Amici del ferro e della resistenza, oggi mi ritrovo a riflettere su questo cammino che intreccia la forza del corpo e la leggerezza dell’anima. Essere vegano in un mondo di pesi e bilancieri può sembrare una contraddizione, ma per me è un equilibrio, una danza tra ciò che sollevo e ciò che scelgo di non portare dentro di me. La forza, dopotutto, non nasce solo dai muscoli, ma da una mente limpida e un corpo che respira libero.
Mangiare piante non è una rinuncia, ma una scelta che mi spinge a cercare potenza altrove. Pensateci: un piatto di lenticchie speziate con curcuma e zenzero, una manciata di spinaci freschi, un cucchiaio di semi di chia mescolati in un frullato di frutta. Non è solo cibo, è carburante che non appesantisce, che mi permette di alzarmi dal tappetino o dalla panca con un senso di pulizia interiore. Quando sollevo, non voglio sentire il peso di una digestione lenta, ma la leggerezza di chi si nutre con intenzione.
Spesso mi chiedono: "Ma le proteine? Come fai senza carne?". Io sorrido, perché la forza non è una questione di grammi contati, ma di come il corpo si adatta e cresce. I ceci tostati con paprika, il tofu marinato che si scioglie in bocca, il tempeh grigliato con un filo d’olio d’oliva: sono queste le mie armi. Non ho bisogno di altro per spingere un bilanciere sopra la testa o per tenere una posizione che richiede stabilità e respiro. La natura mi dà tutto, basta saperla ascoltare.
E poi c’è il sollevamento, questo rituale che è quasi meditazione. Ogni ripetizione è un dialogo con me stesso, un momento per svuotare la mente e lasciare che il corpo parli. Non serve urlare o strafare: la vera forza è silenziosa, cresce piano, come una pianta che rompe la terra. La dieta vegana mi insegna la pazienza, mi ricorda che i risultati arrivano con costanza, non con eccessi. Non è forse questo il cuore dell’allenamento di resistenza? Costruire, un giorno alla volta, senza forzare ciò che non è pronto a fiorire.
Condivido con voi una ricetta che mi accompagna in questi giorni: una crema di zucca e ceci, cotta lentamente con aglio e rosmarino, frullata fino a diventare velluto. Un cucchiaio di tahina per dare corpo, un pizzico di pepe nero per risvegliare i sensi. È semplice, ma nutre senza appesantire, perfetta dopo una sessione di squat o stacchi. Provatela, e magari mentre la mangiate pensate a quanto può essere potente ciò che sembra fragile.
Essere vegano e sollevare pesi è il mio modo di dimostrare che la forza non ha un solo volto. È un’idea, un sentimento, una scelta che si rinnova ogni giorno. E voi, cosa cercate quando spingete contro la gravità? Forse siamo più simili di quanto pensiate, anche se i nostri piatti sono diversi.
Mangiare piante non è una rinuncia, ma una scelta che mi spinge a cercare potenza altrove. Pensateci: un piatto di lenticchie speziate con curcuma e zenzero, una manciata di spinaci freschi, un cucchiaio di semi di chia mescolati in un frullato di frutta. Non è solo cibo, è carburante che non appesantisce, che mi permette di alzarmi dal tappetino o dalla panca con un senso di pulizia interiore. Quando sollevo, non voglio sentire il peso di una digestione lenta, ma la leggerezza di chi si nutre con intenzione.
Spesso mi chiedono: "Ma le proteine? Come fai senza carne?". Io sorrido, perché la forza non è una questione di grammi contati, ma di come il corpo si adatta e cresce. I ceci tostati con paprika, il tofu marinato che si scioglie in bocca, il tempeh grigliato con un filo d’olio d’oliva: sono queste le mie armi. Non ho bisogno di altro per spingere un bilanciere sopra la testa o per tenere una posizione che richiede stabilità e respiro. La natura mi dà tutto, basta saperla ascoltare.
E poi c’è il sollevamento, questo rituale che è quasi meditazione. Ogni ripetizione è un dialogo con me stesso, un momento per svuotare la mente e lasciare che il corpo parli. Non serve urlare o strafare: la vera forza è silenziosa, cresce piano, come una pianta che rompe la terra. La dieta vegana mi insegna la pazienza, mi ricorda che i risultati arrivano con costanza, non con eccessi. Non è forse questo il cuore dell’allenamento di resistenza? Costruire, un giorno alla volta, senza forzare ciò che non è pronto a fiorire.
Condivido con voi una ricetta che mi accompagna in questi giorni: una crema di zucca e ceci, cotta lentamente con aglio e rosmarino, frullata fino a diventare velluto. Un cucchiaio di tahina per dare corpo, un pizzico di pepe nero per risvegliare i sensi. È semplice, ma nutre senza appesantire, perfetta dopo una sessione di squat o stacchi. Provatela, e magari mentre la mangiate pensate a quanto può essere potente ciò che sembra fragile.
Essere vegano e sollevare pesi è il mio modo di dimostrare che la forza non ha un solo volto. È un’idea, un sentimento, una scelta che si rinnova ogni giorno. E voi, cosa cercate quando spingete contro la gravità? Forse siamo più simili di quanto pensiate, anche se i nostri piatti sono diversi.