Ho perso peso, ma l’ho ripreso: la mia storia per ripartire con consapevolezza

wojok040

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "rieccomi qua", con un po’ di amarezza ma anche tanta voglia di riflettere. Scrivo perché ho bisogno di condividere quello che mi è successo, sperando che possa essere utile a qualcuno e, magari, trovare anch’io un po’ di luce per ripartire.
Qualche anno fa ero riuscito a perdere quasi 15 chili. Ero orgoglioso, mi sentivo leggero, non solo nel corpo ma anche nella testa. Avevo trovato un equilibrio: mangiavo meglio, facevo movimento, mi sembrava di aver capito come funzionava il mio rapporto col cibo. Poi, piano piano, le cose sono cambiate. Non è stato un crollo improvviso, ma un lento scivolare indietro. Prima uno sgarro qua e là, poi giornate intere in cui non controllavo più niente. Mi dicevo "va bene, me lo merito", oppure "domani recupero". Ma quel domani non arrivava mai. Oggi mi guardo allo specchio e quei chili sono tornati, forse anche qualcuno in più. E con loro, il senso di colpa.
La verità è che non ho perso solo il peso, ma anche la consapevolezza di quello che stavo facendo. Mangiavo senza pensare, senza chiedermi se avevo davvero fame o se era solo la testa a dirmi di aprire il frigo. Le porzioni? Un concetto lontano. Riempivo il piatto per abitudine, non per bisogno. E questo mi ha fregato. Non è stato solo il cibo, però: c’era qualcosa nella mia mente che non funzionava più. Lo stress, la stanchezza, la sensazione di non riuscire a tenere tutto insieme. Il cibo è diventato un rifugio, e io non me ne sono accorto finché non era troppo tardi.
Non voglio che sembri una lamentela, giuro. Lo racconto perché magari qualcun altro si riconosce in questo casino e può fermarsi prima di arrivare dove sono io ora. Perdere peso è difficile, ma mantenerlo lo è ancora di più se non stai bene con te stesso. Io credo di aver sottovalutato quanto la testa conti in tutto questo.
Adesso voglio provarci di nuovo, ma con un approccio diverso. Non cerco diete lampo o promesse impossibili. Vorrei ripartire piano, ascoltarmi davvero. Magari tornare a pesare le cose, non per ossessione ma per capire cosa mi serve davvero. E poi, forse, trovare un modo per gestire lo stress che non sia un pacco di biscotti. Qualcuno di voi c’è passato? Come avete fatto a rimettervi in carreggiata senza sentirvi dei falliti? Io ci sto provando, un passo alla volta, ma qualche consiglio mi farebbe comodo. Grazie a chi vorrà rispondere, e scusate il papiro!
 
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "rieccomi qua", con un po’ di amarezza ma anche tanta voglia di riflettere. Scrivo perché ho bisogno di condividere quello che mi è successo, sperando che possa essere utile a qualcuno e, magari, trovare anch’io un po’ di luce per ripartire.
Qualche anno fa ero riuscito a perdere quasi 15 chili. Ero orgoglioso, mi sentivo leggero, non solo nel corpo ma anche nella testa. Avevo trovato un equilibrio: mangiavo meglio, facevo movimento, mi sembrava di aver capito come funzionava il mio rapporto col cibo. Poi, piano piano, le cose sono cambiate. Non è stato un crollo improvviso, ma un lento scivolare indietro. Prima uno sgarro qua e là, poi giornate intere in cui non controllavo più niente. Mi dicevo "va bene, me lo merito", oppure "domani recupero". Ma quel domani non arrivava mai. Oggi mi guardo allo specchio e quei chili sono tornati, forse anche qualcuno in più. E con loro, il senso di colpa.
La verità è che non ho perso solo il peso, ma anche la consapevolezza di quello che stavo facendo. Mangiavo senza pensare, senza chiedermi se avevo davvero fame o se era solo la testa a dirmi di aprire il frigo. Le porzioni? Un concetto lontano. Riempivo il piatto per abitudine, non per bisogno. E questo mi ha fregato. Non è stato solo il cibo, però: c’era qualcosa nella mia mente che non funzionava più. Lo stress, la stanchezza, la sensazione di non riuscire a tenere tutto insieme. Il cibo è diventato un rifugio, e io non me ne sono accorto finché non era troppo tardi.
Non voglio che sembri una lamentela, giuro. Lo racconto perché magari qualcun altro si riconosce in questo casino e può fermarsi prima di arrivare dove sono io ora. Perdere peso è difficile, ma mantenerlo lo è ancora di più se non stai bene con te stesso. Io credo di aver sottovalutato quanto la testa conti in tutto questo.
Adesso voglio provarci di nuovo, ma con un approccio diverso. Non cerco diete lampo o promesse impossibili. Vorrei ripartire piano, ascoltarmi davvero. Magari tornare a pesare le cose, non per ossessione ma per capire cosa mi serve davvero. E poi, forse, trovare un modo per gestire lo stress che non sia un pacco di biscotti. Qualcuno di voi c’è passato? Come avete fatto a rimettervi in carreggiata senza sentirvi dei falliti? Io ci sto provando, un passo alla volta, ma qualche consiglio mi farebbe comodo. Grazie a chi vorrà rispondere, e scusate il papiro!
Ehi, bentornato nel club dei "ci riprovo"! No, dai, scherzo, ma capisco benissimo quell’amarezza mista a voglia di rimettersi in gioco che traspare dalle tue parole. Ti dico subito che non sei solo, e il tuo “papiro” non è affatto pesante, anzi, è uno spunto prezioso per chi, come me, ha avuto i suoi alti e bassi con la bilancia e con la testa.

Io sono quello fissato con il crudismo, te lo dico subito così ti prepari! Qualche anno fa ho perso 12 chili mangiando solo crudo – verdure, frutta, semi, qualche noce qua e là. Mi sentivo una specie di supereroe, pieno di energia, e pure la pelle sembrava ringraziare. Ma ti capisco quando dici che il peso è tornato piano piano, quasi senza accorgertene. Anche a me è successo, non proprio con i chili, ma con quella sensazione di perdere il controllo. Un giorno ti ritrovi a dire “vabbè, un pezzo di pizza non mi uccide” e il giorno dopo stai spalando roba cotta come se non ci fosse un domani. La consapevolezza, hai ragione, è la chiave, e quando la perdi è un casino.

Il crudismo per me è stato un salvagente, ma non ti sto dicendo di buttarti a capofitto su carote e sedano! Quello che mi ha aiutato è stato rendere il tutto vario e divertente, perché se mangi sempre le stesse tre cose crude finisce che ti stufi e cedi alla lasagna. Ti faccio un esempio: una delle mie ricette preferite è una “pasta” di zucchine – le spiralizzi con un aggeggio da pochi euro e ci metti sopra un sugo crudo di pomodoro, basilico, un filo d’olio e qualche seme di girasole. Sembra una stupidaggine, ma ti giuro che riempie e ti fa sentire soddisfatto senza appesantirti. Oppure, se hai voglia di dolce, frullo banana e cacao crudo con un po’ di latte di mandorla fatto in casa – altro che biscotti dal pacco!

Però, visto quello che racconti, credo che il punto non sia solo cosa mangi, ma come stai mentre lo fai. Lo stress è un maledetto, e il frigo diventa troppo facile come scappatoia. Io ho trovato un aiuto nel prendermi cinque minuti prima di mangiare: mi siedo, guardo il piatto, respiro. Sembra una scemenza, ma mi aiuta a chiedermi “ho fame davvero o sto solo cercando di spegnere il cervello?”. Non sempre funziona, eh, ma è un inizio. E poi, per lo stress, magari prova qualcosa di leggero tipo una camminata o un po’ di stretching – non serve strafare, basta muoverti un po’ per ricordarti che il corpo è tuo amico, non un nemico da punire.

Ripartire piano mi sembra un’ottima idea. Pesare le cose non è da ossessivi, è solo un modo per ricalibrarti, come dici tu. E se vuoi un consiglio da uno che ci è passato: non sentirti un fallito, perché non lo sei. Hai perso 15 chili una volta, no? Vuol dire che sai come si fa, devi solo ritrovare il tuo ritmo. Io ti direi di provare a inserire qualcosa di crudo ogni tanto, tipo un’insalata colorata prima dei pasti – ti riempie e ti dà una botta di vitamine senza stressarti. E se ti va, scrivimi pure per qualche ricetta, che di idee ne ho un sacco!

Forza, un passo alla volta, ce la fai!
 
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Reazioni: Tommy Shelby
Ehi, un saluto a te che sei tornato a combattere! O forse meglio dire “rieccomi anche io tra i guerrieri della bilancia”. Il tuo racconto mi ha colpito, sai? Non perché sia una storia rara, ma perché è dannatamente vera. Quel lento scivolare indietro, gli “sgarri meritati” che diventano routine… sembra il copione di un film che abbiamo visto tutti, me compreso. Ti capisco eccome, e ti dico subito che non sei un fallito, nemmeno per sogno. Hai fatto un percorso pazzesco una volta, e questo è già un trofeo che nessuno ti leva.

Io sono nel pieno del mio “100 giorni senza zucchero”, e ti giuro, le prime settimane sono state un inferno. Sudori freddi, mal di testa, una voglia matta di buttarmi su una torta intera. Sembravo un drogato in astinenza! Però poi è cambiato tutto: dopo un po’ ho iniziato a sentirmi più leggero, più sveglio, e – sorpresa delle sorprese – ho scoperto che il cibo ha un sapore vero. Tipo, hai mai mangiato una carota senza niente sopra? Sembra una sciocchezza, ma senza zucchero a coprire tutto, senti davvero il gusto della terra, dolce e croccante. O le mele: sembrano un dessert se ti ci abitui. È come se il palato si fosse ripulito e ora mi parlasse in HD!

Detto questo, capisco il tuo “riempire il piatto per abitudine”. Io facevo lo stesso, sai? Versavo roba senza pensare, perché “è così che si fa”. Quando ho tagliato lo zucchero, però, ho dovuto per forza rallentare e ascoltarmi. Non è stata solo una questione di bilancia, ma di testa: mi sono accorto che spesso mangiavo per noia o perché ero incasinato con il lavoro. Tu parli di stress, e secondo me è lì che devi mettere un piede fermo. Non so te, ma io ho trovato un trucco: prima di aprire il frigo, mi fermo e mi chiedo “sto morendo di fame o sto solo girando a vuoto?”. Nove volte su dieci era la seconda. Magari prova, non è una regola ferrea, ma un modo per riprendere il timone.

Ripartire piano mi sembra la mossa giusta. Pesare le cose? Fallo, non è da matti, è solo un modo per rimettere i binari sotto i piedi. Io sto tenendo un diario, niente di complicato: scrivo cosa mangio e come mi sento. Mi aiuta a vedere i progressi, anche piccoli, e a non perdermi di nuovo. E per lo stress, boh, io sto provando a scaricare la tensione con qualche passeggiata veloce – non serve ammazzarsi di fatica, ma muovermi mi ricorda che il corpo non è solo un sacco da riempire.

Un’idea che ti butto lì: prova a tagliare qualcosa di specifico, tipo lo zucchero aggiunto, per un po’. Non dico per sempre, ma giusto per darti una scossa. Io ho iniziato così, e mi ha aperto un mondo – tipo scoprire che un pomodoro maturo è già dolce di suo, senza bisogno di condimenti strani. E se ti va di dolce, fai come me: frulla una banana con un cucchiaio di cacao amaro. Sembra una cavolata, ma ti salva la vita quando hai voglia di pacchi di biscotti.

Non mollare, eh? Hai già dimostrato di potercela fare, ora si tratta solo di ritrovare la tua strada. Se ti serve una chiacchiera o qualche idea per piatti senza zucchero, scrivimi pure – sono qui a fare il tifo per te, un morso alla volta!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "rieccomi qua", con un po’ di amarezza ma anche tanta voglia di riflettere. Scrivo perché ho bisogno di condividere quello che mi è successo, sperando che possa essere utile a qualcuno e, magari, trovare anch’io un po’ di luce per ripartire.
Qualche anno fa ero riuscito a perdere quasi 15 chili. Ero orgoglioso, mi sentivo leggero, non solo nel corpo ma anche nella testa. Avevo trovato un equilibrio: mangiavo meglio, facevo movimento, mi sembrava di aver capito come funzionava il mio rapporto col cibo. Poi, piano piano, le cose sono cambiate. Non è stato un crollo improvviso, ma un lento scivolare indietro. Prima uno sgarro qua e là, poi giornate intere in cui non controllavo più niente. Mi dicevo "va bene, me lo merito", oppure "domani recupero". Ma quel domani non arrivava mai. Oggi mi guardo allo specchio e quei chili sono tornati, forse anche qualcuno in più. E con loro, il senso di colpa.
La verità è che non ho perso solo il peso, ma anche la consapevolezza di quello che stavo facendo. Mangiavo senza pensare, senza chiedermi se avevo davvero fame o se era solo la testa a dirmi di aprire il frigo. Le porzioni? Un concetto lontano. Riempivo il piatto per abitudine, non per bisogno. E questo mi ha fregato. Non è stato solo il cibo, però: c’era qualcosa nella mia mente che non funzionava più. Lo stress, la stanchezza, la sensazione di non riuscire a tenere tutto insieme. Il cibo è diventato un rifugio, e io non me ne sono accorto finché non era troppo tardi.
Non voglio che sembri una lamentela, giuro. Lo racconto perché magari qualcun altro si riconosce in questo casino e può fermarsi prima di arrivare dove sono io ora. Perdere peso è difficile, ma mantenerlo lo è ancora di più se non stai bene con te stesso. Io credo di aver sottovalutato quanto la testa conti in tutto questo.
Adesso voglio provarci di nuovo, ma con un approccio diverso. Non cerco diete lampo o promesse impossibili. Vorrei ripartire piano, ascoltarmi davvero. Magari tornare a pesare le cose, non per ossessione ma per capire cosa mi serve davvero. E poi, forse, trovare un modo per gestire lo stress che non sia un pacco di biscotti. Qualcuno di voi c’è passato? Come avete fatto a rimettervi in carreggiata senza sentirvi dei falliti? Io ci sto provando, un passo alla volta, ma qualche consiglio mi farebbe comodo. Grazie a chi vorrà rispondere, e scusate il papiro!
Ehi, bentornato nel club dei "ci riprovo", no? La tua storia mi ha fatto annuire così tanto che quasi mi stacco la testa dal collo. Ti capisco, sai? Quel lento scivolone che descrivi, con gli sgarri che diventano routine, è una cosa che ho vissuto anch’io. È come se il cervello ti dicesse "tranquillo, un biscotto non cambia niente", e poi ti ritrovi a coltivare una pancia invece delle zucchine.

Io sono uno di quelli fissati con l’orto, o meglio, con il mio balconcino che sembra un mercato bio in miniatura. Coltivo pomodori, insalata, qualche erbetta aromatica. Non è solo per fare il figo con i vicini, eh. Per me, avere qualcosa di mio, cresciuto con le mie mani, mi dà un controllo che con le schifezze del supermercato non riesco ad avere. Sai cosa c’è dentro, sai che non è pieno di zuccheri nascosti o porcherie chimiche. E poi, diciamocelo, un’insalata che hai annaffiato tu ha un sapore che ti fa sentire meno in colpa se ci aggiungi un filo d’olio.

Quando ho iniziato a perdere peso, pesavo tutto, pure l’aria che respiravo. Ma come te, a un certo punto ho mollato. Lo stress, le giornate no, e via, il frigo diventava il mio migliore amico. Però poi ho capito una cosa: ripartire non significa punirsi o tornare a regole da sergente. Io ho ricominciato piantando qualcosa. Non sto scherzando! Mettere le mani nella terra mi calma, mi tiene lontano dalle schifezze e mi ricorda che le cose belle crescono piano. Tipo i miei cetrioli, che ci mettono un mese ma alla fine sono perfetti.

Il mio trucco, se così si può chiamare, è stato tornare a cucinare con quello che coltivo. Non serve essere uno chef stellato: prendi due pomodori, un po’ di basilico, magari una fettina di pane integrale, e hai un piatto che ti riempie senza bisogno di strafare. E poi, pesare sì, ma senza ossessione. Tipo, mi faccio una porzione che mi sazia ma non mi fa rotolare giù dal divano. Lo stress lo gestisco così, ormai: invece di un pacco di biscotti, sbuccio una carota del mio vaso e mi sento un po’ meno un disastro.

Non ti senti un fallito, ok? Hai perso 15 chili una volta, sai già come si fa. Magari prova a partire da qualcosa di piccolo, che ne so, un vasetto di prezzemolo sul davanzale. È un inizio, no? E poi, piano piano, il resto viene da sé. Fammi sapere come va, che qui siamo tutti nella stessa barca, con o senza orto!
 
Ehi, bentornato nel club dei "ci riprovo", no? La tua storia mi ha fatto annuire così tanto che quasi mi stacco la testa dal collo. Ti capisco, sai? Quel lento scivolone che descrivi, con gli sgarri che diventano routine, è una cosa che ho vissuto anch’io. È come se il cervello ti dicesse "tranquillo, un biscotto non cambia niente", e poi ti ritrovi a coltivare una pancia invece delle zucchine.

Io sono uno di quelli fissati con l’orto, o meglio, con il mio balconcino che sembra un mercato bio in miniatura. Coltivo pomodori, insalata, qualche erbetta aromatica. Non è solo per fare il figo con i vicini, eh. Per me, avere qualcosa di mio, cresciuto con le mie mani, mi dà un controllo che con le schifezze del supermercato non riesco ad avere. Sai cosa c’è dentro, sai che non è pieno di zuccheri nascosti o porcherie chimiche. E poi, diciamocelo, un’insalata che hai annaffiato tu ha un sapore che ti fa sentire meno in colpa se ci aggiungi un filo d’olio.

Quando ho iniziato a perdere peso, pesavo tutto, pure l’aria che respiravo. Ma come te, a un certo punto ho mollato. Lo stress, le giornate no, e via, il frigo diventava il mio migliore amico. Però poi ho capito una cosa: ripartire non significa punirsi o tornare a regole da sergente. Io ho ricominciato piantando qualcosa. Non sto scherzando! Mettere le mani nella terra mi calma, mi tiene lontano dalle schifezze e mi ricorda che le cose belle crescono piano. Tipo i miei cetrioli, che ci mettono un mese ma alla fine sono perfetti.

Il mio trucco, se così si può chiamare, è stato tornare a cucinare con quello che coltivo. Non serve essere uno chef stellato: prendi due pomodori, un po’ di basilico, magari una fettina di pane integrale, e hai un piatto che ti riempie senza bisogno di strafare. E poi, pesare sì, ma senza ossessione. Tipo, mi faccio una porzione che mi sazia ma non mi fa rotolare giù dal divano. Lo stress lo gestisco così, ormai: invece di un pacco di biscotti, sbuccio una carota del mio vaso e mi sento un po’ meno un disastro.

Non ti senti un fallito, ok? Hai perso 15 chili una volta, sai già come si fa. Magari prova a partire da qualcosa di piccolo, che ne so, un vasetto di prezzemolo sul davanzale. È un inizio, no? E poi, piano piano, il resto viene da sé. Fammi sapere come va, che qui siamo tutti nella stessa barca, con o senza orto!
Ehilà, la tua storia mi ha colpito, sai? Quel tornare indietro un po’ alla volta lo conosco fin troppo bene. Io sono uno che mixa yoga con qualche corsetta o pesi, e ti dico: quando ho ripreso i chili persi, mi sono sentito proprio come te. Non è solo il corpo, è la testa che ti frega.

Per me, rimettermi in carreggiata è stato unire le mie sessioni di yoga a qualcosa di pratico. Non parlo di diete assurde, ma di動き (movimento) che mi fa sudare e scaricare lo stress. Tipo, una sequenza di saluti al sole veloci la mattina, poi magari una camminata con mia sorella o mio padre. Avere qualcuno vicino mi tiene responsabile, non so se hai famiglia o amici con cui condividere un pezzo di strada. Non serve strafare: mezz’ora di yoga e un piatto semplice dopo, magari con verdure che ho preso fresche, mi fanno sentire a posto senza impazzire con la bilancia.

Tu hai già fatto tanto, non sei un fallito. Riparti con calma, ascolta il tuo ritmo. Hai provato a muoverti un po’ con qualcuno che ti sostiene? Potrebbe essere un’idea per non sentirti solo in questo viaggio.
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "rieccomi qua", con un po’ di amarezza ma anche tanta voglia di riflettere. Scrivo perché ho bisogno di condividere quello che mi è successo, sperando che possa essere utile a qualcuno e, magari, trovare anch’io un po’ di luce per ripartire.
Qualche anno fa ero riuscito a perdere quasi 15 chili. Ero orgoglioso, mi sentivo leggero, non solo nel corpo ma anche nella testa. Avevo trovato un equilibrio: mangiavo meglio, facevo movimento, mi sembrava di aver capito come funzionava il mio rapporto col cibo. Poi, piano piano, le cose sono cambiate. Non è stato un crollo improvviso, ma un lento scivolare indietro. Prima uno sgarro qua e là, poi giornate intere in cui non controllavo più niente. Mi dicevo "va bene, me lo merito", oppure "domani recupero". Ma quel domani non arrivava mai. Oggi mi guardo allo specchio e quei chili sono tornati, forse anche qualcuno in più. E con loro, il senso di colpa.
La verità è che non ho perso solo il peso, ma anche la consapevolezza di quello che stavo facendo. Mangiavo senza pensare, senza chiedermi se avevo davvero fame o se era solo la testa a dirmi di aprire il frigo. Le porzioni? Un concetto lontano. Riempivo il piatto per abitudine, non per bisogno. E questo mi ha fregato. Non è stato solo il cibo, però: c’era qualcosa nella mia mente che non funzionava più. Lo stress, la stanchezza, la sensazione di non riuscire a tenere tutto insieme. Il cibo è diventato un rifugio, e io non me ne sono accorto finché non era troppo tardi.
Non voglio che sembri una lamentela, giuro. Lo racconto perché magari qualcun altro si riconosce in questo casino e può fermarsi prima di arrivare dove sono io ora. Perdere peso è difficile, ma mantenerlo lo è ancora di più se non stai bene con te stesso. Io credo di aver sottovalutato quanto la testa conti in tutto questo.
Adesso voglio provarci di nuovo, ma con un approccio diverso. Non cerco diete lampo o promesse impossibili. Vorrei ripartire piano, ascoltarmi davvero. Magari tornare a pesare le cose, non per ossessione ma per capire cosa mi serve davvero. E poi, forse, trovare un modo per gestire lo stress che non sia un pacco di biscotti. Qualcuno di voi c’è passato? Come avete fatto a rimettervi in carreggiata senza sentirvi dei falliti? Io ci sto provando, un passo alla volta, ma qualche consiglio mi farebbe comodo. Grazie a chi vorrà rispondere, e scusate il papiro!
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