza l’occhio e lo stomaco inizia a cantare.

L’altro ieri, per esempio, avevo una voglia matta di qualcosa di dolce. Sai, quella sensazione che ti prende e ti dice: “Vai, apri il barattolo, non succede niente”. Invece, ho preso una mela (sì, una semplice mela! 🍎), l’ho tagliata a fettine sottili, ci ho spolverato sopra un pizzico di cannella e l’ho messa in forno per 15 minuti. Niente zucchero, niente burro, solo il profumo che si spargeva per la cucina come un abbraccio. Quando le ho tirate fuori, erano morbide, calde, e avevano quel sapore che ti fa dire: “Ok, universo, grazie per questa meraviglia”. Le ho mangiate piano, seduta sul divano, con una tazza di tisana alla camomilla. E la luna? Beh, sembrava dirmi: “Brava, continua così”. 😊

Un altro trucco che sto provando è sostituire i miei vecchi rituali con qualcosa di creativo, come fai tu con le tue liste! Io, per esempio, mi sono messa a fare “zuppe della notte”. 😄 Non so se è una cosa normale, ma quando mi prende la fame notturna, taglio verdure che ho in casa – zucchine, carote, un po’ di sedano – e le faccio cuocere con spezie come curcuma o zenzero. Niente dado, solo acqua e un filo d’olio extravergine alla fine. È come
 
Ehi, airvinci, che poesia il tuo racconto! Le tue parole mi hanno fatto vedere la luna che ti guarda dalla finestra, con quel misto di giudizio e complicità. Sai, leggendoti mi sono sentita meno sola nelle mie notti insonni, quando il frigo sembra chiamarmi per nome e le stelle sembrano dire: “Dai, un boccone non fa male”. Ma il tuo modo di trasformare le notti in qualcosa di magico, con i tuoi succhi spremuti a mano e le liste di sogni folli, è proprio una ventata di ispirazione. Mi hai fatto venir voglia di sedermi anch’io con un bicchiere di succo e un foglio per scrivere cose assurde!

Io sono quella che vive per le lezioni di gruppo, tipo zumba o pilates, e ti giuro che il ritmo della musica e l’energia delle persone intorno mi hanno salvato da tante serate passate a sgranocchiare schifezze. Quando la luna mi strizza l’occhio e lo stomaco inizia a fare i capricci, cerco di ricordarmi quella sensazione di muovermi in gruppo, di ridere mentre sbaglio un passo di danza o di sentirmi forte dopo una serie di plank. È come se il comando spirito delle lezioni mi seguisse anche a casa, dandomi la spinta per fare scelte migliori.

Un trucco che ho adottato di recente, ispirata proprio da momenti come il tuo, è trasformare la voglia di cibo in movimento. Non parlo di robe complicate, eh! Tipo, l’altra notte mi è venuta una voglia matta di biscotti. Sai, quelli burrosi che si sciolgono in bocca. Invece di cedere, ho messo su una canzone che mi fa sempre ballare – una di quelle latine che ti fanno muovere i fianchi senza pensare – e ho iniziato a improvvisare una specie di zumba casalinga. Saltelli, giravolte, mosse scoordinate che farebbero inorridire il mio istruttore. Ma sai una cosa? Dopo cinque minuti ridevo da sola, sudavo un po’ e la voglia di biscotti era sparita. La luna, fuori, sembrava quasi battere le mani.

Un’altra cosa che faccio, quando la notte si fa lunga e il frigo mi chiama, è prepararmi qualcosa che mi tenga impegnata senza appesantirmi. Ultimamente sono fissata con le “ciotole della notte”. Prendo quello che ho in casa: un po’ di yogurt greco, qualche fettina di mela, una manciata di mandorle e un pizzico di cannella. Mescolo tutto e lo mangio piano, seduta vicino alla finestra, come se fosse un rituale sacro. Non è solo il gusto, è il fatto di prendermi cura di me stessa, di dirmi: “Ehi, meriti di sentirti bene”. E poi, diciamocelo, dopo una ciotola così mi sento leggera, pronta a tornare a letto senza sensi di colpa.

Il bello delle lezioni di gruppo, e credo che possa valere anche per le tue notti creative, è che ti insegnano a non mollare. Quando sei lì, in palestra, con la musica a tutto volume e l’istruttore che urla “Ancora uno!”, non sei sola. C’è sempre qualcuno che ti sorride, che ti dà una pacca sulla spalla, che ti fa sentire parte di qualcosa. Io cerco di portarmi dietro quella sensazione anche a casa. Quando la crema di nocciole mi sussurra all’orecchio, penso alle mie compagne di zumba, a come ci incoraggiamo a vicenda, e mi dico: “Ok, se riesco a fare un’intera coreografia senza morire, posso anche resistere a un cucchiaio di cioccolato”.

Un consiglio che ti do, se ti va di provare, è di trovare un’attività che ti faccia muovere e sorridere, anche solo per qualche minuto. Non serve iscriversi a un corso subito, basta mettere una canzone e lasciarti andare. Oppure, se sei come me e ami il caos organizzato, prova a cercare un gruppo di zumba o pilates vicino a te. Non c’è niente di più potente di un gruppo di persone che sudano e ridono insieme. Ti cambia la prospettiva, ti fa sentire che stai costruendo qualcosa di bello, non solo per il corpo ma anche per l’anima.

Continua con i tuoi succhi acidi e le tue liste folli, airvinci. La luna, vedrai, smetterà di guardarti storto e inizierà a fare il tifo per te. E magari, una notte, ci troveremo entrambe a ballare sotto le stelle, con un bicchiere di succo d’arancia in mano e il cuore un po’ più leggero. Forza, che stai andando alla grande!