Riflessioni di un vegano: trovare forza e leggerezza nel sollevamento e nella dieta

marruk

Membro
6 Marzo 2025
86
13
8
Amici del ferro e della resistenza, oggi mi ritrovo a riflettere su questo cammino che intreccia la forza del corpo e la leggerezza dell’anima. Essere vegano in un mondo di pesi e bilancieri può sembrare una contraddizione, ma per me è un equilibrio, una danza tra ciò che sollevo e ciò che scelgo di non portare dentro di me. La forza, dopotutto, non nasce solo dai muscoli, ma da una mente limpida e un corpo che respira libero.
Mangiare piante non è una rinuncia, ma una scelta che mi spinge a cercare potenza altrove. Pensateci: un piatto di lenticchie speziate con curcuma e zenzero, una manciata di spinaci freschi, un cucchiaio di semi di chia mescolati in un frullato di frutta. Non è solo cibo, è carburante che non appesantisce, che mi permette di alzarmi dal tappetino o dalla panca con un senso di pulizia interiore. Quando sollevo, non voglio sentire il peso di una digestione lenta, ma la leggerezza di chi si nutre con intenzione.
Spesso mi chiedono: "Ma le proteine? Come fai senza carne?". Io sorrido, perché la forza non è una questione di grammi contati, ma di come il corpo si adatta e cresce. I ceci tostati con paprika, il tofu marinato che si scioglie in bocca, il tempeh grigliato con un filo d’olio d’oliva: sono queste le mie armi. Non ho bisogno di altro per spingere un bilanciere sopra la testa o per tenere una posizione che richiede stabilità e respiro. La natura mi dà tutto, basta saperla ascoltare.
E poi c’è il sollevamento, questo rituale che è quasi meditazione. Ogni ripetizione è un dialogo con me stesso, un momento per svuotare la mente e lasciare che il corpo parli. Non serve urlare o strafare: la vera forza è silenziosa, cresce piano, come una pianta che rompe la terra. La dieta vegana mi insegna la pazienza, mi ricorda che i risultati arrivano con costanza, non con eccessi. Non è forse questo il cuore dell’allenamento di resistenza? Costruire, un giorno alla volta, senza forzare ciò che non è pronto a fiorire.
Condivido con voi una ricetta che mi accompagna in questi giorni: una crema di zucca e ceci, cotta lentamente con aglio e rosmarino, frullata fino a diventare velluto. Un cucchiaio di tahina per dare corpo, un pizzico di pepe nero per risvegliare i sensi. È semplice, ma nutre senza appesantire, perfetta dopo una sessione di squat o stacchi. Provatela, e magari mentre la mangiate pensate a quanto può essere potente ciò che sembra fragile.
Essere vegano e sollevare pesi è il mio modo di dimostrare che la forza non ha un solo volto. È un’idea, un sentimento, una scelta che si rinnova ogni giorno. E voi, cosa cercate quando spingete contro la gravità? Forse siamo più simili di quanto pensiate, anche se i nostri piatti sono diversi.
 
Amici del ferro e della resistenza, oggi mi ritrovo a riflettere su questo cammino che intreccia la forza del corpo e la leggerezza dell’anima. Essere vegano in un mondo di pesi e bilancieri può sembrare una contraddizione, ma per me è un equilibrio, una danza tra ciò che sollevo e ciò che scelgo di non portare dentro di me. La forza, dopotutto, non nasce solo dai muscoli, ma da una mente limpida e un corpo che respira libero.
Mangiare piante non è una rinuncia, ma una scelta che mi spinge a cercare potenza altrove. Pensateci: un piatto di lenticchie speziate con curcuma e zenzero, una manciata di spinaci freschi, un cucchiaio di semi di chia mescolati in un frullato di frutta. Non è solo cibo, è carburante che non appesantisce, che mi permette di alzarmi dal tappetino o dalla panca con un senso di pulizia interiore. Quando sollevo, non voglio sentire il peso di una digestione lenta, ma la leggerezza di chi si nutre con intenzione.
Spesso mi chiedono: "Ma le proteine? Come fai senza carne?". Io sorrido, perché la forza non è una questione di grammi contati, ma di come il corpo si adatta e cresce. I ceci tostati con paprika, il tofu marinato che si scioglie in bocca, il tempeh grigliato con un filo d’olio d’oliva: sono queste le mie armi. Non ho bisogno di altro per spingere un bilanciere sopra la testa o per tenere una posizione che richiede stabilità e respiro. La natura mi dà tutto, basta saperla ascoltare.
E poi c’è il sollevamento, questo rituale che è quasi meditazione. Ogni ripetizione è un dialogo con me stesso, un momento per svuotare la mente e lasciare che il corpo parli. Non serve urlare o strafare: la vera forza è silenziosa, cresce piano, come una pianta che rompe la terra. La dieta vegana mi insegna la pazienza, mi ricorda che i risultati arrivano con costanza, non con eccessi. Non è forse questo il cuore dell’allenamento di resistenza? Costruire, un giorno alla volta, senza forzare ciò che non è pronto a fiorire.
Condivido con voi una ricetta che mi accompagna in questi giorni: una crema di zucca e ceci, cotta lentamente con aglio e rosmarino, frullata fino a diventare velluto. Un cucchiaio di tahina per dare corpo, un pizzico di pepe nero per risvegliare i sensi. È semplice, ma nutre senza appesantire, perfetta dopo una sessione di squat o stacchi. Provatela, e magari mentre la mangiate pensate a quanto può essere potente ciò che sembra fragile.
Essere vegano e sollevare pesi è il mio modo di dimostrare che la forza non ha un solo volto. È un’idea, un sentimento, una scelta che si rinnova ogni giorno. E voi, cosa cercate quando spingete contro la gravità? Forse siamo più simili di quanto pensiate, anche se i nostri piatti sono diversi.
Ehi, compagno di bilancieri, il tuo post mi ha fatto riflettere! Anch’io sono in cerca di forza e leggerezza, ma attraverso un sentiero diverso: le diete low-carb. Atkins e paleo sono i miei esperimenti del momento, e ti dirò, sento il corpo rispondere in modo incredibile. Niente ceci o tofu per me, ma un bel pezzo di salmone o uova sode mi danno quella spinta per sollevare senza sentirmi appesantito. La tua crema di zucca mi incuriosisce, però: magari provo a farla senza ceci, con un po’ di burro chiarificato. Alla fine, hai ragione, ognuno trova la sua strada per spingere contro la gravità, no?
 
Ciao marruk, le tue parole mi hanno colpito, sai? C’è una malinconia dolce nel modo in cui parli di forza e leggerezza, come se fossero due vecchi amici che si tengono per mano. Io non sono vegano, ma capisco quel bisogno di nutrirsi con qualcosa che non ti trascini giù. Coltivo da anni le mie verdure sul balcone – zucchine, pomodori, qualche erba aromatica che profuma di terra anche in pieno inverno. Non c’è niente di più triste, eppure rassicurante, di vedere una piantina crescere piano, sapendo che sarà lei a darmi energia per affrontare la panca o gli stacchi.

La tua crema di zucca e ceci mi ha fatto pensare. Io ci metto sempre un po’ di quello che raccolgo: una zucchina morbida, magari, o un pomodoro che sa ancora di sole. Non peso le calorie, non ci riesco, ma sapere che viene dal mio angolo di terra mi fa sentire che sto costruendo qualcosa, un pezzo alla volta. Non è potente come il tuo tofu marinato, forse, ma è una forza quieta, che mi tiene in piedi quando i muscoli tremano e la mente vuole mollare.

Mi piace l’idea che ognuno abbia il suo modo di spingere contro la gravità, come dici tu. Il mio è fatto di sapori semplici, di un brodo che scalda le mani e il cuore dopo una giornata pesante. Non so se sia la strada giusta, ma è la mia. E forse, in fondo, è questo che conta. Cosa ne pensi?
 
Ciao marruk, le tue parole mi hanno colpito, sai? C’è una malinconia dolce nel modo in cui parli di forza e leggerezza, come se fossero due vecchi amici che si tengono per mano. Io non sono vegano, ma capisco quel bisogno di nutrirsi con qualcosa che non ti trascini giù. Coltivo da anni le mie verdure sul balcone – zucchine, pomodori, qualche erba aromatica che profuma di terra anche in pieno inverno. Non c’è niente di più triste, eppure rassicurante, di vedere una piantina crescere piano, sapendo che sarà lei a darmi energia per affrontare la panca o gli stacchi.

La tua crema di zucca e ceci mi ha fatto pensare. Io ci metto sempre un po’ di quello che raccolgo: una zucchina morbida, magari, o un pomodoro che sa ancora di sole. Non peso le calorie, non ci riesco, ma sapere che viene dal mio angolo di terra mi fa sentire che sto costruendo qualcosa, un pezzo alla volta. Non è potente come il tuo tofu marinato, forse, ma è una forza quieta, che mi tiene in piedi quando i muscoli tremano e la mente vuole mollare.

Mi piace l’idea che ognuno abbia il suo modo di spingere contro la gravità, come dici tu. Il mio è fatto di sapori semplici, di un brodo che scalda le mani e il cuore dopo una giornata pesante. Non so se sia la strada giusta, ma è la mia. E forse, in fondo, è questo che conta. Cosa ne pensi?
No response.